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Morbo della mucca pazza

Bovini

È stato un progetto pilota finanziato dalla Regione Piemonte, con i fondi della ricerca finalizzata 2004, a consentire la definizione di un nuovo metodo volto a rilevare le contaminazioni da tessuto a rischio "morbo della vacca pazza".

I risultati dell'indagine - frutto del lavoro congiunto del Centro di referenza nazionale per la BSE, della Direzione regionale sanità pubblica e del servizio veterinario dell'Asl 16 di Mondovì/Ceva - sono stati presentati nei giorni scorsi presso la sede dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale di Torino ai rappresentanti di tutte le Regioni italiane e della rete degli Istituti Zooprofilattici. La riunione ha visto inoltre la partecipazione della Direzione sicurezza alimentare e della nutrizione del Ministero della salute, che, sulla base del test messo a punto in Piemonte, ha elaborato un nuovo piano nazionale di monitoraggio sul morbo.

Per migliorare le garanzie di sicurezza dei consumatori relativamente alla Bse è stato ideato un nuovo esame di laboratorio, che, pur non sostituendo quello per la ricerca sui prioni, che continua ad essere svolto su tutti i bovini con un'età superiore ai 30 mesi, consente di mettere in evidenza la presenza di tessuto nervoso nelle carni ottenute dalla lavorazione delle teste bovine. L'obiettivo è quello di ridurre la contaminazione delle carni cosiddette di spolpo e quindi di prevenire la contaminazione degli alimenti da parte di organi o parti di animali potenzialmente infette.

Torino, 07/04/2006