Torna al Sommario Indice Sistematico

Bollettino Ufficiale n. 52 del 30 / 12 / 2004

Codice 31
D.D. 23 dicembre 2004, n. 585

Modifica della determinazione n. 566 del 30 novembre 2004 recante “Piano di attivita’ 2004 - 2005 della Direzione beni culturali: presa d’atto del lavoro realizzato dalle Commissioni sugli standard museali e definizione di linee di intervento

Vista la Deliberazione della Giunta Regionale n. 64-12716 del 07.06.2004 con la quale è stato approvato il piano di attività per il periodo 2004-2005 delle iniziative ed interventi nel settore culturale, quale documento di programmazione della Direzione Regionale ai Beni Culturali;

Considerato che il Piano di attività prevede che, nel corso del biennio in questione, la Regione adotti gli standard minimi per la gestione e lo sviluppo dei musei e degli altri beni culturali, in applicazione dell’"Atto di indirizzo" approvato nel 2001 dal Ministro per i Beni e le Attività culturali;

Vista la determinazione n. 566 del 30 novembre 2004 recante “Piano di attività 2004 - 2005 della Direzione beni culturali: presa d’atto del lavoro realizzato dalle Commissioni sugli standard museali e definizione di linee di intervento.”

Considerato che - per ragioni meramente formali - si ritiene di modificare l’allegato alla determinazione stessa, per quanto concerne la presentazione degli standard relativi alle strutture e alla sicurezza dei musei, al fine di facilitarne la compilazione da parte dei musei stessi;

Ritenuto altresì di approvare formalmente il documento allegato, così come modificato, rinviandone le modalità di applicazione a successiva Deliberazione di Giunta regionale recante i criteri di erogazione dei finanziamenti ai sensi della l.r. 58/78;

IL DIRIGENTE

Visti gli artt. 4 e 16 del D. lgs. 165 del 2001;

visto l’art. 23 della L.R. n. 51/97;

determina

- di approvare la modifica, puramente formale, apportata alla relazione allegata alla determinazione n. 566 del 30 novembre 2004 recante “Piano di attività 2004 - 2005 della Direzione beni culturali: presa d’atto del lavoro realizzato dalle Commissioni sugli standard museali e definizione di linee di intervento.”, per costituirne parte integrante;

- di approvare formalmente il documento recante, in particolare, gli standard ragionali, definiti in applicazione dell’Atto di indirizzo denominato “Criteri tecnico-scientifici

e standard per i musei (art. 150, comma 6, d.L. n. 112/1998)", relativi agli ambiti “Strutture”, “Sicurezza” e “Rapporti con il pubblico”, che si considerano definitivamente acquisiti, nonché le metodologie per la definizione degli standard relativi agli altri ambiti;

- di rinviare le relative modalità di applicazione a successiva Deliberazione di Giunta regionale recante i criteri di erogazione dei finanziamenti ai sensi della l.r. 58/78;

La presente determinazione sarà pubblicata integralmente sul BUR ai sensi dell’art. 65 dello Statuto della Regione Piemonte.

Il Dirigente responsabile
Daniela Formento

Allegato

L’APPLICAZIONE NELLA REGIONE PIEMONTE DELL’ATTO DI INDIRIZZO PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD MINIMI PER LA GESTIONE E LO SVILUPPO DEI MUSEI - RELAZIONE SULLO STATO DI FATTO E PROGRAMMA DI ATTUAZIONE - NOVEMBRE 2004

La Regione Piemonte, in occasione di un seminario di presentazione del Censimento dei musei e degli altri beni culturali aperti al pubblico con ingresso regolamentato, realizzato tra il 2002 e il 2003 dall’Osservatorio culturale piemontese, ha presentato un piano di lavoro per la definizione a livello regionale degli standard museali, in applicazione dell’"Atto di indirizzo" approvato nel 2001 dal Ministro per i Beni e le Attività culturali.

Il piano prevedeva:

a) la costituzione di commissioni con il compito di definire gli standard regionali, per ognuno degli ambiti individuati nel documento approvato dal Ministro;

b) il confronto dei risultati ottenuti con i musei piemontesi;

c) la pubblicazione di manuali recanti gli standard regionali, le istruzioni per l’uso e eventuali approfondimenti, a seconda dell’ambito di riferimento.

Tutto ciò con un duplice obiettivo: il primo, più immediato, che consenta alla Regione, già a partire dal 2005, di utilizzare gli standard così definiti per individuare le priorità nell’erogazione dei propri contributi. Il secondo, invece, a media scadenza, consistente nell’adozione degli standard stessi e nella approvazione di un Atto di indirizzo che approvi un percorso per l’accreditamento dei musei.

Il 2004 ha visto quindi l’avvio del lavoro delle commissioni e la definizione degli standard per alcuni ambiti.

Il lavoro delle commissioni è stato intenso, e i risultati ottenuti sono stati presentati ad una folta rappresentanza di musei piemontesi, nel corso di numerosi incontri. Le preziose osservazioni raccolte in tali occasioni hanno arricchito il lavoro delle commissioni stesse, che ne hanno tenuto conto per la stesura definitiva degli standard.

Gli standard vengono intesi, quindi, come strumento di dialogo e di negoziazione delle modalità e delle condizioni da mettere in campo per il raggiungimento di obiettivi di qualità realistici, adeguati e sostenibili da parte dei musei e delle amministrazioni locali.

D’altro canto, occorre sottolineare - e il termine “standard” non è casuale - che non si tratta esclusivamente di raccomandazioni, di indicazioni generali, di generici ottativi e di buone intenzioni, bensì di un complesso di azioni, di obiettivi di riferimento e di procedure che contengono al loro interno gli strumenti per la misurazione del raggiungimento dei livelli di qualità, sia indicati come minimi indispensabili, che come obiettivi di adeguato funzionamento.

L’ambizione è di strutturare un sistema dotato di una sua “plasticità”, ovvero informato dalla capacità di adattarsi in modo intelligente al caso specifico, individuando nel caso concreto gli obiettivi di qualità raggiungibili ed indicandone procedure, tappe, risultati acquisibili e misurabili. La vera scommessa sta nella costruzione di un sistema di regole la cui efficacia ed applicabilità prescinda da una rigidità prescrittiva uniformemente distribuita, pur mantenendo il carattere normativo e di indirizzo operativo tutt’altro che sovrastrutturale. Non sfugge il fatto che i più di trecento musei presenti in Piemonte propongono, rispetto ad ogni tema, ad ogni ambito di standard - dalle strutture alle collezioni, all’accessibilità, ai rapporti con il pubblico ed il territorio - una tale variegazione di situazioni e di collocazioni da rendere difficoltosa la ricerca di un qualunque minimo denominatore e da connotare come irraggiungibile per una istituzione ciò che rappresenta un livello minimo di qualità per un altro museo. Proprio per questa ragione l’elaborazione degli standard è seguita al censimento dei Musei e dei beni culturali in Piemonte, che ha evidenziato in maniera netta la frammentarietà e la diversità delle condizioni di ciascun museo-bene culturale. Per tener conto di questa complessità, l’elaborazione degli standard è avvenuta all’interno di commissioni dove forte à la presenza degli operatori museali e, nel corso dei lavori, è stato continuo il ricorso alle osservazioni, alle attenzioni ed alle cautele introdotte dal personale che opera nei musei e nelle Soprintendenze.

L’attenzione ad una processualità nell’adottare gli standard, tuttavia, non si limita alla fase di strutturazione dell’insieme di regole e procedure, ma riguarda anche la fase applicativa. Di qui, come prima ricordato, l’individuazione di due fasi successive:

1) una fase sperimentale in cui lo standard viene utilizzato come criterio nell’allocazione delle risorse, come indicatore delle gerarchie e delle priorità di interventi, come incentivazione ad affrontare tematiche particolarmente urgenti e a raggiungere obiettivi di qualità irrinunciabili anche sul breve periodo;

2) una seconda fase “matura” che possa godere dell’esperienza di gestione degli standard accumulata nella fase precedente e conseguente all’adozione formale di un Atto di indirizzo regionale, per l’accreditamento dei musei. Ciò significa in sostanza il consolidamento di un processo di autodiagnosi dei musei e l’utilizzo del sistema degli standard come strumento per la definizione della programmazione e degli obiettivi di sviluppo. Il sistema degli standard fornirà in questa fase l’insieme di regole, procedure e strumenti di intervento formalizzati e condivisi sulla base del quale, nella loro autonomia, gli istituiti museali potranno definire gli obiettivi di sviluppo, le priorità e ricercare le risorse necessarie compatibilmente con i criteri di allocazione delle risorse definiti a livello regionale, entro un quadro di riferimenti definito, comunicabile e trasparente.

Fondamentale in questa dinamica processuale è accumulare una significativa esperienza di gestione degli standard, far tesoro e trovare modi e luoghi per sedimentare le difficoltà di applicazione che si presenteranno nel corso del cammino, unitamente alle soluzioni, agli stratagemmi, alle soluzioni per ovviare ai singoli ostacoli, fin dall’inizio e dai primi passi.

Questa impostazione à precisamente riscontrabile nella forma stessa in cui vengono pubblicati i primi standard: non una circolare, o un semplice testo normativo, ma una serie di opuscoli che hanno il compito di informare, di evidenziare le possibili contestualizzazioni ed interpretazioni dello standard e, soprattutto, di fornire già un primo set di strumenti utilizzabili per raggiungere obiettivi di qualità, un repertorio di casi, esperienze e stratagemmi che potrebbero ispirare al singolo museo il modo di rispondere adeguatamente agli obiettivi di qualità indicati e non solo ai livelli di standard minimo.

All’enunciazione dello standard, in ciascun opuscolo, segue una breve descrizione degli elementi fondamentali, dei criteri e delle logiche sottese agli obiettivi di qualità ed alle possibili difficoltà di applicazione che dovranno essere affrontate ed analizzate in questa fase sperimentale con attenzione e pertinenza. E’ evidente a tutti gli attori coinvolti, come prima si accennava, che le condizioni specifiche di ciascun museo - dimensione, accessibilità, tipologia dell’edificio, tipo di collezione ecc. - richiedono una riflessione approfondita e delicata sulle modalità di applicazione e di interpretazione dello standard; d’altro canto, ciò rappresenta un passaggio obbligato poiché la constatazione dell’estrema diversificazione delle condizioni tra i musei non può risolversi in una rinuncia a dotarsi di sistemi di regole efficaci, sostenibili e misurabili nella loro applicazione.

La sfida alla creazione di un sistema dotato di un una sua plasticità e capacità di conformarsi efficacemente al caso singolo è tutta qui, in questo nodo che va affrontato attraverso una fase necessariamente sperimentale, in cui all’interno di un dialogo con i singoli musei andranno trovate le interpretazioni e le soluzioni che potranno diventare in seguito patrimonio comune, repertorio di casi e di best practice.

Per tali motivi già negli opuscoli di presentazione non ci si limita ad uno stringato commento dello standard e dei suoi problemi applicativi, ma si comincia ad allegare, volta per volta in modalità diverse a seconda degli ambiti, casi esemplari, strumenti applicativi descritti in forma di agili manuali, normative di riferimento, iniziando fin da subito a nutrire il dibattito e la fase di adozione con elementi utilizzabili e sperimentabili nella quotidianità. Questo corredo dovrà crescere nella fase sperimentale e dar luogo per ogni ambito di standard ad una letteratura di riferimento che contribuirà in modo sostanziale ad una applicazione ragionevole, sostenibile e condivisa degli standard stessi.

Questi opuscoli hanno l’ambizione di iniziare un processo che si spera arrivi in una prospettiva di medio termine a coniugare in un sistema di accreditamento regionale la chiarezza degli obiettivi di qualità, la misurabilità dei risultati ottenuti, l’efficacia di interpretazione del caso singolo e della modulazione delle soluzioni individuabili.

Oggi siamo in grado di acquisire - in via definitiva - il lavoro delle Commissioni che hanno lavorato su tre ambiti: strutture, sicurezza e rapporti con il pubblico e - in via provvisoria - il lavoro fatto sull’ambito relativo ai rapporti con il territorio.

I primi tre verranno approvati con deliberazione di Giunta regionale, in allegato ( e quale parte sostanziale) ai criteri per l’assegnazione dei contributi regionali ai musei piemontesi.

Il quarto invece, che riteniamo di particolare interesse in quanto tocca anche i temi connessi alla creazione di reti e di sistemi, richiederà ulteriori approfondimenti: poiché ci sembra importante su questo tema acquisire le esperienze in atto a livello nazionale e internazionale, sarà tema di un convegno che verrà organizzato nel corso della prossima primavera. Solo successivamente - alla luce del dibattito e dei contributi emersi in quella sede - saremo in grado di approvare l’ambito in via definitiva.

Per quanto riguarda gli ambiti ancora da definire o in via di definizione, si possono fare le seguenti considerazioni.

L’ambito relativo alla gestione delle Collezioni, che si suddivide in numerosi sottoambiti, sarà definiti nel corso del 2005, dalla Commissione coordinata dalla Soprintendenza ai Beni Storici Artistici e Demoetnoantropologici.

Per l’ambito “Personale”, invece, si dovrà provvedere agli inizi del prossimo anno alla nomina di una commissione all’interno della quale siano rappresentate tutte le tipologie museali e le differenti ragioni sociali che caratterizzano i musei: particolarmente delicato infatti appare il problema della gestione della fase di transizione verso una maggior autonomia delle istituzioni museali. La gestione diretta del personale, infatti, rappresenta una delle condizioni irrinunciabili per il raggiungimento di una piena capacità funzionale, gestionale ed operativa.

L’individuazione dei percorsi e delle condizioni necessarie ad una transizione non traumatica rappresenta uno degli assi di riflessione della commissione.

Un secondo asse di riflessione verterà sulle mansioni e sulle funzioni richieste nelle differenti tipologie di musei e sulle necessità di formazione da mettere in campo per sostener il processo complessivo di adeguamento agli standard.

Discorso a parte va fatto per gli ambiti relativi alla Status giuridico ed ai Bilanci, per i quali si ritiene opportuno che la definizione degli standard minimi sia accompagnata da una attività formativa nei confronti del personale che opera nei musei.

Questa relazione è completata dai seguenti allegati:

Allegato 1): elenco e composizione delle Commisioni

Allegato 2): Proposta relativa all’Ambito Status Giuridico

Allegato 3): Proposta relativa all’Ambito Bilanci

allegati 4), 5) e 6): Standard definitivi relativi agli ambiti Strutture, Sicurezza e Rapporti con il Pubblico

Allegato 7): standard provvisori relativi all’ambito Rapporti con il Pubblico

Allegato 1)

Ambito “Status Giuridico”: Commissione coordinata da Daniela Jallà

Membri della Commissione: Emanuela Scio, Federico Fornero

Ambito “Bilanci”: Commissione coordinata da Luca Dal Pozzolo

Membri della Commissione: Andrea Stanghellini

Ambito “Strutture” e Ambito “Sicurezza”: Commissione coordinata dal Prof. Ing. Marco Filippi

Membri della Commissione: Arch. Marco Vaudetti, Arch. G. Bonfante, Arch. Michela Rota

Ambito “Gestione delle Collezioni”: Commissione coordinata dalla Soprintendente per i Beni Storici Artistici e Demoetnoantropologici, Carla Enrica Spantigati

Membri della Commissione: Luisa Brecciaroli, Gian Luca Kannes, Enrica Pagella, Nicoletta Gazzeri,

Ambito “Rapporti con il pubblico”: Commissione coordinata da Rocco Curto

Membri della Commissione: Anna Quagliato, Vincenzo Simone, Lorenzo Germak, Anna Pironti, Francesca Leon, Elisabetta Ballaira, Fulvio Cervini.

Ambito “Rapporti con il Territorio”: Commissione coordinnata da Fabrizio Pellegrino

Membri della Commissione: Laura Carli, Diego Mondo, Don Popolla, Rappresentanti delle Soprintendenze.

Allegato 2)

Ambito “Status Giuridico”

L’analisi dei dati rilevati dal censimento dei musei effettuato nel 2003 e quella degli statuti e dei regolamenti dei musei (Fornero 2004) evidenzia, per il Piemonte, una situazione non dissimile da quella emersa in altre regioni.

La maggior parte dei musei censiti non risulta dotata di atti costitutivi, statuti e regolamenti: su 531 musei e beni culturali censiti, solo 135 di essi - pari a poco più del 25% del totale - ha fornito un documento valutabile dal punto di vista del possesso del primo dei requisiti minimi previsti dall’"Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei" approvato con DM 10 maggio 2001. A un’analisi dettagliata, compiuta rilevando la corrispondenza fra i testi di statuti e regolamenti e i requisiti minimi previsti dall’Atto di indirizzo, il 50% dei documenti risultano nel loro complesso molto carenti, l’11% carenti o inadeguati, il 14% sufficienti, il 9% discreti, il 12% adeguati ma migliorabile e solo il 4% pienamente adeguati.

Questa situazione suggerisce di sviluppare la definizione di standard minimi in materia di statuti e regolamenti musei contestualmente ad un’azione di sostegno ai musei affinché si dotino di un sistema di norme coerente con le previsioni generali dell’"Atto di indirizzo", modulate rispetto allo specifico status giuridico che caratterizza la loro forma di gestione, individuando come obiettivo per l’anno 2005 una ragionevole estensione del numero di musei dotati di propri regolamenti o che abbiano aggiornato e/o adeguato i regolamenti in vigore e l’approvazione di standard regionali in materia, indipendentemente dalla loro dimensione, tipologia, titolarità e forma di gestione.

Per raggiungere questo obiettivo la Regione Piemonte promuoverà un corso di formazione rivolto a direttori e responsabili di musei, scelti secondo criteri di rappresentatività su base territoriale e tipologica, coinvolgendoli nella redazione di linee guida per la redazione di statuti e/o regolamenti museali e nella successiva gestione di momenti formativi decentrati, finalizzati alla produzione di atti regolamentari e della definizione degli standard minimi in materia.

La formazione sarà attuata secondo modalità simili a quelle attuate nel corso del secondo semestre del 2004 dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, con cui verrà valutata la possibilità di co-edizione di un manuale ad uso degli operatori museali a supporto della loro attività di carattere normativo, in grado di estendere l’efficacia dell’attività formativa e di adeguamento agli standard regionali stabiliti.

Punto di riferimento per la formazione e per la definizione degli standard minimi in materia di statuti e/o regolamenti museali sarà la “norma tecnica” dell’Ambito I dell’"Atto di indirizzo", corredata dalle indicazioni contenuti nella parte seconda dell’Atto stesso, riletta alla luce del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” approvato con D.lgs 42/04 e delle sue previsioni in particolare in materia di istituti e luoghi della cultura, di valorizzazione, fruizione e forme di gestione dei beni culturali.

Della “norma tecnica” saranno tenuti in particolare conto i requisiti minimi previsti per statuti e regolamenti, attraverso una chiara individuazione:

* della natura di organismo permanente e senza scopo di lucro del museo;

* della sua missione e delle sue finalità;

* delle forme di governo e di gestione;

* dell’assetto finanziario e dell’ordinamento contabile;

* delle norme e delle dotazioni di personale;

* del patrimonio;

* dei principi generali per la gestione e cura delle collezioni

* dei principi generali di erogazione di servizi al pubblico

* delle modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di programmazione

* dei compiti e le funzioni che il museo intende assumere in riferimento al contesto territoriale, nonché nell’ambito di una eventuale organizzazione in forma associata.

L’analisi compiuta e il confronto con l’esperienza suggeriscono di assumere il concetto di regolamento nella sua accezione più ampia, in quanto sistema di norme, contenute anche all’interno di atti di natura e con valore giuridico diverso (statuti, regolamenti, convenzioni, atti di organizzazione generale, disposizioni e ordini scritti di servizio ecc.) che nel loro insieme soddisfino organicamente la necessità di ordinare e organizzare l’esistenza e il funzionamento del museo in quanto istituto, indipendentemente dal fatto dalla sua forma di gestione.

In secondo luogo risulta opportuno aderire all’indicazione dell’"Atto di indirizzo" di non elaborare un modello di statuto e/o regolamento tipo, elaborando piuttosto principi linee guida per la loro redazione e liste di controllo di valutazione e autovalutazione dei regolamenti adottati, nel rispetto dell’autonomia statutaria delle amministrazioni e degli enti responsabili, ma anche per stimolare l’adozione di statuti e/o regolamenti in grado di corrispondere alle esigenze e specificità di ciascun museo.

Si cercherà infine di costruire, sull’esempio degli standard individuati per altri ambiti, una scala di dichiarazioni in grado di stabilire non solo uno standard minimo, ma i requisiti necessari a conseguirlo e ulteriori livelli di miglioramento, sino all’eccellenza, promovendo in questo modo una cultura di gestione fondata sul miglioramento continuo della qualità, in tutti gli ambiti di attività del museo.

La formazione si avvantaggerà della raccolta di statuti e regolamenti raccolti nel corso del censimento, oggetto di un costante aggiornamento da parte della Regione Piemonte: dopo una sessione introduttiva incentrata sull’esame dell’Ambito I dell’"Atto di indirizzo" alla luce del “Codice dei beni culturali” (1) essi costituiranno la base di una valutazione comune da parte dei partecipanti alla formazione (2). Seguirà una sessione espressamente dedicata al metodo di elaborazione della dichiarazione di “missione” (3), quale premessa all’individuazione delle linee guida in materia di ordinamento ed organizzazione del museo (4). Un’unica sessione sarà dedicata alle norme in materia di personale, di patrimonio e di ordinamento finanziario e contabile (5) . Ai principi generali per la gestione e cura delle collezioni e di erogazione di servizi al pubblico, saranno dedicate due sessioni (6, 7) e altre due (8, 9) rispettivamente alle modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di programmazione e ai compiti e alle funzioni che il museo intende assumere in riferimento al contesto territoriale, nonché nell’ambito di una eventuale organizzazione in forma associata. Un’ultima sessione (10) concluderà i lavori attraverso la definizione di una prima bozza di standard minimi in materia di statuti e/o regolamenti museali.

Allegato 3)

Ambito relativo ai Bilanci

Premessa

L’assetto finanziario rappresenta, notoriamente, un ambito di criticità diffuso per le istituzioni museali: salvo il caso dei musei privati, delle associazioni o delle fondazioni, la quasi totalità dei musei pubblici, siano essi statali o appartenenti ad Enti territoriali o locali, gode di una bassa autonomia gestionale e finanziaria che si traduce non solo nell’inutilità di redazione di un bilancio vero e proprio, ma addirittura nell’impossibilità di costituirsi almeno come un centro di costo definito e valutabile, utile ad un controllo di gestione ed a fini programmatori.

Tale condizione, com’è risaputo, mina alla base la possibilità di una efficiente ed efficace gestione autonoma e la stessa capacità di programmazione dell’istituzione museale, sia in merito agli obiettivi da raggiungere sia in merito delle risorse adeguate da investire.

D’altro canto, capacità di programmazione, autonomia decisionale, autonomia finanziaria e capacità di gestione risultano essere altrettante condizioni - quando non pre-condizioni - per il raggiungimento dell’insieme degli standard minimi di cui all’atto di indirizzo. La questione, peraltro, non è isolabile dalla complessità delle condizioni reali in cui si trovano ad agire i musei: autonomia finanziaria rimanda ad una più generale esigenza di autonomia che deve trovare riscontro nello status giuridico, in nuovi statuti e regolamenti, in nuovi strumenti di amministrazione e gestione da mettere in campo.

Non si può fare a meno, in questo quadro, di pensare ad una dinamica processuale di avvicinamento progressivo alle condizioni di autonomia istituzionale e gestionale indicata dagli standard, che vede, peraltro, come necessaria la costruzione di una cultura economica e gestionale all’interno delle istituzioni museali.

La non necessità di un bilancio per la gestione, la concorrenza di diversi enti ed istituzioni nel sostegno della spesa museale, spesso in forma di servizi direttamente erogati e raramente quantificati ed “isolati” all’interno della spesa pubblica, ha prodotto una generale disattenzione al tema della gestione economica e finanziaria ed una carenza di competenze e di esperienza che oggi rappresentano altrettanti ostacoli da superare.

Se l’obiettivo generale rimane la piena autonomia istituzionale, economica e gestionale per l’insieme delle istruzioni museali, una prima tappa nel processo di avvicinamento può essere rappresentato dalla diffusione di una cultura della “accountability” come strumento di controllo di gestione e di rapporto con gli stake-holders. Accountability vuol dire capacità di rendere conto in maniera trasparente delle risorse utilizzate, anche nel caso in cui non siano direttamente gestite dal museo stesso, anche nel caso in cui il sostentamento dell’istituzione museale dipenda da una molteplicità di attori sociali impegnati direttamente su differenti capitoli di spesa: personale, spese di funzionamento, sede e manutenzioni, ecc.

E’ ovvio che il raggiungimento di un livello sufficiente di accountability rappresenti una pre-condizione per l’autonomia istituzionale e finanziaria; significa infatti poter ragionare sulla sostenibilità della gestione, sull’utilizzo delle risorse e sulle necessità da garantire nel corso del tempo. Significa inoltre poter impostare una negoziazione fondata su elementi di concretezza e realtà con i propri stake-holders ed i partener istituzionali, significa creare le condizioni perché l’autonomia non si traduca in una danno economico derivato dal disimpegno di enti ed istituzioni il cui precedente contributo risultava non correttamente valutato. In molti casi, paradossalmente, le uscite delle istituzioni museali rappresentano ordini di grandezza di difficile quantificazione, quasi sempre oggetto di stime: far uscire dal cono d’ombra le risorse impiegate, affrontare il discorso della sostenibilità e promuovere un più allargata accountability può rappresentare una importante tappa nel processo di autonomizzazione anche finanziaria.

Programma di lavoro

Stante la situazione descritta in premessa non avrebbe senso procedere ad elaborare in astratto modelli di bilancio la cui applicazione sarebbe interpretata da parte dei musei come un aggravio burocratico di scarsa utilità.

Il metodo di lavoro proposto, invece, si colloca nello stesso filone individuato all’interno dell’ambito dello status giuridico e prevede un percorso processuale incentrato su alcuni momenti di formazione e sull’introduzione graduale di alcuni strumenti economici di controllo e gestione.

L’obiettivo consiste nel fornire strumenti che mettano i musei in condizioni di costruire business plan delle loro attività e strumenti di controllo di budget utilizzabili nella gestione corrente, anche nelle condizioni di non piena autonomia statutaria ed economica.

L’attenzione sarà incentrata sui costi di gestione correnti e mirerà a produrre strumenti che consentano di articolare in grandi macrocapitoli le principali voci di spesa:

- Consumi e costi di funzionamento: modalità di computazione dei costi, modalità di stima laddove non esistano riscontri;

- Costi per il personale: individuazione del personale espresso in Full Time Equivalent, individuazione dei fabbisogni a regime e dei livelli di spesa per le diverse funzioni e mansioni;

- Modalità di costruzione dei budget delle attività relative al museo e modalità di sostegno di budget pluriennali.

Fino al raggiungimento di una piena autonomia istituzionale ed economico lo standard minimo di riferimento sarà rappresentato dal raggiungimento di un sufficiente livello di accountability, ovvero di capacità dell’istituzione museale di ricostruire per i principali ordini di grandezza il sistema dei costi di gestione, rispetto al quale programmare le attività future.

Obiettivo ulteriore sarà costituito dall’adozione di business plan pluriennali che potranno rappresentare gli strumenti di programmazione delle attività e la base di negoziazione delle risorse occorrenti per l’attività del museo con i differenti livelli istituzionali.

L’insieme degli strumenti di programmazione e controllo dei costi di gestione corrente costituisce la premessa per la successiva traduzione in un vero e proprio bilancio nel momento in cui la piena autonomia dell’istituzione museale lo renderà possibile e necessario.

La procedura per la messa a punto di tali strumenti minimi di gestione e programmazione delle spese correnti prevederà incontri di formazione con il personale dei musei e l’applicazione sperimentale degli strumenti in diversi casi di studio ed esemplari con l’obiettivo di arrivare nell’arco di un anno-un anno e mezzo alla pubblicazione di un manuale contenente esempi di riferimento, best practice, linee guida e strumenti per la gestione finanziaria e la programmazione economica.

Non verrà affrontato in questa prima fase, invece, il problema dei costi di investimento la cui quantificazione appare meno incerta in quanto legata a strumenti di progettazione esecutiva, ma verranno invece approfonditi strumenti di stima per valutare l’impatto degli investimenti sul piano dei costi di gestione corrente, corredo indispensabile per una valutazione delle modalità di programmazione sul medio e lungo periodo.

Allegato 4)

Ambiti Strutture e Sicurezza

INDICE SCHEDE

1 SPAZI ESTERNI

2 SPAZI INTERNI

2.1 SPAZI INTERNI . esterni al percorso espositivo

2.2 SPAZI INTERNI . spazi espositivi

2.3 SPAZI INTERNI . depositi

3 IMPIANTI

4 SICUREZZA

4.1 SICUREZZA AMBIENTE DI LAVORO

4.2 SICUREZZA ANTICRIMINE

4.3 SICUREZZA IN CASO DI INCENDIO E DI CALAMITA’ NATURALI


Allegato