Intorno al Monviso alla riscoperta dell’antico “Tunnel del Sale” introduzione storica

Ripristino dello storico “Buco di Viso” e valorizzazione del Gran Tour del Monviso

Introduzione storica
Che relazione c’è tra il Monviso, tetto delle Alpi Cozie e le saline di Aigues Mortes nei pressi di Marsiglia? Apparentemente nessuna. Eppure già nel XV sec. esisteva un fiorente commercio di sale che da questo specchio d’acqua salata, veniva trasportato per via fluviale lungo la valle della Durance fino al lago di Savine, giungendo poi, attraverso il Queyras, fino al Marchesato di Saluzzo.
Passaggio chiave di questo lunga traversata era il “Buco di Viso” , di fatto il primo traforo alpino, chiamato anche “Tunnel du sel” per via del sale proveniente della Provenza marittima.
E' nel 1475 che, Ludovico II, Marchese di Saluzzo decide in qualche modo di garantirsi uno uno sbocco al mare al fine di agevolare il commercio del sale, indispensabile al tempo  per la conservazione degli alimenti ma anche come complemento alimentare del bestiame del Marchesato. Ordina quindi lo scavo di una galleria nei pressi del Colle delle Traversette, sulla cresta spartiacque tra alta valle Po e alto Queyras, poco a nord del Monviso.
Il passaggio individuato è strategico, in quanto consente di evitare le gabelle imposte, più a nord sui colli controllati dal Ducato di Savoia e, più a sud (Val Varaita e Val Maira), su colli già interamente situati nei territori del Delfinato. altA rendere ancora più necessaria l’opera contribuì, probabilmente, l’avvento di una piccola era glaciale. Tale irrigidimento climatico creava condizioni avverse su tutti i valichi alpini principali e il Colle delle Travesette non faceva certo eccezione per cui, forare alla base i relativamente esili torrioni dell’omonimo colle, significava non solo evitare il trasporto delle merci sul soprastante passo, con rischio di rovinose cadute su neve dura fino a stagione avanzata ma anche realizzare la via più rapida per raggiungere dal Piemonte la Provenza e la Regione di Grenoble, capitale del Delfinato, riducendo il percorso di addirittura 2 giorni.
Il Parlamento di Grenoble prima e Luigi XI, Re di Francia, in seguito, riconoscono l’utilità dell’opera che nel 1479 prenderà il via per essere ultimata 18 mesi più tardi, un tempo record se si considera il luogo e i mezzi rudimentali dell'epoca.
Il primo traforo alpino è certamente l’opera di professionisti di grande esperienza se si pensa che la galleria è scavata senza l’impiego della polvere da sparo, certo già scoperta ma non ancora in uso delle miniere dell’epoca.
Sfruttando la roccia più tenera dell’evidente faglia geologica che percorre l’intero tunnel e facendo uso, come riportato dagli antichi documenti di “ferro, fuoco e aceto”, probabilmente per indebolire ulteriormente la consistenza della roccia prima di attaccarla coi picconi, fu così realizzato il primo traforo delle Alpi.
I cantieri erano due, uno sul lato italiano, l’altro su quello francese. Notevole per l’epoca il lavoro per l'individuazione della pendenze e del corretto posizionamento dei due scavi opposti di cui ancora oggi é possibile reperire nella zona centrale una leggera deviazione con andamento a “s” corrispondente alla “rettifica” compiuta dai minatori per congiungere le due parti.
 alt Gli anni e i secoli che seguono vedono l’antica galleria transfrontaliera percorsa da eserciti e da merci d’ogni genere. Periodi di chiusura, a causa di ostruzioni naturali o provocate, si alternano a successive riaperture fino al ripristino del 1878 a opera del CAI che può essere considerato il primo a scopo turistico benché ancora per diversi decenni i frequentatori della montagna per passione e per necessità coabiteranno. Per l’occasione viene persino installato un mancorrente in ferro allo scopo di guidare il viaggiatore nell’oscurità di cui ancora oggi si possono scorgere a circa 1 m. di altezza i buchi corrispondenti ai punti di fissazione.
Con il XX secolo altri interventi di ripristino si susseguono a testimonianza del perdurare dell’interesse per l’opera unito ormai a una “coscienza storica” che spinge a non far cadere nell’oblio quello che è di fatto il più antico traforo alpino.
Nel 1907, sempre per opera del CAI, durante l’ultima guerra, nel 73-74, ad opera dei Lyons club di Saluzzo e Torino e infine nel ’97, grazie all'interessamento, oltre che dei comuni di Crissolo e Ristolas, del Rotary Club di Saluzzo e di Embrun, il tunnel è oggetto di ripetuti interventi di ripristino ma ciò nonostante la galleria continua periodicamente ad ostruirsi in corrispondenza dell’uscita sul lato francese a causa di una conoide di deiezione in perenne movimento, proveniente dai pendii superiori.


   Didascalia immagini 

  • Prima foto in alto a sin: estrattio cartografico (Cassini XVII Sec.)  “La Traversette Trou qui fait par main d’homme traverse la Montagne”  - Fonte:  I.G.N.2012 – www.geoportail.gouv.fr/mention-legales.
  • Seconda foto in basso a destra: scorcio della zona di raccordo, sul lato francese, fra tunnel "naturale" e il prolungamento della galleria artificiale in mutatura attualmente ostruiita. Le travi metalliche visibili  risalgono ad un intervento effettuato durante l'ultima guerra. In alto a destra, l'attuale foro d'uscita.
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