Sorprendente partecipazione all'inaugurazione del Buco di Viso

altOltre 400 le persone che si sono date appuntamento mercoledì 15 ottobre a 2882 m di quota, sotto un generoso sole autunnale, per la cerimonia di riapertura del primo traforo alpino della storia. Non scoraggiati dal giorno infrasettimanale, oltre le autorità italiane e francesi, erano presenti un gran numero di appassionati al punto che...

 

le rampe di accesso al Buco di Viso formavano una serpentina quasi ininterrotta. Presto ci si é resi conto che l’area antistante l’imbocco del tunnel, scelta come luogo di ritrovo, sarebbe stata troppo esigua per accogliere tutti per cui, dopo la benedizione vescovile e il taglio del nastro, ci si é trasferiti sul più ampio lato francese per i discorsi ufficiali delle Autorità con in testa il rappresentante della Sottoprefettura di Briançon,  Alberti, e l’Assessore regionale Valmaggia.                                                                               

 altA monte del felice evento vi è però un periodo di gestazione durato 3 anni durante i quali il progetto a cui si è approdati è stato condiviso con le autorità francesi in tutti i suoi aspetti. Il ripristino del corridoio d’accesso al tunnel vero e proprio, scavato nel XV Sec. con l’esclusivo ausilio di picconi e scalpelli e, come noto, soggetto a periodiche ostruzioni naturali, è stato difatti effettuato conciliando gli imperativi di tenuta e sicurezza dell’opera con le esigenze di salvaguardia ambientale e di recupero storico–archeologico.
L’area in questione ricade difatti all’interno di un’area particolarmente tutelata per i le sue specificità ed endemismi oggi sito Natura 2000 e Riserva della Biosfera UNESCO “MAB”, costituita dal “Parc Régional du Queyras”, dalla “Réserve Nationale Ristolas-MontViso”.

 Il progetto che ne risulta  è pertanto il frutto delle prescrizioni fornite dai Gestori delle aree protette francesi e delle commissioni paesaggistico-ambientali a livello regionale (Provence-Alpes-Côte d’Azur) e dipartimentale (Hautes-Alpes) al cui esame è stato sottoposto. Ancora poco prima dell’inizio dei lavori, conformemente a tali prescrizioni, è stato effettuato un sopralluogo da parte di esperti botanici dell’Osservatorio nazionale francese al fine di valutare eventuali impatti sulla flora locale. In caso di esito negativo i lavori non avrebbero potuto avere inizio. Infine, anche le opere di difesa all’entrata italiana sono state concordate con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.

 altA fine primavera il progetto a regia regionale ma seguito fin dal principio sul piano tecnico-amministrativo dal Parco del Po cuneese, entra finalmente nella sua fase esecutiva. I lavori devono però essere condotti in una finestra temporale estiva strettissima aggravata dal persistere ancora a inizio agosto di consistenti accumuli nevosi che obbligano l’impresa ad una rimozione meccanica. Le operazioni, hanno inoltre dovuto procedere in perfetta sincronia con la campagna di scavi archeologici condotti dall’archeologo Bruno Ancel, dipendente del comune di L' Argentière la Bessée (Hautes Alpes).


Dalle risultanze di tale operazione è stato redatto un rapporto archeologico, in francese, che qui pubblichiamo. altFondamentali si sono inoltre rivelate le competenze professionali, l’esperienza e, perché no, anche la passione, dimostrata dai progettisti e dall’impresa selezionata per condurre lavori in meno di due mesi, in quota, in un ambiente così difficile, sebbene la performance realizzata dai committenti del Marchese di Saluzzo, con lo scavo “manuale” del tunnel vero e proprio (all’epoca lungo 100 m.) condotta in due stagioni estive, continua a suscitare grande ammirazione.

In ultima analisi, la soluzione progettuale realizzata (pré-tunnel di 23,5 m. in calcestruzzo interamente rivestito dalla pietra locale) nessuno ha la presunzione di dire che fosse la sola possibile; possiamo però dire che non deriva da decisioni individuali ed estemporanee ma é il risultato di un complesso lavoro di cooperazione transfrontaliera il cui scopo era di restituire alla memoria collettiva e agli escursionisti di ogni età, livello e capacità che oggi percorrono il Tour del Monviso, questo capolavoro dell’epoca tardo-medievale già al tempo frutto di una cooperazione transnazionale.
La partecipazione e l’entusiasmo dimostrato dai partecipanti all’inaugurazione del 15 ottobre ci fa pensare che gli sforzi profusi siano andati nella buona direzione.

 
Presentazione fotografica dell'inaugurazione