Istituzione di appartenenza Governo italiano
le rampe di accesso al Buco di Viso formavano una serpentina quasi ininterrotta. Presto ci si é resi conto che l’area antistante l’imbocco del tunnel, scelta come luogo di ritrovo, sarebbe stata troppo esigua per accogliere tutti per cui, dopo la benedizione vescovile e il taglio del nastro, ci si é trasferiti sul più ampio lato francese per i discorsi ufficiali delle Autorità con in testa il rappresentante della Sottoprefettura di Briançon, Alberti, e l’Assessore regionale Valmaggia.
A monte del felice evento vi è però un periodo di gestazione durato 3 anni durante i quali il progetto a cui si è approdati è stato condiviso con le autorità francesi in tutti i suoi aspetti. Il ripristino del corridoio d’accesso al tunnel vero e proprio, scavato nel XV Sec. con l’esclusivo ausilio di picconi e scalpelli e, come noto, soggetto a periodiche ostruzioni naturali, è stato difatti effettuato conciliando gli imperativi di tenuta e sicurezza dell’opera con le esigenze di salvaguardia ambientale e di recupero storico–archeologico.
L’area in questione ricade difatti all’interno di un’area particolarmente tutelata per i le sue specificità ed endemismi oggi sito Natura 2000 e Riserva della Biosfera UNESCO “MAB”, costituita dal “Parc Régional du Queyras”, dalla “Réserve Nationale Ristolas-MontViso”.
Il progetto che ne risulta è pertanto il frutto delle prescrizioni fornite dai Gestori delle aree protette francesi e delle commissioni paesaggistico-ambientali a livello regionale (Provence-Alpes-Côte d’Azur) e dipartimentale (Hautes-Alpes) al cui esame è stato sottoposto. Ancora poco prima dell’inizio dei lavori, conformemente a tali prescrizioni, è stato effettuato un sopralluogo da parte di esperti botanici dell’Osservatorio nazionale francese al fine di valutare eventuali impatti sulla flora locale. In caso di esito negativo i lavori non avrebbero potuto avere inizio. Infine, anche le opere di difesa all’entrata italiana sono state concordate con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
A fine primavera il progetto a regia regionale ma seguito fin dal principio sul piano tecnico-amministrativo dal Parco del Po cuneese, entra finalmente nella sua fase esecutiva. I lavori devono però essere condotti in una finestra temporale estiva strettissima aggravata dal persistere ancora a inizio agosto di consistenti accumuli nevosi che obbligano l’impresa ad una rimozione meccanica. Le operazioni, hanno inoltre dovuto procedere in perfetta sincronia con la campagna di scavi archeologici condotti dall’archeologo Bruno Ancel, dipendente del comune di L' Argentière la Bessée (Hautes Alpes).
Presentazione fotografica dell'inaugurazione