Con il CAI di Lanzo al recupero del sentiero Bussoni – Bec di Mea

altTra le numerose attività che il CAI di Lanzo propone,  quella a favore del recupero della sentieristica delle Valli di Lanzo. Per capire di veramente di cosa si tratta, domenica 19 aprile 2015, munito di una roncola, mi sono recato alle 7,30 in Fraz. Bussoni  920m. (Chialamberto – Valgrande di Lanzo)


per  partecipare al recupero del sentiero n. 323 che in 1h30 ca. Sale al Bec di Mea 1540 m., caratteristico sperone di gneiss al centro la vallata, uno dei più bei belvedere delle Valli di Lanzo oltre che da decenni terreno di gioco di scalatori che fecero la storia dell’alpinismo piemontese e non solo, quali Motti e Grassi. Dal punto di vista escursionistico invece il Bec di Mea è un importante punto di snodo sulla balconata panoramica della Valgrande che dalle alture di Chialamberto conduce in traversata praticamente ai piedi della Levanna Orientale (3555m.) oppure, direttamente verso l’alto, ai cristallini laghi d’Unghiasse, 2500 m ca.

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Incamminandomi sentiero con i volontari del CAI presto mi rendo conto che l’attività svolta dai “Pittori” con l’apposizione della caratteristica segnaletica di continuità bianco-rossa è solo una tra le tante attività necessarie al recupero di un sentiero: vi è difatti sul posto un’intera équipe di volontari dove ognuno ha il suo ruolo; chi munito di roncola (come il sottoscritto) o di decespugliatore per rimuovere i rovi e le erbe alte, chi con motoseghe per liberare il passaggio ostruito da alberi precipitati, oppure chi, con lunghe tronchesine, recide grossi rami sospesi in bilico sul sentiero. Infine vi è chi con rastrelli e soffiatori rimuove il fogliame che tra i castagni e i faggi non fa mai difetto, senza parlare dell’affissione della segnaletica per la quale, oltre ai cartelli e la viteria, occorre almeno un trapano.
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Mentre sono alle prese con un rovo vengo raggiunto da Gino Geninatti, Presidente del CAI di Lanzo ed ex Presidente del CAI gr. Regionale il quale, munito di vernice e pennello, chiude a valle la squadra. Vedendo il rovo sempre presente ma perlomeno ridimensionato mi dice di seguirlo alla ricerca di altri punti critici. Impressionato dalla determinazione nel procedere dell’intera squadra, chiedo a Gino se è semplice organizzare un intervento come questo. Mi viene spiegato che se oggi tutto ciò funziona con una certa naturalezza è anche perché la prima volta è stata 20 anni fa.  
All’inizio, non è stato così semplice, prosegue Gino, poiché per gli amministratori locali l’escursionismo non era una priorità; non era quindi facile far loro comprendere che i sentieri, oltre ad essere un’importante eredità del passato, da non disperdere, potevano essere una importante carta da giocare per il turismo locale. Oggi, anche grazie al nostro perseverare, aggiunge Gino, la sensibilità sul territorio è radicalmente mutata. Sono difatti oggi i sindaci a chiedere a noi il recupero di alcuni sentieri e non viceversa. Di conseguenza possiamo contare, più oggi che non un tempo, sulle risorse umane e finanziarie dei Comuni e degli Enti interessati e ciò malgrado la crisi economica.


Dopo un’ora circa inframmezzata da alcuni piccoli interventi lungo il sentiero giungiamo ad un trivio dal quale verso il basso si diparte un altro sentiero, anch’esso recuperato, che scende a Breno ,un’altra frazione del fondovalle (variante 323b). Ci attende qui una squadra di volontari locali con cui il Cai è riuscito a fare rete per questo intervento che coinvolge non solo Chialamberto, ma anche il comune di Groscavallo, pronta per fissare tre frecce su un palo appena infisso. Gino mi dice che con queste ultime frecce sono state raggiunte, a partire da 1995, le 900 unità, passando da una segnaletica inesistente o estemporanea ad una  sempre più completa e conforme alle ultime normative.

Infine, continuando poco sotto al Bec di Mea, assisto ancora al ripristino della passerella sul Rio Unghiasse a testimonianza delle varie competenze e savoir-faire di coloro che prendono parte a questi interventi.

Ormai nei pressi delle meta finale comprendo meglio come il CAI di Lanzo sia divenuto in questi anni un punto di riferimento per la sentieristica e l’escursionismo a livello regionale. Oltre ad un’autentica passione, la capacità di coinvolgimento sia all’interno della sezione che all’esterno, facendo rete a livello locale, si rivela fondamentale; senza parlare della collaborazione con gli Operai forestali della Regione Piemonte, le cui squadre, in sinergia con il CAI e gli Enti locali, operano ormai da alcuni anni sulla sentieristica, soprattutto per la realizzazione di interventi di una certa entità e per i quali è necessario ricorrere all’opera di professionisti.

E’ anche grazie a tutto ciò che oggi possiamo dire che la percezione del concetto di sentiero nelle Valli di Lanzo e in buona parte del territorio regionale è mutata. Vi è certo ormai la consapevolezza che percorsi e itinerari escursionistici siano un importante atout turistico ma, a dare uno slancio decisivo al loro recupero è, a mio avviso, proprio la presa di coscienza della loro appartenenza ad una coscienza ed un patrimonio collettivo locali, contribuendo, in tal modo, alla riscoperta del senso di appartenenza alla propria comunità.

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