Il rifugio alpino: cenni storici

I primi rifugi in Italia e Piemonte


Se difatti l'origine del Rifugio in montagna è fatta generalmente risalire al 1785 con la Capanna Vincent costruita sul versante meridionale del Monte Rosa quale punto di appoggio per lo sfruttamento delle adiacenti miniere d'oro, seguita nel 1851 da un ricovero al Colle Indren adibito ad osservazioni scientifiche, il primo rifugio concepito in “chiave moderna”, ovvero per fini alpinistici o escursionistici è il ricovero dell’Alpetto al Monviso, sito in valle Po (Cn).
 

Nei decenni successivi alla realizzazione del ricovero dell’Alpetto, il CAI, con uomini di grande capacità ed entusiasmo, provvede alla costruzione di nuovi rifugi in grado di facilitare ascensioni, traversate, e superamento di colli elevati. È infatti nel 14 luglio 1889 che l’Assemblea dei delegati del CAI approva il progetto di costruire una capanna a oltre 4500 metri di quota per - così come riportato nei documenti dell’epoca - “consentire ad alpinisti e scienziati maggior agio ai loro intenti in un ricovero elevatissimo” : era la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa.
 

Nel 1922 compare, infine, sulle Alpi Occidentali, il bivacco fisso, tipo di rifugio dalle caratteristiche specifiche. Esso viene ubicato nelle zone più alte dalle quali si possono iniziare ascensioni impegnative. I primi bivacchi erano costruiti in pietra e legno. Successivamente alle pietre sono state preferite pareti semi-prefabbricate, in metallo rivestite in legno o materiali pressati, assemblate sul posto, oppure trasportati già completi con l’elicottero.