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Bollettino Ufficiale n. 06 del 12 / 02 / 2009


Deliberazione della Giunta Regionale 2 febbraio 2009, n. 26−10669

Linee guida per l'attivazione del servizio di Cure Domiciliari nelle Aziende Sanitarie Locali della Regione Piemonte relativamente ai soggetti in eta' evolutiva ad integrazione della D.G.R. n. 41−5952 del 7 maggio 2002.

A relazione dell'Assessore Migliasso:

La Legge 285 del 28 agosto 1997 "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità  per l'infanzia e l'adolescenza" all'art. 4 comma 1) lettera l) indica gli interventi diretti alla tutela dei diritti del bambino malato ed ospedalizzato e al comma 2) specifica che la realizzazione delle finalità  mediante progetti personalizzati integrati con le azioni previste nei piani socio−sanitari regionali.

Il Progetto Obiettivo Materno Infantile (P.O.M.I.) relativo al "Piano sanitario nazionale per il triennio 1998−2000" D.M. 24 aprile 2000 ribadisce che "il bambino deve essere curato in ospedale soltanto nel caso in cui l'assistenza della quale ha bisogno non possa essere fornita a pari livello a domicilio o presso ambulatori".

Il P.O.M.I. dà  particolare attenzione all'assistenza al bambino con malattie croniche e disabilitanti ponendo come obiettivo sia la creazione di una rete ospedaliera ad alta specializzazione pediatrica nonché la garanzia della continuità  delle cure formulando percorsi assistenziali che mirino a ridurre gli accessi ospedalieri e la degenza.

Il Piano Sanitario Nazionale 2005 − 2008 (PSN) negli Obiettivi di salute del SSN nelle prime fasi di vita, infanzia ed adolescenza, indica come obiettivi da raggiungere nel triennio quello di "migliorare l'assistenza ai bambini e agli adolescenti affetti da patologie croniche mediante lo sviluppo di modelli integrati tra Centri specialistici, ospedali, attività  assistenziali territoriali".

Altresì nel PSN 2005 2008 trattando delle rete assistenziale per le cure palliative si evidenzia che "la necessità  di offrire livelli assistenziali a complessità  differenziata, adeguati ai bisogni del malato e della famiglia, mutevoli anche in modo rapido e non sempre programmabili, rende necessario realizzare un sistema che offra la maggior possibilità  di sinergie tra differenti modelli e livelli di intervento e tra i numerosi soggetti professionali coinvolti", in modo omogeneo e coerente su tutto il territorio regionale.

Il Ministero della Salute ha istituito la Commissione per le cure palliative pediatriche, che ha concluso i suoi lavori a fine 2006, producendo il documento tecnico "Cure palliative rivolte al neonato, bambino e adolescente". Il Documento definisce i diritti, i bisogni e le richieste derivanti dalla fascia di popolazione infantile e adolescenziale, fascia che finora è stata penalizzata negli interventi e che viceversa è portatrice di necessità  peculiari e differenti da quelle derivanti dall'altra fascia di popolazione di adulti e anziani, certamente maggioritaria nel numero. La necessità  di dare risposte specifiche a problemi specifici sta infatti proprio nella constatazione che anche questa fascia di popolazione è egualmente portatrice di diritti alla salute e all'assistenza, diritti riconosciuti sia da norme generali sia da normative specifiche.

In data 27 giugno 2007 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sancisce che l'analisi delle esperienze esistenti a livello internazionale e nazionale e le evidenze desunte dagli studi della letteratura, fanno ritenere indispensabile l'organizzazione delle cure palliative pediatriche secondo modelli di rete che comprendano al loro interno risposte residenziali e domiciliari, in grado di integrarsi e di modularsi in momenti diversi del percorso del paziente, privilegiando a seconda delle condizioni e delle situazioni specifiche ora una forma ora l'altra.

I casi limitati, l'ampia distribuzione sul territorio, la complessità  di gestione e la disomogeneità  dei casi pediatrici, richiede l'organizzazione di una rete (regionale o sovraregionale), inserita nelle più ampie reti assistenziali ospedaliere e territoriali, che tenga conto della necessità  di provvedere sia ad una assistenza a domicilio del minore, che ad una forma di assistenza residenziale.

Il Piano Socio Sanitario Regionale 2007−2010 identifica tra le Strategie generali di Sviluppo, dell'Area materno infantile, la realizzazione delle relazioni di rete attraverso l'attenzione agli interventi delle cure primarie, il potenziamento delle risposte extraospedaliere, l'introduzione della telemedicina, l'organizzazione pluriprofessionale e la contestuale individuazione delle misure necessarie per il sostegno alle famiglie nelle quali siano presenti situazioni che richiedano un'alta assistenza.

La D.G.R. n. 41−5952 del 7 maggio 2002 ha definito le linee guida regionali per la realizzazione del nuovo modello integrato del servizio di cure domiciliari, modulato su livelli di intensità  delle cure domiciliari sanitari e sociali che devono essere erogate in relazione alla complessità  dei bisogni assistenziali espressi dalle persone.

Con D.G.R. n. 15−7336 del 14 ottobre 2002 è stato recepito il Programma di Cure Palliative e sono state approvate le nuove linee guida inerenti l'applicazione delle Cure Palliative in Piemonte, la formazione degli operatori e l'attuazione del relativo Programma Regionale che, per quanto attiene le Cure Palliative Domiciliari, definisce percorsi e modalità  assistenziali integrati e coerenti con quanto previsto dalle linee guida regionali attinenti tutta l'assistenza domiciliare, approvate con la suddetta D.G.R. n. 41/2002.

La D.G.R. n. 72−14420 del 20 dicembre 2004 definisce il Percorso di Continuità  assistenziale per anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti o persone i cui bisogni sanitari e assistenziali siano assimilabili ad anziano non autosufficiente all'interno di una rete di servizi.

Con D.G.R. n. 13−14538 del 10 gennaio 2005 sono state definite le linee guida per la ventilazione meccanica domiciliare a pressione positiva e le dimissioni protette del paziente pediatrico con insufficienza respiratoria cronica.

La necessità  di offrire livelli assistenziali a complessità  differenziata, adeguati ai bisogni del malato e della famiglia, mutevoli anche in modo rapido e non sempre programmabili, rende necessario realizzare un sistema che offra la maggior possibilità  di sinergie tra differenti modelli e livelli di intervento e tra i numerosi soggetti professionali coinvolti, in modo omogeneo e coerente su tutto il territorio regionale.

L'approccio al minore, che necessita di cure domiciliari, deve tenere conto delle sue peculiarità  biologiche−evolutive, cliniche, psico−relazionali, sociali e educative, con particolare riferimento all'inserimento nella comunità  sociale. Esse determinano e modulano tipologie e quantità  di bisogni presentati, condizionando i modelli organizzativi e le azioni da intraprendere per ciascun minore e per la sua famiglia.

Nell'età  evolutiva la rete dei servizi è costituita da molteplici servizi territoriali ed ospedalieri, che, per rispondere in modo adeguato a domande differenziate, devono interagire tra loro. Tali servizi devono poter addizionare o scomporre le prestazioni in relazione alle disponibilità  e all'esistenza di un nucleo familiare di appoggio e in relazione al piano di assistenza individuale.

Il collegamento non è solo operativo, ma funzionale, con percorsi che talvolta si incrociano, generando a loro volta percorsi dall'ospedale al territorio o, viceversa, con direzione opposta dal territorio all'ospedale.

Il complesso di queste azioni definisce a sua volta i contorni dei "profili di intervento" da garantire. Questo riferimento a profili di intervento è da preferire ad un elenco di singole prestazioni da erogare; infatti si lega più direttamente e compiutamente alla modalità  di presa in carico globale della persona non esaurendosi nella sola erogazione di una somma di singole prestazioni, senza che esse siano inserite in un "piano assistenziale individuale" unitario e predefinito.

Gli attori coinvolti nei profili di intervento sono molteplici e tra loro si evidenziano costantemente "due figure chiave": il case manager, figura professionale territoriale, riconosciuto dalla famiglia e che funge da punto di riferimento per essa e per l'equipe socio−sanitaria, e il care giver, figura espressa dalla famiglia, che funge da riferimento per l'equipe socio−sanitaria. Case manager e care giver sono figure già  presenti in altri tipi assistenza integrata.

Occorre che siano definite risposte peculiari, non improvvisate, dinamiche e multidimensionali ai problemi specifici del minore e della sua famiglia, nella variabilità  delle situazioni, non essendo possibile l'applicazione al minore delle stesse modalità  di gestione dell'adulto e dell'anziano, che sono la popolazione maggiormente assistita dai servizi di cure domiciliari.

Per operare adeguatamente nell'ambito dell'età  evolutiva è necessario:

  1. individuare modalità  di gestione specifiche per il minore,
  2. definire un percorso specifico bi−direzionale ospedale − domicilio o, viceversa, territorio − ospedale,
  3. individuare personale sanitario e sociale competente in età  evolutiva da coinvolgere nei casi di cure domiciliari pediatriche,
  4. garantire percorsi di formazione e aggiornamento continui, rivolti sia agli operatori sia al care giver:
  5. formazione degli operatori a livello regionale ai sensi della D.G.R. n. 62−7503 del 19/11/2007 ["Modifica ed integrazione della D.G.R. n. 61−7119 del 15/10/07 Sistema regionale per la formazione continua in sanità  e istituzione del sistema di accreditamento ECM regionale"], che prevede che l'Assessorato Regionale Tutela della Salute e Sanità  individui gli obiettivi formativi regionali e stabilisca le relative priorità , e ai sensi della D.G.R. n. 22−7777 del 17/12/07 ["Accordo Stato Regioni del 23/3/05: obiettivi regionali sulla formazione del personale sanitario"], la quale prevede la formazione a sostegno delle attività  promosse dai Gruppi di lavoro regionali, tra queste rientra l'area tematica del materno infantile,
  6. formazione e addestramento specifico sul caso degli operatori formati di cui al precedente punto a),
  7. addestramento specifico del care giver presso le strutture specialistiche di riferimento del bambino,
  8. formazione di Pediatra di Famiglia/Medico Medicina Generale insieme ad operatori dell'ASL sul contenuto della presente delibera

Il numero attualmente esiguo di minori (0−18 anni) assistiti a domicilio è destinato nel tempo a crescere per le migliorate condizioni dell'assistenza neonatale, dell'assistenza alle patologie croniche−complesse e per la necessità  di umanizzare l'assistenza favorendo la deospedalizzazione. Le Aziende Sanitarie Locali sono pertanto tenute a garantire un'organizzazione adeguata a rispondere anche a questi bisogni emergenti, sviluppando percorsi che coinvolgano gli Enti gestori dell'Assistenza, la scuola e il volontariato quali nodi di una rete assistenziale centrata sui bisogni complessivi del minore e della sua famiglia.

Pertanto, si rileva la necessità  di integrare le "Linee guida per l'attivazione del servizio di Cure Domiciliari nelle Aziende Sanitarie Locali della Regione Piemonte", definite con D.G.R. 41−5952 del 7 maggio 2002, con le "Linee guida per l'attivazione del servizio di Cure Domiciliari nelle Aziende Sanitarie Locali della Regione Piemonte relativamente ai soggetti in età  evolutiva", definite nell'Allegato A. Altresì, vengono individuati strumenti applicativi delle predette Linee guida, definiti negli Allegati:

In applicazione della D.G.R. n. 21−7391 del 12/11/2007 i costi delle Cure Domiciliari prestate a soggetti non residenti in Piemonte, ma domiciliati nella stessa con scelta del PdF/MMG sono fatturate all'ASL di residenza.

Il costo del trasporto in ambulanza a domicilio in fase di prima dimissione per i minori non residenti in Piemonte è a carico dell'ASL di residenza.

Le Cure Domiciliari rivolte a pazienti in età  evolutiva sono oggetto di rilevazione attraverso i Piani di Attività  delle Aziende Sanitarie Locali. Altresì, l'applicazione della presente deliberazione sarà  oggetto di specifico monitoraggio da parte della Direzione Tutela della Salute e Sanità .

Vista la Legge 184 del 4 maggio 1983;

vista la Legge 285 del 28 agosto 1997;

visto il Progetto Obiettivo Materno Infantile D.M. 24 aprile 2000;

visto il D.P.C.M. 29 novembre 2001;

visto il Piano Sanitario Nazionale 2005−2008;

visto l'Accordo tra Governo Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 27 giugno 2007;

vista la D.G.R. n. 41−5952 del 7 maggio 2002;

vista la D.G.R. n. 15−7336 del ottobre 2002;

vista la D.G.R. n. 72−14420 del 20 dicembre 2004;

vista la D.G.R. n. 13−14538 del 10 gennaio 2005;

vista la L.R. n. 18 del 6 agosto 2007;

vista la D.C.R. n. 137−40212 del 24 ottobre 2007;

visto il parere positivo del CORESA espresso in data 9 dicembre 2008.

Tutto ciò premesso, la Giunta Regionale, unanime,

delibera

− di integrare le "Linee guida per l'attivazione del servizio di Cure Domiciliari nelle Aziende Sanitarie Locali della Regione Piemonte", definite con D.G.R. n. 41−5952 del 7 maggio 2002, con le "Linee guida per l'attivazione del servizio di Cure Domiciliari nelle Aziende Sanitarie Locali della Regione Piemonte relativamente ai soggetti in età  evolutiva", in particolare relativamente alle modalità  di gestione specifiche per il minore, alla definizione del percorso specifico bi−direzionale ospedale − domicilio o, viceversa, territorio − ospedale, ed all'individuazione del personale sanitario e sociale competente in età  evolutiva da coinvolgere nei casi di cure domiciliari pediatriche, così come descritto nell'Allegato A, parte sostanziale ed integrante del presente atto deliberativo;

− di approvare i seguenti strumenti applicativi delle predette Linee guida come definiti negli Allegati:

parti sostanziali ed integranti del presente atto deliberativo;

− di promuovere percorsi di formazione e aggiornamento continui, rivolti sia agli operatori sia al care−giver:

  1. formazione degli operatori a livello regionale ai sensi della D.G.R. n. 62−7503 del 19/11/2007 ["Modifica ed integrazione della D.G.R. n. 61−7119 del 15/10/07 Sistema regionale per la formazione continua in sanità  e istituzione del sistema di accreditamento ECM regionale"], che prevede che l'Assessorato Regionale Tutela della Salute e Sanità  individui gli obiettivi formativi regionali e stabilisca le relative priorità , e ai sensi della DGR 22−7777 del 17/12/07 ["Accordo Stato Regioni del 23/3/05: obiettivi regionali sulla formazione del personale sanitario"], la quale prevede la formazione a sostegno delle attività  promosse dai Gruppi di lavoro regionali, tra queste rientra l'area tematica del materno infantile,
  2. addestramento specifico sul caso degli operatori formati di cui al precedente punto a),
  3. addestramento specifico del care giver presso le strutture specialistiche di riferimento del bambino,
  4. formazione di Pediatra di Famiglia/Medico Medicina Generale insieme ad operatori dell'ASL sul contenuto della presente delibera.

− di disporre che in applicazione della D.G.R. n. 21−7391 del 12/11/2007 i costi delle Cure Domiciliari prestate a soggetti non residenti in Piemonte, ma domiciliati nella stessa con scelta del Pediatra di Famiglia/Medico Medicina Generale siano fatturate all'ASL di residenza secondo il peso ottenuto con le modalità  di rilevazione degli allegati 1 e 2 della D.G.R. n. 55/2004 maggiorato del 20% a copertura dei costi generali.

− di disporre che il costo del trasporto in ambulanza a domicilio in fase di prima dimissione per i minori non residenti in Piemonte è a carico dell'ASL di residenza.

La presente deliberazione sarà  pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 61 dello Statuto e dell'art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

(omissis)

Allegato

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