Torna al Sommario Indice Sistematico

Bollettino Ufficiale n. 32 del 7 / 08 / 2008

Deliberazione del Consiglio Regionale 22 luglio 2008, n. 207 - 33457

Approvazione Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione Triennio 2007-2009.

IL CONSIGLIO REGIONALE

Visto il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e, in particolare l’articolo 45, secondo comma, che prevede che le Regioni adottino, nelle materie di propria competenza, programmi annuali o pluriennali, relativi a proprie iniziative e attività concernenti l’immigrazione;

visto il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 (Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero;

vista la legge 30 luglio 2002, n. 189 (Modifica alla normativa in materia di immigrazione e asilo);

vista la legge regionale 8 novembre 1989, n. 64 (Interventi regionali a favore degli immigrati extracomunitari residenti in Piemonte) la quale prevede, all’articolo 3, che la Giunta regionale proponga al Consiglio Regionale il programma degli interventi previsti dalla legge;

vista la legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 (Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento);

vista la deliberazione del Consiglio regionale 411-5578 del 16 febbraio 2005 con cui veniva approvato il “Programma triennale degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari per il triennio 2004-2006";

valutata la necessità, anche per il triennio 2007-2009, di predisporre un atto di programmazione triennale in materia di immigrazione che si configuri come supporto ed orientamento dei diversi strumenti della programmazione regionale e costituisca riferimento per la definizione degli obiettivi e delle strategie degli enti locali;

preso atto che nell’ambito di tale piano è previsto che con provvedimento deliberativo di Giunta Regionale annualmente vengano individuate le priorità di intervento e le relative risorse finanziarie;

preso atto che il “Piano Integrato Regionale dell’Immigrazione 2007-2009" è stato predisposto in collaborazione con le Direzioni Regionali competenti;

preso atto che, in continuità con il precedente documento del triennio 2004-2006, il Piano Integrato Regionale dell’Immigrazione 2007-2009, intende consolidare le politiche nel settore in un’ottica di programmazione concertata, ponendo a fondamento della propria attività il concorso con le Province, in conformità alla vigenti norme regionali in materia di deleghe agli enti locali e nel rispetto delle rispettive normative di settore;

preso atto che le linee e i principi ispiratori del documento di programmazione triennale sono stati illustrati sul territorio regionale attraverso incontri organizzati dalle Province sul loro territorio nelle date qui di seguito riportate (3 maggio 2007 Provincia di Biella; 8 maggio Provincia di Cuneo;17 maggio Provincia di Alessandria; 22 maggio Provincia di Verbania; 23 maggio Provincia di Novara e Provincia di Vercelli; 28 maggio Provincia di Torino; 4 giugno Provincia di Asti);

preso atto che in data 9 maggio 2007 ha ottenuto il parere positivo della Consulta Regionale per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle loro famiglie come previsto dall’art. 8 legge regionale 64/89, alla lett. a);

preso atto che in data 15 giugno 2007 è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza Permanente Regione - Autonomie Locali;

visto il parere favorevole espresso a maggioranza dalla VII Commissione in data 11 ottobre 2007.

delibera

di approvare il “Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione triennio 2007-2009" relativo alla l.r. 64/1989 e al d.lgs. 286/1998, così come riportato nell’Allegato A, parte integrante della presente deliberazione.

Allegato A)

PIANO REGIONALE INTEGRATO DELL’IMMIGRAZIONE - TRIENNIO 2007-2009

Premessa

Il presente atto fa seguito alla D.C.R. n. 411-5578 del 16 febbraio 2005 con cui il Consiglio Regionale approvò il Programma triennale degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari per gli anni 2004-2006 e intende dare continuità e consolidare le politiche nel settore in un’ottica di programmazione concertata e di integrazione delle competenze tra soggetti diversi, sia pubblici che privati.

Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione regionale - triennio 2007-2009, intende rispondere in modo unitario ai bisogni ed alle esigenze delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati, promuovendo una politica regionale unitaria e coerente su questa tematica attraverso un coordinamento delle politiche di settore.

Occorre porre all’attenzione delle politiche il tema della crescente presenza di migranti nel territorio regionale, nella logica di un approccio complessivo ed unitario, che non intende semplicemente “aggiungere” uno specifico per “gli immigrati” in ciascun ambito settoriale, bensì richiamare l’insieme delle politiche ad una riflessione costante sui bisogni emergenti e sulle possibili risposte.

In un contesto in cui cresce costantemente la presenza di cittadine e di cittadini stranieri che risiedono e lavorano nel nostro territorio, la Regione deve, infatti, intervenire per assicurarne, nel rispetto delle regole e del principio di pari opportunità e accesso ai servizi l’inserimento nella nostra società.

Questo documento programmatico è ispirato dalla consapevolezza che l’immigrazione è una realtà e richiede decisive politiche, di inserimento sociale e di integrazione, in quanto comporta la sfida di costruire una convivenza fatta di dialogo, di confronto, di rispetto delle diverse culture, partendo dal comune riconoscimento dei valori fondamentali della persona e dell’ordinamento democratico.

La nostra legislazione riconosce agli stranieri regolari il godimento dei diritti sociali a condizioni di parità rispetto ai cittadini. L’effettivo accesso può essere, a volte, ostacolato dalla diversa capacità dei servizi, erogati a livello locale, di “agganciare” e interagire con questa nuova utenza nel rispetto delle norme.

Sulla base di queste premesse risulta evidente che le risposte ai diversi bisogni dei nuovi cittadini vanno incardinate nelle politiche ordinarie dei diversi assessorati regionali e dei diversi enti.

Si ritiene però che al momento risulti ancora necessario adottare misure “dedicate” alle cittadine e ai cittadini stranieri mirate a colmare il gap che spesso sussiste nella fruizione dei servizi tra cittadini italiani e stranieri, ma con l’obiettivo di più lungo periodo di incentivare e facilitare la loro inclusione nei servizi generali destinati alla totalità della popolazione.

Il presente Piano si configura come supporto ed orientamento all’azione coordinata in tema di immigrazione nell’ambito dei diversi strumenti della programmazione regionale e costituisce riferimento per la definizione degli obiettivi e delle strategie degli Enti locali.

Contesto regionale

I dati relativi alla presenza delle cittadine e dei cittadini stranieri evidenziano che il fenomeno dell’immigrazione straniera è un fenomeno articolato, territorialmente diffuso e in crescita costante.

La presenza dei migranti nella nostra regione rappresenta il 5,5 % del totale della popolazione residente (secondo una stima fornita dal Dossier Statistico Caritas 2006 sui dati del Ministero dell’Interno).

I permessi di soggiorno registrati al 31/12/2005 erano in Piemonte 238.161.

Si è, inoltre, di fronte ad un fenomeno che presenta caratteri di stabilità, di inserimento definitivo e familiare, come da qualche anno a questa parte indicano gli incrementi delle pratiche di ricongiungimento familiare e di inserimenti scolastici, che porta di fatto alla crescita della domanda di servizi sanitari, sociali ed educativi.

Principi ispiratori e finalità generali del Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione

Con la riforma del Titolo V della Costituzione realizzata mediante l’entrata in vigore della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 la competenza sulla “materia dell’immigrazione” si è frammentata. La nuova formulazione dell’articolo 117, secondo comma, Costituzione stabilisce che: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea; b) immigrazione”.

Il comma 3 dello stesso articolo 117 Costituzione include nelle materie di legislazione concorrente, tra le altre, le materie della “tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute”. Infine il comma 4 stabilisce che “spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”.

Il quadro costituzionale così sommariamente sintetizzato induce a ritenere che siano di competenza esclusiva statale quegli aspetti dell’immigrazione più strettamente legati ad esigenze unitarie e di certezza di status sull’intero territorio nazionale: ingresso e soggiorno sul territorio nazionale, accordi internazionali di cooperazione riguardanti la condizione giuridica dello straniero, rilascio dei visti di ingresso e la regolazione dei flussi migratori, provvedimenti di allontanamento dello straniero, accoglienza dei richiedenti asilo, ecc.

Per altro verso devono intendersi di competenza regionale concorrente o esclusiva materie di forte impatto sulla vita dei migranti quali l’edilizia residenziale pubblica, la formazione professionale, l’accesso al lavoro, l’accesso alle professioni, i servizi sociali ecc.

D’altra parte la Regione, come Ente costitutivo della Repubblica ai sensi dell’articolo 114 Costituzione, è soggetto responsabile del pieno sviluppo della persona umana.

Infatti come previsto dallo Statuto della Regione Piemonte (ex articolo 11 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1) la Regione riconosce e promuove i diritti di tutti e, in particolare, delle fasce più deboli della popolazione, promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti dall’ordinamento agli immigrati, agli apolidi, ai profughi e ai rifugiati, e opera per rimuovere le cause che determinano le disuguaglianze e il disagio.

La Regione Piemonte, quindi, nell’esercizio delle proprie competenze, ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione e del Testo unico emanato con decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 concernente la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana e in armonia con la Costituzione, i principi e le convenzioni di diritto internazionale, la normativa comunitaria, la normativa statale e quella regionale (legge regionale 8 novembre 1989, n. 64 “Interventi regionali a favore degli immigrati extra-comunitari residenti in Piemonte”) nel promuovere l’integrazione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri, individua le seguenti finalità di ordine generale alle quali ispirare l’insieme delle politiche regionali:

* concorre alla tutela delle cittadine e dei cittadini stranieri, presenti nel proprio territorio, riconoscendo loro i diritti fondamentali della persona umana previsti dalle norme di diritto interno, dalle convenzioni internazionali in vigore e dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti;

* promuove iniziative rivolte a garantire alle persone straniere regolarmente soggiornanti in Piemonte condizioni di uguaglianza nel godimento dei diritti civili e sociali con i cittadini italiani ed a rimuovere le cause che ne ostacolano l’inserimento nel tessuto sociale, culturale ed economico (così come stabilito dall’articolo 3, comma 5, d.lgs. 286/1998);

* promuove il coordinamento delle diverse politiche regionali sui temi dell’immigrazione al fine di creare una positiva sinergia tra i settori di intervento;

* indirizza l’azione amministrativa nel territorio regionale, al fine di rendere effettivo l’esercizio dei diritti;

* contrasta ogni forma di discriminazione, razzismo e xenofobia;

* assicura la partecipazione alla vita pubblica locale delle cittadine e dei cittadini stranieri;

* favorisce il reciproco riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali, religiose e linguistiche;

* garantisce forme di tutela dei diritti con riferimento a particolari situazioni di vulnerabilità (minori, richiedenti asilo e rifugiati, detenuti, vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo);

* promuove e sostiene le pari opportunità;

* assicura un efficace coordinamento degli interventi in materia di immigrazione collaborando con le competenti autorità centrali e periferiche dello Stato, con le Province, con i Comuni e con il privato sociale;

* promuove la conoscenza e l’applicazione dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato;

* favorisce la reciproca conoscenza delle diverse identità culturali, religiose e linguistiche, ivi comprese le specificità del territorio piemontese.

Sistema di governance

Programmazione regionale

La Regione Piemonte persegue l’obiettivo dell’integrazione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri, sulla base dell’osservazione del fenomeno migratorio e l’esercizio delle funzioni di programmazione, coordinamento e monitoraggio degli interventi, fatte salve le competenze programmatorie attribuite alle Province.

La Regione si attiene al metodo della programmazione per l’impiego delle risorse a sua disposizione. Attraverso il metodo e gli strumenti della programmazione individua gli obiettivi, seleziona le priorità, indica le scelte e definisce le risorse corrispondenti secondo il principio della responsabilità politica e amministrativa.

La Regione, attraverso la programmazione e nel rispetto del principio di sussidiarietà, valorizza e coordina in una prospettiva unitaria l’azione dei soggetti pubblici e privati.

Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione è uno strumento di programmazione ad approccio integrato, teso a valorizzare i collegamenti tra politiche settoriali rivolte alle medesime categorie di destinatari, tenendo conto degli effetti reciproci di tali politiche.

Fornisce un quadro generale di obiettivi strategici di valore pluriennale che dovranno essere recepiti dalla programmazione territoriale, incardinandosi, anche, in un quadro di programmazione unitaria ed integrata prevista dai Piani di Zona (di cui alla legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 “Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento”).

Inoltre vuole favorire un approccio multisettoriale degli interventi attraverso un coordinamento tra le politiche sociali, sanitarie, dell’istruzione e della cultura, abitative, formative e del lavoro, delle pari opportunità sul territorio regionale e le politiche di cooperazione allo sviluppo e di formazione nei paesi d’origine.

Le Province concorrono alla predisposizione e alla realizzazione del Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione.

Il presente Piano promuove un costante monitoraggio tecnico al fine di verificare che le indicazioni in esso contenute trovino concreta e specifica attuazione.

La Regione intende raggiungere gli obiettivi individuati nel presente Piano attraverso la promozione e il coordinamento diretto di iniziative ritenute di prevalente interesse regionale, nonché attraverso la realizzazione di altre iniziative afferenti al Piano medesimo attraverso il concorso delle Province, quali enti che, per dimensione territoriale e per funzioni conferite dalla l.r. 1/2004, nonché dalla legge regionale 14 dicembre 1998, n. 41 (Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro) e dalla legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (di attuazione del d.lgs. 112/1998), meglio rispondono alle esigenze di programmazione locale.

Secondo i principi previsti dall’articolo 7, comma 1, lettera d) della l. 328/2000 e dagli articoli 5-16 della l.r. 1/2004 e in continuità con quanto stabilito dai precedenti Programmi regionali degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari (deliberazione del Consiglio regionale 209-35411 del 13 novembre 2001 e deliberazione del Consiglio regionale n. 411-5578 del 16 febbraio 2005), la Regione, Assessorato al Welfare e Lavoro, stabilisce le modalità di concorso e cooperazione con le Province attraverso la stipula di uno specifico Protocollo d’intesa, previa approvazione della Conferenza Permanente Regione e Autonomie Locali e approvato con deliberazione della Giunta regionale.

In attuazione degli indirizzi di cui al presente Piano, la Giunta regionale adotta annualmente gli atti volti a definire le priorità di intervento e le risorse destinate ad assicurare l’attuazione delle relative azioni.

La Regione promuove, inoltre, la diffusione delle informazioni in merito all’insieme delle azioni riferite al Piano e assicura il previo confronto con le Province in merito agli interventi di iniziativa regionale.

La Regione riconosce la funzione sociale e culturale svolta da associazioni ed enti del terzo settore, promuove il loro coinvolgimento nei processi decisionali e, con le Province, sostiene l’attuazione di interventi del privato sociale per il raggiungimento di obiettivi condivisi.

Appare, quindi, opportuno declinare l’insieme delle politiche regionali su queste prospettive:

* l’attivazione di un sistema di governance tra più soggetti nell’ottica dell’integrazione delle politiche e del principio di sussidiarietà verticale tra istituzioni pubbliche, e orizzontale tra le stesse e la società civile, che permetta di coinvolgere nella programmazione una pluralità di attori;

* il superamento della frammentazione delle numerose iniziative, spesso scoordinate tra loro, ed il passaggio da un’ottica puramente emergenziale ad una programmazione più strutturata e di lungo periodo, più adeguata a rispondere alle esigenze di una popolazione ormai stabile sul territorio;

* l’effettiva rispondenza della programmazione e realizzazione degli interventi ai bisogni delle cittadine e dei cittadini stranieri attraverso un loro coinvolgimento;

* il superamento della logica assistenziale, che realizzi non solo specifici interventi mirati a rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini stranieri, ma anche a fornire servizi a tutti i cittadini, immigrati e non, volti a rispondere ad esigenze e problemi comuni.

La Regione, in particolare la Direzione Politiche Sociali, ai sensi dell’articolo 4 della l.r. 1/2004, nell’ambito delle proprie funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e verifica promuove e realizza iniziative di interesse regionale, anche sperimentali e innovative, ovvero concorre alla realizzazione di quelle promosse da altri soggetti, anche a livello europeo e internazionale, e organizza momenti di confronto e informazione sui progetti regionali con le Province.

La Regione, per quanto attiene alle scelta di tali progetti, si attiene ai seguenti criteri:

* dimensione dell’area territoriale di riferimento;

* collaborazione tra più istituzioni, enti o soggetti pubblici e privati;

* coinvolgimento di soggetti con comprovata professionalità ed esperienza nel settore;

* capacità innovativa del progetto;

* partecipazione e coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini stranieri o delle loro associazioni;

* rapporto ottimale costi/ benefici in relazione al numero di persone destinatarie;

* capacità di moltiplicare i risultati dell’intervento;

* consolidamento di esperienze già avviate con il precedente Piano che hanno dato risultati positivi.

Programmazione provinciale per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri

La Regione Piemonte, secondo quanto previsto dal proprio Statuto, ispirandosi al principio di sussidiarietà, pone a fondamento della propria attività di programmazione il concorso con le Province, in conformità alle vigenti norme regionali in materia di deleghe agli enti locali e nel rispetto delle rispettive normative di settore.

Le Province, nell’ambito delle previsioni della legislazione nazionale e regionale, nonché degli atti di programmazione, indirizzo e coordinamento regionali, concorrono alla programmazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri, quali enti intermedi e soggetti di programmazione decentrata delle politiche regionali e di coordinamento del territorio, attraverso il concorso all’elaborazione del presente Piano mediante proposte coordinate a livello provinciale.

All’amministrazione provinciale è pertanto demandata, nell’ambito degli obiettivi stabiliti a livello regionale in tale materia: la programmazione locale delle priorità di intervento, attraverso il confronto con il territorio (Enti Locali, Consigli territoriali per l’Immigrazione, Enti gestori delle funzioni socio assistenziali, Istituzioni scolastiche, Aziende Sanitarie Locali, associazioni di stranieri, soggetti del terzo settore e rappresentanze delle forze economiche e sociali, ecc.); la realizzazione di altri interventi a livello provinciale per la promozione e l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri; il coordinamento e il supporto degli interventi territoriali anche in accordo con gli altri soggetti, pubblici e privati, che operano nel settore.

Le Province, per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri, esercitano, così come verrà stabilito dal Protocollo d’intesa, le funzioni di programmazione locale, mediante la predisposizione di piani provinciali annuali o pluriennali, coerenti con la programmazione dei Piani di Zona previsti dalla l.r. 1/2004.

Obiettivi, azioni e interventi

La dimensione del fenomeno migratorio e la sua costante espansione pone la necessità di costruire una strategia che, coordinandosi con la normativa nazionale vigente in tema di immigrazione, eviti situazioni di emarginazione che minacciano la sicurezza e la coesione sociale, e affermi principi universali come il valore della vita umana e della dignità della persona, la valorizzazione e la tutela dell’infanzia, e il riconoscimento del principio di pari opportunità tra uomo e donna.

Una politica d’integrazione deve principalmente favorire la costruzione di relazioni positive tra cittadini autoctoni e stranieri e individuare e rimuovere gli ostacoli, che impediscono alle persone straniere e/o a particolari segmenti della popolazione straniera (es. minori, richiedenti asilo e rifugiati, detenuti) l’effettivo utilizzo del sistema dei servizi pubblici, allo scopo di garantire pari opportunità di accesso all’abitazione, al lavoro, all’istruzione ed alla formazione professionale, alla conoscenza delle opportunità connesse all’avvio di attività autonome e imprenditoriali, alle prestazioni sanitarie ed assistenziali nel rispetto delle norme vigenti.

A seguito dell’ingresso nell’Unione Europea della Romania e della Bulgaria, dal 1 gennaio 2007 ai cittadini appartenenti a questi Paesi non si applicano le disposizioni del d.lgs. 286/1998; si applicano, invece, le procedure di cui al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30 (Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri).

Si ritiene comunque opportuno che gli interventi di seguito previsti continuino, per un periodo transitorio, ad essere a loro indirizzati.

La Deliberazione della Giunta Regionale che definisce annualmente le priorità da perseguire tiene conto dei bisogni di questa fascia di popolazione.

Nel presente Piano vengono individuati i diversi obiettivi che la Regione intende perseguire. In relazione ai differenti ambiti di intervento sono citate le normative e i documenti programmatici di settore considerati strumenti privilegiati nell’attuazione delle politiche strutturali.

Come anticipato nella premessa, è però ancora necessario prevedere la possibilità di attuare interventi specifici, dedicati alle cittadine e ai cittadini stranieri, e mirati ad agevolare l’accesso ai servizi, che non si sovrappongano agli interventi previsti dalle politiche ordinarie.

La Regione organizza, quindi, un sistema di tutela e promozione sociale delle persone straniere attraverso iniziative, quali:

1. Promuovere il coordinamento di istituzioni, enti e associazioni

In un’ottica di qualificazione, continuità e progressivo consolidamento territoriale delle politiche rivolte alle cittadine e ai cittadini stranieri si ritiene necessario operare per sostenere una programmazione concertata e per l’integrazione delle competenze tra soggetti diversi.

Interventi

* programmare il coordinamento di istituzioni, enti e associazioni, attivando strumenti e pratiche di governance a tutti i livelli, promuovere azioni di coordinamento e concertazione sia a livello istituzionale che con le organizzazioni socio-economiche, anche attraverso la predisposizione di reti e gruppi tematici specifici;

* collaborare con il Governo centrale nell’elaborazione di pareri relativi a testi di legge, e fornire indicazioni per il governo dei flussi migratori, nell’ambito delle limitate competenze assegnate alla Regione dalla normativa nazionale, al fine di individuare e rappresentare i fabbisogni quantitativi e qualitativi della nostra Regione;

* promuovere iniziative mirate alla comunicazione, allo scambio e al confronto di esperienze, e alla diffusione di buone prassi, sia a livello locale, che nazionale ed europeo.

2. Sviluppare la conoscenza e la sensibilizzazione del fenomeno migratorio

Una conoscenza approfondita, costante, sistematica e tempestiva dei movimenti migratori e dei fenomeni sociali collegati è condizione indispensabile per un’efficace azione di governo sia a livello regionale che locale, nonché condizione per la razionalizzazione degli interventi anche attraverso un maggior coordinamento tra tutti i soggetti che si occupano di immigrazione.

Interventi

* monitorare la composizione demografica, sociale, e la distribuzione territoriale secondo il paese d’origine della popolazione straniera;

* analizzare il rapporto tra la comunità straniera e quella di accoglienza;

* valutare l’inserimento degli stranieri nel contesto lavorativo e scolastico;

* studiare le condizioni di vita e i reali bisogni degli stranieri;*

* promuovere la conoscenza delle tematiche dell’immigrazione

* promuovere campagne informative mirate a contrastare l’immigrazione clandestina

3. Dare l’informazione relativa all’accesso ai servizi e la formazione degli operatori che a vario titolo interagiscono con le cittadine e con i cittadini stranieri

Per facilitare il rapporto delle cittadine e dei cittadini stranieri con enti, istituzioni e servizi del nostro territorio è necessario favorire l’informazione e l’accesso ai servizi attraverso i diversi mezzi di comunicazione o attraverso l’attivazione di appositi sportelli.

Fondamentale è poi che gli stessi servizi territoriali siano in grado gestire l’utenza straniera, per questo è importante prevedere e predisporre strumenti formativi per gli operatori pubblici.

Si rende spesso necessario, infine, affiancare a questi ultimi il mediatore interculturale come agevolatore dei rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri con lingue e culture diverse.

Interventi

* sostenere iniziative di formazione e aggiornamento degli operatori (pubblici e privati) sulle tematiche dell’immigrazione;

* favorire l’utilizzo di mediatori interculturali come facilitatori del processo di inclusione sociale, e il loro aggiornamento;

* dare compiuta informazione sui servizi pubblici e sulle prestazioni offerte, e contestualmente sui doveri connessi, attraverso materiali plurilingue, mezzi di comunicazione e l’attivazione e la messa in rete di sportelli informativi per stranieri;

* promuovere l’informazione per un migliore accesso ai servizi.

4. Valorizzare la diffusione della lingua e delle cultura italiana e la comprensione delle culture di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri

La Regione Piemonte intende promuovere un nuovo sistema di cittadinanza, che riconosca alla persona il diritto universale a ricercare il benessere e la salute, valorizzando la presenza di culture diverse come nuovo elemento che contribuisce al raggiungimento del benessere locale e di promozione economica. Al fine di attuare pienamente forme di reciproca inclusione occorre incentivare la conoscenza della cultura e della lingua italiana e dei basilari principi di educazione civica al pari delle culture di provenienze delle cittadine e dei cittadini stranieri.

In questo quadro, particolare attenzione inoltre è dedicata al tema delle seconde e terze generazioni.

Interventi

* favorire l’apprendimento della lingua, della cultura e delle tradizioni italiane;

* promuovere la conoscenza e l’informazione sui diritti e doveri dei cittadini;

* pianificare i Centri interculturali, intesi anche come luoghi di confronto tra le culture;

* favorire interventi di educazione alla convivenza;

* incentivare e pianificare la conoscenza, da parte della nostra società, delle culture dei paesi di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri;

* progettare iniziative volte a conservare i legami delle cittadine e dei cittadini stranieri con le culture d’origine.

5. Promuovere l’inserimento scolastico

La presenza di alunni stranieri nelle scuole italiane ha assunto negli ultimi anni dimensioni notevoli e rappresenta uno dei principali fenomeni che caratterizzano l’attuale sistema scolastico (in Piemonte per l’anno scolastico 2005-2006 ammontava a 42.573).

Come stabilito dall’articolo 38, comma 3, del d.lgs.286/1998 “la comunità scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza”.

La scuola rappresenta quindi per i ragazzi, stranieri e italiani, il luogo ideale e protetto di interazione e integrazione sociale.

Un sereno inserimento dei ragazzi stranieri nella società ospite di cui un giorno saranno parte importante, è fondamentale non solo per una giusta consapevolezza dei loro diritti e doveri, ma anche come prevenzione che mira ad evitare lo sviluppo di forme di esclusione sociale e di problematicità, attraverso un miglioramento delle condizioni per un’effettiva inclusione.

L’insegnamento e l’apprendimento della lingua italiana nonché della storia e delle culture locali rappresentano un passaggio essenziale per la facilitazione del processo di integrazione nella comunità di accoglienza.

In questo ambito occorre realizzare adeguate sinergie tra le direzioni regionali competenti, le scuole e il Ministero della Pubblica Istruzione.

Interventi

* educare al rispetto delle diverse culture;

* favorire l’apprendimento dell’italiano e della cultura italiana;

* programmare la formazione e l’aggiornamento dei dirigenti, dei docenti e del personale non docente all’educazione multiculturale

* sostenere iniziative mirate a favorire il rapporto scuola-famiglie;

* sostenere iniziative tese a sensibilizzare gli alunni sui temi dell’emigrazione e dell’immigrazione;

* migliorare il processo di integrazione e formazione alla cittadinanza;

* favorire le attività di mediazione linguistica e culturale;

* pianificare la creazione o l’ampliamento di biblioteche scolastiche interculturali, comprendenti testi plurilingua;

* sostenere iniziative che mirino al superamento delle iniziali difficoltà linguistiche e formative, nonché a contrastare l’abbandono e la dispersione scolastica.

6. Programmare la formazione, la riqualificazione professionale e l’inserimento lavorativo degli stranieri

La Regione, costituzionalmente titolare di competenza esclusiva in materia di formazione professionale, ai sensi del vigente quadro legislativo regionale, nazionale e comunitario ed attraverso i relativi strumenti di programmazione, si propone tra l’altro di sviluppare le culture professionali necessarie a creare per tutti pari opportunità di accesso al mercato del lavoro. In particolare nell’ambito del Programma Operativo Regionale (POR) inerente la realizzazione di azioni con il cofinziamento del Fondo Sociale Europeo, promuove ed assume iniziative per la formazione e riqualificazione professionale delle cittadine e dei cittadini stranieri.

La Regione programma inoltre tutte le iniziative finalizzate all’acquisizione delle necessarie competenze e professionalità, e al fine di assicurare l’effettivo accesso al sistema formativo, per quanto di competenza, opera per il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli, delle professionalità e delle iniziative finalizzate alla formazione qualificata nei Paesi di provenienza.

La partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini stranieri allo sviluppo economico del nostro Paese è sempre più significativa, ma spesso si caratterizza per condizioni di impiego precarie e mansioni dequalificate.

Per facilitare l’integrazione sociale, nonché per favorire una presenza regolare nel nostro Paese e per evitare l’impiego di molte cittadine e molti cittadini stranieri nell’economia sommersa, si ritiene debbano essere perseguite in particolare nei loro confronti, adeguate azioni formative e di sostegno all’inserimento sociale e lavorativo, nonché tutte le azioni previste nel quadro generale delle politiche attive del lavoro.

Interventi

* orientamento, alfabetizzazione linguistica, approfondimento delle conoscenze di base in ambito socio culturale e legislativo;

* qualificazione ed aggiornamento professionale, anche attraverso il sostegno a specifici interventi realizzati nei paesi d’origine, unitamente ad azioni volte alla valorizzazione dei titoli e delle competenze già acquisite;

* sostegno di azioni mirate a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con particolare attenzione agli interventi per l’emersione del lavoro irregolare.

7. Programmare l’inserimento abitativo degli stranieri

L’accesso ad un’abitazione può essere un problema, in alcune realtà del territorio, dove vengono segnalate difficoltà nel reperimento di alloggi soprattutto per le fasce deboli della popolazione sia nativi che stranieri.

La sicurezza della casa rappresenta una delle condizioni per poter programmare il futuro, sia dal punto di vista lavorativo che affettivo, condizione necessaria per ricongiungersi con la propria famiglia, secondo i dettami della vigente normativa nazionale in materia di immigrazione.

Interventi

* iniziative volte a coordinare le azioni comunali mirate a favorire l’incontro tra domanda e offerta di alloggi per le persone in situazione di svantaggio;

* sensibilizzare la società civile e i proprietari delle case.

8. Promuovere la salute delle cittadine e dei cittadini stranieri

La Regione promuove le azioni necessarie ad organizzare l’accesso ai servizi sanitari da parte di tutti gli stranieri provenienti da paesi comunitari e da paesi extra UE presenti sul territorio regionale.

Agli stranieri in regola con le norme relative all’ingresso e soggiorno, sono applicate le norme previste dalle leggi nazionali vigenti e garantite le prestazioni previste dalla normativa e dai piani regionali vigenti in condizioni di parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani, in attuazione dell’ articolo 34 del d.lgs. 286/98.

Per gli stranieri non iscrivibili al Servizio Sanitario Regionale in quanto non in regola con le norme relative all’ingresso e soggiorno, in attuazione dell’art. 35 del d lgs 286/98 è prevista la registrazione e la presa in carico da parte dei Centri ISI (Centri Informazione Salute Immigrati) già presenti in 13 AASSLL e di cui si prevede l’attivazione presso ogni Azienda sanitaria locale e sono assicurati programmi di medicina preventiva e salvaguardia della salute collettiva.

L’assistenza sanitaria e sociosanitaria ai minori stranieri è garantita. Risulta essenziale garantire la presenza di mediatori interculturali presso tutti i servizi sanitari, con prioritario riferimento a quelli di primo livello, con particolare attenzione, considerata l’elevata percentuale di donna straniere, anche molto giovani, che si rivolgono ai consultori per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG), ai settori che si occupano della gravidanza, della nascita e della cura dei figli.

Interventi

* programmare interventi informativi destinati alle persone straniere al fine di consentire una maggiore conoscenza della struttura e delle opportunità offerte dal sistema sanitario;

* promuovere l’iscrizione al Servizio Sanitario Regionale di tutti gli stranieri regolarmente presenti sul territorio regionale;

* promuovere iniziative di formazione all’assistenza di persone straniere con problemi di salute, rivolte agli operatori dei servizi sanitari presso i quali è più frequente la richiesta di accesso da parte della popolazione straniera;

* valorizzare adeguatamente tutte le competenze ed esperienze volte a facilitare i processi di accoglienza e di inclusione che sono state realizzate sia nell’ambito dei servizi sanitari pubblici che nell’ambito dei servizi del privato sociale e del volontariato, migliorando la reciproca conoscenza e l’integrazione tra tali competenze ed esperienze.

* assicurare nei consultori la presenza di mediatrici/mediatori culturali in grado di accogliere le donne straniere avendo piena conoscenza non solo della loro lingua, ma anche della loro cultura e delle loro tradizioni d’origine;

* operare un progetto di continuità assistenziale sia durante la gravidanza e dopo la maternità, sia, in caso di IVG, per la prevenzione di altre gravidanze indesiderate;

* realizzare progetti mirati di educazione sanitaria e sessuale rivolti alle giovani ed ai giovani delle comunità straniere, anche in collaborazione con le loro associazioni e con le scuole.

9. Promuovere la partecipazione alla vita pubblica locale delle cittadine e dei cittadini stranieri e percorsi di cittadinanza attiva

La Regione promuove forme, ambiti e strumenti della partecipazione delle cittadine e dei cittadini stranieri alla vita sociale e politica. Attiva modalità finalizzate al riconoscimento di una loro adeguata rappresentanza come la Consulta regionale per i problemi dei lavoratori extra-comunitari e delle loro famiglie prevista dall’articolo 4 della l.r. 64/1989.

Interventi

* pianificare percorsi di rappresentanza e percorsi partecipativi delle cittadine e dei cittadini stranieri alla vita pubblica degli enti locali nel territorio in cui risiedono, programmando lo sviluppo delle associazioni, quali soggetti attivi nei processi di integrazione sociale delle persone straniere;

* regolare, per quanto di competenza, la partecipazione alle procedure di programmazione e pianificazione delle politiche locali e regionali.

10. Dare impulso all’integrazione delle donne straniere

La Regione garantisce le pari opportunità tra donne e uomini e opera per rimuovere ogni ostacolo che ne impedisce la piena parità nella vita sociale, culturale ed economica.

Il fenomeno migratorio è stato a lungo considerato un processo prettamente maschile, all’interno del quale gli uomini rappresentavano il primo, e spesso l’unico, agente decisionale. Negli ultimi anni, invece, studi approfonditi dimostrano come anche le donne ricoprano sempre più un ruolo da prime protagoniste negli spostamenti e, soprattutto, mettono in evidenza una progressiva “femminilizzazione” del processo.

L’attuale composizione sociale della popolazione straniera dimostra oggi un superamento del divario di genere caratteristico delle prime fasi migratorie e un’importante presenza di nuclei familiari.

La maggior parte delle donne straniere, seppur in possesso di elevati titoli di studio, oggi lavora nel settore familiare con compiti di cura e di assistenza, ma si osservano anche casi di piccola imprenditoria e di inserimento all’interno di servizi di maggiore qualificazione (ad es. agenzie di viaggio e traduzioni).

Purtroppo nei loro confronti si registrano i livelli più alti di discriminazione in tutte le sue forme (inquadramento lavorativo, precarietà, difficoltà nei rapporti di lavoro).

L’immigrazione femminile, quindi, si fa sempre più complessa e necessita di essere studiata per la comprensione di tutte le sue peculiari e cangianti sfaccettature, e sostenuta al fine di riconoscere anche in questa parte importante della nostra società il ruolo protagonista e attivo della donna.

Interventi

* promuovere l’informazione rispetto ai diritti riconosciuti e alle tutele offerte dall’ordinamento italiano in tema di pari opportunità, ambito familiare, cura della salute, ecc.;

* informare le donne straniere rispetto alla possibilità di usufruire delle opportunità formative e professionali;

* creare occasioni di incontro tra la scuola e la famiglia attraverso attività mirate alla socializzazione, all’ascolto, alla valorizzazione delle conoscenze e dei saperi di persone appartenenti a culture diverse in un’ottica di apprendimento interculturale e sostenere i progetti “Scuola delle mamme”.

11. Promuovere iniziative volte ad individuare e contrastare forme di razzismo o di discriminazione a causa dell’origine etnica, geografica o religiosa

La Regione promuove e sostiene azioni di monitoraggio, assistenza e tutela per le vittime di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta, per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e promuove a livello locale azioni per garantire un buon svolgimento dei rapporti tra cittadine e cittadini stranieri e pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo alla trasparenza, all’uniformità ed alla comprensione delle procedure.

Queste azioni sono promosse in attuazione degli articoli 43 e 44 del decreto legislativo 286/1998, e in conformità al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215 (Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica) e al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216 (Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro) e sono attuate in collaborazione con gli Enti locali.

Interventi

* promuovere iniziative contro la discriminazione e agevolare l’effettiva possibilità di esercizio dei diritti di difesa e tutela.

12. Appoggiare gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione straniera, quali i minori, in particolare non accompagnati, i richiedenti asilo, i rifugiati politici, le vittime della tratta e le persone con problemi di giustizia

L’immigrazione non è più un fenomeno i cui protagonisti sono soggetti adulti, per lo più soli, ma gruppi familiari, e i casi di ragazzi d’origine straniera nati nel nostro paese, o immigrati in tenera età, sono ormai una quota significativa e socialmente rilevante.

I minori stranieri si trovano spesso sospesi tra due mondi e due culture: da un lato il senso della continuità, il legame storico con il paese di provenienza dei genitori, e la cultura d’origine, dall’altro la cultura del paese d’accoglienza.

Il complicato rapporto con il proprio passato e con il paese d’origine si traduce spesso in numerosi ostacoli che rischiano di compromettere la riuscita dell’inclusione nel nostro paese: ritardo scolastico, disagio individuale e familiare, maggiore rischio di devianza sociale.

Per queste ragioni è molto importante prevedere, oltre alle misure già attivate in ambito scolastico, interventi volti a facilitare questo delicato, ma fondamentale, processo di inserimento, soprattutto nella fase adolescenziale.

La questione dei minori stranieri non accompagnati ha assunto, da diversi anni, le caratteristiche di un flusso migratorio non programmato, non governato e quasi sempre espressione di una varietà di situazioni tra le quali, particolarmente grave è quella riferibile al fenomeno della tratta e sfruttamento dei minori stranieri non accompagnati nell’ambito dell’accattonaggio, dei furti, dello spaccio di stupefacenti e della prostituzione. Si tratta di “bambini-adolescenti” , maschi e femmine, provenienti soprattutto dal Maghreb e dall’Europa dell’Est (tra cui molti Rom), particolarmente vulnerabili, privi del sostegno di una famiglia e di una rete di rapporti parentali che dia sicurezza e rafforzi il senso di identità. Questi minori non vanno a scuola, vivono in situazioni assolutamente precarie, spesso subiscono violenze ed abusi.

Per combattere le cause che conducono frequentemente il minore non accompagnato su percorsi criminali o comunque fortemente a rischio, e per favorire e promuovere la loro inclusione sociale, occorre, quindi, mettere in atto azioni rivolte alla prevenzione e offrire loro opportunità di studio, formazione, e inserimento lavorativo.

L’immigrazione clandestina dovuta alla criminalità organizzata è sempre più legata anche al traffico di esseri umani e al loro sfruttamento, sessuale e lavorativo, la gestione dei flussi migratori illegali rappresenta, infatti, un vero “mercato nero” nelle mani della criminalità organizzata transnazionale.

Occorre pertanto impegnarsi nella lotta al traffico degli esseri umani e nel recupero e reinserimento delle vittime, anche attraverso azioni di sostegno della rete territoriale esistente di associazioni che si occupano di questa tematica, per stimolare la nascita di nuove realtà di accoglienza e per incentivare la formazione degli operatori.

Non sfugge peraltro che, anche quando non ricorrano gli estremi dello sfruttamento o della riduzione in schiavitù, condizione che consente l’accesso ai percorsi di inserimento sociale ex art. 18 T.U., per molte donne, uomini, ragazzi, la prostituzione rappresenta una dolorosa necessità da cui è difficile uscire. Occorre dunque pensare nuove strategie di occasioni di inserimento sociale e di percorsi di inclusione lavorativa supportata da appositi corsi formativi.

E’ inoltre necessario considerare la presenza sul territorio regionale di rifugiati e richiedenti asilo e la necessità di interventi mirati a favorire la loro inclusione sociale.

Infine non possono essere tralasciate le problematiche relative alla ricaduta del fenomeno dell’immigrazione sul mondo carcerario.

Gli stranieri costituiscono una parte significativa della popolazione carceraria in Italia: in base ai dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria l’incidenza degli stranieri sulla popolazione carceraria al 31 marzo 2005 ammonta al 31,9%. Poiché la maggior parte di essi è priva di permesso di soggiorno, spesso ha un’identità incerta, non può certificare il luogo di residenza, nella pratica è assai limitato il loro accesso alle misure alternative alla detenzione.

La popolazione detenuta immigrata si trova, inoltre, spesso a dover affrontare oltre il disagio della privazione della libertà, anche le difficoltà sul piano linguistico e culturale, e la mancanza di sostegni esterni, oltre al fatto che i detenuti stranieri spesso dopo l’aver scontato la pena vengono espulsi, e ciò rende più difficile formulare percorsi di reinserimento socio-lavorativo.

Interventi

* attivare progetti rivolti a minori stranieri;

* garantire percorsi di assistenza e di tutela a sostegno dei minori non accompagnati, nonché di reinserimento di minori dimessi da istituti penali minorili;

* favorire progetti mirati a combattere la tratta e lo sfruttamento sessuale e lavorativo di persone straniere, e garantire il recupero e il reinserimento delle vittime;

* sostenere progetti a favore di richiedenti asilo e rifugiati;

* tenere conto, nell’ambito degli interventi promossi a favore delle persone in esecuzione penale, della specificità della popolazione straniera;

* sostenere percorsi di accompagnamento a favore delle fasce più deboli della popolazione straniera.

13. Promuovere iniziative nell’ambito delle Relazioni Internazionali con i Paesi d’origine

Le attività di cooperazione internazionale hanno come scopo lo sviluppo socioeconomico di Paesi da cui spesso hanno origine flussi migratori. La mancanza di prospettive di miglioramento delle proprie condizioni di vita spinge le popolazioni di queste regioni a migrare nei paesi più sviluppati.

La cooperazione internazionale ha come obiettivo generale quello di dare una risposta in loco alle esigenze delle comunità locali.

Interventi

* promuovere attività di formazione svolte nei paesi d’origine dei flussi migratori finalizzate ad accrescere la preparazione tecnica e la conoscenza della lingua e della cultura italiana per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro piemontese e per facilitare l’inserimento lavorativo nel tessuto economico produttivo e una maggiore inclusione sociale;

* promuovere iniziative di informazione rispetto alle opportunità per la formazione dei cittadini extracomunitari nei Paesi d’origine previste dalla normativa nazionale e regionale vigente;

* valorizzare le competenze delle cittadine e dei cittadini stranieri, relative sia alla conoscenza dei loro territori d’origine, sia alla loro permanenza in Piemonte e nell’ambito della loro attività professionale;

* favorire attività di accompagnamento delle cittadine e dei cittadini stranieri che intendono rientrare nel loro Paese d’origine anche per realizzare piccole e medie imprese, valorizzando, anche, le rimesse degli immigrati.

14. Valutare l’efficacia delle politiche previste dal presente Piano

S’intende favorire la messa in atto di un sistema di monitoraggio e valutazione che permetta di conoscere l’impatto che il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione e i Piani Provinciali hanno avuto sul territorio, i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi previsti.

Il sistema deve fornire, inoltre, un’analisi sia qualitativa che quantitativa dei progetti realizzati e individuare le buone prassi.

Il processo di valutazione che coinvolge gli attori ai diversi livelli, fornisce elementi utili per rivedere le strategie di intervento e riprogrammare le politiche del settore.

Interventi

* monitoraggio e valutazione delle politiche e delle azioni attivate sulla base del presente Piano;

* monitoraggio e valutazione dei Piani territoriali (provinciali) e dei progetti realizzati in relazione al raggiungimento degli obiettivi.

Risorse finanziarie

Le risorse finanziarie per la realizzazione del suddetto Piano regionale sono stabilite annualmente, insieme alle priorità annuali, con Deliberazione della Giunta Regionale (DGR) e derivano dalle risorse regionali afferenti alla l.r. 64/1989 e da una quota del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali attribuito alla Regione Piemonte.

Le risorse finanziarie da assegnare annualmente alle Province vengono ripartite secondo i seguenti indicatori:

* una quota fissa ed uguale per ciascuna Provincia;

* 35% dell’importo proporzionalmente alla popolazione residente per Provincia (BDDE - Banca Dati Demografica Evolutiva);

* 45% dell’importo proporzionalmente agli immigrati extracomunitari residenti per Provincia (Dati ISTAT);

* 20% dell’importo proporzionalmente agli alunni stranieri nelle scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado (Dati Regione Piemonte - Rilevazione Settore edilizia scolastica DaMaSco).

Per l’attuazione degli interventi settoriali della l.r. 64/1989 potranno essere anche utilizzate le risorse disponibili nei rispettivi capitoli di bilancio degli Assessorati competenti nelle rispettive materie così come stabilito dall’articolo 22, l. r. 64/1989.

Per l’attuazione degli interventi la Regione inoltre, potrà avvalersi di contributi comunitari o di altra fonte internazionale, nonché di altri contributi o finanziamenti pubblici o privati.

Validità

Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione per il triennio 2007-2009, resta in vigore fino all’emanazione del prossimo Piano.

(omissis)