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Bollettino Ufficiale n. 39 del 28 / 09 / 2006

Deliberazione del Consiglio Regionale 12 settembre 2006, n. 89 - 29105

Linee generali di intervento in materia di ricerca e innovazione, di cui all’articolo 4 della l.r. 4/2006. (Proposta di deliberazione n. 177)

(omissis)

IL CONSIGLIO REGIONALE

(omissis)

delibera

(omissis)

Tale deliberazione, nel testo che segue, emendato, è posta in votazione: il Consiglio approva.

IL CONSIGLIO REGIONALE

visto l’articolo 4 della legge regionale 30 gennaio 2006, n. 4 (Sistema regionale per la ricerca e l’innovazione), in base al quale il Consiglio regionale, in coerenza con gli orientamenti comunitari in materia di ricerca e gli indirizzi del piano nazionale per la ricerca, approva, su proposta della Giunta regionale, una delibera che identifica le linee generali d’intervento in materia di ricerca ed innovazione;

visto l’articolo 6 della citata l.r. 4/2006, così come modificato dall’articolo 52 della legge regionale 21 aprile 2006, n. 14 (Legge finanziaria per l’anno 2006), ai sensi del quale è prevista l’istituzione del Comitato regionale per la ricerca e l’innovazione, al quale compete, in base al comma 1 del medesimo articolo 6, concorrere all’elaborazione delle sopraccitate linee generali di intervento;

preso atto che, con DPGR n. 45 del 3 maggio 2006 la Presidente della Giunta regionale ha provveduto, raccolte le rispettive designazioni, a nominare i rappresentanti del suddetto Comitato;

considerata la necessità di procedere ad una rapida approvazione delle linee generali di intervento in materia di ricerca ed innovazione, anche al fine di consentire l’adozione dei relativi provvedimenti attuativi da parte della Giunta regionale;

vista la DGR n. 70-3392 dell’11 luglio 2006, e preso atto delle motivazioni ivi addotte;

acquisito il parere favorevole, espresso all’unanimità in data 6 settembre 2006 dalle Commissioni I, VI e VII riunite in seduta congiunta

delibera

di approvare le linee generali di intervento in materia di ricerca ed innovazione, di cui all’allegato A che costituisce parte integrante della presente deliberazione.

Allegato A

LINEE GENERALI DI INTERVENTO IN MATERIA DI RICERCA E INNOVAZIONE

SOMMARIO

Introduzione - La Legge Regionale n. 4/2006 e i suoi elementi qualificanti

1. Elementi di contesto

1.1 Le linee d’indirizzo a livello europeo

1.2 Le linee d’indirizzo a livello nazionale

1.3 La strategia comune delle Regioni italiane

1.4 Il Sistema della Ricerca della Regione Piemonte

1.5 Gli attori del sistema

2. Le linee strategiche della Regione Piemonte per il sostegno della ricerca e dell’innovazione

2.1. Qualificare la spesa regionale per la ricerca attraverso selettività, specializzazione e valorizzazione dei risultati

2.2. Sostenere direttamente lo sviluppo di nuove conoscenze e nuovi saperi, costruire un sistema di opportunità per chi opera nel sistema della ricerca

2.3. Realizzare un sistema regionale della ricerca, attraverso la razionalizzazione, l’integrazione, il coordinamento e potenziamento delle competenze e delle risorse esistenti

2.4. Sostenere la competitività del territorio e incentivare l’emergere di domanda qualificata di conoscenza e innovazione proveniente dal sistema industriale

2.5. Assicurare, nel contesto di una politica per la ricerca autonoma e strutturata, coerenza e sinergia della politica regionale con quella di indirizzo nazionale ed europeo

Allegati

1 Piano Nazionale della Ricerca in attuazione delle Linee Guida

2 Priorità tematiche del VII° programma quadro dell’Unione Europea

3 Il sistema pubblico e privato non accademico


Introduzione - La Legge Regionale n. 4/2006 e i suoi elementi qualificanti

L’articolo 117 della Costituzione attribuisce alla legislazione concorrente dello Stato e delle regioni le materie della ricerca scientifica e tecnologica e del sostegno all’innovazione per i settori produttivi. In queste materie le regioni sono libere di introdurre una propria disciplina nel rispetto della Costituzione e dei principi fondamentali dettati dallo Stato.

Particolare attenzione merita il raccordo della disposizione in parola con la lettera r), del secondo comma del medesimo art. 117 che assegna alla legislazione esclusiva dello Stato la disciplina delle opere dell’ingegno. Il legislatore costituzionale ha infatti voluto riservare alla competenza legislativa dello Stato una delle materie più intimamente connesse alla ricerca scientifica e tecnologica.

All’interno dei citati confini normativi si realizza, di volta in volta ed in base all’orientamento politico prevalente, il riparto effettivo di competenze nonché la reciproca collaborazione tra Stato e regioni.

La Regione Piemonte ha utilizzato la propria potestà legislativa sui temi della ricerca scientifica e tecnologica e del sostegno all’innovazione per i settori produttivi con l’approvazione della legge regionale 30 gennaio 2006 n. 4 “Sistema regionale per la ricerca e l’innovazione”.

Con l’adozione di questa legge la Regione Piemonte ha fatto propria la richiesta latente nel territorio piemontese di una piattaforma normativa per la gestione dei fondi destinati a sostenere in senso lato le attività di ricerca e innovazione di qualsiasi ente pubblico e privato se ne faccia portatore. Il provvedimento legislativo determina una novità rispetto al passato: raccoglie a sistema gli interventi a sostegno del patrimonio conoscitivo e della sua capacità di trasformarsi in prodotti e processi innovativi che alimentino la crescita del sistema economico locale, interventi che nelle legislature precedenti si trovavano dispersi in numerose azioni afferenti a settori di competenza diversi (industria, alta formazione, ambiente, per esempio).

I principali elementi qualificanti e innovativi della l.r. 4/2006 si possono quindi sintetizzare:

* nel riconoscimento, per la prima volta, del sistema regionale della ricerca piemontese come tassello attivo e responsabile dello spazio europeo della ricerca (ERA(1)), il cui compito consiste nel contribuire al perseguimento degli obiettivi comunitari avvalendosi di metodi e valorizzando potenzialità peculiari del territorio piemontese (Articoli 1-3);

* nell’adozione di un quadro programmatico locale, unico, organico, e flessibile che indichi e delimiti:

o gli obiettivi e le azioni di riferimento per implementare politiche di sviluppo sostenibile nella società della conoscenza;

o le aree e i settori strategici per stimolare la crescita del sistema, nonché la disponibilità di fondi per ciascuno;

o i criteri di valutazione dei progetti affinché questi siano coerenti e sostenibili.

* nella necessità di raccordare le misure relative agli interventi di ricerca e innovazione formulate da tutti i settori di competenza regionale interessati, in particolare gli interventi per lo sviluppo delle attività produttive (l.r. 34/2004);

* nella predisposizione di un fondo unico per la ricerca e l’innovazione;

* nell’attribuzione di un valore esplicito alle attività e ai risultati del monitoraggio e della valutazione in quanto fortemente funzionali al ri-orientamento dei Programmi in corso e alla redazione dei Programmi successivi.

L’articolo 4 della presente legge prescrive che la Giunta elabori e proponga al Consiglio Regionale per successiva approvazione, una delibera che identifichi le linee generali di intervento per il raggiungimento delle finalità della legge espresse nell’articolo 1 della stessa, e fissi le risorse finanziarie necessarie per l’attuazione delle medesime.

1. Elementi di contesto

1.1. Le linee d’indirizzo a livello europeo

La strategia di Lisbona

Nel marzo del 2000 i Paesi Membri concordarono sulla necessità di intraprendere una serie di riforme al fine di arginare e se possibile invertire l’andamento negativo degli indici di crescita relativi all’economia e all’occupazione.

Ad una situazione di stagnazione economica si sono sommati gli effetti negativi sulla competitività delle imprese e sulla bilancia commerciale europea, determinati dal vertiginoso ritmo di crescita dei paesi asiatici emergenti, quali India e Cina, e dall’aumento del prezzo del petrolio e delle materie prime.

L’Unione Europea, sulla base di alcune indicazioni contenute nel rapporto Kok: “Facing the challenge”(2) ha sancito il rilancio della strategia concordata nel Consiglio Europeo di Lisbona. Essa prevedeva come obiettivo strategico per il 2010 di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.” Le aree chiave su cui intervenire con azioni urgenti erano concentrate sul predisporre il passaggio verso un’economia e una società basate sulla conoscenza migliorando le politiche in materia di società dell’informazione e di R&D (Research&Development), nonché accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della competitività e dell’innovazione e completando il mercato interno.

Nel 2004, la terza relazione sulla coesione economica e sociale ha posto le basi per un ri-orientamento delle politiche al mutato quadro internazionale.

Tale quadro di riferimento è stato riaffermato negli ultimi due Consigli europei di marzo e giugno 2005.

Gli obiettivi strategici della Commissione sono stati essenzialmente declinati in Prosperità, Solidarietà e Sicurezza quali cardini per il sostegno dello sviluppo. In tema di ricerca della prosperità, al fine di “mantenere il tenore di vita e il livello di protezione sociale cui sono abituati i cittadini europei”, si è affermata l’esigenza di realizzare un contesto imprenditoriale favorevole, promuovere gli investimenti per la prosperità (con particolare riferimento agli investimenti in R&D per i quali l’Unione si è impegnata a promuovere politiche per raggiungere il 3% del PIL destinato alla ricerca, di cui l’1% a carico del settore pubblico) e promuovere il cambiamento, adeguando il mercato del lavoro per sostenere la creazione di occupazione.

A tale impostazione di medio periodo, il Consiglio europeo ha risposto tramite quattro significative posizioni:

* approvando la relazione e le proposte dell’ECOFIN del marzo 2005 volte a “Migliorare l’attuazione del patto di stabilità e crescita”, con l’intendimento di meglio regolare e integrare le variabili macroeconomiche dello spazio europeo e dei singoli Stati Membri;

* rilanciando la strategia di Lisbona a partire dalla constatazione del mutato quadro mondiale e dalla volontà di “rinnovare le basi della sua competitività, puntando principalmente sulla conoscenza, l’innovazione e la valorizzazione del capitale umano”;

* integrando nella strategia di Lisbona stessa la Comunicazione della Commissione volta a garantire “la piena occupazione, la qualità e la produttività del lavoro nonché la coesione sociale”

* approvando il Patto Europeo per la gioventù, che “mira a migliorare l’istruzione, la formazione, la mobilità, l’inserimento professionale e l’inclusione sociale dei giovani europei.

Primi indirizzi per il VII Programma Quadro (2007-2013)

La Comunicazione 353 “la scienza e la tecnologia, chiavi del futuro dell’Europa, Orientamenti per la politica di sostegno alla ricerca dell’Unione” del luglio del 2004 contiene le prime indicazioni per il VII° Programma Quadro, presentato nell’aprile 2005(3).

Tenendo conto di quanto contenuto nel rapporto Marimon(4) relativo alla valutazione intermedia del VI° PQ, nella Comunicazione 353 viene sottolineata l’importanza di dare continuità al VI° PQ tramite il mantenimento ed il rafforzamento delle attività già esistenti. Viene altresì affermato che, se si vogliono mantenere gli obiettivi enunciati a Lisbona, è necessario lo snellimento burocratico delle procedure e l’incremento sostanziale del budget destinato alla ricerca per il prossimo periodo di programmazione.

La proposta della Commissione si concentra su sei macro-obiettivi:

* Ricerca collaborativa

* Risorse Umane

* Infrastrutture per la Ricerca

* Coordinamento con i Programmi Nazionali

* Ricerca di base e finanziamenti competitivi

* Iniziative tecnologiche

Per la continuità delle attività all’interno del VII Programma Quadro, la Commissione considera particolarmente rilevanti i primi quattro.

La Proposta COM (2005) 119 del 6 aprile 2005 per il VII Programma Quadro

Wim Kok(5), nel suo rapporto “Facing the challenge The Lisbon strategy for growth and employment”, introduce alcuni elementi di analisi riguardanti la dotazione finanziaria e la durata del nuovo Programma Quadro, che sono stati accolti dalla Commissione e hanno contribuito alla definizione di alcune novità rispetto alla precedente proposta.

E’ stato considerato auspicabile un considerevole aumento della dotazione finanziaria rispetto al precedente programma. Rispetto ai 35 mila milioni di euro del VI°PQ, il VII° PQ dovrebbe disporre infatti di circa il doppio, altri tremila milioni di euro circa dovrebbero essere allocati per attività nel settore della ricerca nucleare intraprese secondo le disposizioni del Trattato Euratom(6).

Fino ad oggi i Programmi Quadro hanno avuto una durata di cinque anni. La proposta della Commissione invece prevede per VII° PQ una estensione a sette anni relativa al periodo 2007-20137 e contempla quattro programmi: cooperazione, idee, gente e capacità.

Il Programma Cooperazione mantiene il suo focus sulla Ricerca Collaborativa e sulla collaborazione trans-nazionale.

Le priorità tematiche (descritte in modo dettagliato nell’allegato 2) sono nove:

* Salute

* Alimentazione, agricoltura e biotecnologie

* Tecnologie per la Comunicazione e l’Informazione

* Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie per la produzione

* Energia

* Ambiente e cambiamento climatico

* Trasporti

* Scienze socio-economiche

* Spazio e Ricerca per la sicurezza

Sono inoltre previste Iniziative Tecnologiche Congiunte(8) su:

- Idrogeno e celle combustibili (fuell cells) per l’energia futura sostenibile,

- Medicina innovativa a beneficio dei cittadini europei,

- Controllo globale per la sicurezza e l’ambiente,

- Aeronautica e trasporti aerei,

- Nanoelettronica,

- Sistemi integrati (Embedded).

Programma Idee, con focus sulla Ricerca di Frontiera: per sviluppare il programma dedicato alla ricerca di base e al consolidamento delle eccellenze europee basate sulla conoscenza, la Commissione intende dar vita ad un Consiglio per la Ricerca Europea, composto da esperti indipendenti e di comprovata esperienza internazionale.

Programma People, con focus sul Potenziale Umano: riprende lo schema Marie Curie e risponde alle esigenze di promuovere e sostenere le carriere dei ricercatori a beneficio della ricerca in Europa con una serie di azioni specifiche, quali ad esempio la formazione iniziale dei ricercatori, la formazione continua e lo sviluppo della carriera dei ricercatori, i partenariati e le modalità di collaborazione tra Università e imprese, la dimensione internazionale per borse destinate a ricercatori che trascorrono un periodo all’estero, ecc.

Programma Capacità: mira a mobilitare le migliori capacità disponibili in Europa e particolare rilievo è attribuito allo sviluppo di politiche europee coerenti a beneficio della Ricerca e dello Sviluppo Tecnologico, con le seguenti misure:

1. Infrastrutture di ricerca con coinvolgimento diretto dell’ESFRI (Forum Europeo per la Strategia nelle Infrastrutture)

2. Ricerca a beneficio delle PMI

3. Regioni della Conoscenza(9)

4. Rafforzamento del potenziale di ricerca

5. Scienza e Società

6. Cooperazione internazionale

La riforma della politica di coesione

Nel corso del 2004 è stata avviata la riforma della politica di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013, con l’intento di favorire interventi strutturali più mirati agli orientamenti assunti a Lisbona e Goteborg. Per le Regioni ex obiettivo 2, come il Piemonte, sono previsti due obiettivi: “Competitività regionale e occupazione” e “Cooperazione territoriale europea”. Tra i tre temi prioritari di entrambi gli obiettivi è stato individuato quello dell’"Innovazione ed economia basata sulla conoscenza", tra cui:

1) il rafforzamento delle capacità regionali in R&D, legate allo specifico contesto,

2) lo sviluppo della previsione tecnologica e della valutazione comparativa delle politiche a sostegno della ricerca e del trasferimento tecnologico, come pure della collaborazione tra imprese,

3) la promozione dell’imprenditorialità, da parte delle università e delle aziende,

4) la creazione di strumenti finanziari ed incubatori,

5) l’uso condiviso tra differenti regioni di risorse umane e strutture destinate alla ricerca,

6) l’elaborazione di strumenti comuni tra Regioni per lo studio e la prevenzione dei rischi naturali,

7) la creazione di reti scientifiche e tecnologiche, come ad esempio le reti tra università e i collegamenti, che consentano l’accesso alle conoscenze scientifiche tra centri di ricerca.

Le aree di intervento previste dal rilancio della strategia di Lisbona si configurano quali orientamenti strategici decisivi per le politiche di sviluppo e di competitività del Piemonte. La programmazione regionale assume quindi i principi generali indicati dall’Unione, sia per le analogie della situazione socio-economica piemontese con quella europea e per la sostanziale corrispondenza e uniformità delle criticità in atto, sia per la volontà di poter cogliere le opportunità derivanti dalla prossima programmazione dei Fondi Strutturali e del VII Programma Quadro. Gli assi fondamentali del rilancio della strategia di Lisbona, approvati nel Consiglio europeo del marzo 2005, trovano grande rispondenza alla situazione socioeconomica piemontese e possono quindi essere posti a fondamento delle indicazioni di “policy” sulle quali sviluppare la programmazione regionale.

La situazione piemontese è caratterizzata da una forte e diffusa presenza industriale per la quale la strategia di Lisbona prevede “l’indispensabile proseguimento di una politica industriale attiva, che passi per il rafforzamento dei vantaggi competitivi della base industriale, assicurando la complementarità dell’azione a livello nazionale, transnazionale ed europeo. Tale obiettivo sarà tra l’altro perseguito attraverso la definizione di iniziative tecnologiche fondate su partenariati pubblico-privato (Joint Technical Initiatives) e mediante l’adesione a Piattaforme Tecnologiche volte a definire agende di ricerca a lungo termine.”

1.2 Le linee d’indirizzo a livello nazionale

In attuazione del decreto legislativo 204/98 (artt. 1 e 2) il C.I.P.E. (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato il 19 aprile 2002 le linee guida per la politica scientifica e tecnologica del Governo, che costituisce il riferimento prioritario per la predisposizione del programma triennale per la ricerca.

Il documento individua come aree prioritarie: i sistemi di produzione (made in Italy), l’informatica e le telecomunicazioni, l’energia, l’ambiente, i trasporti, il settore agroalimentare, la salute e i beni culturali, mutuando i settori indicati dall’UE nel VI° programma quadro.

Gli assi strategici sono quattro:

1) avanzamento delle frontiere della conoscenza,

2) sostegno della ricerca orientata allo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti a carattere multisettoriale (bioscienza, nanoscienza, infoscienza),

3) potenziamento della ricerca industriale e dello sviluppo tecnologico, volti a trasformare conoscenze e tecnologie in prodotti, processi e servizi a maggior valore aggiunto,

4) promozione dell’innovazione nelle piccole e medie imprese e di aggregazioni sistemiche territoriali, con l’intento di coinvolgere maggiormente le Regioni per rafforzare l’innovazione nelle PMI, tramite specifici accordi di programma cofinanziati tra lo Stato e le Regioni.

Per potenziare il sistema nazionale della ricerca il MIUR (oggi MUR) individua sia una serie di interventi specifici per le Università, per gli enti pubblici di ricerca e per le imprese, sia un insieme di azioni orizzontali: le iniziative di collaborazione internazionale, il potenziamento del capitale umano e la sensibilizzazione della pubblica opinione.

Nel quadriennio 2003-2006 è stata prevista una spesa complessiva di 14.175 milioni di Euro suddivisi tra i quattro assi con l’obiettivo di portare il rapporto della spesa per R&D sul PIL da 1,16 nel 2002 a 1,75 nel 2006.(10) Non si dispongono ancora i dati per verificare se tale previsione possa essere attesa. Dai dati pubblicati però si rileva un trend discendente della spesa in R&D sostenuta dalle amministrazioni pubbliche negli anni 2003, con solo uno 0,7% in più rispetto al 2002, nel 2004, con una diminuzione netta del 9,5% rispetto all’anno precedente, compensata solo molto parzialmente da un aumento rilevato del 2005 dell’1,6% sul 2004.(11)

Il 18 marzo 2005 è stato approvato il Programma Nazionale per la Ricerca 2005-2007, che rappresenta lo strumento operativo pluriennale (vedi allegato 1).

E’ inoltre da rammentare l’Intesa sottoscritta tra la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e CGIL,CISL,UIL,CONFINDUSTRIA, che richiama la necessità di strategie regionali sulla ricerca, a fronte delle modifiche al Titolo V della Costituzione, delle Linee guida approvate dal Governo per la politica scientifica e tecnologica (C.I.P.E. del 19.4.2002), dell’Accordo Confindustria - Sindacati del 19 giugno 2003, del ritardo accumulato dall’Italia nella ricerca pubblica e privata.

Osservazioni delle Regioni in merito al PNR 2004-2006

Le Regioni, nel febbraio 2005(12), espressero un parere complessivamente favorevole sul Programma Nazionale della ricerca, avanzando alcune osservazioni.

Esse chiedevano infatti che, in sede di revisione, l’intero impianto del PNR fornisse previsioni economiche esaustive e funzionali alla realizzazione degli interventi proposti ed alla definizione puntuale di quest’ultimi.

A tal fine sarebbe stato opportuno collegare le previsioni economiche di asse su disponibilità finanziarie e su strumenti economici consolidati del bilancio pubblico.

Per quanto riguarda gli strumenti descritti nell’Asse 3, le Regioni concordarono con la decisione di sospendere il ri-finanziamento dell’agevolazione conosciuta come “tecno-Tremonti”, un’agevolazione fiscale, per gli utili reinvestiti in R&D da parte delle imprese. Questa agisce, per sua natura, quale intervento automatico che non contempla alcun aspetto valutativo riferibile ai contenuti dell’iniziativa fiscalmente agevolata. Non è detto, pertanto, che il finanziamento vada a sostenere reali attività di ricerca, stante anche la difficoltà per una loro effettiva classificazione. Inoltre esclude sostanzialmente le Università e gli Enti di Ricerca.

La ripartizione dei compiti tra Amministrazione centrale e Regioni è valida solo se si realizza un reale partenariato nella fase di predisposizione delle proposte, con particolare riferimento alla costituzione dei laboratori pubblico-privati. Quest’ultimo partenariato rappresenta la premessa indispensabile in funzione della ricaduta territoriale e della necessità di godere di pre-esistenze materiali ed immateriali, che richiedono una attenta programmazione regionale.

1.3 La strategia comune delle Regioni italiane

Il 20 settembre 2005 la Conferenza dei Presidenti ha approvato il “Contributo delle Regioni italiane per la definizione del Programma integrato per la crescita e l’occupazione (PICO), per il rilancio della strategia di Lisbona, nel quale la ricerca, lo sviluppo, l’innovazione ed il trasferimento tecnologico vengono considerati come punti rilevanti.

In particolare le priorità orizzontali di contesto e di crescita vengono messe in relazione con una serie di obiettivi riguardanti gli Orientamenti integrati del Consiglio dell’UE, che qui brevemente riportiamo:

* aumentare e migliorare gli investimenti nel campo della R&D, in particolare nel settore privato, in vista della creazione di uno Spazio Europeo della Ricerca,

* favorire l’innovazione in tutte le sue forme,

* favorire la diffusione e l’utilizzo efficiente delle ICT (Information&Communication Technology) e costruire una società dell’informazione pienamente inclusiva,

* rafforzare i vantaggi competitivi della base industriale.

1.4 Il Sistema della Ricerca della Regione Piemonte

La legge regionale n. 4/2006 intende promuovere e sostenere l’attività di ricerca svolta negli Atenei, nelle imprese e nei centri di ricerca pubblici e privati piemontesi. Più in generale, la Legge si propone di sostenere e valorizzare nel suo complesso il Sistema regionale della ricerca. Affinché l’approccio sistemico su cui si fonda la legge sia efficace nel sostenere la capacità di ricerca e innovazione del territorio, è fondamentale che gli strumenti messi in atto tengano adeguatamente conto delle caratteristiche specifiche e delle dinamiche del sistema della ricerca in ambito regionale.

In questa prospettiva, è importante innanzitutto fornire un quadro, qualitativo e quantitativo, dei differenti fattori che contribuiscono a determinare il potenziale di ricerca del tessuto socio-economico regionale: gli investimenti pubblici e privati in ricerca, il capitale umano per l’innovazione, la capacità di valorizzazione economica della conoscenza innovativa e di networking per la ricerca.

Per quanto concerne le risorse a disposizione per la ricerca, secondo i dati Eurostat(13) (ultimo dato disponibile anno 2002) la situazione complessiva dell’Italia in relazione all’impegno in attività di ricerca e di produzione di nuova conoscenza evidenzia un ritardo significativo rispetto alla maggior parte degli altri Paesi. In particolare, se si considera come indicatore il livello di spesa R&D sul Pil, l’Italia, con un valore medio di 1,16, è al di sotto della media europea sia in rapporto all’Europa dei 15 (1,99), sia in rapporto all’Europa dei 25 (1,93). La stessa situazione di ritardo si evidenzia anche considerando come indicatore il numero di addetti nelle attività R&D: l’Italia presenta un valore medio pari a 1.18 rispetto a una media europea pari a 1,54 (UE15) o 1,44 (UE25).

In questo quadro, il Piemonte presenta una situazione certamente più positiva, essendo una delle prime regioni italiane per investimenti in R&D, insieme alla Lombardia e al Lazio. Complessivamente tali regioni rappresentano il 52,2% della spesa per ricerca italiana e il 48,4% degli addetti del settore.

In particolare, il Piemonte è terzo per valore assoluto della spesa totale, con un investimento complessivo pari a quasi 1,8 miliardi di euro, e secondo per quota del Pil impiegata, con un valore pari a 1,68. Il Piemonte, a differenza di altre regioni, è caratterizzato da una forte incidenza delle spese private sul totale delle spese in R&D. A fronte di una incidenza media a livello italiano delle spese private in R&D pari a 47,39%, il Piemonte è caratterizzato da una incidenza prossima all’80%, con una spesa pari a 1,4 miliardi di euro. Tuttavia, è bene sottolineare che il dato relativo alle spese in R&D è fortemente polarizzato verso le grandi imprese, in quanto considera solo le spese per attività di ricerca formalizzata, e potrebbe non rappresentare correttamente il livello di impegno in ricerca e innovazione delle piccole e medie imprese. A questo proposito è interessante considerare il dato fornito dalla recente indagine realizzata da Filas(14) e basata sui dati del terzo Community Innovation Survey: la percentuale di PMI regionali classificate come innovative è del 33,4%, a fronte di una media italiana del 30,9% e di una posizione di leadership dell’Emilia Romagna con il 37,8%.

I rapporti di forza tra contributo pubblico e componente privata che sono stati precedentemente illustrati, non mutano in maniera significativa se si sposta il focus dell’osservazione dalla dimensione della spesa finanziaria a quella della consistenza numerica degli addetti alla R&D: dei 18.781 addetti alla ricerca (unità equivalenti tempo pieno) nella regione, ben 14.680 operano all’interno di imprese, 3154 nelle università e 947 in altre amministrazioni pubbliche. Tali dati pongono il Piemonte in seconda posizione dopo la Lombardia per numero di addetti alla R&D nel settore privato.

Un altro indicatore statistico rilevante per posizionare l’attività innovativa della regione è quello rappresentato dal numero dei brevetti depositati presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) da istituzioni e imprese piemontesi. Tale indicatore di performance tecnologica, rapportato al numero degli abitanti, conferma il ruolo primario giocato dal Piemonte nel contesto italiano: mentre le istituzioni e le imprese piemontesi hanno depositato, nel 2002, 134 brevetti ogni milione di abitanti, posizione che segue quella dell’Emilia-Romagna (197) e della Lombardia (178), il dato medio nazionale è di soli 83 brevetti ogni milione di abitanti.

Considerando i dati relativi ai brevetti concessi dall’Ufficio brevetti statunitense (USPTO), per il Piemonte si registra un dato pari a 37,6 per milione di abitanti, a fronte di un dato medio nazionale di 25,4, mentre la prima regione italiana è la Lombardia con 73,8. Quando si analizzano i tassi di crescita del numero di applicazioni brevettuali nel periodo 1992-2002 emerge però una situazione che potrebbe essere indice di qualche criticità. Infatti, per il Piemonte si evidenzia un tasso di crescita pari a 0,65, a fronte di un valore medio nazionale di 1,01, influenzato soprattutto dalla performance di regioni come l’Emilia Romagna (1,51) e Veneto (1,37). I dati forniti da Eurostat sui brevetti europei permettono anche un’analisi della composizione del portafoglio brevettuale piemontese per settore principale di applicazione. L’osservazione in serie storica di tale dato può fornire importanti informazioni sulle dinamiche in atto a livello regionale. Tra il triennio 1995-1997 ed il triennio 2000-2002 per il Piemonte si evidenzia una riduzione dell’incidenza delle macroaree dell’ingegneria meccanica e dei trasporti che passano rispettivamente dal 35,11% al 31,63% e dal 17,17% al 16,76%. Tale redistribuzione è legata a un contestuale aumento della quota di brevetti della macroarea Electricity, che raggruppa i brevetti dei settori elettrico ed elettronico. Questo trend è presente anche nel caso in cui si prendano in considerazione i brevetti statunitensi. Tuttavia, pur a fronte di tale processo di redistribuzione del portafoglio regionale di brevetti, il Piemonte mantiene un elevato grado di specializzazione rispetto alla media italiana nel settore della meccanica.

Una delle dimensioni indicate come particolarmente rilevanti per il successo di un sistema avanzato di ricerca è la capacità di creare degli efficienti network di collaborazione. I più recenti modelli teorici del processo innovativo suggeriscono come la performance di un sistema di innovazione, sia locale che nazionale, sia profondamente influenzata dalla quantità e qualità delle interazioni fra tre distinti agenti economici: i centri di ricerca accademici, le istituzioni di ricerca pubbliche ed il settore industriale privato. Uno dei modi per valutare questo aspetto è quello di osservare la performance dei soggetti pubblici e privati nell’ambito dei progetti europei. Il numero assoluto di progetti europei attribuiti al Piemonte presenta, a partire dal 1990 un trend positivo con un tasso di crescita medio del numero di progetti attivi per anno pari al 9,5%. L’incidenza dei progetti coinvolgenti imprese ed istituzioni regionali piemontesi si è attestata negli ultimi anni attorno al 4% rispetto a tutti i progetti banditi. Per quanto concerne invece l’incidenza della regione a livello nazionale, i progetti a cui hanno collaborato realtà locali si sono collocati tra il 10% e il 15% dei progetti a cui hanno partecipato soggetti italiani. La composizione dei partecipanti regionali vede, in media, la prevalenza di imprese, con il 43% dei casi, seguite dalle università locali (27%), centri di ricerca privati (17%) e centri di ricerca pubblici (6%). L’analisi della composizione in termini tecnologici del portafoglio di progetti mostra una netta sovraspecializzazione della regione rispetto alla media nazionale nell’ambito delle tecnologie aerospaziali, dell’ICT e dei trasporti. Ciò denota la presenza di competenze significative in tali ambiti sia sul fronte delle imprese che della ricerca pubblica.

In anni recenti alcuni studi hanno utilizzato i dati sopra riportati insieme ad altri volti a misurare fattori complementari per il sostegno alla ricerca e all’innovazione con l’obiettivo di definire indicatori aggregati di capacità innovativa, realizzando analisi di benchmarking tra diverse regioni italiane ed europee.

Ad esempio, lo Scoreboard Regionale dell’Innovazione realizzato da Finlombarda nel 2005(15) ha posto a confronto sette regioni italiane, tra cui il Piemonte, e cinque regioni europee. Sull’indice di innovazione aggregato il Piemonte risulta in sesta posizione, seconda regione italiana dopo la Lombardia, evidenziando però un ritardo piuttosto significativo rispetto a quasi tutte le altre regioni europee, tra cui soprattutto Rhône-Alpes, Stockholm e Baden-Wurttenberg. Se si analizzano alcune delle dimensioni specifiche considerate nello scoreboard, il Piemonte evidenzia una propensione alla collaborazione delle imprese con i centri pubblici di ricerca presenti sul territorio regionale superiore alla media. Inoltre, la regione si posiziona ad un livello intermedio per quanto concerne la disponibilità di risorse umane per l’innovazione, mentre è contraddistinta da una elevata qualità scientifica della produzione dei centri di ricerca pubblici e privati regionali. Infine, è importante sottolineare come la performance complessiva del sistema regionale di innovazione sia fortemente penalizzata dai bassi risultati ottenuti nell’area della finanza per l’innovazione

Anche l’agenzia regionale FILAS ha recentemente proposto uno studio dedicato alla comparazione della performance innovativa delle regioni italiane. Tale studio presenta un interessante e originale approfondimento dedicato alla creatività ed al suo contributo in termini di innovazione e crescita economica. Su questa dimensione, che comprende indicatori relativi alle cosiddette 3t (Talent, Technology, Tolerance secondo il modello proposto da Florida nel 2004) il Piemonte occupa i primi posti, insieme a Lazio e Lombardia.

Un altro studio importante è quello realizzato dalla Fondazione Rosselli con l’obiettivo di definire lo stato e soprattutto le prospettive evolutive del sistema tecnico-scientifico e industriale del Piemonte. Da questo studio, emergono come particolarmente promettenti tre aree scientifico-tecnologiche: ICT, biotecnologie e tecnologie energetiche. Su queste aree il Piemonte dimostra di avere una base di conoscenza di livello elevato, anche se in molti casi sembra essere carente la capacità di valorizzare dal punto di vista economico i risultati della ricerca e di operare in modo sinergico e coordinato(16).

1.5 Gli attori del sistema

Il Piemonte dispone di un potenziale di ricerca pubblica consistente, dentro e fuori l’ambito accademico.

L’Università di Torino impiega nell’attività di ricerca più di 3700 persone così suddivise: 2050 tra ordinari, associati e ricercatori, 390 assegnisti, 1290 dottorandi e 54 borsisti post dottorato (50% lavora solo nelle facoltà scientifiche).

Il bilancio 2004 si è chiuso a 425 milioni di euro. Di questi il 56% circa arriva dal M.I.U.R., il 14% circa dalla contribuzione studentesca ed il restante 30% da fonti esterne.

L’Ateneo nel 2003 ha destinato all’attività di ricerca 156 milioni di euro, pari al 30% del totale del bilancio.

Dispone di 3 Centri di eccellenza (Superfici e Interfasi Nanostrutturate, Immagine Molecolare, Biosensori), finanziati ai sensi del D.M. 13 gennaio 2000 n. 11, e di 190 laboratori. Dispone di un Centro per il trasferimento tecnologico, di un Ufficio brevetti e di una Commissione di valutazione dei medesimi. Nel 2003 ha inoltre costituito un’Agenzia per la ricerca, che agisce da interfaccia tra l’Ateneo, le Istituzioni e il mondo delle imprese.

Il Politecnico destina alle attività di ricerca circa il 12% del bilancio. Infatti sul bilancio consuntivo del 2004, che pareggia a circa 195 Meuro, le spese per attività di ricerca ammontano a circa 24 Meuro. Se si considerano anche le spese per il personale addetto alla ricerca, tale valore percentuale sale al 35%.

Il Politecnico impiega nell’attività di ricerca circa 1700 persone (di cui circa 550 dottorandi e 300 assegnisti di ricerca) e dispone di circa 200 laboratori (di cui la metà con impiantistica pesante), di un Ufficio Brevetti, di una Commissione di valutazione dei brevetti e di una Commissione di valutazione degli “spin off” accademici. Appare assai significativa l’evoluzione dell’investimento in borse di dottorato e in assegni di ricerca. Tale quota di investimento è passata dal 1999 ad oggi da circa 3 milioni di Euro a più di 10 milioni di Euro all’anno.

L’Ateneo ha inoltre avviato, con proprie risorse, una politica di sviluppo di attività scientifiche innovative che si affiancano a quelle tradizionalmente presenti. Si tratta del programma di potenziamento dell’attività sperimentale attraverso la realizzazione di Laboratori di Alta Qualità (LAQ). Ad oggi sono stati attivati 10 LAQ con un impegno annuale di circa 4 milioni di euro. Il Politecnico dispone inoltre di un Centro di Eccellenza cofinanziato dal MIUR per le radio comunicazioni multimediali.

L’Università del Piemonte Orientale (UPO) impiega nell’attività di ricerca oltre 600 persone, così suddivise: 118 professori ordinari, 106 professori associati, 103 ricercatori strutturati, 98 assegnisti di ricerca, 144 dottorandi e 60 titolari di contratti per programmi di ricerca e borse di addestramento e perfezionamento alla ricerca.

L’UPO dispone di un Ufficio brevetti, di una Commissione di valutazione brevetti e di una Commissione di valutazione delle nuove imprese generate da ricercatori accademici (“spin-off”).

Il bilancio 2004 si è chiuso con un consolidato di 73,3 milioni di euro e di questo il 40,7% risulta destinato alla ricerca. Il dato tiene conto della quota spese per il personale strutturato, delle spese per assegni per collaborazioni ad attività di ricerca, delle spese di funzionamento e di allestimento delle strutture di ricerca e di quelle per programmi e progetti di ricerca.

Il 22,1 % delle entrate risulta finanziata da enti esterni mentre il restante 77,9% deriva dai trasferimenti M.I.UR. e dalla contribuzione studentesca.

Una recente indagine(17) ha censito complessivamente 266 laboratori di ricerca pubblici, che operano in provincia di Torino: 175 dell’Università, 73 del Politecnico e 8 del CNR.

Al di fuori del sistema pubblico accademico, in Piemonte è possibile trovare un insieme molto variegato ed esteso di istituzioni che si occupano di ricerca. La nostra Regione presenta 91 centri di ricerca con una significativa prevalenza dei soggetti pubblici (63) su quelli privati, concentrati prevalentemente all’interno delle imprese e di cui una minima parte sono entità autonome(18). I campi in cui operano le strutture pubbliche sono diversificati su una vasta area di tematiche, con un numero considerevole nell’ambito delle ricerche biologiche, agricole ed ambientali, mentre le attività dei centri di ricerca privati sono focalizzate sugli interessi specifici delle imprese cui appartengono (mezzi di trasporto, meccanica strumentale, metalmeccanico, gomma, plastica ed elettronica). Accanto ai centri di ricerca, bisogna ricordare le Fondazioni, solitamente enti-non profit ed il sistema universitario (allegato 3).

Un ruolo importante nel campo della ricerca e del trasferimento delle conoscenze è svolto dai Parchi Tecnologici(19). In Piemonte sono 7: il Bioindustry Park del Canavese a Coleretto Giacosa (To), il CETAD di Torino, l’Environment Park di Torino, il Pst di Tortona (Al), Tecnogranda a Dronero (Cn), il Tecnoparco di Verbania e il Virtual Reality & Multi Media Park di Torino. Vi lavorano complessivamente 210 ricercatori, di cui 137 presso le imprese insediate e 73 presso laboratori di ricerca, alcuni dei quali gestiti in partnership con Università e Politecnico. I Parchi dispongono complessivamente di 25 centri di competenza, che hanno in corso numerose convenzioni con Università, Politecnico, CNR e imprese e operano in modo capillare sull’intero territorio regionale.

Per primi in Europa, i Parchi tecnologici piemontesi hanno realizzato attraverso Tecnorete Piemonte, consorzio senza fini di lucro, un networking operativo di strutture e competenze, attivo in ambito regionale e internazionale, che gestisce oggi circa il 50% dei progetti di innovazione dei Parchi stessi.(20)

I Parchi tecnologici sembrano disporre di molte potenzialità, che andrebbero meglio sfruttate, o forse meglio gestite tramite l’uso di migliori strategie comunicative e manager capaci, data anche la difficoltà insita nella “mission” degli stessi e cioè quella di vendere, scambiare o trasferire innovazione e tecnologia.

Infatti essi, inter alia, sono o potrebbero essere:

* portatori di conoscenze trasversali che possono interessare una pluralità di settori, come ad esempio le biotecnologie, le applicazioni virtuali e multimediali, ecc,

* poli di attrazione per imprese high tech,

* fornitori di servizi tecnologici e innovativi in generale,

* produttori di conoscenza e ricerca,

* incubatori di nuove imprese,

* attori nella diffusione e nel trasferimento della conoscenza,

* punti di riferimento per l’animazione tecnologica e il networking sul territorio.

Oltre all’istituzione di parchi scientifici e tecnologici, la regione Piemonte può contare su un’iniziativa di distretto finalizzata alla creazione di un polo ICT a Torino, Torino Wireless, che raccoglie i principali attori ICT del Piemonte in un sistema condiviso di valori, strategie, azioni in grado di aumentare la competitività del territorio, attraverso l’integrazione fra R&D, imprenditoria e capitale di rischio.

L’impegno è rivolto alla creazione di un “circolo virtuoso” in cui le attività di ricerca, la creazione di attività imprenditoriali, la crescita di quelle esistenti, la disponibilità di capitali siano strettamente integrati e capaci di autoalimentarsi.

Un altro importante strumento a disposizione del territorio regionale per abilitare l’innovazione e il trasferimento tecnologico è rappresentato dagli incubatori d’impresa: I3P, 2I3T, Lisem, In.Ver e Topics.

Da sottolineare il ruolo delle Fondazioni Bancarie, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche come anello di congiunzione con il sistema della ricerca pubblica e privata.

2. Le linee strategiche della Regione Piemonte per il sostegno della ricerca e dell’innovazione

Il nuovo programma di legislatura affida alla ricerca un ruolo strategico nello sviluppo e nella conversione dell’economia regionale, con l’obiettivo di valorizzare le nuove vocazioni industriali, tecnologiche e scientifiche della regione.

Il documento strategico regionale per la riforma della politica di coesione 2007 - 2013 svolge una compiuta analisi della situazione economica e sociale del Piemonte e delinea i possibili scenari di riferimento per il futuro, con attenzione sia ai settori tradizionali che a quelli più innovativi, in campo industriale e dei servizi. Esso include il potenziale di ricerca e l’innovazione tra i punti di forza e gli assi strategici per lo sviluppo regionale.

Da queste indicazioni scaturiscono cinque macro-obiettivi, da cui derivano le linee di intervento per l’elaborazione del piano pluriennale da parte della Giunta regionale, di cui all’art. 5 della l.r. 4/2006.

1. Qualificare la spesa regionale per la ricerca attraverso selettività, specializzazione e valorizzazione dei risultati

2. Sostenere direttamente lo sviluppo di nuove conoscenze e nuovi saperi, costruire un sistema di opportunità per chi opera nel sistema della ricerca

3. Realizzare un sistema regionale della ricerca, attraverso la razionalizzazione, l’integrazione, il coordinamento e il potenziamento delle competenze e delle risorse esistenti

4. Sostenere la competitività del territorio e incentivare l’emergere di domanda qualificata di conoscenza e innovazione proveniente dalle imprese

5. Assicurare, nel contesto di una politica per la ricerca autonoma e strutturata, coerenza e sinergia della politica regionale con quella di indirizzo nazionale ed europeo

2.1. Qualificare la spesa regionale per la ricerca attraverso selettività, specializzazione e valorizzazione dei risultati

La necessità di sostenere e rilanciare un sistema complesso come quello della ricerca in Piemonte e la relativa scarsità delle risorse disponibili per la spesa destinate al sostegno delle attività di ricerca, impongono un utilizzo selettivo e specializzato delle stesse attraverso l’applicazione degli strumenti gestionali e valutativi riconosciuti come migliori pratiche dalla comunità scientifica internazionale. In particolare, tale macro-obiettivo si esplicita nella necessità di porre in essere strumenti di prospezione, monitoraggio e valutazione di politiche, progetti e strutture. Inoltre, è necessario che si predispongano strumenti idonei alla valorizzazione e alla comunicazione ex-post dei risultati di ricerca, con l’obiettivo di assicurare continuità a filoni di ricerca emergenti e alle strategie regionali.

Linee d’azione

A. SPECIALIZZAZIONE E CONTINUITA’

La selezione dei settori prioritari, su cui concentrare le risorse, per raggiungere la massa critica di investimenti necessaria al conseguimento di risultati significativi, è basata su studi specifici e riflette una visione del processo innovativo differenziata per settori industriali e per paradigmi tecnologici.

I settori prioritari devono essere individuati secondo la tradizionale distinzione tra paradigmi science/technology push ovvero demand pull. Da un lato settori di frontiera della ricerca scientifica e tecnologica, caratterizzati da una prevalenza di attività di ricerca concentrate nella fase del processo di produzione della conoscenza e da un modello di trasformazione della conoscenza in valore economico prevalentemente top-down e lineare. Dall’altro settori in cui le attività di ricerca sono posizionate vicino al mercato e da quest’ultimo sono orientate, con un processo che ha natura prevalentemente bottom-up.

Questa distinzione comporta logiche di finanziamento differenti. Da un lato, laddove vi siano riconosciuti paradigmi scientifici di frontiera, su cui la Regione vanti eccellenza e massa critica, l’indirizzo è quello di finanziare direttamente attività di ricerca applicata nel settore scientifico o tecnologico. In questa logica si identificano i seguenti settori prioritari per l’intervento:

* scienze della vita e biotecnologie,

* nanotecnologie e processi di produzione avanzati,

* nuovi materiali,

* energie alternative,

* scienze sociali e giuridiche applicate all’attrattività e alla competitività della regione.

Dall’altro, esistono settori a conoscenza matura, strutturalmente vicini alla fase applicativa, in cui il processo innovativo e la ricaduta industriale sono determinati dalla pervasività di tecnologie e servizi innovativi - tra cui in particolare Information&Comunication Technology (ICT) e design industriale - in settori industriali maturi e attività di servizio tradizionale. Tali intersezioni definiscono piattaforme tecnologiche che costituiscono l’unità fondamentale di finanziamento. In questa seconda impostazione l’identificazione dell’unità elementare di finanziamento nella piattaforma tecnologica si accompagna coerentemente alla scelta di finanziare le piattaforme tecnologiche attraverso il sostegno alla domanda di prodotti e servizi innovativi in luogo del sostegno diretto all’offerta tecnologica. La configurazione industriale della regione e la presenza di una massa critica rilevante di competenze di alto profilo nei settori dell’ICT e del design industriale, suggeriscono l’identificazione, in via preliminare, delle seguenti piattaforme tecnologiche:

* mobilità intelligente e sostenibile,

* logistica avanzata,

* tracciabilità dei prodotti,

* industrie creative e multimediali,

* trasformazione e tutela del territorio e dei beni culturali,

* aerospazio,

* sicurezza ambientale,

* agro-alimentare,

* servizi sanitari avanzati.

L’impegno delle risorse sulle piattaforme, attraverso la predisposizione del piano, avverrà su un orizzonte temporale pluriennale, garantendo continuità, certezza e flessibilità agli investimenti a sostegno della ricerca.

B. VALUTAZIONE

Istituzione di procedure di valutazione da inserire in tutti i bandi regionali, riguardanti:

* la selezione ex-ante dei progetti

* la valutazione in itinere dei progetti

* la valutazione ex-post dei progetti

Le procedure di valutazione di progetti, politiche e strutture saranno ispirate ai seguenti criteri:

* coerenza con le migliori pratiche adottate dalla comunità scientifica internazionale;

* garanzia di non autoreferenzialità attraverso l’esclusione dagli organi tecnici di valutazione di soggetti appartenenti a diverso titolo al sistema regionale della ricerca;

* trasparenza nei criteri di valutazione e pubblicità dei risultati delle valutazioni.

La qualità del processo di valutazione sarà inoltre garantita dalle seguenti azioni:

* istituzione di una base dati contenente i risultati delle valutazioni ex post dei progetti, da utilizzarsi come base storica per valutazioni successive.

* Istituzione di procedure relative alla valutazione ex-post dei programmi e delle politiche d’intervento.

* Istituzione di un sistema di valutazione permanente dei centri di ricerca e di trasferimento tecnologico presenti nella regione, sul modello di quanto realizzato dalla Regione Lombardia attraverso il sistema Questio. L’efficacia nella raccolta delle informazioni necessarie sarà garantita da una disposizione che consente la partecipazione ai programmi di finanziamento solo alle strutture e ai centri che si rendono disponibili a fornire le informazioni necessarie alla valutazione su base annua.

C. MONITORAGGIO, PROSPEZIONE E VALORIZZAZIONE

Al fine di assicurare un’adeguata e strutturata base di conoscenza al processo di elaborazione delle politiche regionali sulla ricerca e l’innovazione, si predispongono attività di costante monitoraggio, prospezione e valorizzazione dei risultati attraverso i seguenti strumenti:

* Analisi di prospezione (technological foresight) a regia regionale nei settori ritenuti strategici per la definizione di una strategia regionale innovativa al fine di identificare le priorità di sviluppo per la ricerca a livello regionale.

* Studi comparati (“benchmarking”) finalizzati sia all’individuazione delle migliori pratiche internazionali di gestione del sistema della ricerca, sia al posizionamento della regione nel contesto internazionale.

* Esercizi di mappatura delle competenze e delle conoscenze di origine accademica e industriale su scala regionale.

* Realizzazione di tavole di valutazione della prestazione innovativa (Innovation scoreboard), sia attraverso la partecipazione a studi di natura generalista condotti su scala nazionale ed europea, sia attraverso la realizzazione in proprio di studi settoriali specifici.

* Creazione di un repertorio generale delle ricerche svolte in ambito regionale sul tema ricerca e innovazione.

* Azioni volte alla diffusione dei risultati delle ricerche finanziate.

2.2. Sostenere direttamente lo sviluppo di nuove conoscenze e nuovi saperi, costruire un sistema di opportunità per chi opera nel sistema della ricerca

L’azione volta a sostenere lo sviluppo di nuove conoscenze e nuovi saperi discende dalle seguenti considerazioni:

* il bene conoscenza/sapere qualificato è la vera risorsa scarsa e come tale deve essere adeguatamente valorizzata; la sua creazione deve essere considerata la priorità assoluta nella definizione delle politiche;

* tale bene risiede principalmente nelle sedi pubbliche istituzionalmente preposte alla ricerca scientifica ed esse devono quindi essere oggetto privilegiato delle politiche di sostegno, anche in considerazione delle difficoltà contingenti in cui esse si trovano ad operare;

* l’attrazione dei talenti e il contenimento del cosiddetto fenomeno della fuga dei cervelli (“brain drain”) si realizza principalmente attraverso l’eccellenza scientifica e didattica delle istituzioni piemontesi a livello internazionale. Le misure di attrazione coatta o di incentivazione alla mobilità devono quindi essere considerate al più uno strumento di accompagnamento subordinato all’esistenza di eccellenze nel sistema piemontese;

* la formazione post-laurea e le attività dei giovani ricercatori costituiscono la più preziosa fonte di nuove conoscenze, competenze e saperi. Su tali attività devono essere principalmente concentrate e specializzate le risorse;

* il sistema piemontese soffre per ragioni storiche della dipendenza da una monocultura tecnica che mostra oggi limiti intrinseci. E’ obiettivo prioritario che tale modello culturale sia oggi ibridato da componenti provenienti dalle scienze umanistiche, dalle scienze sociali e da elementi di formazione economica e manageriale.

Linee d’azione

A. SOSTEGNO DIRETTO ALLA RICERCA

* Attrazione di giovani ricercatori, anche dall’estero, per consolidare il sistema della Regione Piemonte, favorire la contaminazione dei saperi e aprire il sistema piemontese al confronto con le realtà internazionali più qualificate. Tale attrazione si fonda prioritariamente sulla rimozione delle principali barriere che limitano l’attrattività del sistema piemontese, in particolare la mancanza di adeguate infrastrutture residenziali, la scarsità di gruppi di ricerca e di risorse economiche di dimensione adeguata alla realizzazione di programmi scientifici di eccellenza, misure di sostegno all’attrattività del contesto socio-culturale della regione.

* Programmi di cofinanziamento di attività di ricerca di attestato valore scientifico internazionale.

* Finanziamento di progetti di ricerca in settori individuati come strategici attraverso le attività di prospettiva e monitoraggio e selezionati sulla base delle modalità di valutazione sopra citate.

* Finanziamenti finalizzati all’attrazione di ricercatori “senior” di comprovata esperienza, vincolati alla valutazione del curriculum scientifico (relativo ai soli cinque ultimi anni di attività) del soggetto ospitante, al curriculum scientifico dell’invitato e al suo inserimento in un progetto di ricerca attualmente in corso presso l’istituzione ospitante.

* Misure complementari finalizzate all’attrazione di giovani ricercatori o ricercatori senior, quali residenze dedicate, agevolazioni e assistenza nell’accesso ai servizi locali.

* Borse per ricercatori con finalità di partecipazione al sistema europeo di mobilità internazionale: Marie Curie.

* Sostegno all’organizzazione in Piemonte di eventi e congressi scientifici di livello internazionale.

B. SOSTEGNO ALL’ALTA FORMAZIONE

* Finanziamento selettivo di programmi di dottorato, sulla base di criteri strettamente scientifici, con particolare attenzione a quelli finalizzati alle applicazioni in campo tecnologico.

* Misure di incentivo alla aggregazione e all’integrazione di programmi di Dottorato su temi affini già esistenti sul territorio.

* Sostegno specifico a programmi di Dottorato o a iniziative specifiche di carattere interdisciplinare.

* Misure complementari finalizzate all’attrazione di studenti di Dottorato stranieri o fuori regione, quali residenze dedicate, agevolazioni e assistenza nell’accesso ai servizi locali.

* Azioni volte a sostenere l’emergere di un mercato del lavoro locale per i Dottori di ricerca, attraverso iniziative specifiche di informazione presso le imprese, ovvero misure di incentivazione all’assunzione di Dottori di ricerca.

2.3. Realizzare un sistema regionale della ricerca, attraverso la razionalizzazione, l’integrazione, il coordinamento e potenziamento delle competenze e delle risorse esistenti

Questo macro-obiettivo sintetizza la volontà di mettere a sistema gli attori locali, al fine di sfruttare le complementarità e le sinergie e di moltiplicare la massa critica degli sforzi tesi all’eccellenza. Esulando da una logica meramente settoriale, lo sviluppo di tali reti inter e intra istituzionali vuole contribuire a rendere il Piemonte un sistema fortemente competitivo a livello locale, nazionale ed europeo.

Linee d’azione

A. RIDEFINIRE GOVERNANCE ED ATTORI DEL SISTEMA

* ridisegnare per intero il quadro di “governance” della ricerca regionale, affermando il ruolo di guida e indirizzo della Regione nell’azione di tutti gli attori del Sistema della Ricerca, per promuovere la formazione delle reti della ricerca, la competitività del territorio e del sistema economico;

* ridefinire il quadro delle partecipazioni regionali nei numerosi soggetti che a diverso titolo si occupano di attività di ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico, formazione, ponendo mano ad una sostanziale razionalizzazione dei ruoli e delle competenze;

* creare una piattaforma di supporto per l’erogazione di servizi professionali ad alto valore aggiunto per la gestione dei progetti, per la negoziazione commerciale, per la tutela della proprietà intellettuale ed in generale per gli aspetti legali ed amministrativi;

* porre in essere azioni a forte regia regionale, tramite il coordinamento interno e inter-istituzionale della Ricerca anche attraverso l’organizzazione di seminari, incontri tematici;

* avviare programmi di formazione del personale operante sui temi dell’innovazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico sia all’interno della struttura regionale, sia nelle diverse strutture che a diverso titolo fanno parte del sistema regionale di innovazione, anche attraverso l’acquisizione di nuove professionalità sul mercato del lavoro.

B. FAVORIRE L’INTEGRAZIONE

* Favorire la convergenza di attori locali, pubblici e privati, su grandi progetti di interesse comune, attraverso la realizzazione di reti, laboratori, piattaforme integrate e progetti congiunti tra i Centri di ricerca pubblici e privati e gli Atenei;

* agevolare o partecipare direttamente alla costituzione di “joint venture” private o pubblico-private su specifici progetti di ricerca;

* contribuire alla realizzazione di una struttura condivisa tra gli Atenei piemontesi per il trasferimento di conoscenze e la gestione della proprietà intellettuale;

* integrare le politiche regionali di settore e le risorse, strumentali e finanziarie, pubbliche e private;

* definire i software applicativi sulla Wi-Pie (già RUPAR2) specializzati, tipo: tele-didattica, tele-conferenze, archiviazione e produzione di informazioni multimediali, accesso a banche dati speciali, sistemi cooperativi, strutture di calcolo distribuite;

* contribuire alla diffusione della consapevolezza sociale e culturale del valore della ricerca e dell’innovazione, sia nel contesto pubblico sia in quello privato.

2.4. Sostenere la competitività del territorio e incentivare l’emergere di domanda qualificata di conoscenza e innovazione proveniente dal sistema industriale

La Regione intende contribuire ad accrescere il livello tecnologico di tutto il sistema produttivo piemontese, facendo in modo che le conoscenze, di cui il territorio dispone, si traducano in innovazioni di prodotto e di processo.

L’obiettivo di rilanciare la competitività delle imprese piemontesi attraverso la ricerca e l’innovazione è largamente condiviso. Le linee d’azione che vengono descritte nel seguito si ispirano all’idea che sia necessario orientarsi verso forme di sostegno articolate ed attente ai fattori che limitano gli investimenti in ricerca ed innovazione.

Accanto all’utilizzo dei tradizionali strumenti di incentivazione, opportunamente rivisti anche al fine di renderli più selettivi, la Regione intende orientare la propria azione verso forme d’intervento più innovative.

Gli investimenti in ricerca sono solo una delle fonti dell’innovazioni delle imprese, in particolare per le molte imprese piccole e medio-piccole che costituiscono il tessuto piemontese. In questo senso, è opportuno orientare l’azione di sostegno all’utilizzo di fonti di innovazione diverse dal solo investimento in proprio in ricerca, quali le forme di cooperazione e ricerca congiunta con i clienti guida, con fornitori innovativi, con imprese di altri settori, con i concorrenti e soprattutto con il sistema pubblico della ricerca; in sostanza, l’intervento regionale a favore delle imprese si indirizza prioritariamente alla costituzione di un sistema di interazioni locali volto a rafforzare la prestazione innovativa delle imprese piemontesi.

La cooperazione delle imprese e il sistema pubblico deve contribuire soprattutto a risolvere i problemi che hanno finora reso difficile questo rapporto per ragione riconducibili solo in parte a difficoltà di comunicazione e comprensione reciproca.

L’obiettivo ambizioso di creare le condizioni per cui le imprese piemontesi esprimano una domanda qualificata di innovazione è di lungo periodo e coinvolge dimensioni proprie della politica industriale, delle politiche della formazione e delle politiche del lavoro. E’ tuttavia opportuno che le linee d’intervento prevedano azioni di indirizzo e coordinamento in materia di politica industriale e della formazione.

Al fine di conseguire gli obiettivi suindicati la Regione intende individuare nuove forme di sostegno dirette principalmente a:

* superare i problemi che hanno finora limitato l’attività di ricerca delle imprese, soprattutto di minori dimensioni;

* sviluppare e intensificare la collaborazione fra imprese e Centri di ricerca pubblici e privati, contribuendo a realizzare il Sistema regionale della ricerca, che è l’obiettivo principale della legge;

* ricercare l’efficienza, favorendo la messa in comune di risorse umane e strumenti di ricerca.

Linee d’azione

A. INTERVENTI VOLTI AL SUPERAMENTO DEI LIMITI DIMENSIONALI

( Creazione di linee di finanziamento, vincolate alla collaborazione diretta fra imprese, Atenei e Centri di ricerca pubblici e privati.

* Sostegno finanziario alla formazione di consorzi di ricerca e innovazione su temi specifici.

* Predisposizione e partecipazione diretta a strumenti di finanza innovativa per il sostegno degli investimenti in attività di ricerca.

* Sostegno finanziario a progetti di ricerca di filiera (clienti e fornitori), anche non piemontesi.

* Sostegno finanziario ad attività di prospezione tecnologica, anche attraverso la partecipazione a seminari specialistici, convegni, fiere.

* Sostegno finanziario ad attività finalizzate all’assorbimento di conoscenze, attraverso lo scambio di ricercatori e personale tecnico specializzato con clienti, fornitori, imprese di altri settori, anche non localizzate in Piemonte.

* Sostegno alla partecipazione delle imprese locali a progetti di ricerca europei, vincolata alle procedure di valutazione di cui sopra.

* Sostegno finanziario alla creazione di un fondo regionale di mutualizzazione del rischio per le spese di brevettazione e difesa brevettuale delle imprese piemontesi.

* Azioni di sostegno alla condivisione di beni (asset) materiali e immateriali o a programmi di investimento congiunto negli stessi.

* Sostegno finanziario non inferiore al 30% delle risorse impegnate, agli Atenei e ai centri di ricerca piemontesi a capitale interamente pubblico.

B. AZIONI DI SOSTEGNO ALLA PARTECIPAZIONE DELLE IMPRESE AL SISTEMA REGIONALE DELLA RICERCA

* Azioni di riordino, mantenimento e pubblicizzazione delle numerose informazioni già disponibili sulle attività di ricerca svolte nei laboratori pubblici e privati piemontesi.

* Voucher per l’accesso ai laboratori di ricerca.

* Voucher di taglia piccola per il sostegno alle spese brevettuali.

* Finanziamenti per la messa in comune di macchinari, attrezzature e laboratori per la ricerca.

* Sostegno a progetti dimostratori in cooperazione con il sistema regionale della ricerca.

* Stipula di accordi con gli enti pubblici istituzionalmente preposti alla ricerca scientifica e forme di incentivazione per programmi di ospitalità semestrali di ricercatori accademici nelle imprese piemontesi.

* Sostegno a programmi di formazione permanente in cooperazione con gli atenei piemontesi.

2.5. Assicurare, nel contesto di una politica per la ricerca autonoma e strutturata, coerenza e sinergia della politica regionale con quella di indirizzo nazionale ed europeo

La costruzione di uno Spazio Europeo della Ricerca è uno dei principali obiettivi della Commissione Europea e, per esserne un attore attivo, la Regione Piemonte deve dotarsi di politiche e programmi coerenti con il contesto di policy a livello nazionale ed europeo, concordare con il Governo linee d’azione su settori e progetti strategici, nell’ambito dell’Intesa istituzionale di programma, e promuovere la partecipazione diretta delle istituzioni piemontesi ai tavoli attorno ai quali si definiscono le strategie europee e nazionali in tema di ricerca. L’integrazione con le politiche di livello nazionale ed europeo, in discontinuità con quanto avvenuto fino ad oggi, deve tuttavia avvenire in forma leggera, indirizzando ma non condizionando l’elaborazione di una politica autonoma, consistente e di larga visione da parte della Regione.

Linee d’azione

* Accordi di Programma Quadro nell’ambito dell’Intesa istituzionale di programma

* Promozione di accordi con le altre regioni italiane ed europee.

* Partecipazione ai bandi del VII PQ 2007-2013 con particolare attenzione a quelli relativi alla linea di finanziamento: Regioni della Conoscenza (Regions of Knowledge).

* Partecipazione alla rete di Regioni facenti parte dell’IRE (Innovating Regions of Europe).

* Partecipazione ai tavoli di lavoro relativi alle attività di prospettiva (foresight), analisi comparate (benchmarking) e confronti di profili economici regionali (regional profile) delle Mutual Learning Platforms.

* Definizione ed organizzazione di Piattaforme Tecnologiche ed Iniziative Tecniche Congiunte (JTI, Joint Technical Initiatives)

Allegati

Allegato 1

PIANO NAZIONALE DELLA RICERCA
IN ATTUAZIONE DELLE LINEE GUIDA

Individua quattro missioni: ricerca di base, alta formazione, trasferimento al sistema produttivo, competitività del paese. Stabilisce tre linee direttive: diffondere la consapevolezza che l’istruzione e la ricerca sono strategici, prevedere interventi molto innovativi, allineare il nostro sistema a quello dei paesi più avanzati. Definisce le azioni: sviluppo e valorizzazione del capitale umano, eccellenza nella ricerca di base, multidisciplinarità, internazionalizzazione, collaborazione pubblico-privato, concentrazione sui punti di forza e sui settori strategici, pluralità di fonti di finanziamento, valutazione.

Sottolinea la necessità di un impegno comune tra Governo, forze politiche e attori del sistema (Università, enti pubblici e privati di ricerca, imprese). Richiama lo scenario mondiale in rapido mutamento e le criticità strutturali del sistema italiano ed europeo, che richiedono un maggior investimento pubblico per stare al passo sulle info, nano e bioscienze in particolare. Indica che a fronte di solo quattro grandi gruppi industriali italiani (ENI, FIAT, Pirelli, Telecom) esistono 85.175 aziende nel settore informatico, biotech e Tlc, con un’eccessiva frammentazione, 200 distretti industriali specializzati nel “made in Italy” e un buon numero di medie imprese nella microelettronica, robotica, optoelettronica, motoristica, chimica e tecnologie biomediche.

Rispetto alle Linee guida sottolinea il cambiamento adottato dagli USA verso il sostegno a programmi integrati strategici sulle nanotecnologie, i nuovi materiali e la genomica, che prevedono azioni coordinate e congiunte tra i vari attori fino allo sviluppo di tecnologie di immediato utilizzo e alla prototipazione di nuovi prodotti. Per tali programmi si adottano misure in deroga alle norme sugli aiuti di stato alle imprese.

Richiama le politiche dell’UE e degli stati membri, i nuovi provvedimenti del Governo per il riordino degli enti pubblici di ricerca (CNR, INAF, Agenzia Spaziale, Enea), l’approvazione del piano spaziale nazionale, il contributo dell’Italia alla definizione del VI° programma quadro, la strategia per la creazione dei distretti tecnologici, la legge per l’inserimento dei giovani, il d.d.l. sullo stato giuridico sul personale docente universitario, l’istituzione della Fondazione “Istituto italiano di tecnologia” e dell’"Istituto Nazionale di ricerca metrologica" con sede a Torino (con la fusione dell’Istituto Colonnetti del CNR e del Galileo Ferrarsi, entrambi a Torino), la ristrutturazione della rete degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.

Sottolinea il metodo di concertazione seguito per l’adozione del programma con tutte le amministrazioni dello Stato e con le Regioni.

Introduce, a fini operativi, una distinzione tra due aree: la prima comprende i quattro assi individuati dalle linee guida e la seconda prevede un insieme di interventi trasversali per la “Promozione, valorizzazione e sviluppo del Capitale Umano”, il Mezzogiorno, l’internazionalizzazione, il “non-profit” e le grandi infrastrutture. Tra queste il progetto “Lo sviluppo del capitale umano per la coesione sociale e la competitività”, sviluppato dal MIUR a seguito della “Dichiarazione di Milano” del 27 ottobre 2003, promossa dalla Presidenza italiana dell’UE.

Nell’analisi del capitale umano evidenzia: la netta prevalenza del numero dei ricercatori pubblici rispetto a quelli privati (1,51 rispetto alla media UE del 1,03), il basso rapporto dei ricercatori sugli occupati (2,78 per 1000 lavoratori contro una media UE del 5,36), il progressivo invecchiamento dei docenti di ruolo (nel 2017 il 45% dell’attuale corpo docente andrà in pensione). Nel triennio 2000-2003 i docenti ordinari sono aumentati del 40% (da 12.913 a 18.131) e si sottolinea il fatto che con identiche risorse finanziarie sarebbe stato possibile aumentare i ricercatori di 13.050 unità, anche se ciò avrebbe comportato il rischio di assumere in modo permanente personale poco qualificato. Continua a diminuire il numero di studenti che si iscrivono a corsi di laurea in materie scientifiche, al contrario di quello che avviene nei paesi emergenti. Mancano incentivi verso il dottorato inserito in programmi di ricerca per le imprese. Solo di recente sono state finanziate borse di studio da parte delle industrie. Manca la valorizzazione dei giovani talenti, come in USA, Cina e India.

Le scarse nuove risorse umane vengono utilizzate in modo dispersivo, senza approccio interdisciplinare. Il numero di ricercatori stranieri nel sistema pubblico italiano è del 1,8%. Sul capitale umano il Programma nazionale della ricerca si propone di aumentare il numero dei ricercatori con meno di 40 anni e di quelli stranieri e di incrementare gli studenti universitari di matematica, fisica e chimica e dei settori prioritari, indicati dalle linee guida, di sostenere i dottorati svolti in collaborazione con le università straniere.

Asse 1. Ricerca di base.

Sottolinea il ruolo dell’INFN nella ricerca sulla fisica, il ruolo dell’Istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia, l’eccellenza dell’Università nelle nanotecnologie e nella medicina clinica, nell’astrofisica. Dal 2006 la ripartizione del fondo di finanziamento ordinario delle Università (FFO) terrà conto della ricerca scientifica svolta dalle singole Università. La ricerca di base è finanziata anche con un fondo di cofinanziamento (COFIN, 130 Meuro all’anno, MIUR 70%, Università 30%), che il PNR prevede di incrementare raddoppiandolo in tre anni e aumentando a tre anni la durata dei progetti, da selezionare con procedure internazionalmente accettate, rivedendo il ruolo dei revisori e dei valutatori anonimi, in modo da rendere più omogenei i parametri di valutazione e di accelerare i tempi (meccanismo europeo delle “study section”). Si prevede inoltre di: attribuire al CNR il compito di Agenzia per la ricerca di base extrauniversitaria, aumentandone il finanziamento, sostenere il progetto europeo per il finanziamento della ricerca di eccellenza, mutuando i “grants” USA, valutare la produttività dei centri di ricerca.

Asse 2. Sostegno alla ricerca di base orientata allo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti a carattere multisettoriale (ricerca di base “mission oriented”).

Ci si propone di concentrare risorse umane e mezzi in settori strategici, mutuando l’esperienza USA nella gestione più interdisciplinare e flessibile dei progetti, in capo al responsabile, senza ripartire “a priori” il budget tra le unità di ricerca.

Per quanto riguarda i centri di eccellenza il PNR richiama i 55 centri finanziati con 65 Meuro (15% delle richieste) e si propone una attenta valutazione prima di procedere a nuovi bandi.

Con l’Istituto di metrologia ci si propone di allinearsi agli altri istituti europei, per l’accreditamento internazionale del proprio sistema di misura, per ottenere il riconoscimento della qualità dei prodotti italiani a livello internazionale.

Con l’Istituto di tecnologia, con sede a Genova, ci si propone di superare le barriere tra scienza e impresa, attirando scienziati dall’estero. L’Istituto opera inizialmente nei sistemi di produzione e nella “salute e biotecnologie”, promuovendo la collaborazione pubblico-privato.

Altri programmi: nuovi bandi e nuovo regolamento FIRB con particolare attenzione a chimica, genomica, nanoscienze e scienze umane, progetti FISR con rinnovo dei bandi emessi nel 2002, sostegno per la partecipazione al VI° programma quadro dell’UE tramite la cabina di regia, progetti ex art. 56 della legge finanziaria 2003-2005 che ha destinato 200 Meuro ripartiti tra i vari Ministeri, già assegnati a progetti in corso di attuazione. Il MIUR sta definendo studi di fattibilità per la partecipazione italiana alle piattaforme tecnologiche europee, ha firmato un accordo con la Banca europea degli investimenti (BEI) per favorire l’accesso ai prestiti.

Ci si propone anche di applicare le modifiche al regolamento UE sugli aiuti di stato alle imprese, aumentandoli al 100% per la ricerca di base, al 60% per quella industriale, al 35% per quella precompetitiva.

Asse 3. Potenziamento ricerca industriale e collaborazione pubblico-privato.

Si prevede di finanziare le domande in attesa sul FAR con la finanziaria 2004-2006. Con la delibera 17/2003 il C.I.P.E. ha assegnato ulteriori 300 Meuro al MIUR. Il decreto 10 ottobre 2003 ha modificato il regime di aiuti alle imprese tramite il FAR, passando da sussidi a fondo perduto al credito agevolato ad un tasso fisso dello 0,5% annuo per 10 anni. Le agevolazioni della “Tecno-Tremonti” (art.1 D.L. 269/2003) sono limitate al 2004, in attesa del vaglio dell’UE. Per aumentare i fondi della ricerca per le imprese l’art. 2 del D.L. 269/2003 prevede la cartolarizzazione dei crediti dello Stato. Tra interventi fiscali e fondi di rotazione il finanziamento pubblico ammonta a circa 1,250 miliardi di euro. Ci si propone di passare dal finanziamento a sportello a quello selettivo, di eliminare l’arretrato giacente, di rifinanziare il FAR su settori strategici, di rinnovare la Tecno-Tremonti, di integrare le banche dati esistenti, di migliorare la valutazione, di valutare l’eliminazione dell’IRAP sul personale di ricerca (con un aggravio per l’erario di 284 Meuro)

Asse 4. Programmi a livello territoriale.

Tale asse tiene conto delle modifiche alla Costituzione, che attribuisce potestà legislativa concorrente alle Regioni. Si prevede di mantenere alla competenza esclusiva dello Stato: la ricerca universitaria, degli enti nazionali di ricerca e delle accademie; i progetti strategici finanziati con il FIRB, i progetti e i programmi di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo e il sostegno alle imprese strategiche di una particolare filiera produttiva, la costituzione di grandi laboratori per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche, il coordinamento della partecipazione del sistema scientifico nazionale ai programmi europei (piattaforme tecnologiche europee), il potenziamento del patrimonio infrastrutturale. I distretti tecnologici territoriali vanno invece creati solo su proposta delle Regioni, stimolando una competizione tra le stesse, mentre spetta allo Stato la loro promozione internazionale. Per il Piemonte è stato costituito il distretto “Wireless Communication”. Ci si propone inoltre di approvare un decreto legislativo per definire le aree di intervento e di collaborazione tra lo Stato e le Regioni, condividere con le stesse le modalità di valutazione, completare la rete dei distretti tecnologici, definire il quadro delle iniziative del MIUR e delle Regioni, attuare un processo di “governance” dei distretti per la loro internazionalizzazione.

Le grandi infrastrutture scientifiche.

Consistono in risorse singole o di rete, collezioni, ambienti naturali (parchi, riserve), biblioteche, banche dati (economico-sociali, mediche, ecc.), reti di calcolo capaci di fornire un servizio ad una ampia comunità scientifica, con capacità di attrarre altri ricercatori. Il Forum strategico Europeo ha presentato il primo rapporto annuale con indicazioni strategiche sulle sorgenti neutroniche per spettroscopia ad alto flusso, Laser ad elettroni liberi (FEL), su cui l’Italia si è impegnata, e scienze marine.

Ci si propone di promuovere infrastrutture di tipo ingegneristico, aerospaziale, biomedico e socioeconomico, ma occorre lo strumento finanziario dedicato, che è stato soppresso.

Per l’internazionalizzazione si intende proseguire l’azione del MIUR con l’individuazione di centri di eccellenza e gruppi di livello internazionale (FIRB) selezionati da esperti internazionali e la promozione di accordi per lo studio dei cambiamenti climatici, il restauro dei beni culturali, la bioinformatica, l’ingegneria sismica, la produzione dell’idrogeno, la rete dei laboratori per la fisica cosmica e la geodinamica.

Il quadro programmatico finanziario 2004-2006.

Per rispettare l’obiettivo dell’UE di raggiungere entro il 2010 l’1% del PIL negli stanziamenti pubblici per la ricerca, sarebbe necessario, a PIL invariato, un investimento di 5,49 miliardi di Euro, con un incremento all’anno di circa 915 milioni. Le imprese invece dovrebbero incrementare la spesa in ricerca di 20 miliardi di euro. L’incremento previsto a carico dello Stato per il periodo 2004 - 2005 è pari a 1,761 miliardi di euro e corrisponde ad un incremento pari allo 0,13% del PIL, che si avvicina alle indicazioni UE di un aumento dello 0,14%.

Le metodologie di intervento intendono privilegiare i progetti integrati, mutuando l’esperienza USA e UE (VI° programma quadro), e quella dei progetti finalizzati gestiti dal CNR, allo scopo di ridurre la frammentazione e la dispersione degli interventi. Tali progetti riguardano le aree: salute, produzioni e meccanica avanzata (tessile, abbigliamento, meccanica strumentale, aeronautica, cantieristica, materiali ceramici), ambiente, trasporti e sicurezza, agroalimentare.

Allegato 2

PRIORITA’ TEMATICHE del VII° PROGRAMMA QUADRO DELL’UNIONE EUROPEA

Salute

* Strumenti e biotecnologie per la salute

* Trasposizione della ricerca in attività a beneficio della salute umana

* Ottimizzazione degli interventi di assistenza sanitaria per i cittadini EU

Alimentazione, agricoltura e biotecnologie

* Produzione sostenibile e gestione delle risorse biologiche in ambienti di pianura, foreste e marini

* “Fork to Farm”, alimentazione, salute e benessere

* Scienze della vita e biotecnologie per prodotti e processi sostenibili non appartenenti alla catena alimentare

Tecnologie per la Comunicazione e l’Informazione

* Pilastri tecnologici ICT

* Integrazione multitecnologica

* Tecnologie future ed emergenti

Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie per la produzione

* Nanoscienze e nanotecnologie

* Materiali

* Nuove produzioni

* Integrazione di tecnologie per le applicazioni industriali

Energia

* Idrogeno e celle combustibili

* Generazione di elettricità rinnovabile

* Produzione di materiali combustibili rinnovabili

* Produzione di materiali rinnovabili per riscaldamento e refrigerazione

* Tecnologie per catturare e circoscrivere CO2 per generare potenza a zero emissioni

* Tecnologie per carbone pulito

* Reti energetiche intelligenti

* Risparmio energetico ed efficienza energetica

* Conoscenze per i decisori politici in materia energetica

Ambiente e cambiamento climatico

* Cambiamento climatico, inquinamento e rischi

* Conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali

* Tecnologie ambientali

* Osservazione del Pianeta Terra e strumenti di valutazione

Trasporti

* Aeronautica e trasporti aerei

* Trasporti di superficie (su rotaia, strada e bacini idrico-fluviali)

* Sostegno al Sistema di navigazione satellitare europeo - Galieo

Scienze socio-economiche

* Crescita, occupazione e competitività nella società della conoscenza

* Obiettivi economici, sociali e di sostenibilità orientati ad una prospettiva europea

* Le principali tendenze sociali e le loro implicazioni

* L’Europa nel mondo

* Cittadinanza nell’Europa Unita

* Indicatori socio economici e scientifici

* Attività di foresight

Spazio

* Applicazioni basate sulla ricerca aerospaziale al servizio della società europea

* Esplorazione dello Spazio

* Ricerca e Sviluppo Tecnologico per rinforzare le fondamenta delle esperienze spaziali

Ricerca per la sicurezza

* Protezione contro il terrorismo e il crimine

* Sicurezza di infrastrutture, impianti e aree accessibili

* Sicurezza alle frontiere

* Ripristino della Sicurezza nelle situazioni di crisi

* Integrazione dei Sistemi di Sicurezza e Interoperabilità

* Sicurezza e Società

* Coordinamento e strutturazione della ricerca in materia di sicurezza.

Allegato 3

IL SISTEMA PUBBLICO
E PRIVATO NON ACCADEMICO

1) Sistema pubblico non accademico: CNR(21)

Le attività dell’Ente si articolano in macro aree di ricerca a carattere interdisciplinare che riguardano i settori delle biotecnologie, della medicina, dei materiali, dell’ambiente e della terra, dell’informazione e delle comunicazioni, dei sistemi avanzati di produzione, delle scienze giuridiche e socio-economiche, delle scienze umanistiche e dei beni culturali. In ciascuno di questi settori sono attivi diversi livelli di ricerca, da quelli più strettamente scientifici a quelli metodologici, fino a quelli strumentali ed applicativi.

I.V.V: Istituto di Virologia Vegetale (Area di Ricerca CNR Torino + unità staccata di Grugliasco)

L’Istituto, costituito dalla sede di Torino (ex-Istituto di Fitovirologia Applicata), dall’unità staccata di Grugliasco, dalla sezione territoriale di Bari e di Milano, svolge ricerca applicata e di base sulle malattie delle piante di origine virale. Costituiscono oggetto di studio, oltre ai fitovirus, anche i cosiddetti agenti virus-simili, quali fitoplasmi e viroidi. Le conoscenze acquisite confluiscono, oltre che in pubblicazioni scientifiche, in attività didattiche (a livello universitario e divulgativo), in consulenza ad enti dei settori agrario, tecnico e produttivo e in attività di formazione di giovani ricercatori e di specializzazione di personale già qualificato.

I.N.RI.M. - Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica

L’INRIM è un ente pubblico di ricerca, dipendente dal Ministero dell’università e della ricerca, istituito il 1° gennaio 2006 dalla fusione tra l’Istituto Elettrotecnico Nazionale “Galileo Ferraris” e l’Istituto di Metrologia “Gustavo Colonnetti” del CNR. L’ente svolge le funzioni di istituto metrologico primario, e costituisce il rappresentante di uno dei settori scientifici tradizionali di punta della Regione Piemonte, rappresentando il riferimento di gran parte della metrologia scientifica italiana ed europea. Compie ricerche avanzate nei settori della scienza delle misure, dei materiali e delle tecnologie innovative.

I.S.T.E.C: Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici (Area di Ricerca CNR Torino)

L’Istituto svolge ricerche nel campo dell’innovazione nei materiali e nei processi, in risposta alle emergenti esigenze del comparto industriale e scientifico nazionale per i vari settori applicativi. Le competenze riguardano lo studio di base di materie prime e di materiali densi, la messa a punto ed ottimizzazione di processi innovativi per la sintesi delle polveri, la formatura e la sinterizzazione dei materiali.

I.R.P.I: Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (Area di Ricerca CNR Torino-sezione territoriale)

L’Istituto ha lo scopo di sviluppare metodologie di studio nel campo geologico-morfologico finalizzate alla previsione e prevenzione di frane ed inondazioni. L’IRPI partecipa ad attività di consulenza nel settore del rischio geologico ed idraulico (inondazioni, movimenti di massa, inquinamento e/o depauperamento delle risorse idriche sotterranee e della difesa del suolo) e di informazione rivolta all’esterno nei campi di specifico interesse.

I.M.A.M.O.T.E.R: Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra (Area di Ricerca CNR Torino-unità staccata)

Presso l’Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra vengono sviluppate ricerche e sperimentazioni inerenti il settore meccanico agricolo. Vengono anche svolte attività riguardanti l’omologazione, la certificazione e la normazione di macchine agricole secondo la legislazione vigente. L’Istituto costituisce un reale punto di riferimento nazionale per lo svolgimento di temi di ricerca aventi per oggetto la meccanizzazione dei processi produttivi, lo sviluppo di innovazione, la sicurezza e il comfort delle macchine.

CERIS: Istituto di Ricerca sull’Impresa e lo Sviluppo (Torino)

L’Istituto ha come ambito di ricerca lo studio dell’economia applicata e d’impresa. Svolge analisi sulla condotta delle aziende e sulla struttura industriale a livello italiano ed internazionale, con particolare attenzione all’interazione tra aspetti istituzionali (mercati finanziari, corporate governance, liberalizzazione, privatizzazione e regolamentazione) e strategie reali e finanziarie delle imprese. Si occupa anche di studiare le problematiche relative alla produzione, all’impiego e alla diffusione dell’innovazione tecnologica da parte di imprese ed istituzioni pubbliche, focalizzandosi sulle soluzioni organizzative e sulle politiche dell’innovazione.

I.S.E: Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (sezione territoriale di Pellanza Verbania)

L’Istituto, localizzato a Pellanza Verbania, ha come scopo la ricerca di base, finalizzata ed applicata nel campo dell’ecologia, della salvaguardia e della gestione degli ambienti lacustri. Si interessa anche di biologia evoluzionistica, biodiversità e conservazione della natura, macro e micro inquinamenti ambientali, controllo biologico integrato e studi sull’ecosistema del suolo.

I.E.T.T: Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (Torino)

L’I.E.T.T svolge ricerca scientifica e tecnologica qualificata nel settore dell’ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni, in collaborazione con enti di ricerca e università nazionali e straniere. Le aree di ricerca principali sono: il trattamento e la sintesi di segnali ed immagini, le reti ed i sistemi di telecomunicazioni, le tecnologie e i sistemi nano e microelettronici.

I.S.M.A.C: Istituto per lo Studio delle Macromolecole (sezione territoriale di Biella)

I filoni storici di ricerca dell’Istituto (ex- I.R.L.S O.Rivetti, accorpato nel 2000 all’Istituto di Chimica delle Macromolecole di Milano ed all’Istituto di Studi Chimico-fisici di Macromolecole Sintetiche e Naturali di Genova), che ha sede a Biella, riguardano le proprietà e le caratteristiche chimico-fisiche dei materiali tessili, le tecnologie dei processi industriali e lo sviluppo di nuove metodologie analitiche di laboratorio. Le aree di studio sono quelle della catalisi di polimerizzazione, della sintesi, della modifica e funzionalizzazione, della modellazione, delle relazioni struttura-proprietà, delle applicazioni di macromolecole (sintetiche e naturali) e delle fibre tessili.

I.G.G: Istituto di Geoscienze e Georisorse (sezione territoriale di Torino)

L’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) è un organo di ricerca del CNR nato dalla fusione di nove Istituti e Centri CNR di varie città italiane. Esso si propone di studiare la Terra attraverso la sua evoluzione geologica per comprenderne gli equilibri futuri. Le principali linee di ricerca sono la geodinamica, le rocce ed i minerali, le risorse minerarie (tra cui l’energia geotermica, la geochimica e la geologia isotopica) ed infine il miglioramento delle metodologie di ricerca nel settore geologico.

I.P.P: Istituto per la Protezione Piante (sezione territoriale di Torino)

L’Istituto, che comprende una sezione a Torino, si occupa di studiare i meccanismi biologici che controllano le complesse relazioni tra pianta e fattori di stress biotici e abiotici e di sviluppare modelli previsionali di lotta rispettosi dell’ambiente.

I.F.S.I: Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario (sezione territoriale di Torino)

Le attività di ricerca della sezione territoriale di Torino sono prevalentemente dedicate allo studio della radiazione cosmica di alta energia, all’osservazione dei neutrini, alla R&D di rivelatori ed allo studio dell’influenza delle variazioni dell’irraggiamento solare e dei raggi cosmici sull’ambiente terrestre nel passato. Si effettuano inoltre studi teorici riguardanti strutture a larga scala dell’universo, turbolenze in fluidi astrofisici e planetari e studi sperimentali di modelli fluidodinamici in vasca rotante.

IGAG: Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (sezione territoriale di Torino)

L’Istituto svolge studi di base e applicativi sulla storia geologica più recente del pianeta e sul reperimento e sfruttamento delle risorse minerarie e dei materiali geologici. Altre ricerche riguardano la geologia degli idrocarburi e la mitigazione sia degli effetti indotti dall’attività antropica (industriale e non), sia di quelli indotti da terremoti, vulcani e frane. Si occupa anche di tecnologie di scavo e di stabilizzazione, caratterizzazione fisico-meccanica di rocce, indagini e monitoraggi per la stabilità.

ISAC: Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (sezione territoriale di Torino)

L’ISAC svolge ricerche sulla meteorologia e sulle sue applicazioni, sulla variabilità e predicibilità del clima e sulla struttura e composizione dell’atmosfera.

ISPA: Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (sezione territoriale di Torino)

L’istituto ha come ambito di ricerca lo studio di alimenti con migliorate caratteristiche organolettiche e nutrizionali, lo sviluppo di processi innovativi per l’ottenimento di prodotti primari e secondari di interesse agro-industriale e l’identificazione dei fattori di rischio per la sicurezza alimentare.

2) Sistema pubblico non accademico: altri istituti e centri di ricerca

Centro Ricerche E.N.E.A di Saluggia

L’ENEA, Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, è un ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile del Paese. L’Ente svolge attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico avvalendosi di competenze multidisciplinari e di avanzate infrastrutture impiantistiche e strumentali presso i propri Centri di Ricerca dislocati in tutta Italia.

Il Centro Ricerche ENEA di Saluggia è presente nel territorio piemontese dagli anni ‘60 e alla fine degli anni ‘80 ha assunto carattere pluridisciplinare con l’avvio di attività di ricerca riferibili non più solo al campo energetico ma anche a quelli del monitoraggio e gestione dell’ambiente e dell’ottimizzazione gestionale dei processi produttivi, nell’ottica della sostenibilità.

L’Enea di Saluggia copre i seguenti settori di ricerca:

Trattamento e recupero energetico di materiali residuali e biocombustibili. Caratterizzazione dei materiali, controllo delle emissioni, valutazione degli impatti e ottimizzazione delle prestazioni attraverso sperimentazione su apparecchi di combustione e impianti di termo-valorizzazione.

-Sistemi di gestione. Progettazione e sviluppo di modelli organizzativi e gestionali; nel campo della qualità (ISO 9000), dell’ambiente (ISO 14000-EMAS) e della sicurezza (OHSAS 18001). Servizi di assistenza, formazione e consulenza tecnico scientifica nei confronti di soggetti pubblici e privati.

-Radioprotezione. In particolare qualificazione di tecniche e procedure di radiotossicologia per scopi di dosimetria interna, monitoraggio radiometrico su matrici ambientali e alimentari. Servizi tecnico-scientifici nel campo della sorveglianza fisica di radioprotezione.

-Ecologia. Caratterizzazione e valutazione degli ecosistemi fluviali, palustri e planiziali attraverso l’analisi delle comunità animali e vegetali e delle caratteristiche ecologiche. Pianificazione e gestione del territorio con particolare riferimento ad aree protette, ecosistemi fluviali, palustri e planiziali

-Fisica dei plasmi ad alte temperature d’interesse per la fusione nucleare controllata a confinamento magnetico. Utilizzo di modelli analitico-numerici per lo studio di tali plasmi con particolare riferimento a quelli d’interesse per la macchina sperimentale Ignitor.

-Modellistica termo-fluido-dinamica dei processi termici e di combustione a supporto dello sviluppo di prototipi e di apparecchi di serie.

I.N.F.N

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dipendente dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e tecnologica, si occupa di ricerca di base in fisica delle particelle, astroparticellare e nucleare sia a carattere teorico che sperimentale. La Sezione di Torino svolge l’attività di ricerca istituzionale prevalentemente presso il CERN di Ginevra ma anche presso altri laboratori in Germania, Stati Uniti o Argentina. Queste attività hanno permesso di acquisire in sede competenze in particolare nel campo del Calcolo Parallelo Intensivo (GRID Computing), del controllo del trattamento oncologico con uso della radioterapia gamma e ioni pesanti (CNAO), dei dosimetri per fisica-medica e della costruzione di strutture superleggere resistenti alle radiazioni.

I.R.C.C: Istituto per la Ricerca sul Cancro(22)

L’Istituto per la Ricerca sul Cancro di Candiolo (TO) è un centro di ricerca privato ed un centro di formazione affiliato alla Scuola di Medicina dell’Università di Torino. La sua missione è di combattere il cancro utilizzando tecniche di interfaccia fra la biologia molecolare e la medicina clinica.

I.U.S.E: Istituto Universitario Studi Europei(23)

L’Istituto Universitario di Studi Europei, fondato a Torino nel 1952 dai più importanti enti locali torinesi, ha per scopo la ricerca scientifica, l’insegnamento e la promozione di iniziative volte a valorizzare i vari aspetti dell’integrazione europea e dei rapporti internazionali.

Osservatorio Astronomico di Torino(24)

I programmi di ricerca dell’Osservatorio Astronomico di Torino, fondato nel 1759, spaziano dall’astrofisica teorica e osservativa, al disegno e sviluppo della strumentazione, alla scienza dello spazio.

C.R.I.T: Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica RAI(25)

Il Centro contribuisce all’evoluzione delle tecnologie relative al sistema radiotelevisivo e multimediale e supporta il Gruppo RAI nelle scelte di indirizzo tecnologico e nella fase di sperimentazione e introduzione in esercizio di nuovi prodotti e sistemi.

ISP: Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura(26)

L’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura (ISP) svolge attività di ricerca sul pioppo e sul salice. L’obiettivo principale degli studi svolti è quello di ottenere piante a rapido accrescimento, resistenti alle principali avversità e capaci di produrre legno di buona qualità. Oltre alle tecniche di coltivazione intensiva, vengono indagati modelli selvicolturali estensivi o semiestensivi che rispondono meglio alle esigenze dettate da un’arboricoltura ecologicamente sostenibile.

3) Fondazioni

Fondazione Rosselli(27)

La Fondazione Rosselli, fondata a Torino nel 1988, è un istituto di ricerca indipendente la cui attività principale è la ricerca di base e applicata nel campo economico, sociale e politico, con una particolare attenzione per le politiche pubbliche europee. Essa ha l’obiettivo di creare un think tank nei confronti delle principali istituzioni di decisione sulle politiche pubbliche, per offrire risposte alle domande del governo e del sistema economico su alcuni temi cruciali per il futuro italiano ed europeo.

Fondazione Giovanni Agnelli(28)

La Fondazione Giovanni Agnelli è un istituto privato di cultura e di ricerca che opera nel campo delle scienze umane e sociali. La Fondazione opera attivando programmi pluriennali, tesi a realizzare specifici obiettivi di natura culturale attraverso una serie di attività complesse, che sono innanzitutto di ricerca e di comunicazione/promozione culturale.

Fondazione per le Biotecnologie(29)

Istituita nel 1991 da Regione Piemonte, Regione Valle D’Aosta, Fondazione San Paolo e Gruppo Fiat, si occupa di stimolare lo sviluppo delle biotecnologie nell’area Nord-Ovest del paese. La Fondazione è particolarmente attiva nella formazione tecnica specifica, nelle applicazioni delle biotecnologie e nella promozione delle attività di ricerca.

Fondazione I.S.I(30)

La Fondazione Istituto per l’Interscambio Scientifico è un’istituzione indipendente, il cui scopo è di promuovere, organizzare e condurre autonomamente la ricerca scientifica. I settori di ricerca riguardano in particolare la fisica della complessità, la struttura della materia, la computazione quantistica, le nano-tecnologie. Sono soci fondatori la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e la C.R.T.

Fondazione Luigi Einaudi(31)

La Fondazione nasce nel 1964 con l’obiettivo di creare un’istituzione culturale capace di mettere a frutto, con la massima flessibilità operativa, un grande patrimonio culturale nell’ambito delle scienze socio-economiche. La Fondazione è un centro in cui si integrano le attività di ricerca con quelle di documentazione.

Fondazione Teobaldo Fenoglio(32)

La Fondazione per l’Ambiente Teobaldo Fenoglio, promuove la formazione, la ricerca e la comunicazione nel campo dell’ambiente e delle politiche ambientali, con particolare riguardo alla dimensione locale. I temi prioritari di cui si occupa sono: l’educazione e la comunicazione ambientale, la valorizzazione delle risorse naturali e paesistiche, il controllo e la prevenzione integrati dell’inquinamento ambientale esterno e domestico, la gestione del ciclo dei rifiuti, delle acque e dell’energia nel contesto della riforma dei servizi pubblici locali, l’efficacia ed efficienza dell’attività della Pubblica Amministrazione nell’attuazione delle politiche ambientali locali e la valutazione degli effetti economici e sociali delle politiche pubbliche in campo ambientale.

4) Centri di ricerca privati

C.R.F: Centro Ricerche Fiat(33)

Il Centro Ricerche FIAT conta opera nel campo della ricerca, dell’innovazione e della consulenza, con la missione di sviluppare attività ad alto contenuto innovativo, per accrescere la competitività dei consorziati e dei clienti. Il CRF raggruppa le proprie linee di ricerca in tre aree prioritarie: ambiente & energia, sicurezza & benessere, crescita competitiva sostenibile.

Centro di ricerca e sviluppo Motorola(34)

Il Centro di ricerca e sviluppo Motorola di Torino si dedica sia alla progettazione di telefoni cellulari, con particolare attenzione alle caratteristiche e agli sviluppi del mercato europeo, sia allo sviluppo di software per i prodotti e i sistemi che il Gruppo produce.

Telecom Italia LAB(35)

TILAB contribuisce all’innovazione nei campi dei nuovi servizi di telecomunicazioni, delle applicazioni avanzate, delle soluzioni integrate, sviluppando scenari sistemistici d’avanguardia..

R.T.M(36)

Inserito nella realtà industriale del Canavese, l’Istituto RTM ha lo scopo di promuovere la ricerca scientifica e tecnologica applicata nel campo della meccanica di precisione e dei sistemi per l’automazione industriale. I settori in cui l’ente è particolarmente attivo riguardano le tecnologie laser, la robotica e la sensoristica.

Consorzio Proplast

Consorzio composto da 10 soci accademici, 70 soci aziendali e 7 associazioni di categoria. Obiettivo fondamentale del consorzio è la facilitazione della cooperazione tra aziende e istituzioni formative e di ricerca che si occupano di tecnologie legate al mondo della plastica anche attraverso al fornitura di servizi di consulenza, trasferimento tecnologico, selezione e formazione di personale, servizi di laboratorio e ricerca applicata.

5) Centri di ricerca misti (pubblico/privato)

C.S.P.: Centro di Eccellenza per la Ricerca, Sviluppo e Sperimentazione di Tecnologie Avanzate Informatiche e Telematiche(37)

Il “Centro di eccellenza per la ricerca, sviluppo e sperimentazione di tecnologie avanzate informatiche e telematiche” è un Laboratorio di Ricerca riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica nel campo della sperimentazione di tecnologie innovative informatiche e di rete.

I.C.E.R: International Center for Economic Research(38)

L’ICER fornisce strutture e risorse finanziarie a ricercatori italiani e stranieri che svolgono la loro attività in ambito economico ed in settori connessi, presso la sede dell’associazione o in altre istituzioni piemontesi. Vengono privilegiati i progetti svolti in collaborazione con studenti piemontesi o considerati di particolare interesse dagli sponsors.

S.I.T.I: Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione(39)

S.I.T.I, è una struttura dedicata ai sistemi territoriali, che si occupa di sviluppare idee ad alto contenuto strategico ed innovativo per sostenere piani di sviluppo economico locale. L’Istituto si propone di fornire risposte efficaci in tema di analisi, utilizzo e gestione delle risorse territoriali per valorizzare l’esistente e attrarre le migliori iniziative imprenditoriali e istituzionali a livello nazionale ed internazionale. I settori in cui S.I.T.I assicura capacità di intervento sono ambiente e paesaggio, città e territorio, innovazione e sviluppo e architettura e patrimonio.

I.S.M.B: Istituto Superiore Mario Boella(40)

L’Istituto, attivo nella ricerca in campo ICT, nella formazione e nella Technology to Business Intelligence, pone un’enfasi particolare al Wireless e all’e-Security, tematiche sviluppate all’interno di un cluster di laboratori, in partnership con il Politecnico di Torino. L’obiettivo dell’Istituto Boella è di costituire un polo di eccellenza europeo nel settore dell’Information and Communication Technology, promuovendo una crescente integrazione tra i diversi soggetti del settore su progetti e programmi a forte impatto innovativo, incentivando la nascita di nuove imprese e stimolando la crescita della cultura ICT. L’istituto svolge anche attività di formazione, sia post-laurea (promuovendo il Master in e-business), sia di e-learning, con sperimentazioni avanzate nell’uso delle nuove tecnologie nella formazione tradizionale e nella formazione continua.

NOTE

1 Brussels, 18 January 2000, Communication from the European Commission to the council, the European parlament, the Economic and Social Committeee and the Committee of Regions

2 Wim Kok, Facing the challenge, The Lisbon strategy for growth and employment, November 2004

3 COM (2005)119 final, http://europa.eu.int/comm/research/future/index_en.cfm

4 http://www.cordis.lu/fp6/instruments_review

5 Report from the high level group chaired by Wim Kok (Novembre 2004)

6 Per ulteriori approfondimenti sull’allocazione delle Risorse per il VII°PQ si veda il documento EURAB: “The financial perspective for FP7 and criteria for the selection of topics for the Work Programme recommendations

7 Altri cambiamenti riguardano una maggiore attenzione a quelle attività di ricerca che possono soddisfare i bisogni dell’industria europea, la creazione del CER (Consiglio Europeo per la Ricerca), con il compito di valutare, coordinare e migliorare le attività di ricerca europea di frontiera, compresi i meccanismi di finanziamento e l’integrazione delle attività di cooperazione internazionale in tutti i sottoprogrammi.

Sono previsti inoltre lo sviluppo delle Regioni della Conoscenza e la creazione di una “Risk-Sharing Finance Facility”, con lo scopo di aumentare gli investimenti privati in ricerca tramite un più facile accesso a prestiti erogati dalla BEI.

8 Così come riportato nel documento di lavoro della Commissione “Report on European Technology Platforms and Joint Technology Intiatives”,8 per quegli ambiti della ricerca che presentano forti punti di interazione e di contatto e che richiedono una dimensione di intervento più strutturata, di lunga durata e comprensiva di soggetti differenti rispetto ai progetti di RST.

9 La misura “Regions of knowledge” ha l’obiettivo di rafforzare il potenziale di ricerca delle regioni europee con il fine di incoraggiare e supportare lo sviluppo di cluster che integrino università, centri di ricerca, imprese e autorità regionali.

Sulla stessa linea stanno prendendo forma le “Mutual Learning Platforms”, che prevedono lo scambio di informazioni e la collaborazione tra numerosissime regioni europee per quanto riguarda i rispettivi profili regionali sulle attività di ricerca ed innovazione, le attività di prospettiva (foresight) e le analisi comparative (benchmarking).

10 14.175 Meuro di investimenti pubblici nel periodo 2003-2006 prevedono un co-finanziamento di 9.450 Meuro, un incremento del rapporto spesa per R&D sul PIL da 1,16 nel 2002 a 1,75 nel 2006 (PIL attualizzato al tasso di incremento annuo del 2,5%, che purtroppo non si è verificato!), un incremento di 54.000 nuovi occupati (6 occupati per Meuro) e di 108.000 nuovi occupati indirettamente (due occupati indotti per un nuovo occupato), una produzione di 16.000 lavori scientifici e di 4.000 brevetti.

11 Fonte ISTAT: “Tav. 1.2 - Spesa per R&S per settore istituzionale”, La Ricerca e Sviluppo in Italia Consuntivo 2003 - Previsioni 2004-2005 , collana Informazioni (www.istat.it)

12 Conferenza Stato - Regioni del 3 febbraio 2005

13 “Statistics in Focus”, Science and Technology, giugno 2005

14 Terzo Quadro di Valutazione dell’Innovazione Innovation Scoreboard Regione Lazio (luglio 2005)

15 http://www.regione.lombardia.it

16 ‘Le tecnologie emergenti critiche per l’industria del Piemonte’, gennaio 2006

17 Unione Industriale Torino e Comitato Locale Torino-Canavese Unicredit, Una mappa aggiornata delle competenze presenti all’interno dei Laboratori di ricerca pubblici in provincia di Torino, Torino 2005.

18 Cfr. S.Rolfo, 2000, Innovazione e piccole imprese in Piemonte, CERIS-CNR, p. 238

19 I parchi tecnologici sono nati grazie ai fondi europei del DOCUP 1990/2006 che hanno coperto mediamente il 60% degli investimenti (che ammontano a circa 175 milioni di euro in totale), e alle risorse locali pubbliche e private che hanno contribuito per circa il 40% degli investimenti (vedi “Rapporto sul sistema innovativo edl Piemonte” a cura di Giampaolo Vitali, CERIS-CNR, pag. 80.

20 Le informazioni sono ricavate, in data Maggio 2006, dal sito ufficiale: www.tecnorete-piemonte.it

21 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale del CNR: www.cnr.it

22 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.ircc.it

23 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.iuse.it

24Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.to.astro.it

25 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.crit.rai.it

26 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.populus.it

27 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.fondazionerosselli.it

28 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.fga.it

29 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.fobiotech.org

30 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.isi.it

31 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.fondazioneeinaudi.it

32 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.fondazioneambiente.org

33 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.crf.it

34 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.motorola.it

35 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.telecomitalialab.com

36 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.rtm.it

37 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.csp.it

38 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.icer.it

39 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.siti.polito.it

40 Le informazioni sono state ricavate, in data aprile 2004, dal sito ufficiale: www.ismb.it