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Supplemento Ordinario n. 1 al B.U. n. 37

Codice 25.7
D.D. 26 giugno 2006, n. 1051

L.R. n. 40/1998. Comune di Lesa (NO). Fase di verifica della procedura di VIA inerente il Progetto preliminare generale “Interventi per sistemazione idrogeologica torrente Erno in Comune di Lesa”. Esclusione del progetto dalla fase di valutazione di cui all’art. 12 della L.R. n. 40/1998

(omissis)

IL DIRIGENTE

(omissis)

determina

1. di considerare le premesse parte integrante della presente Determina Dirigenziale;

2. di concludere il procedimento relativo alla Fase di Verifica della compatibilità ambientale, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 14.12.98, del Progetto preliminare generale “ Interventi per sistemazione idrogeologica torrente Erno in comune di Lesa presentato dal Comune di Lesa e di non sottoporre il progetto stesso alla fase di valutazione e di giudizio di compatibilità ambientale ai sensi dell’art. 12 della L.R. 40/1998;

3. di richiedere al comune di Lesa che nel corso della redazione del progetto definitivo vengano recepite le prescrizioni nel seguito elencate:

dovranno essere:

- individuati con attenzione le localizzazione dei cantieri, i tracciati da percorrere con i macchinari e le eventuali interferenze di tali attività con la vegetazione esistente, al fine di rendere nulli o minimi i danni alla stessa;

- compiutamente descritti i lavori di rinaturalizzazione previsti sinteticamente dal progetto di massima, con indicazione di modalità, tempi e quantità delle specie messe a dimora;

- indicati i costi presunti di allontanamento a discarica dei rifiuti che saranno rinossi dall’alveo o saranno risultato della cernita da farsi a carico del materiale prelevato in alveo e destinato alla riprofilatura e alla sistemazione spondale.

- In considerazione del buono stato qualitativo delle acque del torrente Erno e della presenza, presso la sua foce, poco più di un Km. a valle, di località balneari in riva allago Maggiore, nel corso dei lavori in alveo dovranno essere prese tutte le misure al fine di limitare il più possibile l’intorbidamento e l’inquinamento delle acque, ad esempio attraverso la preventiva canalizzazione in savanelle del flusso idrico e l’utilizzo di siti idonei, pianeggianti e temporaneamente impermeabilizzati, esterni all’alveo torrentizio, per il deposito temporaneo di residui di scavo e macerie, nonché di materiali e prodotti chimici in uso al cantiere;

- le riprofilature d’alveo dovranno essere effettuate in modo tale da non interrompere del tutto la continuità ecologico-funzionale del corso d’acqua; inoltre le operazioni di disalveo e di rimodellamento dovranno essere effettuate in modo da mantenere, ad opera conclusa, le residue aree di irregolarità del letto torrentizio, avendo cura di lasciare, laddove possibile, piccole “piscine” (pools), nicchie e rifugi, ovvero zone di microhabitat che consentano lo sviluppo della fauna ittica e del macrobenthos;

- nella realizzazione delle difese spondali e delle soglie, dovrà essere privilegiato il riutilizzo dei massi derivanti dalle attività di disalveo; comunque i massi per le scogliere e le soglie dovranno essere, per quanto possibile, omogenei con la litologia dell’area e con le rocce costituenti gli attuali letti dei torrenti e dei rii interessati;

- dovranno essere previste tutte le misure atte a scongiurare il rischio di immissione accidentale di sostanze inquinanti nel corso d’acqua; a tal fine, dovrà essere predisposto un piano di intervento rapido per il contenimento e l’assorbimento di eventuali riversamenti accidentali, anche sul terreno;

- laddove non possibile intervenire con tecniche di ingegneria naturalistica, in fase di progettazione esecutiva, dovrà essere verificata la possibilità di realizzare gli elementi intasati con il calcestruzzo in modo che questo risulti “non a vista”, ed inoltre dovrà essere valutata l’opportunità di ripristinare fasce arboreo-arbustive riparali costituite con specie autoctone, a tergo delle difese spondali, nelle aree in cui è previsto solo inerbimento.

- Poiché gli interventi in progetto interessano l’alveo del torrente Emo, in fase di cantiere dovranno essere adottati tutti i provvedimenti necessari per limitare l’intorbidamento delle acque e soprattutto per evitare sversamenti accidentali di materiali, in modo da eliminare tutte le possibilità d’inquinamento delle acque. A tal fine dovrà essere predisposto un piano di intervento rapido per il contenimento e l’assorbimento di eventuali sversamenti accidentali che interessino le acque e/o il suolo;

- al fine di ridurre al minimo gli impatti sugli habitat e sulla fauna acquatica, le attività di escavazione e rimodellamento in alveo dovranno essere condensate nel più breve arco temporale possibile;

- durante l’esecuzione degli interventi in alveo dovrà essere garantito il deflusso delle acque del torrente Emo e il cantiere dovrà essere organizzato in modo da ridurre allo stretto indispensabile le deviazioni del corso d’acqua;

- al termine del lavori l’alveo dovrà essere ripristinato in maniera tale da presentare caratteristiche morfologiche di naturalità (quali irregolarità planimetriche del fondo con presenza di piccole “piscine”(pools), nicchie e rifugi, ovvero di zone di microhabitat che consentano lo sviluppo della fauna ittica e del macrobenthos, presenza residua di materiale lapideo di pezzatura rappresentativa e caratterizzante) analoghe a quelle precedenti all’intervento, in modo da non determinare effetti dì banalizzazione dell’alveo stesso che penalizzerebbero il rapido recupero delle caratteristiche dell’habitat originario;

- il taglio di vegetazione arborea dovrà essere limitato al minimo indispensabile;

- dovrà essere posta particolare cura nella gestione della fase di cantiere al fine di evitare danneggiamenti agli alberi esistenti;

- il progetto definitivo/esecutivo dovrà sviluppare la progettazione degli interventi di recupero ambientale delle superfici interessate dalla realizzazione del lavori in progetto. In particolare il proponente dovrà verificare la possibilità dl ripristinare una fascia arboreo-arbustiva ripariale a tergo delle scogliere, attraverso la messa a dimora di specie arboree (da mantenere ad alto fusto laddove compatibile con le distanze da mantenere dal limite di sponda e dai confini delle proprietà di privati o in alternativa da governare a ceduo) ed arbustIve autoctone adatte alle condizioni stazionali, almeno per tratti significativi, con la finalità dl migliorare l’inserimento paesaggistico delle opere, di ricreare il corridoio ecologico ripariale interferito e di assicurare l’ombreggiamento del corso d’acqua. Le opere a verde dovranno essere eseguite nelle stagioni idonee (primavera ed autunno), utIlizzando specie erbacee, arbustive ed arboree autoctone adatte a ricostituire la vegetazione ripariale (salici, pioppi, ontano nero) e a creare luoghi di rifugio e di alimentazione per l’avifauna (biancospino, rosa canina, sambuco nero, sanguinello, evonimo). Dovrà inoltre essere previsto un periodo di manutenzione obbligatoria di tali opere, da svolgersi almeno nell’anno successivo la realizzazione delle opere stesse, in modo da garantire l’attecchimento del materiale vegetale;

- al termine dei lavori i cantieri dovranno essere tempestivamente smantellati e dovrà essere effettuato lo sgombero e lo smaltimento dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, evitando la creazione di accumuli permanenti in loco. Per quanto riguarda le aree di cantiere, quelle di deponia temporanea, quelle utilizzate per lo stoccaggio dei materiali, le piste di servizio realizzate per l’esecuzione dei lavori, nonché ogni altra area che risultasse degradata a seguito dell’esecuzione del lavori in progetto, dovrà essere effettuato quanto prima il recupero e il ripristino morfologico e vegetativo del siti.

Dovrà essere garantito il rispetto di quanto previsto all’interno degli elaborati progettuali esaminati, in particolare delle misure di mitigazione previste nel paragrafo 7 della relazione ambientale, e delle seguenti prescrizioni:

- nelle successive fasi di progettazione dovrà essere presentata una relazione tecnica illustrativa degli interventi di rinaturalizzazione previsti al termine dei lavori. Inoltre dovranno essere individuate, nel dettaglio, le aree temporaneamente occupate in fase di cantiere con indicazione, oltre che delle piste di accesso, anche delle superfici deputate al deposito temporaneo dei materiali di scavo o dei materiali provenienti dall’esterno che dovranno essere utilizzati per la realizzazione degli interventi in progetto. Si ricorda a tale proposito che tutte le superfici temporaneamente occupate in fase di cantiere dovranno essere ripristinate e restituite agli usi attuali al termine dei lavori;

- poiché l’area nella quale saranno realizzati gli interventi in progetto risulta fortemente antropizzata, dovrà essere predisposta una valutazione di impatto acustico relativamente alla fase di cantiere. Tale valutazione dovrà essere condotta secondo le linee guida regionali di cui alla DGR n. 9-11616 del 2 febbraio 2004 e dovrà essere firmata da tecnico competente in acustica iscritto al relativo albo regionale. Si ricorda a tale proposito che il rumore generato in fase di cantiere è soggetto al rispetto dei limiti di zona vigenti, fatte salve eventuali deroghe concesse dal Comune per le attività rumorose temporanee di cui all’art. 6, comma 1, lettera h, della L. 447/1995, qualora detto obiettivo non fosse raggiungibile con l’adozione di tutti i possibili accorgimenti tecnici ed operativi atti a minimizzare il disturbo. Tali accorgimenti dovranno essere opportunamente individuati nello studio di impatto acustico;

- il taglio della vegetazione arborea per esigenze di cantiere dovrà essere limitato al minimo indispensabile e, al fine di evitare danneggiamenti degli alberi esistenti, dovrà essere posta particolare cura alla gestione della fase di cantiere;

- al Dipartimento ARPA di Novara dovrà essere comunicato l’inizio ed il termine dei lavori, onde permettere il controllo dell’attuazione delle prescrizioni ambientali nella fase realizzativa dell’opera ai sensi dell’art. 8 della L.R. 40/98. Infine, si ritiene opportuno che il Direttore dei lavori trasmetta all’ARPA Piemonte, Dipartimento di Novara, una dichiarazione, accompagnata da una relazione esplicativa, relativamente all’attuazione di tutte le misure prescritte, compensative, di mitigazione e di monitoraggio, incluse nella documentazione presentata ed integrate da quelle contenute nella Determina conclusiva del procedimento amministrativo relativo all’opera in progetto.

4. di inviare la presente determinazione ai soggetti interessati di cui all’articolo 9 della l.r. 40/1998.

Avverso la presente determinazione è ammesso ricorso al tribunale amministrativo regionale entro il termine di sessanta giorni dalla piena conoscenza dell’atto ovvero ricorso straordinario al Presidente della Repubblica nel termine di centoventi giorni dalla piena conoscenza dell’atto.

La presente determinazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’articolo 65 dello Statuto e della L.R. n. 51 dell’8 agosto 1997.

Il Dirigente responsabile
Piero Teseo Sassi