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Supplemento Ordinario n. 2 al B.U. n. 35

Codice 23.1
D.D. 6 marzo 2006, n. 8

L.R. n. 40/1998 - Fase di verifica della procedura di VIA inerente al progetto “ Lavori di sistemazione idraulica per la mitigazione del rischio idrogeologico nell’area R.M.E. del Torrente Pellice nei Comuni di Luserna San Giovanni e Torre Pellice (TO)”, presentato dall’AIPO - Esclusione del progetto dalla fase di valutazione di cui all’art. 12 della L.R. n. 40/1998

(omissis)

IL DIRIGENTE

(omissis)

determina

di ritenere che il progetto “Lavori di sistemazione idraulica per la mitigazione del rischio idrogeologico nell’area R.M.E. del Torrente Pellice nei comuni di Luserna San Giovanni e Torre Pellice (TO)”, presentato dall’AIPO, sia escluso dalla fase di valutazione di cui all’articolo 12, per le ragioni dettagliatamente espresse in premessa, subordinatamente al rispetto delle seguenti condizioni, vincolanti ai fini dei successivi provvedimenti necessari alla realizzazione dell’intervento:

1. In sede di progettazione definitiva, dovranno essere valutate le condizioni di rischio residuo nelle aree RME interessate dagli interventi, considerando anche il trasporto solido, viste le caratteristiche torrentizie del Pellice.

2. In sede di progettazione definitiva, dovranno essere specificate le ragioni per cui si esclude l’interferenza con la falda idrica in base alla tipologia di opere previste, al loro dimensionamento ed alle modalità esecutive delle stesse.

3. In sede di progetto definitivo dovrà essere definito un cronoprogramma dei lavori che tenga conto dei periodi riproduttivi delle specie ittiche più significative, quali Salmo trutta marmorata, Barbus barbus plebeius, Barbus meridionalis, Leuciscus souffia, in modo da limitare o interrompere gli interventi in alveo in tali periodi.

4. Per le opere in progetto che interferiscono con i canali ad uso irriguo, sarà necessario provvedere alla realizzazione di tutte quelle opere necessarie, opportunamente dimensionate, a non compromettere il sistema irriguo in uso.

5. Dovrà essere garantito lo scolo delle acque di campagna al fine di evitare il ristagno delle acque nelle aree a tergo dei rilevati arginali.

6. Non dovrà essere effettuato sul sito d’intervento alcun tipo di stoccaggio di sostanze pericolose per l’ambiente, se non in condizioni di sicurezza.

7. Nel caso in cui le operazioni richiedessero l’allestimento di una o più aree destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi di cantiere (sostituzione olio lubrificante, riparazioni, rifornimento/rabbocco, ecc.) dovranno essere garantite tutte le condizioni di sicurezza per i lavoratori e l’ambiente.

8. Nel caso di sostituzione di olio lubrificante, riparazione e/o sostituzione di pezzi meccanici, si dovrà garantire l’idonea procedura di raccolta e smaltimento dei rifiuti suddetti, secondo le normative vigenti.

9. Dovranno essere impiegati sia per i riporti, sia per le scarpate terreni e materiali idonei allo scopo mentre eventuali rifiuti già in loco dovranno essere smaltiti o recuperati come da normativa vigente.

10. Durante la fase di cantiere, per tutte le lavorazioni che saranno realizzate in prossimità del t. Pellice o di altri corsi d’acqua dovranno essere adottati tutti i provvedimenti necessari per evitare intorbidamenti delle acque e sversamenti accidentali di materiali, in modo da eliminare tutte le possibilità d’inquinamento delle acque, ad esempio attraverso la realizzazione di savanelle temporanee. Il cantiere dovrà essere organizzato in modo da ridurre allo stretto indispensabile le deviazioni del corso d’acqua e da concentrare il più possibile i tempi delle operazioni in alveo.

11. Il rischio di contaminazione chimica delle acque superficiali e sotterranee, del suolo e del sottosuolo, dovrà essere controllato mediante l’utilizzo, in caso di evento accidentale, delle tecnologie disponibili sul mercato (panne contenitive, sepiolite) che dovrebbero essere presenti in cantiere per un intervento rapido e tempestivo in caso di incidente.

12. Per limitare il più possibile l’impatto sulla componente Rumore, si consiglia di valutare in fase di progetto esecutivo le tecnologie che consentano le migliori insonorizzazioni dei mezzi operativi.

13. Al fine di garantire il regolare deflusso delle portate, anche di piena, si dovranno evitare fenomeni di sbarramento del corpo idrico mediante periodiche operazioni di pulizia lungo l’alveo (taglio delle ceppaie e della vegetazione infestante, rimozione detriti, ecc.; tali operazioni dovranno essere eseguite nei periodi autunno-invernali al fine di scongiurare la distribuzione dei siti di alimentazione, rifugio e nidificazione dell’avifauna e dei micromammiferi.

14. Dovrà essere assolutamente evitato che i campi coltivati si estendano anche sulle aree riparie di nuova realizzazione (fatto peraltro vietato dalla legislazione), eventualmente anche inserendo apposite indicazioni.

15. I lavori in alveo dovranno essere effettuati evitando di deviare completamente il corso d’acqua per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema a valle, come dichiarato dal proponente. Nel caso fosse indispensabile deviare completamente la portata, l’interruzione della stessa dovrà essere il più breve possibile.

16. Dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti e tecniche finalizzati a permettere l’attecchimento della vegetazione riparia nei siti oggetto di intervento e sulle opere di rinforzo spondale.

17. Tutti i siti di intervento devono essere accessibili (su entrambe le sponde) tramite viabilità esistente. Non devono essere aperte piste di cantiere in alveo (come peraltro dichiarato dal proponente).

18. Per quanto riguarda lo stoccaggio del terreno agrario, al fine preservare la struttura e la fertilità del suolo accantonato, lo stesso dovrà essere conservato in cumuli che dovranno essere protetti dall’insediamento di vegetazione infestante e dall’erosione idrica superficiale, procedendo subito al rinverdimento degli stessi con la semina di un miscuglio di specie foraggere con presenza di graminacee e leguminose. Il terreno di scotico dovrà quindi essere utilizzato nelle operazioni di ripristino ambientale delle aree interessate dagli interventi. Gli strati terrosi prelevati in fase di cantiere dovranno essere ricollocati secondo la loro successione originaria. Tutte le operazioni di movimentazione dovranno essere eseguite con mezzi e modalità tali da evitare eccessivi compattamenti del terreno.

19. Poiché il torrente Pellice svolge un’importante funzione di corridoio ecologico utilizzato dalla fauna selvatica, nella fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione a danneggiare il meno possibile le fasce boscate e la vegetazione ripariale limitrofe alle aree di intervento.

20. Al fine di mitigare l’impatto delle emissioni acustiche e delle polveri sull’avifauna durante la fase di realizzazione dell’opera in progetto, dovrà essere effettuata la sospensione dei lavori nel periodo di nidificazione e di riproduzione dell’avifauna (primavera-estate). Le lavorazioni dovranno inoltre essere limitate alle ore diurne, terminando mezz’ora prima del tramonto, al fine di garantire il minor impatto acustico possibile nel momento della giornata nel quale tipicamente si osserva la massima attività delle specie animali.

21. Prima dell’esecuzione degli interventi in alveo dovranno essere effettuate, in accordo con la Provincia di Torino, le operazioni di allontanamento dell’ ittiofauna presente e dovranno essere realizzate idonee opere provvisionali per impedire l’accesso della fauna ittica all’area interessata dai lavori.

22. Poiché è già raggiunto l’obiettivo di qualità ambientale di “buono” (art 4 del D.lgs 152/1999) e non sono pertanto necessari interventi di risanamento, la situazione qualitativa identificata da ARPA di LIM, IBE, SECA e SACA non dovrà essere compromessa al termine dei lavori.

23. Al termine dei lavori potrà essere deciso se mantenere l’alveo di magra creato o ripristinare la configurazione originaria (la scelta sarà legata all’assicurazione di garantire anche in magra un battente idrico adeguato alla sopravvivenza ed agli spostamenti della fauna acquatica presente), in ogni caso avendo cura di ricreare, mediante l’utilizzo di materiale a maggiore pezzatura reperibile in loco, pozze, interstizi e anfratti, ideali microambienti capaci di favorire l’insediamento e lo sviluppo della fauna e flora acquatiche.

24. Si dovrà curare la collocazione di massi di dimensioni variabili ai piedi delle scogliere, in modo da evitare tipologie banali ed uniformi e costituire zone di rifugio per l’idrofauna, efficaci soprattutto nelle situazioni di piena.

25. Tutti gli interventi di sistemazione, di recupero e di mitigazione ambientale indicati in progetto dovranno essere eseguiti e dovranno procedere per lotti funzionali parallelamente all’avanzamento del cantiere, secondo un cronoprogramma che tenga conto della stagionalità delle opere a verde e della necessità di riposizionare nel più breve tempo possibile il terreno di scotico precedentemente accantonato.

26. Per la realizzazione degli interventi di inserimento paesaggistico, di ripristino, di mitigazione e di compensazione ambientale delle zone a vegetazione ripariale dovranno essere utilizzate specie arboree ed arbustive autoctone. Nella progettazione definitiva delle opere di rinaturalizzazione il proponente dovrà porre particolare attenzione a riprodurre una cenosi caratterizzata da alta biodiversità e differenziazione morfologica come è tipico delle cenosi naturali ripariali del t. Pellice. Si richiede inoltre che siano eseguite le opportune cure colturali periodiche nei primi 3 anni dall’impianto, in modo da assicurarne la riuscita e limitare l’introduzione di specie vegetali esotiche e fortemente invasive.

27. Diventa prescrittivo quanto indicato nelle “Specificazioni a seguito della Conferenza dei Servizi del 16/02/2006" fornite dal proponente relativamente al materiale ottenuto dal disalveo che dovrà essere esclusivamente utilizzato per ritombamento o per opere legate al progetto.

28. Il ritombamento, che verrà effettuato in sponda sinistra del t. Pellice nel Comune di Luserna San Giovanni, dovrà realizzarsi esclusivamente lungo il canale riattivato nell’evento alluvionale del 2000; ossia non dovrà coinvolgere i prati adiacenti come erroneamente indicato negli eleborati cartografici presentati.

29. Diventa prescrittivo quanto indicato nelle “Specificazioni a seguito della Conferenza dei Servizi del 16/02/2006" fornite dal proponente relativamente al ripristino dell’alveo che dovrà presentare caratteristiche morfologiche di naturalità (quali pluricursalità, irregolarità planimetriche del fondo, presenza residua di materiale lapideo di pezzatura rappresentativa e caratterizzante) analoghe a quelle precedenti all’intervento, in modo da non determinare effetti di ”banalizzazione" dell’alveo stesso. Si condivide anche la scelta di posizionare dei massi di dimensioni variabili ai piedi delle scogliere oggetto di intervento al fine di creare una variabilità locale dell’ambiente idrico favorevole all’ittiofauna.

30. Al termine dei lavori i cantieri dovranno essere tempestivamente smantellati e dovrà essere effettuato lo sgombero e lo smaltimento dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, evitando la creazione di accumuli permanenti in loco. Per quanto riguarda le aree di cantiere, quelle di deponia temporanea, quelle utilizzate per lo stoccaggio dei materiali, le eventuali piste di servizio realizzate per l’esecuzione dei lavori, nonché ogni altra area che risultasse modificata o degradata a seguito dell’esecuzione dei lavori in progetto, dovrà essere effettuato quanto prima il recupero e il ripristino morfologico e vegetativo dei siti. Al termine dei lavori l’area di pertinenza dovrà quindi presentare le condizioni di originaria naturalità, anche ricorrendo alla ricostituzione delle cenosi vegetali autoctone ed a tecniche di ingegneria naturalistica in caso di necessità.

31. Al Dipartimento ARPA territorialmente competente dovrà essere inviato il progetto esecutivo delle opere approvate e siano comunicate le date di inizio e termine dei lavori, onde permettere il controllo dell’attuazione delle prescrizioni ambientali nella fase realizzativa dell’opera, ai sensi dell’art. 8 della L.R. 40/98.

32. Si dovranno concordare con il Dipartimento ARPA territorialmente competente le modalità e le tempistiche di attuazione delle attività di monitoraggio eventualmente previste e di consegna dei risultati delle attività suddette.

33. Il Direttore dei lavori dovrà trasmettere, secondo le tempistiche concordate in fase di progettazione del monitoraggio, all’ARPA Piemonte, Dipartimento competente per territorio, una dichiarazione, accompagnata da una relazione esplicativa, relativamente all’attuazione di tutte le misure prescritte, compensative, di mitigazione e di monitoraggio, incluse nella presente determinazione dirigenziale.

Copia della presente determinazione verrà inviata al proponente ed ai soggetti interessati di cui all’articolo 9 della l.r. 40/1998 e depositata presso l’Ufficio di deposito progetti della Regione.

Avverso la presente determinazione è ammesso ricorso al tribunale amministrativo regionale entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione.

La presente determinazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 61 dello Statuto.

Il Dirigente responsabile
Carlo Pelassa