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Bollettino Ufficiale n. 44 del 3 / 11 / 2005

Codice 22.8
D.D. 21 ottobre 2005, n. 285

L.R. 40/1998 - Fase di verifica della procedura di VIA inerente il progetto “Metanodotto Oviglio - Ponti DN 750 mm (30"), 75 bar” presentato dalla Societa’ Snam Rete Gas S.p.A. - tip. B1.20 - pos. 44/VER/2005. Esclusione del progetto dalla fase di valutazione di impatto ambientale di cui all’art. 12 della L.R. 40/1998

(omissis)

IL DIRIGENTE

(omissis)

determina

- di ritenere che il progetto “Metanodotto Oviglio - Ponti DN 750 mm (30"), 75 bar” presentato dalla Società Snam Rete Gas S.p.A., con sede legale in San Donato Milanese, Piazza Santa Barbara n. 7, da localizzarsi nei Comuni di Oviglio, Bergamasco, Terzo, Bistagno e Ponti della Provincia di Alessandria e nei Comuni di Bruno, Mombaruzzo, Nizza Monferrato, Fontanile, Castel Boglione, Castel Rocchero, Montabone e Monastero Bormida della Provincia di Asti, sia escluso dalla fase di valutazione di cui all’articolo 12, per le ragioni espresse in premessa, a condizione che siano osservate le seguenti prescrizioni e raccomandazioni vincolanti ai fini dei successivi provvedimenti necessari alla realizzazione dell’intervento.

Atmosfera: al fine di contenere le emissioni derivanti dai cantieri si ritiene indispensabile che, nell’ambito della progettazione definitiva, vengano definite dettagliate procedure di gestione delle attività svolte nel cantiere stesso; tali procedure dovranno far proprie le seguenti prescrizioni minime:

1. devono essere utilizzati mezzi omologati rispetto ai limiti di emissione stabiliti dalle norme nazionali e comunitarie in vigore alla data di inizio lavori del cantiere;

2. i gruppi elettrogeni utilizzati, quale fonte primaria e continuativa di energia elettrica per il cantiere, se equipaggiati con motori a ciclo diesel devono essere dotati di specifici sistemi di contenimento delle emissioni di particolato;

3. i programmi di manutenzione devono prevedere interventi specificatamente finalizzati a mantenere a livelli ottimali le prestazioni emissive delle apparecchiature utilizzate. In particolare tali interventi devono interessare gli impianti di abbattimento polveri, gli apparati di bagnatura, i generatori di calore (bruciatori) e i motori a combustione interna installati su mezzi mobili o impianti fissi nonché, in generale, lo stato di efficienza di ogni altro apparato che possa incidere sulle emissioni complessive del cantiere;

4. le piste di cantiere devono essere periodicamente bagnate al fine di limitare l’emissione di polveri per sollevamento; nei periodi di scarsa piovosità deve essere effettuata anche la bagnatura periodica del materiale proveniente dallo scavo della trincea e accantonato a fianco della pista;

5. devono essere realizzati idonei dispositivi di lavaggio delle ruote dei mezzi pesanti all’uscita delle aree di cantiere;

6. devono essere utilizzati teli protettivi a chiusura dei cassoni degli autocarri utilizzati per il trasporto dei materiali polverulenti;

7. gli eventuali impianti di betonaggio, di frantumazione-vagliatura e recupero di inerti devono essere autorizzati per le emissioni in atmosfera ai sensi della normativa vigente, anche seguendo, ove possibile, le previste procedure semplificate;

8. devono essere concordati, con i Comuni di volta in volta interessati, i punti di accesso al cantiere nonché i percorsi ottimali al fine di minimizzare gli impatti locali sulla qualità dell’aria, sul clima acustico e sulla viabilità.

Acque superficiali e sotterranee: valutato che l’impatto dei lavori crea una notevole ricaduta sulle condizioni morfologiche ed idrauliche dei corsi d’acqua, si ritiene che per la nuova fase progettuale:

9. deve essere realizzato uno studio idraulico di ciascun corso d’acqua e negli attraversamenti la tubazione del metanodotto dovrà essere interrata ad una profondità adeguata al piano di scorrimento delle acque individuato con lo studio citato;

10. la protezione spondale dovrà essere realizzata sulla nuova sezione di deflusso individuata dallo studio idraulico;

11. deve essere effettuata una indagine morfologica puntuale sulle aste torrentizie che sono attraversate dal metanodotto (nei casi in cui il tracciato passi in prossimità di un’ansa occorre evidenziare i problemi di erosione laterale che con il tempo potrebbero interferire con la tubazione, valutando in alternativa alle difese spondali menzionate nella Relazione di Verifica anche la possibilità di un arretramento del tracciato in aree non interessate dalla dinamica torrentizia o laddove attraversi l’alveo valutare problemi di erosione di fondo); in particolare, nell’indagine dovranno essere analizzate compiutamente alternative di tracciato per la tratta interessante il T. Bogliona e il rio Morra;

12. il condotto non dovrà essere localizzato in aree a pericolosità elevata: il proponente dovrà integrare il quadro dei dissesti con la documentazione derivante dagli studi geologici facenti parte dei piani regolatori già ritenuti, dal gruppo di lavoro interdisciplinare, idonei ad aggiornare ed integrare il PAI; ove in tali studi siano evidenziati, lungo i corsi d’acqua interessati dal metanodotto, dei dissesti, la “ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili e relativi impianti” dovrà essere preceduta da uno “studio di compatibilità dell’intervento con lo stato del dissesto esistente” (art. 9, punto 5 delle norme di attuazione del PAI);

13. dovranno essere ridotte al minimo indispensabile le interferenze con i corsi d’acqua (pubblici e demaniali) al fine di non causare ripetute modificazioni antropiche al regime idraulico;

14. dovrà essere approfondito lo studio delle eventuali interferenze del tracciato con le infrastrutture afferenti al servizio idrico integrato per delineare, con i responsabili dei singoli servizi, le opportune azioni di prevenzione e compensazione o mitigazione, anche in fase di cantiere;

15. i lavori di attraversamento a cielo aperto dei corpi idrici naturali dovranno essere realizzati in periodi e con modalità tali da contenere al massimo l’impatto sulla risorsa idrica e sulla fauna;

16. il programma dei lavori di attraversamento a cielo aperto dei corpi idrici naturali significativi (Belbo, Bormida e Bormida di Spigno) dovrà essere reso noto alla Direzione Pianificazione Risorse Idriche della Regione Piemonte e all’ARPA Piemonte per consentire una corretta interpretazione di eventuali dati di monitoraggio anomali rilevati nei periodi interessati da lavori in alveo;

17. se tecnicamente possibile, dovranno essere riprogettati gli attraversamenti del Bormida e del Bormida di Spigno adottando un sistema che permetta di non intaccare l’alveo e le formazioni ripariali (ad es. T.O.C. o minitunnel); nel caso in cui fosse dimostrata l’impossibilità tecnica di tali sistemi di attraversamento, si dovranno concordare con ARPA Piemonte le modalità di gestione delle attività di cantiere all’interno degli alvei al fine di limitare il più possibile gli impatti a carico della vegetazione e della fauna presenti;

18. nei tratti in cui il tracciato del metanodotto corre in parallelo al corso d’acqua dovranno essere rispettate le disposizioni del R.D. 25 luglio 1904 n. 523 “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie”, il quale all’art. 96 , lett.f, stabilisce per i manufatti e gli scavi una distanza non inferiore a 10 m dal piede degli argini dei corsi d’acqua;

19. prima dell’inizio delle opere, è necessario che sia richiesta ai Settori decentrati delle Opere Pubbliche e difesa assetto idrogeologico interessati la concessione per l’occupazione di aree appartenenti al demanio idrico ai sensi dell’art. 1 della L.R. n. 12 /2004 e del relativo regolamento di attuazione n. 14/R/2004;

20. il proponente dovrà effettuare un censimento del reticolo demaniale interessato dal tracciato;

21. le infrastrutture a rete interessanti corsi d’acqua devono essere progettate secondo i criteri contenuti nella Deliberazione 2/99 dell’autorità di Bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle fasce A e B” delle Norme di attuazione del PAI;

22. gli attraversamenti non devono modificare le condizioni di deflusso della piena e limitare la capacità di invaso, e pertanto il progetto definitivo dovrà considerare i seguenti aspetti:

* modifiche indotte sul profilo di inviluppo di piena,

* riduzione della capacità di invaso dell’alveo,

* interazioni con le opere di difesa idrauliche (opere di sponda e argini) esistenti,

* opere idrauliche in progetto nell’ambito dell’ intervento,

* modifiche indotte sull’assetto morfologico planimetrico e altimetrico dell’alveo di inciso e di piena,

* modifiche indotte sulle caratteristiche naturali e paesaggistiche della regione fluviale,

* condizioni di sicurezza dell’intervento rispetto alla piena (con particolare riferimento alla dinamica erosiva degli stessi);

23. l’impresa aggiudicataria della realizzazione dovrà razionalizzare l’impiego della risorsa idrica durante le operazioni di cantiere, massimizzando il riutilizzo delle acque impiegate;

24. dovranno essere previsti opportuni provvedimenti da adottarsi in caso di accidentale contaminazione delle acque in fase di cantiere, in particolare in relazione ai lavori di attraversamento dei corpi idrici superficiali;

25. nelle fasi di predisposizione del progetto definitivo, il proponente dovrà verificare con i consorzi irrigui operanti nell’area di intervento le soluzioni individuate per risolvere le interferenze con il reticolo irriguo esistente e il cronoprogramma relativo alla realizzazione delle opere, in modo da assicurare la funzionalità della rete irrigua e da permettere l’effettuazione delle operazioni di manutenzione della rete stessa in maniera agevole e in sicurezza.

Suolo: nelle successive fasi di progettazione dovranno essere allegate le indagini di cui ai punti seguenti:

26. deve essere effettuato uno studio geologico - geomorfologico di dettaglio, lungo il percorso del metanodotto, basato su un rilevamento di terreno; la carta geomorfologica non dovrà contenere esclusivamente i dati ricavabili nelle diverse banche dati presenti, ma dovrà riportare gli elementi geomorfologici rappresentativi osservati sul territorio, in particolare modo evidenziando le criticità riscontrate e l’individuazione di percorsi alternativi per superare tali criticità;

27. deve essere effettuata una verifica degli ambiti di versante contraddistinti da dissesti gravitativi (frane quiescenti o attive); a tal proposito si evidenzia che, per quanto riguarda la Provincia di Asti, nei Comuni di Castel Rocchero, Castel Boglione, Fontanile e Mombaruzzo, il tracciato attraversa delle aree che i PRG indicano in dissesto. Poiché per ciò che concerne i tratti del tracciato che intercettano dissesti gravitativi lo scavo di trincee e la relativa modifica dell’assetto idrogeologico potrebbe innescare fenomeni di riattivazione del movimento, occorrerà produrre in merito una relazione che proponga eventuali interventi per la mitigazione del rischio;

28. in relazione al tracciato proposto, deve essere valutato un eventuale percorso alternativo per il tratto situato presso l’abitato di Bruno (AT), indicativamente tra i Km. 10.8 e 11.5, cercando di evitare l’attraversamento della porzione collinare che ospita una formazione boschiva di interesse naturalistico ed è anche sede di un dissesto gravitativo, adottando un percorso parallelo alla SP 240;

29. laddove il rilievo geomorfologico di dettaglio confermasse la presenza di fenomeni gravitativi non aggirabili dal tracciato definitivo, oltre alle normali attenzioni della buona progettazione geotecnica, si dovrà prevedere l’installazione di idonee opere di consolidamento del pendio (presidi anche di tipo naturalistico), nonché di dispositivi di sezionamento del metanodotto a monte ed a valle della frana, al fine di limitare le conseguenze dannose legate al potenziale schiacciamento e/o sflangiamento della condotta, dovuto alle possibili riattivazioni dei fenomeni;

30. lungo tutto il tracciato, ma specialmente nei tratti collinari, al fine di ridurre i fenomeni di ristagno dovrà essere posta la massima cura nella posa di uno strato drenante idoneo alla base della trincea; inoltre, al fine di prevenire le erosioni in asse e le infiltrazioni lineari, particolare attenzione dovrà anche essere dedicata al ripristino, al termine della posa, delle originarie condizioni geotecniche di permeabilità e resistenza all’usura del piano stradale interessato dagli scavi.

Componenti biotiche (vegetazione, fauna, ecosistemi): per quanto riguarda le componenti biotiche, nelle successive fasi si dovranno osservare le seguenti prescrizioni:

31. il progetto definitivo dovrà sviluppare adeguatamente gli interventi di mitigazione e di compensazione ambientale in relazione alle caratteristiche degli ambienti acquatici e ripariali interferiti nei ripetuti attraversamenti dei diversi corsi d’acqua naturali ed alle specie di fauna selvatica (avifauna, erpetofauna e ittiofauna) che li popolano, con particolare attenzione alle specie inserite negli elenchi delle Direttive 92/43/CEE “Habitat” e 79/409/CEE “Uccelli”. Nel caso in cui venissero interferite aree umide o ambienti ripariali con presenza di erpetofauna tutelata dalla Direttiva “Habitat”, gli interventi di compensazione ambientale dovranno prevedere la costituzione di habitat sostitutivi prima della realizzazione del metanodotto. Il proponente dovrà concordare con l’Osservatorio Regionale sulla Fauna selvatica - Direzione Territorio Rurale e con ARPA Piemonte la localizzazione e la definizione dei criteri costruttivi degli interventi di compensazione, al fine di renderne massima l’efficienza;

32. prima dell’esecuzione degli interventi in alveo dovranno essere effettuate, in accordo con le Province competenti per territorio, le operazioni di allontanamento dell’ittiofauna presente;

33. al fine di ridurre al minimo gli impatti sulla fauna acquatica, durante l’esecuzione degli interventi in alveo dovrà essere garantito il deflusso delle acque dei corsi d’acqua interferiti attraverso la realizzazione di savanelle temporanee e il cantiere dovrà essere organizzato in modo da ridurre allo stretto indispensabile le deviazioni del corso d’acqua;

34. dovrà essere prevista la sospensione dei lavori in alveo nel periodo riproduttivo delle specie di ittiofauna presenti nei corsi d’acqua interferiti, che per i Ciprinidi si svolge nei mesi di aprile, maggio e giugno;

35. al termine dei lavori l’alveo dovrà essere ripristinato in maniera tale da presentare caratteristiche morfologiche di naturalità (quali irregolarità planimetriche del fondo, presenza residua di materiale lapideo di pezzatura rappresentativa e caratterizzante) analoghe a quelle precedenti all’intervento, in modo da non determinare effetti di “banalizzazione” dell’alveo stesso che penalizzerebbero il rapido recupero delle caratteristiche dell’habitat originario;

36. le aree agricole e naturali interessate dalla realizzazione del metanodotto dovranno essere ripristinate in modo da ricreare quanto prima le condizioni originarie. Per quanto riguarda in particolare le superfici occupate da colture legnose (vigneti, frutteti, impianti di pioppicoltura specializzata a rapido accrescimento), il proponente dovrà concordare con i proprietari o i gestori dei fondi le modalità e le tempistiche dell’esecuzione delle opere e degli interventi di ripristino, consentendo il più possibile l’accesso alle proprietà agricole;

37. nelle fasi successive di progettazione dell’opera dovrà essere quantificata la reale consistenza del taglio della vegetazione arborea spontanea e degli impianti legnosi (frutteti, vigneti, impianti di pioppicoltura specializzata a rapido accrescimento), che dovrà essere limitato al minimo indispensabile. Dovrà inoltre essere posta particolare cura nella gestione della fase di cantiere, al fine di evitare danneggiamenti agli alberi esistenti, con particolare attenzione alle piante tartufigene site presso la strada Gorre Moise (foglio 18) del Comune di Bergamasco;

38. il terreno agrario ottenuto dalle operazioni di scotico dovrà essere adeguatamente accantonato, avendo cura di separare i diversi orizzonti pedologici, e dovrà essere utilizzato nelle operazioni di ripristino ambientale. Il progetto definitivo dovrà specificare le dimensioni e la geometria dei cumuli, nonché le modalità di conservazione e manutenzione degli stessi (coprendoli eventualmente con rete di juta) in relazione ai tempi di stoccaggio del materiale e di ripristino ambientale dei luoghi. Gli strati terrosi prelevati in fase di cantiere dovranno essere ricollocati secondo la loro successione originaria;

39. nei casi in cui le superfici alterate dai lavori di movimento terra abbiano una pendenza media superiore ai 15° si richiede l’inerbimento immediato di tali superfici in funzione antierosiva, nel rispetto della stagionalità delle opere a verde;

40. per quanto riguarda la tipologia “Muro in gabbioni interrati” (dis.10- LC-D-85334), si raccomanda di prediligere l’impiego delle palificate doppie di sostegno (denominate in progetto “muro cellulare in legname a doppia parete” dis. 10-LC-D-85338) in luogo dei gabbioni. Considerato il noto basso livello di attecchimento delle talee nel corpo dei gabbioni, si richiede che il paramento esterno degli stessi sia ricaricato di terra ed inerbito;

41. per quanto riguarda la tipologia “Muro cellulare in legname a doppia parete” (dis. 10-LC-D-85338), si raccomanda che il materiale legnoso impiegato come traversi e correnti non sia mai di diametro inferiore ai 20 cm. Si raccomanda inoltre che il materiale vegetale messo a dimora nel corpo della struttura sia in contatto con la parete interna dello scavo, onde permettere l’ottimale radicazione e fare in modo che il materiale vegetale concorra realmente nel tempo al sostegno del terreno;

42. per quanto riguarda la tipologia “Ricostituzione spondale con rivestimento in massi” (dis. 10-LC-D-83356), la messa a dimora degli arbusti tra i massi dovrà avvenire durante la costruzione della struttura, previo riporto di un congruo quantitativo di terra a costituire un ottimale letto di posa.

Agenti fisici: per quanto riguarda l’impatto acustico causato dalla fase di costruzione del metanodotto, nelle successive fasi progettuali:

43. dovrà essere analizzato in sede locale l’impatto acustico generato dalle fasi di cantiere e individuati tutti gli accorgimenti tecnici e operativi atti a minimizzare il disturbo con la presentazione della relazione previsionale di impatto acustico, redatta secondo le disposizioni regionali emanate con D.G.R. 2/2/2004, n. 9-11616 (criteri per la redazione della documentazione di impatto acustico);

44. si dovrà tendere a rispettare i limiti (assoluto e differenziale) vigenti all’avvio della fase di cantiere e, qualora detto obiettivo non fosse raggiungibile con l’attuazione degli accorgimenti previsti dalla D.G.R. su richiamata, potranno essere concesse da parte dei Comuni deroghe per le attività rumorose temporanee di cui all’art. 6, comma 1, lettera h, della legge 447/1995.

Paesaggio: per la componente paesaggio sono valide le seguenti prescrizioni:

45. le fasi successive di progettazione dovranno sviluppare adeguatamente gli interventi di ripristino e di mitigazione ambientale e paesaggistica, per la cui realizzazione dovranno essere utilizzate specie erbacee, arbustive ed arboree autoctone adatte alle condizioni stazionali (evitando l’utilizzo della Robinia pseudoacacia). Al fine di assicurarne la riuscita, tali interventi dovranno essere eseguiti nel rispetto della stagionalità delle opere a verde. Dovrà inoltre essere eseguito il periodo di manutenzione obbligatoria di tali opere previsto nel progetto preliminare presentato dal proponente, da svolgersi nei tre anni successivi la realizzazione delle opere stesse, in modo da garantire l’attecchimento del materiale vegetale;

46. al termine dei lavori i cantieri dovranno essere tempestivamente smantellati e dovrà essere effettuato lo sgombero e lo smaltimento dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, evitando la creazione di accumuli permanenti in loco. Per quanto riguarda le aree di cantiere, quelle di deponia temporanea, quelle utilizzate per lo stoccaggio dei materiali, le piste di accesso alle aree di lavoro, nonché ogni altra area che risultasse degradata a seguito dell’esecuzione dei lavori in progetto, dovrà essere effettuato quanto prima il recupero e il ripristino morfologico e vegetativo dei siti.

Rifiuti: per quanto riguarda la componente rifiuti:

47. deve essere assicurata una corretta gestione dei rifiuti connessi all’opera, nel rispetto della normativa vigente in materia, assicurando innanzitutto che sia minimizzata la loro produzione e ottimizzato il loro recupero;

48. deve essere verificata la situazione esistente allo scopo di evidenziare la presenza o meno di materiali che possono contenere amianto e, in caso affermativo, individuare soluzioni adeguate;

49. la gestione delle terre da scavo dovrà rispettare i dettami della L. 443/2201 così come modificata dalla L. 306/2003;

50. i rifiuti speciali non pericolosi nonché quelli pericolosi devono essere collocati separatamente in contenitori idonei e specifici in funzione delle loro caratteristiche e dei divieti previsti dalla normativa vigente;

51. è fatto divieto di bruciare qualsiasi tipologia di rifiuto prodotto in fase di cantiere.

Monitoraggi: per quanto attiene la fase di monitoraggio sulle matrici e componenti ambientali interessate dai lavori:

52. nel caso si debbano creare habitat sostitutivi, dovrà essere realizzato un monitoraggio relativamente all’avifauna e all’erpetofauna presenti nell’area interferita dalla realizzazione delle opere in progetto, per valutare il comportamento delle diverse specie in relazione ai nuovi ambienti. Il piano di monitoraggio dovrà essere concordato e dettagliato con l’Osservatorio Regionale sulla Fauna selvatica - Direzione Territorio Rurale e con l’ARPA Piemonte prima dell’inizio dei lavori, enti ai quali dovranno essere trasmessi i dati ottenuti.

53. prima dell’avvio dei lavori, deve essere concordato con ARPA Piemonte, Dipartimento Provinciale della provincia di Alessandria SC07 e di Asti SC08, un sistema di monitoraggio, in fase di cantiere e gestione del metanodotto, valido sulle seguenti matrici e componenti ambientali:

* agenti fisici,

* atmosfera,

* paesaggio,

* ecosistemi.

Al termine dei lavori, i risultati del monitoraggio della fase di cantiere devono essere trasmessi, a cura del Direttore dei lavori, ad ARPA Piemonte, Coordinamento Centrale VIA - VAS e Dipartimenti Provinciali competenti per il territorio, accompagnati da una dichiarazione con allegata relazione esplicativa, relativamente all’attuazione di tutte le misure prescrittive, compensative, di mitigazione e di monitoraggio.

Ulteriori prescrizioni: nelle successive fasi di progettazione dovranno inoltre essere verificate le seguenti prescrizioni:

54. deve essere comunicato ad ARPA Piemonte, Dipartimento Provinciale della provincia di Alessandria SC07 e di Asti SC08, l’inizio ed il termine dei lavori, onde permettere il controllo dell’attuazione delle prescrizioni ambientali nella fase realizzativa dell’opera;

55. nelle interferenze con preesistenti elettrodotti aerei ad alta tensione dovrà essere rispettato quanto previsto dal D.M. 21.3.88 n. 449 e s.m.i. nonché dalle norme CEI 11-17 fasc. 558. Dovranno inoltre essere rispettate le distanze minime dei mezzi d’opera dai conduttori come degli scavi dalle fondazioni dei sostegni nella fase di realizzazione delle opere. Qualora si rendesse necessario provvedere a modificazioni e/o spostamenti degli elettrodotti per renderli compatibili con le opere, si dovrà provvedere a trasmettere tempestivamente a ENEL Distribuzione S.p.A. - Divisione Infrastrutture e Reti - Area di Business Rete Elettrica - Centro Alta Tensione Piemonte e Liguria e Terna S.p.A. - Area Operativa Trasmissione di Torino i progetti esecutivi dell’opera nonché i dati dei soggetti ai quali farà carico la spesa dei relativi eventuali interventi;

56. si dovrà tenere conto che l’area censita catastalmente al foglio n. 14, mappale n. 350-351-352-364 del Comune di Bistagno sarà interessata dalla creazione di un’area ecologica per la raccolta differenziata dei rifiuti;

57. prima di iniziare l’opera di scavo, dovrà essere effettuato un sopralluogo congiunto con i tecnici di Arcalgas Progetti per concordare le modalità di attraversamento del metanodotto di proprietà della suddetta società nei comuni di Bistagno e Ponti;

58. dovranno essere prodotti ai comuni interessati i dati utili relativi a rischi potenziali per l’inserimento nei Piani di Protezione Civile;

59. la rete viaria interessata dai mezzi operativi deve risultare ricondotta alla sua originaria integrità, con particolare riferimento a strade vicinali, consortili ed interpoderali che, per loro caratteristica, sono scarsamente idonee a sostenere eccessive sollecitazioni;

60. il traffico pesante deve essere indirizzato lungo le macro direttrici di traffico;

61. le strade utilizzate dai mezzi di cantiere dovranno essere soggette a particolari attenzioni, garantendo il perfetto stato della pavimentazione stradale, sia in termini di pulizia sia come condizioni del manto, che dovrà essere sempre privo di buche e discontinuità;

62. nelle aree di accesso del cantiere occorre prevedere la stabilizzazione della strada, con tappetino bitumato (per un tratto di almeno 200m) se non è già presente asfalto, ed inoltre occorre estendere la fase di bagnatura e pulizia meccanica (spazzatrice) anche ai tratti di viabilità cittadina maggiormente interferiti.

63. devono essere rispettati gli adempimenti previsti dal D.P.R. 12 .01.1998 n. 37 ai fini della presentazione del progetto per il parere di conformità ed il conseguente rilascio del Certificato di Prevenzione incendi da parte dei Comandi dei VV.F. interessati, che costituisce, al solo fine antincendio, autorizzazione all’esercizio dell’attività;

64. ai sensi del D.lgs. del 01.08.2003 n. 259, deve essere presentata apposita documentazione all’Ispettorato Territoriale per il Piemonte e la Valle d’Aosta del Ministero delle Comunicazioni al fine di ottenere il rilascio del nulla osta alla costruzione da parte del suddetto ufficio;

65. deve essere redatto uno specifico elaborato relativo ad indagini geologiche ed archeologiche preliminari, a cura di soggetti competenti e dotati dei necessari requisiti di specializzazione, al fine di una verifica preventiva dell’interesse archeologico, da presentare al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.

Copia della presente determinazione verrà inviata al proponente ed ai soggetti interessati di cui all’articolo 9 della l.r. 40/1998 e depositata presso l’Ufficio di deposito progetti della Regione.

Avverso la presente determinazione è ammesso ricorso al tribunale amministrativo regionale entro il termine di sessanta giorni.

La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 61 dello Statuto e dell’art. 16 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

Il Dirigente responsabile
Roberto Quaglia