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Bollettino Ufficiale n. 21 del 27 / 05 / 2004

Deliberazione della Giunta Regionale 26 aprile 2004, n. 31-12387

Approvazione delle linee di indirizzo per la definizione di un progetto di promozione delle attività di prevenzione e sicurezza nelle strutture sanitarie

A relazione dell’Assessore Galante:

Premesso che:

- il Decreto Legislativo n° 626 del 19 settembre 1994 (e successive modifiche ed integrazioni) ha imposto, anche nelle Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere, l’adozione di idonei provvedimenti di carattere organizzativo, tecnico e strutturale, atti a migliorare le condizioni di sicurezza e di salute dei lavoratori della sanità;

- a distanza di diversi anni dall’emanazione della citata normativa non si può dire che la situazione risulti ottimale:

- da una ricerca effettuata dal Dipartimento di Prevenzione del Ministero della Sanità nel 1998, in merito alla stato di applicazione della normativa di sicurezza nelle strutture sanitarie, emergeva un quadro di carente applicazione del D.Lgs. 626/94 nelle A.S.L/A.S.O. (Fogli d’informazione ISPELS 4/1999) che ha trovato un riscontro immediato nei dati I.N.A.I.L. sugli infortuni e le malattie professionali nel comparto sanità di questi anni;

- in questo comparto si registra, a livello nazionale, un costante incremento degli infortuni denunciati a partire dal 1995, con un aumento più sensibile negli ultimi anni: si è passati infatti dai 18.000 infortuni denunciati del 1997 agli oltre 32.000 del 2002 e negli ultimi anni, l’andamento infortunistico nel settore della sanità ha fatto registrare una crescita nettamente superiore a quella del complesso dei Servizi (DATI I.N.A.I.L. - gennaio 2003, n° 1);

- a fronte di rischi anche importanti, soprattutto per la sicurezza, si può quindi affermare che non vi è ancora una sufficiente sensibilità nei confronti di tali problematiche.

Le ragioni di questa situazione sono diverse:

1. la molteplicità dei fattori di rischio e le difficoltà di valutarne l’interazione tra loro, la generalizzata scarsa consapevolezza dei rischi presenti, la particolarità e peculiarità delle attività svolte, la complessità dell’organizzazione del lavoro;

2. la vetustà del patrimonio edilizio ed impiantistico delle strutture sanitarie della Regione Piemonte che rende ancor più difficile e complessa l’adozione di misure e procedure di prevenzione tecnica;

3. l’imperfetta e carente organizzazione dei servizi deputati alle attività di prevenzione (Servizio di Prevenzione e Protezione e Servizio Medico Competente) che condiziona certamente una loro azione non sempre efficace;

4. l’esistenza di uno stretto legame tra la tutela della salute dell’operatore sanitario e la tutela della salute del cittadino che accede alle strutture sanitarie;

- nella consapevolezza delle problematiche sopra brevemente descritte e nella convinzione che gli interventi di prevenzione all’interno delle strutture sanitarie debbano essere oggetto di particolare attenzione, l’Amministrazione Regionale ha assunto, in questi anni, diverse iniziative riguardanti le indicazioni metodologiche necessarie per l’applicazione delle disposizioni del D.Lgs 626/94.

Si ricordano in particolare:

1. Circolare dell’Assessore alla Sanità del 17.10.1996 prot. n° 6636/48/768 “Organizzazione dei Servizi di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente delle A.R. USL e dei Presidi Sanitari Ospedalieri” che indica le modalità organizzative e la dotazione organica minima dei due servizi;

2. la D.G.R 38-25949 del 16 novembre 1998 che prevede:

- l’organizzazione e la nuova dotazione organica del servizio di prevenzione e protezione;

- l’istituzione del Gruppo di Coordinamento 626 aziendale;

- la promozione, da parte della Direzione Sanità Pubblica, di protocolli generali, di procedure e soluzioni in merito agli specifici rischi connessi alla realtà sanitaria, alla sicurezza ed alla prevenzione degli infortuni degli operatori del SSN, ed il monitoraggio costante dello stato di attuazione dei programmi degli interventi previsti dall’art. 4 del D.Lgs. 626/94;

- sulla base di queste indicazioni sono stati istituiti:

1. il coordinamento regionale per la predisposizione delle linee guida di indirizzo in materia di sicurezza nelle strutture sanitarie (DGR 68-28834 del 29.11.1999);

2. il gruppo di lavoro per l’espletamento delle attività di indirizzo e coordinamento dei Medici Competenti (D.D. 482 del 24.11.1999);

3. il gruppo di lavoro per l’espletamento delle attività di indirizzo e coordinamento dei Servizi di Prevenzione e Protezione (D.D. 76 del 23.01.01);

- è stata così avviata una sistematica azione di verifica dei blocchi operatori, mediante la predisposizione di un’apposita check-list, con la quale sono state rilevate le principali caratteristiche di igiene e sicurezza del lavoro, che sono state trasmesse per la compilazione a tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere. Le schede sono state successivamente elaborate e verificate mediante sopralluoghi compiuti dalla Commissione di cui alla DGR 68-28834 del 29.11.99;

- l’attività dei due gruppi di lavoro (medici competenti e responsabili dei S.P.P.) è stata invece indirizzata verso la predisposizione di:

a) linee guida sulla gestione e manutenzione degli impianti di condizionamento dei gruppi operatori;

b) linee guida sull’organizzazione aziendale per il corretto svolgimento dei compiti e delle funzioni del datore di lavoro, dirigenti e preposti (inviata in data 29.04.02, prot. n° 6577/27002);

c) linee guida sulla prevenzione incendi;

d) materiale informativo e formativo da utilizzare per corsi di formazione per formatori su temi riguardanti la movimentazione dei pazienti, la scelta dei D.P.I. per i rischi da agenti biologici, chimici in ambito sanitario, e per l’antincendio;

e) linee guida per l’aggiornamento dei documenti di valutazione del rischio (art. 4/626);

f) linee guida per la valutazione del rischio da movimentazione dei pazienti e dei carichi e criteri di sorveglianza sanitaria;

g) linee guida per la sorveglianza sanitaria degli esposti al rischio di trasmissione di agenti biologici per via ematica ed aerea;

h) una proposta di revisione della circolare sulla sorveglianza sanitaria degli esposti a gas anestetici nelle sale operatorie;

i) linee guida per il controllo e la riduzione del rischio da lattice in ambito sanitario.

Da ricordare infine la D.G.R. n° 45 - 7365 del 14-10-2002 “Direttiva contenente indicazioni metodologiche in merito all’organizzazione del Servizio di Medico Competente presso le Aziende Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere della Regione Piemonte”.

Considerato inoltre che:

- questa Amministrazione con DGR 64-6577 del 08-07-2002 ha istituito la Rete Integrata della Prevenzione costituita dai servizi S.Pre.S.A.L. delle ASL piemontesi, dai servizi di Medicina del Lavoro delle A.O. San Giovanni Battista di Torino, CTO/CRF/M. Adelaide di Torino, Ospedale Mauriziano Umberto I° di Torino, A.O. Maggiore della Carità di Novara e SS. Antonio e Biagio di Alessandria, dai servizi di Medicina del Lavoro delle ASL 12 di Biella e 17 di Savigliano, dall’Area Tematica “Ambienti di Lavoro” dell’ARPA di Grugliasco (Bollettino UfficialeR.P. 1.08.2002, n° 31), i cui obiettivi sono:

* realizzare in ogni quadrante almeno un punto di riferimento per la Medicna del Lavoro e l’Igiene Industriale;

* costruire un sistema in grado di fornire reali economie di scala ottimizzando il servizio per l’utenza;

* supportare l’attività specialistica, clinica e di igiene industriale svolta in ogni Azienda Sanitaria Regionale;

* impostare sistemi di controllo e autocontrollo quali-quantitativo delle prestazioni erogate e realizzare protocolli di intervento unitari e condivisi dagli operatori;

* integrarsi sulla base di specifici progetti regionali e aziendali;

* fornire risposte qualificate all’utenza pubblica e privata;

- è necessario inserire le attività fino ad ora svolte all’interno di un progetto organico di promozione e sicurezza nelle strutture sanitarie che responsabilizzi al raggiungimento degli obiettivi le Aziende Sanitarie piemontesi;

- all’interno della sopra citata rete, estesa alla collaborazione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza nominati dal coordinamento degli R.L.S. piemontesi e dei Servizi di prevenzione e protezione delle Aziende medesime, sono state individuate le seguenti aree tematiche di intervento ritenute prioritarie:

1. Organizzazione dei servizi, delle funzioni e delle attività di prevenzione all’interno delle Aziende Sanitarie.

2. Informazione, formazione ed addestramento degli operatori sanitari.

3. Razionalizzazione dei protocolli di sorveglianza sanitaria.

4. Prevenzione e controllo del rischio da agenti biologici.

5. Prevenzione e controllo del rischio da movimentazione dei carichi e dei pazienti.

6. Prevenzione e controllo del rischio da sostanze sensibilizzanti, con particolare riferimento al rischio da lattice.

7. Sicurezza e salute nei laboratori analisi e di anatomia patologica.

8. Sicurezza e salute negli ambulatori di endoscopia.

9. Sicurezza delle strutture, degli impianti e delle apparecchiature, sicurezza antincendio.

- per ogni area di intervento si prevede di:

1) procedere alla raccolta di informazioni o al completamento di procedure informative già in corso;

2) definire, sulla base delle informazioni raccolte, le dimensioni e le caratteristiche delle problematiche e la situazione delle diverse aziende sanitarie rispetto a standard prestabiliti;

3) procedere ad azioni mirate a promuovere la risoluzione dei problemi identificati o alla riduzione, misurabile e verificabile, del rischio nelle aree considerate.

- per l’attuazione del progetto dovrà essere istituito un gruppo di lavoro di cui faranno parte i Direttori dei Servizi di Medicina del Lavoro ed i Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione delle A.O. CTO/CRF/Maria Adelaide - Università degli Studi di Torino, San Giovanni Battista di Torino, Ospedale Mauriziano Umberto I° di Torino, Ospedale Maggiore della Carità di Novara e delle A.S.L. 12 di Biella e 17 di Savigliano; i Direttori degli S.Pre.S.A.L. delle A.S.L. 19 di Asti e 9 di Ivrea, tre Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza nominati dal coordinamento degli R.L.S. piemontesi. Per l’area tematica “Informazione, formazione ed addestramento degli operatori sanitari” è stata richiesta la collaborazione, in qualità di responsabile, del Dott. Francesco Garufi, Direttore dei Presidi Ospedalieri dell’A.S.L. 14 di Omegna, già incaricato dalla Regione Piemonte per la Progettazione e la gestione del Piano di Formazione SPreSAL 2003-2005;

- il gruppo di lavoro potrà avvalersi di esperti del Servizio Sanitario Regionale su temi specifici di particolare complessità tecnico-scientifica;

- è infine necessario identificare per ognuna delle aree tematiche un’Azienda sanitaria di riferimento ed un responsabile/coordinatore, che è la persona incaricata della progettazione e della gestione della singola area. Il responsabile/coordinatore di area tematica individua, contatta e coordina gli esperti che collaboreranno per l’attuazione del programma;

- le attività dei Gruppi di Lavoro saranno condotte in stretta collaborazione con i Medici Competenti, i Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione (S.P.P.) ed i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (R.L.S.) delle Aziende Sanitarie piemontesi e dovranno necessariamente integrarsi con quelle svolte dal gruppo di lavoro regionale per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle Infezioni Ospedaliere istituito con D.G.R. 58-11904 del 02-03-2004;

- sono anche previsti incontri conoscitivi, di approfondimento e di verifica, con tutte le figure di riferimento del sistema di prevenzione delle singole aziende sanitarie;

- tali attività dovranno essere promosse nell’ambito dell’accordo quadro sulla collaborazione istituzionale tra la Regione Piemonte e le Aziende Sanitarie Regionali per lo studio e l’approfondimento delle problematiche sanitarie di cui alla D.G.R. n. 12-10772 del 27-10-2003;

- i responsabili delle singole aree tematiche semestralmente produrranno al Settore Prevenzione Sanitaria negli Ambienti di vita e di lavoro un report sullo stato di attuazione delle attività che sarà occasione di verifica all’interno del gruppo di lavoro;

- al fine di regolare l’attività di ciascuna area tematica sarà sottoscritta una apposita convenzione tra la Regione Piemonte e le Aziende Sanitarie sulla base del modello allegato.

A seguito di quanto sopra premesso e considerato;

visto il D.Lgs 626/94;

vista la D.G.R. 38-25949 del 16-11-1998;

vista la D.D. 482 del 24-11-1999;

vista la D.D. 76 del 23-01-01;

vista la D.G.R. 45-7365 del 14-10-2002;

vista la D.G.R. 64-6577 del 08-07-2002;

vista la D.G.R. 12-10772 del 27-10-2003;

vista la D.G.R. 58-11904 del 02-03-2004;

la Giunta Regionale, unanime,

delibera

1) di approvare le linee di indirizzo per la definizione del progetto di promozione delle attività di prevenzione e sicurezza nelle strutture sanitarie così come indicate nel documento allegato (Allegato 1), che costituisce parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;

2) il coordinamento e la responsabilità del progetto, unitamente alla funzione di referente della Direzione Sanità Pubblica sono affidate all’ASL 17 di Savigliano nella persona del Direttore S.M.L. che, a tal fine, sarà coadiuvato dal gruppo di lavoro costituito come detto in premessa e dai coordinatori/responsabili delle aree tematiche;

3) di rimandare a successivi provvedimenti l’approvazione dei progetti conseguenti all’attuazione delle aree tematiche di cui in premessa;

4) di approvare l’allegata bozza di convenzione tra la Regione Piemonte e le Aziende Sanitarie (Allegato 2);

5) di dare atto che la presente non comporta oneri finanziari.

La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 65 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

(omissis)

Allegato 1

Area Tematica di Intervento 1

Organizzazione dei servizi, delle funzioni e delle attività di prevenzione all’interno delle Aziende Sanitarie

Azienda di riferimento: ASL 9
Responsabile: Lauro Reviglione

Con il D.L.gs 626/94 viene finalmente delineato, in modo organico, il quadro del sistema prevenzionistico da attuarsi in ogni azienda pubblica o privata. Infatti, non solo vengono definiti i compiti e gli obblighi del datore di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori, ma viene anche introdotto l’obbligo di creare un nuovo “servizio” aziendale (il Servizio di Prevenzione e Protezione) con un suo responsabile, vengono ampliati ed arricchiti i compiti e le funzioni del Medico Competente, viene creata la nuova figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.

Questo complesso quadro normativo comporta la necessità di darsi un’organizzazione ed una struttura aziendale nella quale siano correttamente individuate le competenze e le responsabilità delle diverse figure deputate alla gestione ed al controllo della prevenzione in azienda, ma non deve essere sottovalutato anche il problema di far sì che questo articolato meccanismo trovi i corretti percorsi e flussi informativo-organizzativi.

Come risulta dalle indagini sopra citate, l’organizzazione della prevenzione nelle A.S.L./A.S.O. piemontesi non è però stata univoca in questi anni.

La Giunta Regionale e la Direzione Sanità Pubblica hanno assunto, come detto, diverse iniziative in tal senso al fine di garantire la necessaria uniformità generale degli assetti organizzativi.

Si rammentano, sinteticamente, le principali:

1. Circolare dell’Assessore alla Sanità del 17.10.1996 prot. n° 6636/48/768 “Organizzazione dei Servizi di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente delle A.R. USL e dei Presidi Sanitari Ospedalieri”

2. D.G.R 38-25949 del 16 novembre 1998 (organizzazione e la dotazione organica del servizio di prevenzione e protezione, istituzione del gruppo di coordinamento 626 aziendale);

3. Linee guida sull’organizzazione aziendale per il corretto svolgimento dei compiti e delle funzioni del datore di lavoro, dirigenti e preposti (inviata in data 29.04.02, prot. n° 6577/27002);

4. D.G.R. n° 45 - 7365 del 14-10-2002 “Direttiva contenente indicazioni metodologiche in merito all’organizzazione del Servizio di Medico Competente presso le Aziende Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere della Regione Piemonte”.

Si dispone di dati aggiornati al 2002 sull’organizzazione e dotazione organica dei servizi di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente, è invece imperfetta la conoscenza sull’effettiva e pratica organizzazione del sistema di prevenzione aziendale in generale, sul funzionamento del “Gruppo di Coordinamento 626" aziendale, sulla definizione delle responsabilità e delle deleghe ai dirigenti ed ai preposti, sulle metodologie di valutazione del rischio adottate e sui programmi delle misure di prevenzione e di protezione che le aziende sanitarie hanno adottato (art.4, commi 1 e 2 del D.L.gs. 626/94).

Su questi temi si prevede pertanto di:

1. 2004: raccogliere informazioni aggiornate e sufficientemente dettagliate in merito a:

- modalità applicative delle Linee guida sull’organizzazione aziendale per il corretto

- svolgimento dei compiti e delle funzioni del datore di lavoro, dirigenti e preposti (inviata in data 29.04.02, prot. n° 6577/27002);

- problematiche correlate alle attività dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza

2. 1° semestre 2005: identificare le situazioni che presentano le maggiori criticità, anche mediante incontri diretti con i Direttori Generali, il RSPP, il medico competente ed i R.L.S. aziendali,

3. 2° semestre 2005: identificare, in collaborazione con tutti i responsabili delle altre Aree Tematiche, strumenti di valutazione dei programmi adottati dalle aziende sanitarie per la riduzione dei principali fattori di rischio e loro stato di attuazione, anche in relazione alla tutela dei lavoratori esterni e degli utenti

4. 2006: proporre e promuovere soluzioni ed azioni volte alla risoluzione dei problemi riscontrati, nel rispetto delle peculiarità e delle specificità aziendali.

Area Tematica di Intervento 2

Informazione, formazione ed addestramento degli operatori sanitari

Azienda di riferimento: ASL 14
Responsabile: Francesco Garufi

Il D.Lgs. n. 626/94 e s.m.i. assegna alla informazione e alla formazione un ruolo fondamentale per ciò che riguarda la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in particolare per gli aspetti della prevenzione.

Ciò appare ancora più importante nel comparto della sanità, visti anche i dati sul fenomeno infortunistico. Bisogna inoltre considerare che migliorare gli aspetti della sicurezza dei lavoratori in ambito sanitario significa agire anche sulla tutela dei pazienti e di tutti coloro che accedono alle strutture sanitarie.

Nelle ASL e nelle ASO sono già state attivate numerose iniziative in applicazione degli artt. 21 e 22. del D.Lgs.n. 626/94 e altre sono attualmente in svolgimento o previste; altre iniziative sono state effettuate a livello regionale. Nel mese di marzo 2004 è stato avviato l’intervento formativo su tutti i RLS delle ASL e ASO piemontesi su iniziativa regionale.

Bisogna ancora ricordare che il D.Lgs. n. 626/94 e s.m.i., fermo restando l’obbligo per il datore di lavoro di fornire adeguata informazione e formazione ai lavoratori, assegna al servizio di prevenzione e protezione ed al medico competente dei compiti ben definiti; infatti tra i compiti del servizio di prevenzione e protezione vi è quello di proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori (art. 9, c.1, lett.d ), e tra quelli del medico competente di collaborare all’attività di informazione e formazione (art. 17,c.1, lett.m).

Per tutto quanto sopra l’obiettivo generale nel triennio è il seguente:

favorire, in ogni azienda sanitaria, da una parte l’ottemperanza agli obblighi di legge e nel contempo la qualità ed efficacia degli interventi formativi ed informativi.

Si identificano le seguenti azioni da mettere in atto nel triennio 2004-2006:

1 - REFERENTI FORMATIVI

I° semestre 2004

Per ogni ASL e ASO identificazione di due referenti formativi uno del servizio di prevenzione e protezione e uno del medico competente con il compito di :

* effettuare l’analisi dei bisogni formativi aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro

* applicare una corretta metodologia nella progettazione formativa aziendale in materia di salute e sicurezza sul lavoro

* valutare la qualità degli interventi formativi messi in atto o proposti da soggetti terzi

* individuare le modalità organizzative più opportune al fine di garantire la piena applicazione degli obblighi previsti dagli artt. 21 e 22 del D.Lgs.n. 626/94

* coadiuvare la specifica area di intervento regionale nello svolgimento delle attività previste

II° semestre 2004

Attivare uno specifico corso di formazione per formatori indirizzato ai referenti formativi e finalizzato all’acquisizione delle competenze necessarie allo svolgimento dei compiti prima previsti della durata di sei giorni, ripartito su due moduli di tre giorni, in analogia a quanto già messo in atto nell’ambito del progetto triennale SPreSAL; dato il numero degli allievi detto corso dovrà essere ripetuto per due volte.

2- RACCOLTA INFORMAZIONI E ATTIVAZIONE MONITORAGGIO

Si ritiene necessario entro il 2004 attivare una raccolta di informazioni sulla quantità/qualità delle attività di informazione/formazione messe in atto ad oggi nelle ASL/ASO, attraverso i servizi di prevenzione e protezione aziendali con l’utilizzo di una specifica scheda da costruire da parte dei componenti l’area tematica entro il 2004.

Negli anni successivi, con la collaborazione dei referenti formativi, si ritiene utile attivare a livello centrale un monitoraggio delle iniziative messe in atto e sui risultati delle stesse, attraverso l’introduzione di procedure codificate di verifica della qualità ed efficacia degli interventi formativi.

3- ATTIVITA’ FORMATIVA

Un piano formativo triennale completo può essere formulato solo avendo a disposizione ulteriori informazioni su quanto messo in atto nelle ASL/ASO e in base ad una almeno parziale analisi dei bisogni formativi.

Possono però essere formulate alcune ipotesi di lavoro ferme restando alcune caratteristiche che devono sottendere detto piano ed i singoli interventi formativi, che di seguito si elencano:

* interventi formativi quanto più possibili legati ai reali bisogni formativi

* metodologia didattica prevalentemente attiva

* regolare valutazione della qualità ed efficacia degli interventi formativi

* individuazione di quali tematiche da trattare a livello regionale, a livello di quadrante e a livello di azienda

* partecipazione economica delle aziende a detta attività formativa

3.1 GENERALITA’

Un primo livello di attività formative riguarda tutti quegli interventi formativi che sono ricompresi nell’attività delle aree tematiche di intervento.

In questo casi si ritiene che da parte dell’area tematica formazione possa essere fornito, ove ritenuto necessario, supporto alle altre aree sia in fase di progettazione che di esecuzione degli interventi formativi.

3.2 MEDICI COMPETENTI

E’ da valutare la partecipazione economica delle Aziende alla formazione di detto personale; in particolare per i medici competenti si ritiene che possano essere utilizzate due vie:

* partecipazione dei medici competenti ed eventualmente degli operatori utilizzati in detti sevizi ai corsi di medicina del lavoro, epidemiologia e promozione della salute previsti per gli operatori SPreSAL

* attivazione di specifici momenti di approfondimento scientifico di tematiche particolari e di interesse a livello del comparto sanità.

3.3 SERVIZI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

E’ da valutare la partecipazione economica delle Aziende alla formazione di detto personale; si ritiene che in parte gli operatori di detti servizi possano partecipare ad alcuni corsi dell’area tecnica o di promozione della salute previsti per gli SPreSAL. E’ necessario attendere gli sviluppi della normativa relativa alla formazione degli operatori di detti servizi per potere sviluppare un più dettagliato piano formativo.

3.4 DATORI DI LAVORO, DIRIGENTI E PREPOSTI

Si ritiene utile nel corso del triennio individuare un percorso formativo che tenendo conto di quanto normato e regolamentato a livello regionale riguardi dette figure; in particolare bisogna prevedere due livelli di intervento:

* a livello regionale attività informativa-formativa rivolta ai Direttori Generali sugli aspetti della responsabilità e sui modelli organizzativi;

* a livello di quadrante attività informativa-formativa per datori di lavoro, delegati, dirigenti e preposti su ruoli, relazioni tra soggetti, responsabilità e ricadute organizzative.

3.5 LAVORATORI

L’attività informativa-formativa per i lavoratori trova il suo naturale luogo di svolgimento a livello di azienda o al massimo di quadrante; da parte del livello regionale sulla base delle principali problematiche rilevate nel comparto si ritiene che debbano essere fornite indicazioni metodologiche e di contenuto sugli interventi da mettere in atto fornendo supporto nella realizzazione di dette attività anche attraverso la produzione di materiale omogeneo; tale intervento si ritiene possa essere attivato a partire dal 2005.

3.6 ATTIVITA’ FORMATIVA PER RLS

Dal mese di marzo al mese di giugno 2004 si terranno le dieci edizioni del corso di formazione per RLS con finanziamento INAIL (accreditati ECM). I corsi si svolgeranno a livello di quadrante con il coinvolgimento in qualità di docenti di medici competenti, RSPP, sindacato, direttori sanitari, direttori SPreSAL. Gli argomenti trattati riguarderanno il ruolo del RLS, gli aspetti relazionali e della comunicazione, la formazione e le fonti informative utili per lo svolgimento dell’attività di RLS. La metodologia didattica utilizzata sarà quella attiva e il materiale didattico utilizzato sarà il medesimo per tutte le edizioni.

Si rimanda per ulteriori interventi formativi alle richieste che emergeranno durante i prossimi corsi.

Area Tematica di Intervento 3

Sorveglianza sanitaria

Azienda di riferimento: A.O. Maggiore della Carità di Novara
Responsabile: Carlo Mantovani

Favorire la razionalizzazione dei protocolli di sorveglianza sanitaria, nel rispetto delle norme vigenti e nello spirito delle direttive europee in materia, è il principale obiettivo che ci si pone.

L’indagine effettuata nel 2000, mediante questionario, nelle 29 aziende sanitarie piemontesi, ha permesso di rilevare evidenti e sostanziali differenze interaziendali su tali aspetti a conferma della scelta di metodi e di approcci diversi alla valutazione dei rischi e quindi protocolli di sorveglianza sanitaria non uniformi.

Si ritiene necessario intraprendere azioni volte a favorire lo svolgimento di una sorveglianza sanitaria programmata in funzione della valutazione dei rischi e non sulla semplice presunzione degli stessi. Si ritiene altresì importante favorire la nascita di procedure di raccolta standardizzata dei dati più significativi della sorveglianza sanitaria a fini epidemiologici e di programmazione a livello regionale.

Su questo tema si prevede di:

1. 2° semestre 2004 - 1° semestre 2005: raccogliere i protocolli sanitari in uso in un campione rappresentativo delle diverse tipologie delle aziende sanitarie piemontesi, partendo dai problemi affrontati nelle aree tematiche successive (Agenti biologici, movimentazione carichi, lattice);

2. 2° semestre 2005: valutare e verificare gli stessi, anche mediante incontri con i medici competenti delle aziende del campione prescelto, al fine di raccogliere informazioni utili a definire una scala di priorità degli interventi.

3. 1° semestre 2006: procedere, nel periodo, all’elaborazione e diffusione di protocolli sanitari, in forma di linee guida, affrontando anche le problematiche relative alla formulazione dei giudizi di idoneità specifica ed alla raccolta standardizzata dei dati di sorveglianza sanitaria;

4. 2° semestre 2006: individuare e sperimentare indicatori utili a verificare come la situazione di ogni azienda sanitaria si colloca rispetto alle linee guida prodotte dal gruppo di lavoro regionale o da altri organismi scientifici accreditati, e quali siano le nuove problematiche e le criticità emerse.

Verranno inoltre individuati e sperimentati nella pratica metodi di raccolta standardizzata dei dati più rappresentativi dell’attività e dei risultati della sorveglianza sanitaria.

L’obiettivo che si intende raggiungere è quello di uniformare e rendere omogenei i protocolli di sorveglianza sanitaria, nel rispetto delle peculiarità e delle specificità aziendali, individuare ed adottare procedure di raccolta standardizzata dei dati più significativi della sorveglianza sanitaria per fini epidemiologici e di programmazione, anche a livello regionale.

Area Tematica di Intervento 4

4.1 Prevenzione e controllo del rischio da agenti biologici per via ematica

Azienda di riferimento: A.O. San Giovanni Battista di Torino
Responsabile: Paolo Vergnano

Il rischio da esposizione ad agenti biologici è da ritenersi sicuramente quello maggiormente caratterizzante l’ambiente di lavoro delle Aziende Sanitarie. Le patologie trasmissibili attraverso esposizione occupazionale negli operatori sanitari sono numerose, ma in definitiva riconducibili a tre modalità di trasmissione: da contatto, da droplet e per via aerea.

Per quanto concerne la dimensione del problema esistono, dal giugno 1999, dati consolidati a livello regionale relativi agli infortuni da puntura e da contaminazione accidentale (progetto SIOP-SIROH “Sistema di sorveglianza degli incidenti occupazionali a potenziale rischio biologico negli operatori sanitari degli ospedali del Piemonte”), che hanno i limiti intrinseci di tali sistemi di rilevazione derivanti essenzialmente dal fenomeno della sottonotifica, mentre nessun sistema regionale è attualmente attivato per quanto concerne il rischio da agenti a trasmissione aerogena .

Su questo tema si prevede di:

2004: effettuare una ricognizione relativamente a ciò che è stato attivato per quanto concerne le procedure di valutazione del rischio, prevenzione tecnica ed individuale, informazione e formazione, e sorveglianza sanitaria in ogni Azienda Sanitaria.

2005: identificare le priorità di intervento, che dovranno considerare le peculiarità e le specificità aziendali, oltre alle esigenze locali e risorse disponibili.

In particolare si dovranno individuare:

* metodologie di valutazione del rischio,

* criteri per la prevenzione tecnica e la scelta dei DPI,

* protocolli di sorveglianza sanitaria

* criteri per la formulazione dei giudizi di idoneità alla mansione specifica

* criteri per la gestione dei lavoratori con limitazioni dell’idoneità

1° semestre 2006: sulla base delle considerazioni sopra esposte dovranno essere fornite le linee di intervento regionale definitive sugli argomenti in questione e comunicate alle aziende sanitarie.

4.2 Prevenzione e controllo del rischio da agenti biologici trasmessi per via aerea, droplet e per contatto

Azienda di riferimento: ASL 12
Responsabile: Fabrizio Ferraris

VIA AEREA

Nei paesi industrializzati si calcola che almeno 3000 operatori all’anno si ammalino e di questi almeno 200 muoiano di tubercolosi. Di questi sicuramente un numero significativo sono casi che potevano essere evitati adottando corretti sistemi di gestione del paziente malato di TB, di controllo delle procedure nei laboratori di microbiologia e di corretta sorveglianza del personale sanitario addetto all’assistenza dei pazienti in questione.

In tale ambito il D.Lgs. 626/94 e s.m.i. classifica i Micobatteri del gruppo TB complex in classe 3 :" Agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un rischio specifico per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi nella comunità ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche." imponendo di conseguenza al Datore di Lavoro di attivare procedure di prevenzione al fine di impedirne la diffusione fra i lavoratori potenzialmente esposti.

Per far fronte a tale problema la Regione Piemonte nel luglio 2000 ha pubblicato dei protocolli operativi per la prevenzione e il controllo della tubercolosi umana fra cui anche quello per la prevenzione della tubercolosi fra i lavoratori della sanità.

A più di tre anni dalla pubblicazione di tale documento si ritiene importante una verifica della sua applicazione sul territorio della nostra regione ed una sua eventuale revisione sulla base delle problematiche operative che potranno emergere da tale verifica.

Se per quanto riguarda la diffusione della MT nella popolazione generale è ormai in atto un monitoraggio attivo del problema, scarse a tutt’oggi sono le informazioni della sua diffusione negli operatori della sanità, con particolare riferimento a quanti sono i casi/anno di malattia da ascrivere all’esposizione di tipo occupazionale e quanti sono i casi di infezione, diversamente da quello che accade relativamente alle malattie di origine ematogena (progetto SIOP-SIROH).

Su questo tema si prevede di :

- Aumentare le attuali conoscenze della diffusione della malattia e dell’infezione da MT complex negli operatori sanitari definendo, per quanto è possibile il ruolo dell’esposizione lavorativa;

- Valutare le procedure di accesso, diagnosi ed isolamento del paziente affetto da MT trasmissibile all’interno delle strutture ospedaliere;

- Mettere in evidenza gli eventuali problemi relativi all’applicazione del protocollo operativo regionale del luglio 2000 ed eventualmente apportare le necessarie modifiche;

- Attivare un sistema di sorveglianza regionale in grado di monitorare la diffusione dell’infezione e della malattia negli operatori della sanità.

Si propone il seguente programma:

- Entro la fine del 2004 raccogliere le informazioni relativamente a quanto è stato fatto in tema di valutazione del rischio, controllo e sorveglianza della TB nelle strutture sanitarie regionali.

- Entro il 2005 raccogliere le informazioni derivanti dall’attività di sorveglianza sanitaria svolta dai MC ed elaborare una stima della diffusione del problema (quanti operatori si infettano all’anno, quanti operatori si ammalano all’anno, stima di quanti degli operatori ammalati potrebbero essersi ammalati per una esposizione lavorativa) con i limiti, soprattutto per quanto riguarda il numero di infettati, di una probabile non omogeneità dei dati.

- Entro la fine del 2005 produrre una relazione che individui quali sono gli attuali problemi nelle strutture sanitarie regionali che possano influire negativamente sulla prevenzione della MT negli operatori con particolare riferimento a : a) problemi strutturali; b) procedure di ammissione e di accettazione e diagnosi; c) procedure per l’abbattimento del rischio di diffusione di aerosol potenzialmente contaminanti

- Attivare un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica della Tubercolosi negli operatori della sanità piemontese che diventi operativo per il 2° semestre del 2006, che miri anche a rendere omogenei i protocolli di sorveglianza sanitaria.

DA CONTATTO E DROPLET

Per le più frequenti patologie infettive di interesse professionale trasmesse per contatto e droplet si ritiene necessaria l’attivazione di un sistema di rilevazione dei dati in grado di definire il livello di rischio nei presidi ospedalieri, sulla base delle indicazioni specifiche nazionali ed internazionali già proposte sull’argomento e di quantizzare gli eventi rilevanti ai fini della valutazione degli effetti dell’esposizione al rischio.

Si prevede di portare a termine tale attività entro la fine del 2006.

Area Tematica di Intervento 5

Prevenzione e controllo del rischio da movimentazione dei carichi e dei pazienti

Azienda di riferimento: ASL 17
Responsabile: Alberto Baratti

Le definizioni contenute nel Titolo V (Movimentazione manuale dei carichi) del D.L.gs 626/94 permettono di inserire a pieno titolo anche le strutture sanitarie tra gli ambienti di lavoro da valutare.

Negli ospedali vengono infatti quotidianamente svolte tutte le attività lavorative e le manovre descritte all’art. 47/626 (Campo di applicazione) , anche se, come noto, il carico è in buona parte costituito dai pazienti non collaboranti più che da oggetti.

La sintomatologia dolorosa lombosacrale, legata alle attività di movimentazione manuale dei pazienti non collaboranti svolte dal personale di assistenza, costituisce uno dei più importanti rischi professionali presenti in ambito ospedaliero: questa categoria di lavoratori risulta, nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale, tra quelle maggiormente affette da patologie e disturbi acuti e cronici del rachide.

Numerose indagini epidemiologiche e studi di biomeccanica hanno documentato come le attività di movimentazione manuale di pazienti non collaboranti comportino sovraccarichi rilevanti del tratto lombare, spesso superiori ai limiti considerati “fisiologici” o “tollerabili” ed indicano come esista un legame tra tipologia e quantità di manovre di trasferimento/sollevamento ed occorrenza di patologie acute e croniche. E’ inoltre dimostrata una correlazione tra il rischio specifico e fattori come l’entità della disabilità del paziente, il tipo e la frequenza di operazione effettuata, la formazione degli operatori, l’adeguatezza degli spazi, degli arredi e degli ausili.

Da ciò derivano un’incidenza ed una prevalenza di disturbi maggiori rispetto ai gruppi di riferimento di non esposti ed una elevata prevalenza di soggetti per i quali è necessario esprimere giudizi di limitazione dell’idoneità alla mansione specifica.

Recentemente il Gruppo di Lavoro Regionale dei Medici Competenti ha approvato un documento che propone di adottare, per la valutazione dei rischi, le seguenti metodologie:

* nelle aree tecniche (magazzini, farmacia, cucine, manutenzione, ecc.), il metodo N.I.O.S.H. 1993, adattato alla situazione normativa italiana, secondo le indicazioni contenute nel documento n° 14 del volume “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Linee guida per l’applicazione del D.L.gs. 626/94", seconda edizione dell’aprile 1999, della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome;

* nei reparti di degenza, la metodologia di valutazione dell’esposizione nota come M.A.P.O. (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) definita dall’Unità di Ricerca “Ergonomia della Postura e del Movimento” (E.P.M.)., presentata nel seminario nazionale di Milano del maggio 1999 e pubblicata su “La medicina del lavoro” di marzo-aprile 1999. Come noto il metodo si propone di valutare il contributo dei principali determinanti di rischio da movimentazione manuale dei pazienti (presenza di pazienti non autosufficienti, organico addetto alla movimentazione manuale dei pazienti, aspetti strutturali degli ambienti di lavoro, attrezzi ed ausili per la movimentazione di pazienti, formazione degli operatori in funzione del rischio specifico), consentendo il calcolo di un indice sintetico di esposizione (M.A.P.O.) in cui i diversi fattori considerati si integrano. Questo indice di esposizione può consentire, inoltre, una programmazione delle misure di prevenzione tecnica secondo uno specifico ordine di priorità. Il metodo è già stato sperimentato con risultati positivi in alcune aziende sanitarie piemontesi.

Per i servizi sanitari e le sale operatorie non abbiamo, al momento, un metodo di valutazione del rischio da proporre.

Alla luce delle considerazioni esposte si prevede di :

1. 2004 - 1° semestre 2005: raccogliere dati (derivanti dalle valutazione dei rischi effettuate secondo i metodi citati) relativi ai livelli di rischio presenti nelle singole aziende e per aree omogenee, ai costi stimati degli interventi, al numero degli esposti ed ai dati della sorveglianza sanitaria, attività di formazione e di addestramento specifiche, al fine di programmare interventi di riduzione del rischio secondo criteri di priorità, in relazione anche alle risorse disponibili

2. 2° semestre 2005: se dai dati raccolti ne emerge la necessità, attivare corsi di formazione e di addestramento specifici per operatori dei servizi di prevenzione - protezione, e dei servizi medico competente delle ASO ed ASL piemontesi per l’applicazione delle metodologie di valutazione del rischio sopra proposte;

3. 2° semestre 2005: produrre e diffondere alle aziende sanitarie linee guida per la sorveglianza sanitaria e la formulazione dei giudizi di idoneità, per la scelta ragionata degli ausili minori e maggiori, per gli interventi di progettazione o di ristrutturazione edilizia dei reparti.

4. 2006: identificare le situazioni che presentano le maggiori criticità e la promozione, anche mediante incontri diretti con i Direttori Generali, il RSPP, il medico competente ed i R.L.S. aziendali, di soluzioni ed azioni volte alla risoluzione dei problemi riscontrati, nel rispetto delle peculiarità e delle specificità aziendali.

Area Tematica di Intervento 6

Prevenzione e controllo del rischio da sostanze sensibilizzanti, con particolare riferimento al rischio da lattice

Azienda di riferimento: ASL 12
Responsabile: Fabrizio Ferraris

Il problema delle patologia da esposizione a lattice negli operatori sanitari è già stato oggetto in passato dei lavori di uno specifico Gruppo di Lavoro Regionale che ha portato alla produzione di una circolare che andava a delineare alcune norme comportamentali tendenti alla riduzione, ove possibile, dell’esposizione.

A quattro anni di distanza dall’uscita di tali indicazioni si ritiene utile una verifica dello stato dell’attuale diffusione del problema all’interno delle attività di ricognizione proposta nei paragrafi precedenti per l’anno 2004.

Gli attuali indicatori di danno a livello del territorio regionale evidenziano una riduzione delle malattie da lattice e quindi fanno presumere un miglioramento rispetto alla situazione di alcuni anni fa. I casi di asma bronchiale professionale da lattice sono infatti dimezzati dal 1997 (16 casi) al 2001 (8 casi), anche se continuano a costituire la causa più frequente di malattia. Meno rilevanti sul piano numerico, oltre che su quello della gravità, i casi di patologia allergica cutanea.

Si ritiene importante evidenziare quindi le esperienze di eccellenza onde poterle diffondere a livello regionale per poter determinare una ulteriore riduzione del fenomeno.

Riteniamo che lo schema di intervento possa essere:

1. 2004: ricognizione dell’esistente con valutazione della diffusione dell’utilizzo dei manufatti in lattice, della loro qualità, delle procedure per la scelta dei guanti e di altri manufatti e delle procedure di sorveglianza del danno

2. 1° semestre 2005: determinazione di protocolli operativi e linee guida sul problema sugli specifici argomenti sopraddetti

3. 2° semestre 2005: comunicazione alle A.S. della ricognizione e delle proposte di intervento entro il 2004 con definizione delle eventuali risorse disponibili

4. 1° semestre 2006: nuova ricognizione per valutare l’eventuale cambiamento della realtà in senso migliorativo o comunque evidenziare i punti critici.

5. 2° semestre 2006: attivare una procedura analoga a quella adottata per il lattice per le altre maggiori sostanze sensibilizzanti di particolare interesse in sanità.

Area Tematica di Intervento 7

Sicurezza e salute nei laboratori analisi e di anatomia patologica

Azienda di riferimento: A.O. San Giovanni Battista di Torino
Responsabile: Loretta Guerrizio

I laboratori analisi e anatomia patologica sono servizi nei quali si concentrano numerosi pericoli e fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

In essi infatti, l’introduzione di sempre nuove tecnologie, sovente in locali angusti ed inadatti, determina un sovrapporsi ed un sommarsi di fattori di rischio, a livelli, sovente, inaccettabili. Non è casuale che lo stesso D.L.gs. 626/94, al Titolo VIII (Agenti biologici), preveda per essi una particolare procedura di prevenzione e di contenimento del rischio (art. 82, ed allegato XII). Per questi motivi si è deciso di dedicare ad essi - in quanto ambiente di lavoro di particolare complessità - una specifica area tematica.

L’obiettivo generale che si intende perseguire e quello di fornire alle Aziende Sanitarie un documento di linee guida che consenta di affrontare e di prevenire tutti i principali fattori di rischio presenti.

Poiché in quest’area essi vengono affrontati globalmente, l’attività del gruppo di lavoro dovrà coordinarsi strettamente con le attività dei gruppi operanti nelle altre aree tematiche.

Su questo tema si prevede di:

1. 2004 - 1° semestre 2005: procedere alla raccolta di informazioni in merito ai principali fattori di rischio presenti, metodologie di valutazione del rischio adottate, interventi di prevenzione tecnica, organizzativa, procedurale ed individuale adottati;

2. 2° semestre 2005: sulle base delle informazioni raccolte, stimare le dimensioni e le caratteristiche delle problematiche affrontate;

3. 1° semestre 2006: elaborare linee guida su tale tema da diffondere a tutti i soggetti interessati;

4. 2° semestre 2006: procedere ad azioni mirate a promuovere la risoluzione dei problemi identificati o alla riduzione, misurabile e verificabile, del rischio nell’area considerata.

Area Tematica di Intervento 8

Sicurezza e salute negli ambulatori di endoscopia

Azienda di riferimento: Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino
Responsabile: Gian Mario Giachino

Gli ambulatori di endoscopia sono luoghi nei quali si concentrano numerosi pericoli e fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, e nei quali la tutela del paziente è particolarmente problematica.

In essi infatti, l’aumento della richiesta di prestazioni non si è accompagnata alla necessaria ristrutturazione tecnica dei locali ed adeguamento delle attrezzature, che ha portato ad un sovrapporsi di rischi, per gli operatori e per i pazienti.

Inoltre, le attrezzature di prevenzione tecnica introdotte in questi ultimi anni non si sono dimostrate in grado di poter essere da sole completamente risolutive.

Per questi motivi si è deciso di dedicare a queste strutture - in quanto ambiente di lavoro di particolare complessità - una specifica area tematica.

L’obiettivo generale che si intende perseguire e quello di fornire alle Aziende Sanitarie un documento di linee guida che consenta di affrontare e di prevenire tutti i principali fattori di rischio presenti.

Poiché anche in quest’area essi vengono affrontati globalmente, l’attività del gruppo di lavoro dovrà coordinarsi strettamente con le attività dei gruppi operanti nelle altre aree tematiche.

Su questo tema si prevede di:

1. 2004: procedere alla raccolta di informazioni in merito ai principali fattori di rischio presenti, metodologie di valutazione del rischio adottate, interventi di prevenzione tecnica, organizzativa, procedurale ed individuale adottati;

2. 1° semestre 2005: sulle base delle informazioni raccolte, stimare le dimensioni e le caratteristiche delle problematiche affrontate;

3. 1° semestre 2005: elaborare linee guida su tale tema da diffondere a tutti i soggetti interessati;

4. 1° semestre 2006: procedere ad azioni mirate a promuovere la risoluzione dei problemi identificati o alla riduzione, misurabile e verificabile, del rischio nell’area considerata.

Area Tematica di Intervento 9

Sicurezza degli impianti e delle attrezzature

Azienda di riferimento: ASL 12
Responsabile: Maurizio Zettel

9.1 Impianti

Le strutture sanitarie sono caratterizzate dalla presenza di impianti tecnologici particolarmente sofisticati, necessari per la particolare attività espletata, che rappresentano fonti di potenziale pericolo per la sicurezza. Si individuano in particolare i seguenti:

- Impianti termoidraulici, di condizionamento e di ventilazione

- Impianti elettrici

- Impianti gas combustibili, tecnici e medicali

- Impianti per la produzione di energia (centrali termiche e gruppi elettrogeni e di continuità)

- Impianti di sollevamento (ascensori e montacarichi).

In questo settore ogni datore di lavoro deve intervenire con l’obiettivo di tutelare da un lato gli utenti degli impianti, dall’altro gli operatori, interni od esterni, addetti alla costruzione/manutenzione degli impianti stessi.

Le principali misure preventive in favore della sicurezza, valide per tutte le tipologie di impianti, sono le seguenti:

1. Garantire la presenza degli elementi di impianto richiesti dalla normativa per la sicurezza dell’utente e dell’operatore di manutenzione.

2. Garantire la corretta funzionalità degli impianti attraverso:

- controlli e verifiche periodiche (funzionalità di componenti, rilievi strumentali, ecc.)

- interventi di manutenzione programmata (sostituzione filtri o altre parti di consumo, revisione/sostituzione di componenti critici, ecc. )

- interventi manutentivi su condizione (guasti, malfunzionamenti).

3. Garantire la sicurezza degli operatori che intervengono in fase di installazione e manutenzione degli impianti attraverso l’adozione di procedure di sicurezza, di DPI e la formazione/informazione del personale.

Per ogni tipologia di impianto esiste una precisa normativa tecnica o di legge a cui fare riferimento nella selezione, installazione e manutenzione dell’assieme e dei componenti: norme UNI, CEI, CIG, ecc. oltre a normative di derivazione comunitaria che prevedono la marcatura CE su numerosissime tipologie di componenti.

Non si ritiene quindi necessario intervenire con ulteriori linee guida o di indirizzo sull’argomento quanto piuttosto condurre una ricognizione per verificare l’esistenza di un adeguato sistema di gestione del rischio in ogni azienda (presenza di procedure interne per la regolamentazione dell’attività di manutenzione e dell’esecuzione delle verifiche iniziali e periodiche, presenza di un registro dei controlli, formazione del personale). Entro il 2005 si procederà a comunicare alle AS l’esito della ricognizione e le indicazioni per realizzare i miglioramenti previsti. Nel 2006 una nuova ricognizione avrà lo scopo di monitorare il miglioramento.

9.2 Attrezzature

Con il termine “attrezzature” si identifica una vasta classe di oggetti che comprende le apparecchiature, le macchine da lavoro nonché gli utensili e tutta la restante strumentazione destinata ad essere utilizzata durante il lavoro. La linea di confine tra la classe delle attrezzature di lavoro e quella dei cosiddetti “impianti” è tutt’altro che chiara e può essere oggetto di interpretazioni molto differenziate, secondo l’approccio ed il punto di vista utilizzato. Ai fini della sicurezza del lavoro tale suddivisione non riguarda tanto la valutazione dei rischi (che deve comunque essere fatta per tutte le categorie di oggetti), quanto l’attribuzione degli oggetti ad uno specifico Servizio/Settore/Ufficio competente per gli aspetti relativi all’acquisto, manutenzione, e distribuzione agli utilizzatori.

L’intervento di ogni azienda nel settore delle attrezzature di lavoro ha l’obiettivo primario di tutelare gli utilizzatori ed i manutentori (dipendenti e non dipendenti dell’Azienda) dai rischi derivanti dall’utilizzo, la movimentazione e la manipolazione in genere di tali dispositivi.

Tra le categorie di attrezzature presenti in ambiente sanitario si individuano in particolare:

- Attrezzature di lavoro di uso generale (macchine per ufficio, elettrodomestici, macchine professionali per cucina, macchine/apparecchiature per officina, laboratorio, manutenzione, ecc.)

- Apparecchi a pressione

- Apparecchiature, strumenti e sistemi ad uso medico

Per molte categorie di attrezzature (ad es. le “macchine”) nuove la normativa prevede la cosiddetta “marcatura CE” che certifica la conformità dell’attrezzatura ai requisiti essenziali di sicurezza e ne garantisce, per così dire, la sicurezza intrinseca. In fase di installazione, ovvero di inserimento dell’attrezzatura nell’ambito aziendale, è necessario verificare che non siano introdotti ulteriori pericoli e, se del caso, intervenire con misure di contenimento aggiuntive.

Per le attrezzature di vecchia costruzione (ante 1996), prive di marcatura CE, è necessario che si mantengano nel tempo i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa applicabile.

Gli apparecchi a pressione sono oggetto di prescrizioni di legge dedicate in vigore dagli anni ‘20. Il rispetto di dette prescrizioni, che comprendono anche visite ispettive da parte di organi di vigilanza, costituisce di per sé garanzia di un adeguato livello di sicurezza.

Le apparecchiature ad uso medico sono tra le più numerose presenti nelle aziende sanitarie. In linea generale, si evidenzia che tali apparecchiature sono oggetto di apposita normativa di settore che mira a tutelare in primis la sicurezza del paziente ritenendosi ampiamente tutelato l’operatore nel momento in cui l’apparecchiatura risulti sicura per il paziente che ne viene a contatto.

Nel settore delle attrezzature, la strategia di prevenzione che deve essere attuata dall’azienda per il contenimento dei rischi si sintetizza nei punti seguenti:

- Regolamentazione della fase di acquisto delle attrezzature di lavoro con particolare riguardo all’idoneità ed alla conformità normativa delle stesse

- Mantenimento delle condizioni di sicurezza nel tempo mediante un’attività di verifica periodica e manutenzione delle attrezzature in uso

- Interventi di divieto d’uso di attrezzature per le quali si ritiene che non sussistano condizioni di sicurezza sufficienti

- Formazione del personale sul corretto uso delle attrezzature e disponibilità della manualistica sul posto di lavoro.

In sintesi, analogamente al caso degli impianti tecnologici, anche per le attrezzature, nell’ambito di questo progetto, si prevede di:

- condurre, nel corso del 2004, una ricognizione per verificare l’esistenza di un adeguato sistema di gestione del rischio dovuto alle attrezzature in ogni azienda (presenza di procedure interne per la regolamentazione dell’attività di acquisizione, manutenzione e dell’esecuzione delle verifiche iniziali e periodiche, presenza di registri dei controlli, formazione del personale).

- comunicare alle AS l’esito della ricognizione e le indicazioni per realizzare i miglioramenti previsti.

- condurre, nel 2006, una nuova ricognizione che avrà lo scopo di verificare l’applicazione e l’efficacia delle misure intraprese.

9.3. Sicurezza antincendio e gestione delle emergenze

Il rischio incendio nelle strutture sanitarie è strettamente connesso alla presenza, più o meno massiccia a seconda delle aree, di persone non autosufficienti e quindi non autonome in caso di evacuazione dai locali.

A causa di ciò, le strutture sanitarie sono considerate, a priori, luoghi a rischio di incendio elevato ai sensi del DM 10/3/1998.

Ad aggravare la situazione sono l’elevata età media delle strutture e, conseguentemente, la presenza di pesanti vincoli alla realizzazione di efficaci misure di protezione passiva (le uniche veramente efficaci in un ospedale).

La normativa vigente in materia di antincendio prevede obblighi specifici per le strutture sanitarie ed in particolare il possesso da parte dell’azienda del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) per determinate attività svolte nelle sue sedi.

Recentemente, dopo vari anni di attesa, è stato emanato il D.M. 18/9/02 che reca la regola tecnica di prevenzione incendi per le strutture sanitarie (ospedali, poliambulatori, centri di salute mentale, ecc.). Il decreto differenzia le prescrizioni tra strutture nuove (ancora da progettare) e strutture esistenti. Le indicazioni della norma possono a pieno titolo considerarsi le regole dell’arte per quanto riguarda l’antincendio negli ospedali e dovranno costituire il riferimento per i piani di messa a norma delle strutture e per ogni intervento di ampliamento o cambio di destinazione d’uso dei locali.

Ogni AS dovrà valutare la propria posizione rispetto alle prescrizioni della nuova norma e pianificare le iniziative conseguenti. La domanda di risorse economiche sarà prevedibilmente molto elevata.

Fermo restando, dunque, l’obbligo di dotare le strutture dei presidi di protezione passiva ed attiva previsti dalla norma, risulta comunque evidente che il contenimento del rischio deve essere fondato sulla prevenzione primaria cioè sulla riduzione al minimo grado possibile della probabilità di insorgenza di un incendio. Tale principio, comunque valido, si afferma con ancora maggior vigore in quelle strutture che, per vari motivi, attendono ancora la completa realizzazione delle opere di adeguamento.

Di grande importanza sono anche gli obblighi previsti dal D.Lgs. 626/94 e dal relativo decreto attuativo (DM 10/3/98): valutazione del rischio incendio, realizzazione delle misure atte a ridurre l’insorgenza di un incendio, individuazione degli addetti alla gestione dell’emergenza, formazione del personale, ecc..

La maggior parte di questi aspetti sono oggetto di un documento preparato dal Gruppo di Lavoro Regionale dei RSPP e denominato “Linee guida per la gestione del rischio incendio e delle emergenze nelle strutture ospedaliere”, attualmente in via di approvazione.

Alla luce delle precedenti considerazioni, nell’ambito di questo progetto, si prevede di:

* Realizzare, entro il 2004, un’indagine con i RSPP di tutte le AS per verificare, allo stato attuale, il grado di realizzazione delle seguenti misure/adempimenti:

- Presenza di procedure per la prevenzione del rischio

- Presenza del registro dell’antincendio

- Presenza degli addetti alla gestione dell’emergenza

- Esistenza di un piano di emergenza

- Regolare verifica del piano di emergenza con esercitazioni pratiche

* Emanare delle linee guida sulla gestione del rischio incendio e delle emergenze.

* Comunicare alle AS dei risultati dell’indagine e delle proposte di miglioramento, entro il 2004.

* Nuova indagine, entro il 2005, per valutare eventuali miglioramenti.



Allegato 2

CONVENZIONE TRA

La Regione Piemonte, Direzione Sanità Pubblica

l’Azienda Sanitaria....................................................................

ed il dott. .................................................................................

per la collaborazione nell’ambito............................................

Premesso che:

- con D.G.R. n. 12-10772 del 27 ottobre 2003 è stata approvata al stipulazione di un “Accordo quadro sulla collaborazione istituzionale tra la Regione Piemonte e le Aziende sanitarie regionali per lo studio e approfondimento delle problematiche sanitarie”;

- il predetto accordo disciplina un rapporto di collaborazione finalizzato all’utilizzo da parte della Regione Piemonte di idonee competenze professionali individuate nell’organico delle Aziende sanitarie, che abbiano manifestato la propria disponibilità, a cui affidare specifici incarichi di collaborazione per l’espletamento delle attività di competenza della Regione e di interesse per le Aziende;

- la Regione Piemonte, e l’Azienda Sanitaria............................................. in data...................... hanno sottoscritto il citato accordo quadro.

Dato atto che:

- la presente convenzione, stipulata ai sensi dell’art. 3 del succitato accordo quadro, è attuativa del medesimo;

- in relazione ai ruoli ed alle competenze professionali proprie, la collaborazione per le attività di studio, approfondimento e ricerca su tematiche a carattere sanitario, oggetto della presente convenzione, rappresenta un comune interesse scientifico e/o tecnico-amministrativo di ciascuna parte;

- l’Azienda Sanitaria ........................... con deliberazione del Direttore Generale n. .................. del .................... ha approvato al stipulazione della presente convenzione;

- la Regione Piemonte con determinazione n. ........................... del .................... ha approvato al stipulazione della presente convenzione;

- il dott. .................................................................. ha manifestato la disponibilità ad accettare il presente incarico di collaborazione, per l’espletamento delle attività di studio, approfondimento e ricerca su tematiche a carattere sanitario, di competenza della Regione Piemonte e di interesse per l’Azienda Sanitaria.

Quanto sopra premesso,

tra

la Regione Piemonte (C.F. n. 80087670016), di seguito denominata Regione rappresentata dal Direttore regionale.........................................., nato a............................................................... il ......................................., ai fini della presente convenzione domiciliato presso la Direzione regionale in C.so Stati Uniti, 1, Torino;

l’Azienda Sanitaria .............................................................. (C.F.......................................) di seguito denominata Azienda rappresentata dal Direttore Regionale ......................................................, nato a ........................................ il ........................................., ai fini della presente convenzione domiciliato presso la sede dell’Azienda;

e

il dott. ................................................................. (C.F. ...........................................) nato a ........................................ il.................................., ai fini della presente convenzione domiciliato presso la sede dell’Azienda;

si conviene e stipula quanto segue

Art. 1 - Finalità, oggetto

Al fine di ...........................................................................................................................................................

in applicazione della (riferimenti normativi, legge/delibera)..........................................................................

la Regione Piemonte intende.............................................................................................................................

Art. 2 - Modalità dell’incarico

Il dott. ............................................................ s’impegna a svolgere l’attività di responsabile- coordinatore progettando e gestendo ogni singola Area, individuando, contattando e coordinando gli esperti che collaboreranno per l’attuazione del programma. Si impegnerà altresì a presentare prima dell’avvio delle attività un Progetto in cui dovranno essere enunciati gli obiettivi, individuate le risorse, i tempi e le strategie necessarie. Dovrà inoltre essere presentato semestralmente al Settore Prevenzione Sanitaria negli Ambienti di vita e di lavoro un Report sullo stato di attuazione delle attività svolte. L’attività verrà svolta durante il normale orario di servizio, per un impegno orario di ............................................ ore lavorative.........................................., con modalità..........................................................................................

Art. 3 - Oneri

La presente convenzione è senza oneri a carico della Regione. Al dott. ........................................ compete il normale trattamento economico previsto dalle vigenti norme contrattuali, che sarà corrisposto dall’Azienda, la quale si impegna altresì a riconoscere, se dovuto, il trattamento e le indennità per la missione.

Art. 4 - Controversie, arbitrato

Le parti concordano di definire amichevolmente qualsiasi vertenza possa nascere dall’interpretazione od in esecuzione della presente convenzione. Nel caso in cui non sia possibile raggiungere l’accordo in tal modo, le controversie nascenti dalla presente convenzioni saranno risolte mediante arbitrato rituale, ai sensi degli artt. 806 ss. Del c.p.c.. Il collegio arbitrale sarà composto da tre arbitri, nominati uno per ciascuna parte. Le decisioni del collegio saranno vincolanti per le parti.

Art. 5 - Riservatezza, proprietà intellettuale

Il dott. ...................................................... garantisce la riservatezza/segretezza per quanto attiene alle informazioni ed ai documenti dei quali verrà a conoscenza nell’ambito dell’attività prevista dalla presente convenzione. Salvi i diritti morali dei soggetti che hanno svolto le attività di studio e ricerca, la proprietà intellettuale dei risultati delle attività svolte appartiene alla Regione.

Art. 6 - Durata

La presente convenzione ha durata ................................................ con decorrenza..............................

Art. 7 - Registrazione

La presente convenzione è soggetta a registrazione in caso d’uso - ai sensi degli artt. 5 e 39 del D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131 - con spese a carico della parte che la richiede.

Letto, confermato e sottoscritto.

Torino, li

Il Direttore regionale ........................................................................................

Il Direttore generale .........................................................................................

Il dott. ................................................................................................................