Torna al Sommario Indice Sistematico

Bollettino Ufficiale n. 13 del 1 / 04 / 2004

Deliberazione della Giunta Regionale 2 marzo 2004, n. 53-11899

Approvazione della revisione delle linee guida per la gestione, l’organizzazione e la realizzazione dei piani di prelievo degli ungulati selvatici ruminanti nella Regione Piemonte

(omissis)

LA GIUNTA REGIONALE

a voti unanimi ...

delibera

1. di approvare, per le considerazioni in premessa illustrate, la revisione delle linee guida per la gestione, l’organizzazione e la realizzazione dei piani di prelievo degli ungulati selvatici ruminanti nella Regione Piemonte, riportate negli allegati A e B, che costituiscono parte integrante del presente provvedimento.

2. di concedere in via sperimentale per due anni, in deroga a quanto previsto nell’allegato “B”, al punto 1, “modalità di attuazione della caccia di selezione”, che il prelievo secondo la modalità c), ove deliberato dal Comitato di gestione, possa essere ammesso per un periodo superiore a dieci giornate consecutive e/o sia limitato solo ad alcune specie oggetto del prelievo selettivo. Tale scelta dovrà essere opportunamente giustificata sul piano tecnico e gestionale, e dovrà prevedere opportuni monitoraggi sui prelievi e sull’interazione con le altre specie di fauna selvatica.

La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 65 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

(omissis)

Allegato (fare riferimento al file PDF) A

Linee guida per la gestione degli ungulati selvatici ruminanti nella Regione Piemonte (2004)

1) Obiettivi generali della gestione venatoria

La gestione venatoria degli ungulati selvatici negli ATC e nei CA del Piemonte si pone i seguenti obiettivi prioritari:

a) la conservazione delle specie autoctone di fauna ungulata ed il mantenimento della biodiversità;

b) il raggiungimento e/o il mantenimento di densità di popolazione compatibili con le attività agro-silvo-pastorali ed antropiche in generale;

c) nel caso di daino e muflone, specie alloctone per il territorio piemontese, la definizione delle aree in cui la presenza delle popolazioni è ritenuta compatibile con quella delle specie autoctone;

d) il completamento dei piani di prelievo selettivi, con particolare attenzione a garantire un prelievo equilibrato in termini di classi di età;

e) la crescita culturale dei cacciatori.

Fatte salve le priorità indicate ai punti a), b), c) d), la gestione venatoria degli ungulati selvatici deve tendere a consentire il massimo prelievo sostenibile nel tempo, nel rispetto di un’armonica strutturazione delle popolazioni, per sesso e classi d’età.

Le densità di cui alla lett. b), espresse come numero di capi per 100 ha di territorio, devono essere intese e calcolate rispetto alla superficie idonea per ogni specie in ciascuna unità territoriale di gestione. Nella tabella sotto riportata vengono forniti alcuni valori di riferimento per capriolo, cervo e camoscio; si sottolinea come tali valori possano variare in funzione delle condizioni locali, degli obiettivi che si pone ciascuna strategia di gestione adottata.

SPECIE    Densita’ indicative

Cervo    0,5-1 capo/100 ha

Camoscio    6 capi/100 ha

Capriolo    C.A.    A.T.C.

    5 capi/100 ha    10 capi/100 ha

I valori di densità indicati nella tabella sono da considerarsi densità di gestione a regime (o densità obiettivo). Pertanto, essi non rappresentano le densità minime necessarie per avviare la gestione venatoria, ma i valori di riferimento per il raggiungimento dei quali devono essere pianificati gli interventi di gestione.

Nel caso del Daino e del Muflone non viene fornito alcun valore di riferimento; ciò è motivato dalla loro particolare situazione di specie non autoctone e dall’ampia gamma di ambienti in cui questi Ungulati sono stati a più riprese introdotti.

In base all’art. 30, comma 13, della L.R. 4 settembre 1996 n. 70, l’introduzione di daino e muflone nel territorio regionale è vietata in quanto specie alloctone.

La gestione delle popolazioni presenti dovrà tendere al “congelamento” della situazione attuale attraverso la realizzazione di piani di prelievo annuali che limitino l’accrescimento delle consistenze ed evitino ogni ulteriore espansione degli areali occupati.

La definizione e l’utilizzo di Unità di Gestione o Distretti di dimensioni inferiori rispetto a quelle degli attuali ATC e CA appare un elemento fondamentale per una più efficace gestione venatoria delle popolazioni di Ungulati. A tal fine, ciascun ATC e CA dovrà essere suddiviso in più distretti per ogni specie. Pertanto, la pianificazione della conservazione e del razionale utilizzo di ciascuna specie, nonché l’organizzazione e la realizzazione delle attività gestionali e venatorie, deve essere affrontata in modo unitario per distretti.

Per distretti si intendono aree che, per caratteristiche ambientali (piano altitudinale, copertura vegetazionale, attività antropiche di varia natura, ecc.) e/o per caratteristiche faunistiche e gestionali (distribuzione e densità delle popolazioni di ungulati, isolamento delle stesse, differenti obiettivi di gestione), costituiscono territori omogenei e distinti. Anche una più efficace gestione del prelievo, nonché una più uniforme distribuzione dello stesso, costituiscono elementi la cui valutazione è di fondamentale importanza nella definizione di diversi distretti per ciascuna specie. Di conseguenza, la corretta attuazione dei piani implicherà l’assegnazione del capo al cacciatore in un preciso distretto.

Nella tabella seguente viene indicata l’estensione massima dei distretti riferita a ciascuna specie.

SPECIE    Superficie complessiva massima
    del distretto

Capriolo    10.000 ha

Cervo    50.000 ha

Camoscio    15.000 ha

Si può derogare ai limiti sopra indicati per comprovate ragioni tecniche e/o di organizzazione del territorio.

In considerazione delle modalità di uso dello spazio da parte del cervo, è consentita la realizzazione di distretti più ampi qualora essi siano coerenti con le caratteristiche delle singole popolazioni. Tale eventuale richiesta deve essere motivata dal punto di vista tecnico e biologico.

I confini dei distretti debbono essere facilmente identificabili e corrispondere ad ostacoli naturali (creste di spartiacque, torrenti o altro), limiti amministrativi (confini comunali, dell’ATC o CA) o artificiali (strade, sentieri).

La somma delle superfici dei distretti individuati per ciascuna specie non deve necessariamente coincidere con la superficie complessiva del CA o ATC.

Nel caso del cervo, specie caratterizzata da esigenze spaziali di vaste proporzioni, l’approccio alla pianificazione della gestione deve prescindere dalla presenza di Istituti con finalità diversificate (Distretti, AFV, Oasi e ZRC). I programmi di conservazione e i conseguenti piani di intervento devono fare quindi riferimento all’intero distretto; l’organizzazione e la realizzazione delle attività venatorie terrà conto delle differenti finalità dei diversi istituti di gestione e delle diverse situazioni normative. L’applicazione di tale concetto implica la necessità di un buon coordinamento tra i diversi istituti che sono interessati dalla presenza del cervo.

2) Piano di programmazione per la gestione degli ungulati (PPGU)

Il perseguimento degli obiettivi sopra delineati è criterio ispiratore del Piano di programmazione per la gestione degli ungulati (PPGU), che ciascun ATC e CA deve elaborare e presentare entro il 31/5/2004, e che dovrà contenere la programmazione e pianificazione relativa al quinquennio 2004-2009.

Il PPGU è riferito a tutte le specie di ungulati selvatici ruminanti. Il cinghiale è pertanto escluso da questo documento. Nei CA ove sia segnalata la presenza dello stambecco dovranno essere fornite informazioni relative alla sua consistenza. Eventuali attività di monitoraggio potranno essere effettuate secondo le modalità indicate per il camoscio (punto 3.2.).

Costituiscono parte integrante del PPGU i seguenti capitoli che, per uniformità, dovranno essere sviluppati nell’ordine di seguito riportato:

2.1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il PPGU dovrà riportare le seguenti informazioni:

a. Superficie totale complessiva dell’ATC/CA, al lordo di tutti gli Istituti ed Aree protette compresi all’interno;

b. superficie A.S.P. (Agro-Silvo-Pastorale) totale (al lordo degli istituti summenzionati);

c. elenco di tutti gli istituti presenti sul territorio di competenza dell’ATC e CA, e loro inquadramento sulla base dello schema seguente:

- tipologia (Parco nazionale, Parco regionale, Parco provinciale, Oasi di protezione, Z.R.C., Z.A.C., AFV, AATV, ACS);

- denominazione

- superficie planimetrica totale

- status rispetto al precedente PPGU (confermato, modifica dei confini, nuova istituzione)

d. superficie venabile di competenza dell’ATC/CA.

Le informazioni di cui ai punti a. e b. saranno fornite dalla Regione Piemonte.

2.2. INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DEI DISTRETTI GESTIONALI

Per ogni specie ungulata cacciabile devono essere individuati i distretti di gestione di cui al paragrafo 1). Per ogni distretto devono essere indicate:

- Denominazione e numerazione univoca.

- Superficie planimetrica complessiva, al netto di tutti gli altri Istituti eventualmente compresi all’interno dei confini.

- Superficie A.S.P.

- Superficie Utile alla Specie (SUS), da calcolare secondo le indicazioni formulate al paragrafo 5) o secondo altra metodologia adeguata e motivata

- Superficie occupata dalle categorie ambientali richieste nella scheda ufficiale per la richiesta del piano di prelievo, sulla base dei tematismi forniti dalla Regione Piemonte

I confini dei distretti devono essere descritti testualmente, riportati su cartografia digitalizzata in scala 1:10.000 (CTR) e su copia cartacea in scala non inferiore all’1:50.000.

2.3. RISULTATI DEI CENSIMENTI E DEI PIANI DI PRELIEVO RELATIVI AL QUADRIENNIO PRECEDENTE

Per ciascun distretto devono essere riportati i seguenti dati:

- risultati dei censimenti annuali, secondo le classi di sesso ed età stabilite dal presente documento al punto 3.7., distinguendo i capi censiti sulla superficie venabile e su eventuali aree a divieto di caccia;

- superficie effettivamente sottoposta a censimento ogni anno;

- densità di popolazione risultante annualmente, al netto delle classi zero, riferita alla SUS;

- esito dei piani di prelievo, secondo le seguenti indicazioni:

* Capi autorizzati divisi per sesso e classi di età

* Capi effettivamente assegnati

* Capi abbattuti, divisi per sesso e classi di età, distinguendo eventuali capi non conformi, capi sanitari - distrutti e non distrutti.

* Eventuali capi rinvenuti morti o comunque recuperati (es: incidenti stradali, bracconaggio, ecc.).

Valutazione schematica delle dinamiche di popolazione osservate nel quadriennio, valutate sulla base degli obiettivi gestionali formulati nel precedente PPGU.

Descrizione e valutazione critica delle strategie di gestione venatoria applicate nel quadriennio (metodo di assegnazione, pressione venatoria, ecc), loro esito in relazione agli obiettivi gestionali formulati nel precedente PPGU, nonché agli obiettivi generali della gestione venatoria (completamento dei piani di prelievo/sforamenti, distribuzione proporzionata della pressione venatoria, crescita culturale dei cacciatori).

Tabella contenente, per ogni classe di sesso e di età indicate nel presente documento al punto 5), il valore minimo, massimo, la media e la deviazione standard delle seguenti misure biometriche:

* Peso, completamente o parzialmente eviscerato. Le due misure devono essere elaborate e presentate separatamente.

* Lunghezza della mandibola

* Lunghezza del garretto

* Misure del trofeo

2.4. DANNI PROVOCATI RELATIVI AL QUADRIENNIO PRECEDENTE

Dovrà essere presentata una tabella riassuntiva per ciascun distretto riportante i danni alle attività agricole ed agli ecosistemi forestali provocati da ciascuna specie ungulata nel quadriennio, riportante per ciascun anno:

- numero di denunce

- importo periziato complessivo

- tipologia di coltura colpita (sulla base delle categorie individuate nel modello di caricamento dati fornito dalla Regione)

- comune in cui è avvenuto il danno

Dovrà essere presentata una tabella riassuntiva per ciascun distretto riportante gli incidenti stradali provocati da ciascuna specie, riportante:

- data

- importo periziato

- comune

- strada interessata

Dovrà inoltre essere presentata una valutazione schematica dell’andamento temporale degli eventi descritti, in relazione agli obiettivi gestionali formulati nel PPGU precedente.

2.5. RIPOPOLAMENTI/REINTRODUZIONI

Dovrà essere fornita una descrizione schematica di eventuali operazioni di ripopolamento, reintroduzione, traslocazione, effettuati nel corso del quadriennio.

E’ necessario indicare chiaramente le singole operazioni effettuate, il numero, sesso ed età degli animali interessati, la loro provenienza (località, allevamento/cattura), la località di rilascio, le modalità di rilascio, l’esito di eventuali operazioni di monitoraggio post-rilascio, l’abbattimento o rinvenimento di animali rilasciati nel corso del quadriennio.

Valutazione critica in relazione agli obiettivi dei vari progetti.

Descrizione schematica di eventuali progetti nuovi previsti per il quinquennio, indicando:

- motivazioni

- finalità/obiettivi

- modalità

2.6. PIANIFICAZIONE

Sulla base dei dati e delle considerazioni espresse nei capitoli precedenti, vanno indicati, per ciascuna specie e ciascun distretto, gli obiettivi gestionali del quinquennio:

- eventuali riconsiderazioni/calcoli della densità e consistenza potenziali, calcolate sulla base di opportuni modelli di valutazione ambientale, ovvero conferma dei dati indicati nel precedente PPGU.

- indicazione della densità e consistenza attuali delle popolazioni, desunte dagli ultimi dati di censimento

- densità e consistenza obiettivo al termine dei quinquennio

- ipotesi di prelievo annuali, espresse come % di prelievo sul censito al netto dei giovani dell’anno, calcolate per il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra.

- per le specie non cacciabili o comunque non ancora oggetto di prelievo, se non disponibili i dati summenzionati, descrizione del programma di monitoraggio/censimento e degli obiettivi gestionali;

- eventuali altre strategie gestionali che si intendono applicare per le finalità descritte (modalità di prelievo, istituzione di A.C.S., ripopolamenti, ecc).

Breve commento critico agli obiettivi descritti (considerazioni sulla base del raggiungimento o meno degli obiettivi precedenti, finalità).

Qualora il Comitato di gestione ritenesse utile integrare i capitoli summenzionati, presentati nell’ordine descritto, con ulteriori approfondimenti (impatto sulle fitocenosi locali, effetti della messa in atto di eventuali misure di protezione dei danni sulle attività agro-forestali, risultati di operazioni di monitoraggio dello status di specie faunistiche o botaniche sensibili all’impatto determinato dalle popolazioni di ungulati, risultati di interventi di miglioramento ambientale), questi devono essere contenuti in un capitolo a parte di seguito alla parte obbligatoria.

La Giunta regionale, al fine di esaminare l’idoneità e la conformità dei PPGU agli obiettivi generali di gestione venatoria, ed in particolare alle finalità del Piano faunistico-venatorio regionale, si avvale dell’Osservatorio regionale sulla fauna selvatica.

I PPGU conformi alle indicazioni espresse nelle presenti Linee Guida, nonché coerenti ai contenuti del piano faunistico venatorio regionale e provinciale, sono approvati dalla Giunta regionale, sentito il parere dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.

3) Censimenti

Ogni specie per la quale sia previsto un piano di gestione e/o di prelievo dovrà essere sottoposta a valutazione critica degli effettivi da attuarsi tramite periodici censimenti o indici cinegetici d’abbondanza, con metodiche standardizzate e ripetibili nel tempo. In tal senso, al fine di valutare la distribuzione e la consistenza delle popolazioni, è auspicabile l’organizzazione di censimenti anche nel caso di specie attualmente non ricomprese nell’elenco delle specie cacciabili, quali lo Stambecco.

I censimenti si possono distinguere in:

* censimenti esaustivi che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in una determinata superficie in un dato momento;

* censimenti per aree-campione che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in una porzione di una data superficie in un dato momento;

* conteggi relativi per indici: da utilizzarsi per rilevare indici di presenza del cinghiale, espressi come valori relativi per unità lineari o di superficie sottoposta a conteggio.

I Comitati di gestione sono tenuti a comunicare il calendario dei censimenti alla regione ed agli organi di vigilanza competenti per territorio almeno 10 giorni prima della data della prima giornata in programma. Eventuali variazioni delle attività devono essere comunicate agli stessi enti con almeno 48 ore di anticipo.

3.1. Metodologie di censimento

L’applicazione di qualsivoglia metodologia di censimento fornisce sempre un numero minimo certo di capi che risentirà, inevitabilmente, delle condizioni atmosferiche nei giorni dell’operazione e nelle settimane precedenti (per quanto riguarda il censimento diurno da punti fissi, ad esempio, non sempre si verificano situazioni ottimali con erba limitata a fondovalle ed alpeggi di quota medio-bassa e neve abbondante appena al di sopra). Di qui una variabilità di risultati fino a sottostime anche molto elevate. Il valore dei censimenti quali rappresentazione numerica di una popolazione e del suo andamento demografico andrà quindi valutato con spirito critico. Essi risultano comunque indispensabili al fine di ricavare indicazioni attendibili su altri parametri di interesse gestionale come sex ratio, incremento utile annuo (rapporto yearlings/adulti di 2 o più anni), rapporto yearlings/100 femmine e rapporto soggetti dell’anno/100 femmine.

Di seguito vengono riportate le metodologie utilizzabili per ciascuna specie:

3.2) Camoscio: conteggio diretto, a vista

3.2.1 Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati.

3.3) Muflone: conteggio diretto, a vista

3.3.1 Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati.

3.4) Cervo: conteggio diretto, a vista

3.4.1 Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati;

3.4.2 Conteggi notturni con faro;

3.4.3 Ascolto ed individuazione dei maschi “al bramito” e ricostruzione della struttura della popolazione a partire da osservazioni diurne a campione.

3.5) Capriolo: conteggio diretto, a vista

3.5.1 Censimento in battuta per aree campione;

3.5.2 Osservazione diretta da punti fissi previamente individuati;

3.5.3 Conteggi notturni con faro.

3.6) Daino: conteggio diretto, a vista

3.6.1 Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati;

3.6.2 Conteggi notturni con faro;

3.6.3 Ascolto ed individuazione dei maschi “al bramito” e ricostruzione della struttura della popolazione a partire da osservazioni diurne a campione.

3.2. Camoscio

3.2.1. Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati

E’ un censimento esaustivo volto a determinare il numero totale (minimo) di soggetti presenti al momento dell’operazione nell’area oggetto d’indagine.

E’ il metodo maggiormente applicato sull’arco alpino a fini di gestione e di conservazione delle popolazioni di camoscio.

Un censimento di questo tipo prevede:

a) l’individuazione di un comprensorio coincidente con l’areale stabilmente occupato dalla specie;

b) la suddivisione del comprensorio in settori. Ogni singolo settore rappresenta un’unità territoriale distinta censibile in una giornata. Per limitare la possibilità di doppi conteggi è bene individuare dei confini corrispondenti ad ostacoli naturali e procedere alle operazioni in un numero limitato di giorni possibilmente consecutivi;

c) la suddivisione di ogni singolo settore in zone di osservazione. La zona rappresenta l’unità territoriale censibile da ogni squadra di rilevatori. Per i confini delle zone è bene attenersi a quanto già detto per i confini riguardanti le aree. L’estensione di ogni singola zona di osservazione varia notevolmente in relazione alla morfologia del territorio, andando da un minimo di 30-100 ha. per zone frastagliate e boscose sino a 250-500 ha. per zone aperte, con una media di estensione pari a 300 ha. per zone miste (con alternanza di ambienti aperti e di ambienti chiusi più densi);

d) la scelta del periodo più idoneo in cui effettuare l’operazione.

Per il camoscio risultano essere idonei i seguenti periodi:

* dalla metà di giugno alla metà di luglio: il censimento estivo è caratterizzato dal buon accesso alle zone di montagna e consente una valutazione più puntuale del successo riproduttivo della popolazione, ma comporta una sottostima dei maschi adulti caratterizzati da un indice di contattabilità inferiore in questo periodo;

* ottobre e novembre: il censimento autunnale, ricadente nel periodo riproduttivo, consente una buona contattabilità dei maschi. Il limite è rappresentato dal fatto che molte zone non possono essere raggiunte in caso di nevicate precoci;

* il periodo primaverile: il censimento tardo invernale-primaverile (Marzo-Aprile), pur fornendo dati importanti sulla mortalità invernale sofferta dal popolamento, spesso è di difficile attuazione per il pericolo incombente di slavine. Tale metodologia può rappresentare la migliore soluzione di compromesso per le popolazioni presenti nelle aree di media montagna, caratterizzate da un’elevata copertura boscata a latifoglie.

3.3. Muflone

3.3.1. Osservazione diretta da percorsi e da punti fissi previamente individuati

E’ un censimento esaustivo volto a determinare il numero totale (minimo) di soggetti presenti al momento dell’operazione nell’area oggetto d’indagine.

Un censimento di questo tipo prevede:

a) l’individuazione di un comprensorio coincidente con l’areale stabilmente occupato dalla specie;

b) la suddivisione del comprensorio in settori. Ogni singolo settore rappresenta un’unità territoriale distinta censibile in una giornata. Per limitare la possibilità di doppi conteggi è bene individuare dei confini corrispondenti ad ostacoli naturali e procedere alle operazioni in un numero limitato di giorni possibilmente consecutivi;

c) la suddivisione di ogni singolo settore in zone di osservazione. La zona rappresenta l’unità territoriale censibile da ogni squadra di rilevatori. Per i confini delle zone è bene attenersi a quanto già detto per i confini riguardanti le aree. L’estensione di ogni singola zona di osservazione varia notevolmente in relazione alla morfologia del territorio, andando da un minimo di 30-100 ha. per zone frastagliate e boscose sino a 250-500 ha per zone aperte, con una media di estensione pari a 300 ha. per zone miste (con alternanza di ambienti aperti e di ambienti chiusi più densi);

d) la scelta del periodo più idoneo in cui effettuare l’operazione.

Per il muflone questo risulta essere:

* fine inverno-inizio primavera quando i mufloni, richiamati dal ricaccio vegetativo, frequentano assiduamente i dintorni degli alpeggi e i prati-pascoli di fondovalle;

* mesi di giugno e luglio: il censimento estivo, caratterizzato dal buon accesso alle zone aperte in quota, consente una valutazione più puntuale del successo riproduttivo della popolazione.

3.4. Cervo

Il censimento andrà eseguito con uno dei metodi di seguito descritti.

3.4.1. Osservazione diretta da punti fissi o percorsi previamente individuati.

Un censimento di questo tipo prevede:

a) l’individuazione di un comprensorio coincidente con l’areale stabilmente occupato dalla specie. Per ottimizzare le operazioni di conteggio è preferibile optare per i periodi in cui detto areale risulta di minor estensione. Questo si verifica con il massimo innevamento e/o la ripresa vegetativa sui prati-pascolo di fondovalle;

b) la suddivisione del comprensorio in settori di ampia superficie (di alcune migliaia di ettari). Ogni singolo settore rappresenta un’unità territoriale distinta censibile in una giornata. Per limitare la possibilità di doppi conteggi è bene individuare confini corrispondenti ad ostacoli naturali e procedere alle operazioni in un numero limitato di giorni possibilmente consecutivi;

c) la suddivisione di ogni singolo settore in zone di osservazione. La zona rappresenta l’unità territoriale censibile da ogni squadra di rilevatori. Per i confini delle zone è bene attenersi a quanto già detto per i confini riguardanti le aree. L’estensione di ogni singola zona di osservazione varia notevolmente in relazione alla morfologia e copertura vegetazionale del territorio, andando dai 100 ai 300 ha;

d) la scelta del periodo più idoneo in cui effettuare l’operazione.

Per il cervo questo risulta essere:

* febbraio-prima metà di marzo, comunque in presenza di neve abbondante tale da ostacolare gli spostamenti dei branchi;

* aprile-inizio maggio, in concomitanza del ricaccio vegetativo;

3.4.2. Conteggio notturno con faro

Questa metodica è consigliabile alle quote più basse e/o dove l’antropizzazione condiziona fortemente il pascolo fuori dal bosco nelle ore di luce. E’ necessaria una rete stradale sufficientemente sviluppata (4-6 km/100 ha di territorio regolarmente frequentato dalla specie in orario notturno). Ideali risultano equipaggi composti da 3-4 operatori con compiti ben differenziati (guida, orientamento del faro/i, conteggio del numero totale di animali, conteggio per classi).

Non è opportuno:

* iniziare il censimento prima che siano trascorse almeno tre ore dal sopraggiungere dell’oscurità, (va consentito al maggior numero di cervi di uscire sui pascoli aperti);

* protrarre le operazioni oltre le tre ore (lo sforzo visivo richiesto in luce artificiale è molto alto).

Ogni automezzo può coprire dai 400 ai 1.000 ha/notte, corrispondenti a circa 30-50 km lineari. La vettura dovrà seguire un itinerario prestabilito che tocchi tutti i luoghi frequentati nottetempo dai cervi. I cervi sono identificabili grazie al riflesso dell’occhio (dovuto al tappeto lucido) giallo-arancio; alla comparsa della rifrangenza si dovrà arrestare il mezzo e completare l’osservazione mediante binocolo. E’ conveniente, data l’imprevedibilità del comportamento degli animali “sotto faro”, privilegiare l’aspetto quantitativo del rilievo. Al fine di sfuggire a doppi conteggi i percorsi dovranno, nel limite del possibile, evitare di percorrere più volte le stesse strade.

Questo metodo è inferiore al precedente sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo (molti indeterminati), ma è di organizzazione meno impegnativa e più facilmente ripetibile ed è l’unico che in certi contesti di medio-bassa montagna possa essere applicato.

La determinazione della densità per mezzo dei conteggi notturni con faro risulta plausibile solo nel caso in cui la superficie illuminata sia molto prossima alla superficie utilizzata o utilizzabile dalla specie nel momento in cui si realizzano i conteggi. Pertanto, i dati ottenuti con questo metodo non possono essere estrapolati a tutta la superficie del distretto, ma utilizzati per determinare la consistenza minima certa in quel distretto.

3.4.3. Censimento al bramito

Il cervo può essere censito in epoca riproduttiva (seconda metà di settembre-prima metà di ottobre) mediante localizzazione acustica e concomitante osservazione diretta. Scopo del censimento svolto durante il periodo del bramito è quello di quantificare il numero assoluto di individui maschi adulti (bramitanti). Le osservazioni dirette, realizzate all’alba e al tramonto non hanno lo scopo di una valutazione quantitativa della popolazione, ma di una determinazione della struttura della popolazione per classi di sesso ed età.

L’area omogenea da censire viene suddivisa in distretti di 100-250 ha in funzione del numero dei campi o settori di bramito individuati. La scelta dei punti di ascolto deve garantire la totale copertura acustica dell’area. I maschi in bramito vengono localizzati a mezzo di bussola goniometrica. Sono preferibili due conteggi/distretto. Il lavoro viene svolto al tramonto, nelle ore di massima attività di vocalizzazione (localizzazione acustica dei cervi in bramito) e la mattina successiva, all’alba, si procede all’osservazione degli harem e dei maschi al seguito (identificazione).

La preparazione delle operazioni di conteggio richiede una perfetta conoscenza dei campi o settori di bramito e prevede l’utilizzo di osservatori anche fra i diversi campi o settori, per rilevare eventuali spostamenti di cervi e verificare l’assenza di bramito al di fuori delle zone precedentemente individuate. Le schede andranno compilate ogni 30’, assegnando ad ogni cervo un numero d’ordine da riprendere in caso di osservazione successiva. Andranno inoltre riportati lo schema del trofeo e la silhouette generale. Lo spoglio dei risultati va fatto al termine delle operazioni in presenza di tutti gli osservatori. Il metodo tende a sottostimare in particolare i maschi giovani, scarsamente coinvolti nel bramito. I cervi adulti e, soprattutto, quelli vecchi non sono invece censibili che in questo modo.

La stima della consistenza complessiva della popolazione si ottiene attraverso due altre informazioni:

a) la percentuale dei maschi adulti nella popolazione,

b) l’areale complessivo (annuale) di distribuzione della popolazione.

La prima informazione permette di stimare l’effettiva consistenza della popolazione (riferibile ai maschi censiti nelle aree campione), inserendo il valore assoluto del numero dei maschi censiti nella struttura percentuale della popolazione, secondo la seguente semplice proporzione:

maschi adulti censiti
—————————x 100 = consistenza della popolazione
% maschi adulti
nella struttura

La struttura percentuale della popolazione andrà acquisita tramite l’osservazione diretta da percorsi campione da effettuarsi, nell’areale di gestione del cervo, durante la primavera e l’estate precedenti.

Attraverso la conoscenza della seconda informazione si può calcolare la densità media della specie nell’areale occupato.

Il metodo viene utilizzato quale integrazione del conteggio primaverile, per precisare il rapporto fra i sessi e la strutturazione maschile per classi d’età.

3.5. Capriolo

In considerazione del fatto che il Capriolo é il ruminante selvatico, fra quelli presenti in Piemonte, più difficile da censire per la scarsa socialità e per il particolare tipo di utilizzo del territorio e delle risorse alimentari, la scelta della metodica di censimento da impiegare sarà condizionata dall’interesse venatorio locale che esiste nei confronti della specie e dall’estensione dell’areale dove si intende effettuare il prelievo.

Sulla scorta di queste considerazioni ed in base ai risultati di esperienze pluriennali condotte anche in Zona Alpi, tre sono le metodiche che si possono applicare.

3.5.1. Censimento in battuta su aree campione

Questo metodo é l’unico che, in presenza di un numero adeguato di operatori (70-90 persone ogni 100 ha), é in grado di garantire una valutazione degli effettivi prossima alla reale consistenza. Per l’applicazione di questa metodica sarà necessario procedere:

* per zone campione rappresentative dei diversi ambienti utilizzati dal capriolo in un determinato Comprensorio Alpino o Ambito Territoriale Caccia. Visto l’elevato indice di boscosità di alcuni territori occupati dalla specie in Piemonte, nei distretti di gestione con superficie boscata superiore al 60% della superficie utile alla specie, i censimenti su area campione dovranno coprire almeno la percentuale annua del 4% della superficie sulla quale si intende esercitare la gestione venatoria di questa specie (tutto l’areale frequentato o parte di esso) in un arco di tempo pari a cinque anni (la durata del PPGU), al fine di coprirne il 20% al termine del quinquennio. La programmazione del piano di censimenti in battuta di cui sopra deve essere contenuta nel PPGU (cfr. pag. 3, punto 2.g). I dati relativi al censimento in battuta potranno essere annualmente integrati da osservazioni dirette effettuate per aree campione durante il periodo primaverile, volte alla determinazione dei parametri di struttura importanti nella pianificazione del prelievo (rapporto sessi e rapporto per classi d’età - classe I / classe II-III);

* in primavera (fine marzo - inizio di maggio), quando la distribuzione territoriale dei caprioli è prossima a quella cd. di tipo “aleatorio”.

Un censimento di questo tipo, correttamente condotto e fedelmente ripetuto negli anni (utilizzo delle stesse aree campione) produrrà, per estrapolazione, una stima sufficientemente attendibile dei capi presenti e della loro dinamica. Dal censimento in battuta potranno inoltre scaturire indicazioni valide sulla sex ratio.

3.5.2. Osservazione diretta da punti fissi e/o transetti previamente individuati

La metodologia é la stessa utilizzata per il Cervo e in alcuni casi può essere applicata in concomitanza alle operazioni di censimento di quest’ultima specie, consentendo così un risparmio di mano d’opera. Se così utilizzato, il metodo permette di censire solo una parte dei caprioli.

Un censimento di questo tipo, correttamente condotto e fedelmente ripetuto negli anni produrrà un quadro sufficientemente attendibile sulle tendenze evolutive della popolazione.

Un simile metodo di conteggio può anche essere svolto per osservazione diretta lungo percorsi campione, volti alla determinazione di un numero assoluto di animali avvistati e non al rilevamento di un indice relativo di abbondanza.

3.5.3. Conteggi notturni con faro

La metodologia è analoga a quella utilizzata per il Cervo, alla quale si rimanda.

I dati ottenuti per mezzo di osservazione diretta da punti fissi e/o transetti e conteggi notturni con faro non possono essere estrapolati a tutta la superficie del distretto, ma utilizzati per determinare la consistenza minima certa in quel distretto.

Nei distretti di gestione con superficie boscata superiore al 60% della superficie utile alla specie, si può derogare al limite minimo del 4% annuo da sottoporre ai censimenti in battuta, qualora la consistenza della popolazione di caprioli sia determinata mediante la combinazione del suddetto metodo con una delle due altre modalità sopra descritte, e solo per comprovate ragioni tecniche e/o di organizzazione del territorio. Tale limite costituisce comunque un obiettivo gestionale per il quinquennio di validità delle linee guida per la gestione degli ungulati selvatici ruminanti.

3.6. Daino

Il censimento si può effettuare per osservazione diretta con metodica analoga a quella indicata per il cervo, alla quale si rimanda, o mediante osservazione su percorsi campione realizzati a piedi o in auto (anche di notte con il faro), secondo le differenti realtà ambientali. Conteggi, soprattutto dei maschi, possono essere realizzati nel periodo degli amori dalla metà di settembre alla fine di ottobre, in concomitanza con la presa di possesso delle arene da parte dei maschi dominanti.

3.7. Classi di sesso ed età da rilevare durante i censimenti

Stanti le ben note difficoltà di valutazione dell’età degli Ungulati attraverso l’osservazione in natura, non si ritiene opportuno individuare ulteriori classi di sesso ed età secondo le quali suddividere gli individui conteggiati durante i censimenti oltre a quelle sotto indicate. Devono inoltre essere presenti colonne riguardanti gli “indeterminati”, animali di cui non si è potuto effettuare un riconoscimento del sesso, dell’età o di entrambi. Con accezione ampia, riferita a tutte le specie, valgono le seguenti definizioni generali.


Classe 0    Piccoli dell’anno

Classe I    Soggetti giovani; fisiologicamente
    e socialmente immaturi

Classe II    Soggetti sub-adulti; socialmente
    immaturi

Classe III     Soggetti adulti


CAMOSCIO    Anni

Yearling (m/f)     1

Maschio adulto    2 o più

Femmina adulta    2 o più

Capretto    0


MUFLONE    Anni

Yearling Maschio    1

Maschio sub-adulto    2-3 anni

Maschio adulto    4 o più anni

Femmina adulta    1 o più

Agnello    0


CAPRIOLO    Anni

Maschio adulto     1 o più anni

Femmina adulta    1 o più anni

Piccolo dell’anno    0


CERVO    Anni

Maschio fusone    1

Maschio sub-adulto    2-5 anni

Maschio adulto    6 o più anni

Femmina adulta    1 o più

Piccolo dell’anno    0

DAINO    Anni

Maschio fusone    1

Maschio balestrone    2-3

Maschio palancone    4 o più

Femmina adulta    1 o più

Piccolo dell’anno    0

In caso di censimenti in battuta, in cui l’attenzione va indirizzata al conteggio totale degli individui presenti, gli animali avvistati possono essere semplicemente suddivisi per sesso.

I conteggi primaverili (diurni o notturni) del cervo non permettono la determinazione delle classi d’età maschili specificate.

Il cambio di età si pone per tutte le specie al 31 marzo.

In riferimento ai censimenti primaverili di capriolo, é opportuno precisare che si considera che gli animali abbiano già cambiato età, anche se i conteggi vengono realizzati prima del 31 marzo.

4) Presentazione dei dati di censimento e piani di prelievo

Risulta estremamente importante che ciascun dato di “Censimento e Piano di prelievo” faccia riferimento in modo chiaro e inequivocabile ad un preciso e definito distretto, con confini stabili nel tempo.

I dati presentati faranno riferimento al territorio venabile al netto degli Istituti in esso compresi quali Parchi nazionali e regionali.

Per quanto concerne gli altri Istituti strutturalmente e funzionalmente legati all’attività venatoria (es: Oasi, Z.R.C.), nei casi in cui si ritenga tecnicamente corretto, ai fini della valutazione dei piani di prelievo, tenere conto delle popolazioni o di parte di esse ivi gravitanti, questo deve essere specificato in modo esplicito nei PPGU, fornendo informazioni dettagliate sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni interessate.

Sulla base delle caratteristiche biologiche ed ecologiche degli Ungulati, gli individui gravitanti nei territori degli Istituti di gestione sopracitati, aventi superficie inferiore a 300 ha, vengono considerati al fine della formulazione del piano di tiro, in quanto l’utilizzo di tali aree durante il ciclo biologico annuale delle specie è strettamente complementare a quelle limitrofe, aperte invece all’attività venatoria.

Per Istituti di superficie maggiore, la porzione di popolazione conteggiata nell’ambito protetto, di cui si vuole tenere conto ai fini della pianificazione del prelievo, deve essere esplicitamente quantificata. Queste valutazioni dovranno tenere conto della morfologia del territorio, dell’esposizione (quartieri di svernamento ed estivazione), delle densità presenti sia all’interno che all’esterno dell’Istituto e del periodo in cui vengono effettuati i censimenti.

Nel caso del Cervo, specie caratterizzata da più ampie esigenze spaziali, per la formulazione dei piani di prelievo si terrà conto delle dimensioni complessive della popolazione presente in ciascun CA o ATC, compresi gli individui censiti in istituti di protezione (Oasi e ZRC).

Se la porzione effettivamente censita non rappresenta la totalità dell’area occupata dalla specie, questo deve essere dettagliato e quantificato, anche mediante opportuna cartografia di sintesi, al fine di evitare errate sottostime al momento del calcolo della densità reale, effettuato in base all’estensione della superficie utile alla specie.

La suddivisione di dettaglio di ciascun A.T.C. o C.A. in distretti e la definizione della presenza di altri Istituti (Oasi, Z.R.C., ecc.) facilita indubbiamente l’organizzazione delle attività gestionali; tuttavia è evidente che la distribuzione e le caratteristiche delle popolazioni di Ungulati rispondono a realtà ecologiche e non Amministrative. Uno sguardo d’insieme che tenga conto degli aspetti più squisitamente biologici ed ecologici in sede di pianificazione complessiva e di bilancio dello status delle popolazioni e delle attività realizzate risulta importante.

Fondamentale in tal senso è lo stretto collegamento e coordinamento di obiettivi e di prassi gestionale che andrà sempre ricercato tra i differenti Istituti di gestione ricadenti all’interno dello stesso ambito territoriale, da intendersi, in questo caso, come area in grado di ospitare un’intera popolazione.

5) Formulazione dei piani di prelievo

Obiettivo primario da raggiungere negli ATC e CA attraverso l’applicazione della caccia di selezione è quello di tendere ad una struttura di popolazione equilibrata sia in termini di sex-ratio sia di classi di età e di raggiungere e mantenere consistenze di popolazione adeguate ad un loro razionale utilizzo (garanzia di conservazione a lungo termine delle popolazioni e massimizzazione dei prelievi in termini sia qualitativi che quantitativi)..

Inoltre, la Giunta regionale, con D.G.R. n. 37-9266 del 5 maggio 2003, ha stabilito che gli ATC e CA, nella predisposizione delle proposte dei piani di prelievo selettivo agli ungulati, debbano tenere conto dell’obiettivo della riduzione dei danni alle produzioni agricole ed alle altre attività antropiche, nonché alla circolazione stradale.

In sede di approvazione del piano di prelievo, si terrà conto di eventuali sforamenti verificatisi nel corso della precedente stagione venatoria, anche al fine di riequilibrare il rapporto tra classi di sesso e di età. A tal fine, si terrà anche conto dell’esito dei censimenti effettuati nell’anno in corso.

I piani di prelievo annuali di capi di fauna ungulata vengono redatti in base:

a) agli obiettivi delineati nel PPGU;

b) alle diverse valutazioni critiche espresse nel PPGU;

c) ai risultati dei censimenti e all’analisi delle dinamiche di popolazione.

A tale scopo, per ciascun distretto, un confronto critico tra le densità potenziali raggiungibili e le densità verificate o stimate attraverso la realizzazione dei censimenti, permetterà di determinare le densità obiettivo che devono essere raggiunte o mantenute nel corso del quadriennio e, in funzione di esse, le percentuali di prelievo che verranno applicate rispetto al numero totale di soggetti conteggiati o stimati presenti.

I tassi di prelievo vanno riferiti alla consistenza complessiva primaverile della popolazione (al netto degli individui di classe 0).

La densità reale (numero di capi/100 ha) viene calcolata nel modo seguente:

Consistenza primaverile (al netto degli individui di Cl. 0)
———————————-
Superficie utile alla specie nel distretto

La superficie utile alla specie (S.U.S.) può essere ricavata mediante l’applicazione di specifici modelli di valutazione ambientale, a vari livelli di dettaglio, in grado di quantificare l’estensione degli habitat idonei alla presenza di ciascuna specie.

Per una valutazione il più possibile semplice e speditiva della S.U.S., possono essere utilizzate le seguenti semplificazioni:

Cervo - Capriolo:

S.U.S. = Sup. boschi + sup. prato-pascolo + sup. coltivi + 0,25 sup. improduttivo

Camoscio:

S.U.S. = 0,5 Sup. boschi latifoglie e misti + 0,75 sup. boschi conifere + sup. prato-pascolo + sup. improduttivo

I piani di prelievo, come proposti da A.T.C. e C.A., devono pervenire alla Regione Piemonte entro il 15 giugno di ogni anno assieme alla relazione sui censimenti annuali, ad eccezione di Camoscio e Muflone per i quali dovranno pervenire entro il 10 luglio.

Qualora un ATC o CA intenda attivare per la prima volta la gestione venatoria di una tra le specie di ungulati ruminanti selvatici cacciabili, la cui trattazione deve comunque essere prevista nel PPGU come specificato nel paragrafo 2), il Comitato di gestione è tenuto a darne comunicazione preventiva alla Regione entro il 31 dicembre dell’anno precedente la stagione venatoria in cui si intende iniziare il prelievo.

I piani di prelievo devono essere redatti in modo da contenere:

a) l’elenco delle specie ungulate da sottoporre a prelievo venatorio;

b) l’indicazione del periodo dell’anno in cui si intende esercitare il prelievo venatorio delle singole specie;

c) la frazione di popolazione (censita o stimata presente) che si intende prelevare con l’indicazione del numero assoluto dei capi da abbattere;

d) la ripartizione dei capi nelle classi di sesso e di età.

La relazione sui censimenti e la congruità dei piani di tiro rispetto agli obiettivi del PPGU sono oggetto di valutazione tecnica da parte dell’Osservatorio Faunistico.

5.1. Suddivisione in classi di sesso ed età per la formulazione e realizzazione dei piani di abbattimento

Di seguito sono indicate, per ciascuna specie, le classi di sesso ed età secondo le quali devono essere suddivisi i capi assegnati in ciascun piano di prelievo.


CAMOSCIO:

Classe 0    Piccolo    Capretto maschio o femmina

Classe I    Soggetto di 1 anno    Yearling o binello, maschio o
        femmina

Classe II-III    Maschio di 2 o più    Maschio sub-adulto e adulto

    Femmina di 2 o più anni    Femmina sub-adulta e adulta


MUFLONE:

Classe 0    Piccolo    Agnello maschio o femmina

Classe I    Maschio di 1 anno    Maschio yearling

Classe II-III    Maschio di 2 o più anni    Maschio sub-adulto e subadulta

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    Femmina giovane e adulta


CAPRIOLO:

Classe 0    Piccolo    Piccolo dell’anno maschio o
        femmina

Classe I-III    Maschio di 1 o più anni    Maschio adulto (compresi i
        soggetti ricadenti nel secondo
        anno di vita)

    Femmina di 1 o più anni    Femmina adulta (compresi i
        soggetti ricadenti nel secondo
        anno di vita)


CERVO:

Classe 0    Piccolo    Piccolo dell’anno maschio
        o femmina

Classe I    Maschio di 1 anno    Fusone o Daguet

Classe II-III*    Maschio di 2 o più anni    Maschio sub-adulto e adulto

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    Femmina giovane e adulta

* in sede di assegnazione del piano i maschi adulti devono, in caso di assegnazione nominativa, essere ulteriormente suddivisi in coronati (con corona presente su ambedue le stanghe) e non coronati (con corona assente o, eventualmente presente su una sola delle stanghe). Si definisce corona la presenza di almeno tre punte di almeno 4 cm di lunghezza al di sopra della pila o mediano.

DAINO:

Classe 0    Piccolo    Piccolo dell’anno maschio o
        femmina

Classe I    Maschio di 1 anno    Fusone o Daguet

Classe II    Maschio di 2-3 anni    Maschio balestrone

Classe III    Maschio di 4 o più anni    Maschio palancone

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    Femmina adulta

Ulteriori suddivisioni per l’assegnazione del capo da abbattere possono essere previste dai Comitati di gestione all’interno di ciascun CA o ATC (Camoscio maschio e femmina di 2 - 3 anni, Muflone maschio di 2 - 3 anni, Cervo maschio di 2 - 5 anni, Capriolo maschio di 1 anno). In tal caso devono essere introdotti criteri di valutazione di ordine meritocratico da utilizzare nelle successive assegnazioni dei capi.

L’abbattimento di capi in difformità alle ulteriori suddivisioni in classi di età, per ciascuna specie, non comporta l’applicazione della sanzione amministrativa di cui all’art. 53, comma 1 lett. o).

5.2. Percentuali di prelievo

Il prelievo deve, in linea generale, incidere in eguale misura su maschi e femmine ovvero privilegiare leggermente il prelievo di femmine. I tassi di prelievo devono essere commisurati alle densità verificate mediante i censimenti e alle densità obiettivo fissate per ciascun distretto. Non vengono fissate a priori consistenze e densità-soglia minime, al di sotto delle quali non dare avvio all’attività venatoria; tuttavia, in caso di basse densità, le percentuali di prelievo dovranno garantire l’incremento naturale delle popolazioni sino al raggiungimento delle densità obiettivo.

Di seguito vengono indicate le percentuali di prelievo per classi di sesso ed età nelle varie specie, secondo le due opzioni già riportate nel paragrafo precedente.


CAMOSCIO:

Classe 0    Capretto    0-10%

Classe I    Yearling    12-35%

Classe II-III    Maschio di 2 o più anni    25-35%

Classe II-III    Femmina di 2 o più anni    25-35%


MUFLONE:

Classe 0    Agnello    10-30%

Classe I    Maschio di 1 anno    6-20%

Classe II-III    Maschio di 2 o più anni    30-40%

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    35-40%


CAPRIOLO:

Classe 0    Piccolo (maschi e femmine)    30-40%

Classe I-III    Maschi di 1 o più anni    30-35%

    Femmine di 1 o più anni    30-35%


CERVO:

Classe 0    Piccolo (maschi e femmine)    30-40%

Classe I    Maschio di 1 anno (fusone)    6-10%

Classe II-III*    Maschio di 2 o più anni    20-25%

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    30-40%

NOTA: maschi coronati: 2-5% del piano autorizzato.


DAINO:

Classe 0    Piccolo    25-35%

Classe I    Maschio di 1 anno (fusoni)    7-15%

Classe II    Maschio di 2-3 anni (balestroni)    5-10%

Classe III    Maschio di 4 o più anni (palanconi)    7-15%

Classe I-III    Femmina di 1 o più anni    30-40%

6) Impegno per eventuali modifiche del protocollo

I piani di prelievo annuali ed i piani di programmazione per la gestione degli Ungulati (PPGU) devono essere redatti in conformità alle linee guida contenute nel presente documento.

Il presente protocollo, della validità di 5 anni, viene inviato all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per l’approvazione.

A seguito dell’approvazione di questo documento da parte dell’I.N.F.S., i piani di prelievo annuali sono approvati dalla Giunta regionale, previa istruttoria tecnica dell’Osservatorio Regionale sulla Fauna Selvatica.

La Regione Piemonte fornisce annualmente all’I.N.F.S. i dati relativi ai censimenti effettuati, ai piani di prelievo e agli abbattimenti realizzati, suddivisi per le classi di sesso ed età e i distretti precedentemente individuati, allo scopo di realizzare ed aggiornare la banca dati nazionale sullo status e la gestione degli Ungulati, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Legge 11.2.92 n. 157, art. 7, comma 3.

Allegato (fare riferimento al file PDF) B

LINEE GUIDA PER L’ORGANIZZAZIONE E REALIZZAZIONE DEI PIANI DI PRELIEVO DEGLI UNGULATI SELVATICI RUMINANTI NELLA REGIONE PIEMONTE (2004)

Il prelievo selettivo è consentito in ogni ATC e CA a norma dell’art. 44 comma 4 della L.R. 70/96. La caccia di selezione alle specie camoscio, muflone, capriolo, cervo e daino è organizzata assegnando i capi previsti nel piano di prelievo esclusivamente a singoli cacciatori in conformità a quanto stabilito al punto 1.

1. Modalità di attuazione della caccia di selezione

Il Comitato di gestione può organizzare la caccia di selezione agli ungulati ruminanti secondo le modalità di seguito descritte:

a) nell’ambito di ciascuna specie, assegnazione nominativa dei capi, con la possibilità di accorpare femmine adulte, piccoli e maschi di classe 1 (es.: cervo maschio fusone, muflone maschio yearling), ad un numero di cacciatori pari a quello dei capi autorizzati;

b) nell’ambito di ciascuna specie, assegnazione dei capi ad un numero massimo di cacciatori pari al doppio del numero dei capi autorizzati, con la possibilità di accorpare femmine adulte, piccoli e maschi di classe 1 (es.: cervo maschio fusone, muflone maschio yearling);

c) assegnazione della sola specie ad un numero di cacciatori fino al doppio dei capi autorizzati. In questo caso il prelievo è limitato a dieci giornate consecutive di caccia, con due sole giornate a settimana. I piani di prelievo dovranno essere attuati contemporaneamente per tutte le specie di ungulati ruminanti e su tutte le unità di gestione del CA o ATC. Nel caso di piani di prelievo inferiori o uguali a dieci capi per ogni classe di tiro, sarà ammesso al prelievo un numero di cacciatori pari a quello dei capi autorizzati.

2. Modalità di accesso ai piani di prelievo

2.1 Gli ATC e i CA inviano ai cacciatori abilitati al prelievo selettivo e, per gli ATC, iscritti al registro di caccia di selezione, un modulo di domanda relativo alla preferenza degli ungulati, per specie, sesso, classe d’età e distretto. Il Comitato di gestione può eventualmente suddividere ulteriormente il distretto in settori di caccia, ai fini della sola organizzazione dell’attività venatoria. I cacciatori interessati sono tenuti ad inviare la domanda di partecipazione al piano di prelievo, allegando alla stessa la ricevuta di versamento della quota minima deliberata da ogni Comitato di gestione.

2.2. Tutti i cacciatori abilitati al prelievo selettivo ed iscritti al registro di caccia di selezione negli ATC devono potere accedere al prelievo degli ungulati e alla variazione del carniere, ove autorizzato.

2.3. L’assegnazione di un ungulato è automatica nel caso in cui i cacciatori siano in numero inferiore a quello degli ungulati previsti nei piani di prelievo. Atteso l’obiettivo del completamento dei piani di prelievo selettivo a tutte le specie, nonchè l’esigenza di rispettare, nell’assegnazione dei capi ai singoli cacciatori, le proporzioni tra le classi d’età e il sesso, a prescindere dalle preferenze espresse dai medesimi, in caso di rifiuto del capo assegnato la quota versata dal cacciatore all’atto della domanda non gli verrà restituita. Pertanto il mancato ritiro dell’autorizzazione entro un giorno antecedente la data d’inizio del periodo di caccia assegnato verrà considerato come rinuncia da parte del cacciatore interessato.

2.4. Nei casi in cui i cacciatori siano in numero superiore a quello degli ungulati previsti dai piani di prelievo selettivo il Comitato di gestione procederà all’assegnazione del capo tenendo conto delle preferenze espresse all’atto della domanda.

L’assegnazione è immediata nel caso in cui il numero di preferenze espresse per specie, sesso e classe d’età sia uguale o inferiore al numero di capi disponibili per ciascuna categoria.

Viceversa, se per una o più categorie il numero di preferenze espresse per specie, sesso e classi d’età è superiore al numero di capi disponibili il Comitato di gestione procederà all’assegnazione del capo secondo criteri di ordine meritocratico, ove deliberati, ovvero tramite sorteggio ovvero tramite turnazione, fatta salva l’applicazione di quanto previsto nelle presenti linee guida. I criteri di assegnazione dei capi devono essere preventivamente e adeguatamente pubblicizzati.

Possono costituire criteri di merito esclusivamente i seguenti:

* effettivo abbattimento del capo assegnato nella o nelle stagioni precedenti

* effettivo abbattimento del capo assegnato nella o nelle stagioni precedenti, in caso di ulteriore suddivisione del piano da parte del Comitato di gestione (punto 5.1. delle Linee Guida per la gestione degli ungulati selvatici ruminanti nella Regione Piemonte)

* abbattimento di una femmina adulta di camoscio senza latte nella o nelle stagioni precedenti

* numero di giornate dedicate al censimento degli ungulati

* numero di giornate dedicate al ripristino ambientale ed alla gestione faunistica.

La caccia con la modalità di cui alla lettera a) nel caso di accorpamento delle classi femmina, piccoli e/o maschi di classe 1, e b) del punto 1. può essere esercitata sino al raggiungimento del 90% del piano previsto per ciascuna specie o classe di tiro.

La caccia con la modalità di cui alla lettera c) del punto 1. può essere esercitata sino al raggiungimento del 90% del piano previsto per la classe maschio adulto e del 95% per le classi femmina adulta, yearling o piccolo.

Al raggiungimento delle soglie suddette, i capi restanti possono essere assegnati nominativamente per sesso e classi di età, nel rispetto del periodo di caccia, utilizzando i criteri deliberati di cui al punto 2.4.

Nel caso di piani di prelievo inferiori o uguali a dieci capi per ogni classe di tiro, la caccia, se organizzata secondo i criteri indicati alla lettera b) del punto 1., deve prevedere l’ammissione di un numero massimo di cacciatori pari a 1,5 volte il numero dei capi previsto dal piano autorizzato.

Nel caso di organizzazione secondo i criteri indicati alla lettera c) del punto 1., per la specie camoscio, qualora nella prima giornata di caccia non sia stata raggiunta la soglia di salvaguardia del piano del maschio adulto, il Comitato di gestione, di intesa con il tecnico faunistico competente per territorio, incaricato per conto della Regione e addetto alle attività di coordinamento faunistico (coordinatore faunistico), procede all’ammissione di un numero di cacciatori fino ad 1,5 volte il numero dei capi rimanenti.

Nel caso di variazione del carniere, non potrà essere autorizzato il prelievo consecutivo di più di due maschi adulti, anche di specie diverse, fatte salve la disponibilità di capi e la mancanza di richieste. Tale esclusione deve essere riportata sulla scheda autorizzativa.

Ai cacciatori ai quali non è stato possibile assegnare alcun capo sarà rimborsata la quota versata all’atto della domanda e sarà garantita la priorità nelle ulteriori assegnazioni nella stagione in corso o nella successiva stagione venatoria.

2.5. Il cacciatore cui è stato assegnato un capo riceve dall’ATC o CA:

a) una scheda autorizzativa contenente il numero del contrassegno, le caratteristiche del capo da abbattere, il distretto di caccia assegnato e il periodo di caccia consentito; sul retro della predetta scheda il cacciatore dovrà provvedere a segnare le giornate di caccia effettuate che, per ogni settimana, non dovranno essere superiori a 2;

b) una fascetta in plastica (contrassegno numerato) che il cacciatore dovrà apporre in modo inamovibile al garretto del capo prelevato, subito dopo l’abbattimento; dalla fascetta dovranno essere rimosse le tacche relative alla data dell’abbattimento. Essa attesta la liceità del prelievo e autorizza il cacciatore alla detenzione ed al trasporto del capo. In mancanza di essa il detentore di un capo sarà perseguito a termini di legge.

2.6. Nel caso siano adottate le modalità a) e b) di cui al punto 1., i Comitati di gestione possono suddividere il prelievo ad ogni specie in due o tre periodi di assegnazione compresi nell’arco temporale massimo previsto dalla normativa vigente. Nel solo caso di riassegnazione nominativa del capo, al termine di ciascun periodo il cacciatore che non abbia effettuato l’abbattimento restituisce al Comitato di gestione la scheda autorizzativa e la relativa fascetta. Il Comitato provvede immediatamente a riassegnare i capi disponibili fra tutti i cacciatori che ne facciano richiesta. All’assegnazione possono partecipare anche coloro che abbiano già effettuato l’abbattimento di un capo nel periodo precedente in quegli ATC e CA che abbiano ottenuto l’autorizzazione alla variazione del carniere stagionale di cui all’art. 46, comma 3 della L.R. 70/96 (fermo restando il rispetto dei criteri meritocratici di cui al punto 2.4, ove deliberati).

In ogni caso verranno esclusi dalle ulteriori assegnazioni i cacciatori sospesi per motivi disciplinari e quelli che nella stagione in corso abbiano effettuato l’abbattimento di un capo non conforme ai sensi della normativa vigente.

2.7. La scheda e la fascetta sono strettamente personali, quindi non cedibili per alcuna ragione; in caso di perdita di possesso della fascetta questa non verrà sostituita ed il cacciatore perderà il diritto all’abbattimento. I cacciatori che non abbiano effettuato l’abbattimento dovranno comunque restituire all’ATC o CA al termine del periodo di assegnazione la scheda autorizzativa e la relativa fascetta: i cacciatori che non provvederanno a tale restituzione entro i termini prestabiliti perderanno il diritto di partecipare al prelievo selettivo degli ungulati per l’anno successivo.

2.8. Ai fini dell’organizzazione del prelievo, i Comitati di gestione degli ATC e dei CA possono stabilire giornate fisse di caccia. Al fine di favorire il controllo dei cacciatori che partecipano al prelievo, i Comitati di gestione devono predisporre tagliandi di uscita da imbucare in apposite cassette, la cui ubicazione deve essere comunicata agli organi preposti alla vigilanza e alla Regione. Il tagliando deve riportare le seguenti informazioni di minima: data, nome e cognome, capo assegnato, distretto di caccia, località di inizio caccia. Il tagliando deve essere imbucato all’inizio della giornata di caccia.

3. Modalità di prelievo

3.1. Gli abbattimenti potranno essere effettuati anche su terreno coperto da neve.

3.2. Gli abbattimenti devono essere effettuati con fucili a canna ad anima rigata di calibro:

a) non inferiore ai 6 mm per il prelievo di camoscio, muflone, capriolo;

b) non inferiore ai 7 mm per il prelievo di cervo e daino (compreso il calibro 270).

3.3. Gli abbattimenti dovranno essere effettuati prioritariamente nei confronti dei soggetti traumatizzati e/o defedati della specie assegnata, qualunque ne sia la classe d’età ed il sesso. Tale capo viene definito sanitario e la relativa scheda di rilevamento biometrico viene barrata nella apposita casella dal tecnico addetto al Centro di Controllo, il quale nello spazio riservato alle note, provvederà a riportare la causa attestante il prelievo sanitario. Come capo sanitario si intende un animale che presenti le seguenti caratteristiche:

a) segni di malattia, lesioni o ferite pregresse (escluse quelle di giornata) denunciate dal cacciatore al momento della presentazione del capo presso il Centro di Controllo e di cui ne sia accertata l’esistenza e la rilevabilità a distanza da parte del tecnico addetto al controllo;

b) peso inferiore del 35% rispetto al peso medio della corrispondente classe di sesso ed età. Il peso medio verrà desunto dai dati biometrici riportati nel PPGU;

c) con il palco ancora in velluto ad esclusione della classe maschio fusone per cervo e daino fino al 31 ottobre.

3.4. L’abbattimento di un animale ritenuto sanitario dà diritto alla scelta della classe e del sesso per l’abbattimento di un capo anche di specie diversa di ungulato per la stagione venatoria successiva o, laddove possibile, per quella in corso.

3.5. Gli animali abbattuti e definiti come sanitari, ad esclusione di quelli per cui sarà necessario provvedere alla distruzione della carcassa, rientrano nel computo complessivo dei capi previsti nel piano di prelievo per ogni specie ma non nella ripartizione per sesso e classe di età.

3.6. Gli animali abbattuti che presentino evidenti segni di malattia dovranno essere sottoposti ad esame veterinario dall’ASL competente per territorio per valutare l’eventuale distruzione della carcassa. In tal caso l’avvenuta distruzione e relativa modalità saranno oggetto di verbalizzazione. I capi così distrutti non saranno conteggiati nei piani di abbattimento selettivo ed al cacciatore che ha effettuato l’abbattimento sanitario con distruzione della carcassa verrà assegnato un ulteriore capo. Inoltre nello spazio riservato alle note, il tecnico addetto al Centro di Controllo provvederà a riportare l’avvenuto interessamento dell’ASL e la relativa distruzione della carcassa.

3.7. Salvo i casi di prelievo sanitario, l’abbattimento di un capo non corrispondente alle caratteristiche assegnate, comporta l’applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla normativa vigente.

3.8. L’abbattimento di una femmina di camoscio con il latte può comportare, ove preventivamente deliberato dal Comitato di gestione, la mancata assegnazione del maschio nella stagione in corso o eventualmente nella stagione successiva. Inoltre, l’abbattimento di una femmina di camoscio senza latte, ove preventivamente deliberato, può beneficiare delle agevolazioni previste per l’abbattimento di un capo sanitario.

La presentazione al centro di controllo di una femmina privata dell’apparato mammario, in modo che non sia possibile accertarne lo stato di lattazione, equivale all’abbattimento di una femmina con il latte.

3.9. Al fine di evitare di lasciare sul territorio soggetti sofferenti, ogni cacciatore dovrà sempre controllare l’esito del tiro mediante verifica sul colpo; in caso di ferimento di un capo si dovrà provvedere scrupolosamente alla sua ricerca ed a segnalarlo tempestivamente all’ ATC o al CA od al servizio di vigilanza della Provincia al fine del recupero con il cane da traccia, abilitato ai sensi dell’art. 13, comma 14 della l.r. 70/96. Qualora la ricerca dovesse risultare infruttuosa il cacciatore non perderà il diritto all’abbattimento, purché abbia comunicato il fatto tempestivamente.

3.10. I Comitati di gestione devono adottare tutti gli opportuni provvedimenti affinché i piani di prelievo vengano effettuati nel rispetto dei limiti qualitativi e quantitativi autorizzati e delle modalità stabilite dalle disposizioni regionali.

4. Centri di Controllo

4.1. I Comitati di Gestione devono individuare per ogni ATC e CA uno o più Centri per il controllo dei capi abbattuti. Detti Centri dovranno essere siti in locali o luoghi ove non sia espletata altra attività professionale nelle ore di apertura, e dovranno essere opportunamente attrezzati per le specifiche attività di rilevamento dei dati su ogni capo prelevato. Essi dovranno essere affidati a tecnici faunistici qualificati, in possesso dei requisiti professionali di cui all’art. 17 comma 5 della L.R. 70/96, nonché a tecnici laureati in scienze biologiche o in materia faunistica. La localizzazione, le giornate e gli orari di apertura dei centri di controllo dovranno essere comunicati alla Regione e agli organi preposti alla vigilanza. I nominativi dei tecnici addetti e delle eventuali sostituzioni devono essere comunicati alla Regione.

Gli addetti ai Centri di controllo saranno istruiti in relazione agli adempimenti previsti dal coordinatore faunistico.

4.2. Ogni capo abbattuto deve essere presentato al Centro di controllo il giorno stesso dell’abbattimento o dell’avvenuto recupero; nell’occasione il cacciatore consegnerà anche la scheda autorizzativa debitamente compilata. Al Centro di controllo sarà compilata, a cura del tecnico incaricato, la scheda di rilevamento dati che, sottoscritta dal cacciatore interessato e rilasciatagli in copia, costituirà documento attestante la legalità di possesso dell’animale. Alla copia originale della scheda di rilevamento dati il tecnico incaricato del controllo allegherà la parte terminale del contrassegno e la scheda autorizzativa consegnatagli dal cacciatore.

4.3. Nel caso in cui al Centro di controllo si riscontri l’abbattimento di un animale con caratteristiche diverse da quelle indicate sulla scheda autorizzativa, salvo il caso che si tratti di un abbattimento sanitario, il tecnico addetto al controllo provvederà a comunicare tale irregolarità al Presidente dell’ATC o del CA oppure ad un suo delegato, il quale ne darà tempestivamente notizia alla Provincia competente per territorio.

4.4. Eventuali casi contestati devono essere segnalati contestualmente alla sottoscrizione della scheda di rilevamento dati presso il Centro di controllo. Essi saranno risolti, previo ricorso scritto indirizzato entro 10 giorni alla Provincia ed al Presidente dell’ATC o CA e conservazione, da parte del cacciatore interessato, della testa dell’animale (o di quanto altro richiesto dal tecnico addetto al controllo), da una Commissione di esperti composta dal tecnico del centro di controllo, da un tecnico rappresentante dell’ATC o del CA, da un agente di vigilanza della Provincia competente per territorio e da un rappresentante della Regione (coordinatore faunistico).

Oltre ai casi contestati, la Commissione potrà valutare tutti quei casi in cui un capo appartenente ad una determinata classe di sesso o di età, abbia delle evidenti caratteristiche proprie di un’altra classe e pertanto l’abbattimento non conforme possa essere giustificato da tali anomalie.

L’esito dell’esame del ricorso da parte della suddetta Commissione dovrà essere comunicato, entro 10 giorni dalla decisione della Commissione, alla Provincia per le ulteriori determinazioni di competenza, e al cacciatore interessato.

5. Regolamenti

I Comitati di gestione degli ATC e dei CA devono predisporre un apposito Regolamento che deve disciplinare esclusivamente la gestione e l’organizzazione dell’esercizio venatorio agli ungulati, con riferimento ai seguenti aspetti:

* modalità di assegnazione dei capi;

* eventuale suddivisione in periodi di prelievo;

* eventuali criteri di priorità per l’assegnazione dei capi.

Tale documento non deve contrastare con le presenti linee guida e con le altre disposizioni previste dalla normativa vigente e deve essere inviato alla Regione entro il 30 aprile 2004. Ogni altra eventuale disposizione regolamentare, alla luce di quanto disposto all’art. 18, comma 1 della L.R. 70/96, deve ritenersi priva di efficacia. Il regolamento avrà validità pari a quella del PPGU salvo eventuali modifiche necessarie ed improrogabili, adeguatamente motivate, da comunicare alla Regione entro il 31 marzo di ciascuno degli anni successivi. In assenza di osservazioni al regolamento e/o alle successive modifiche entro 45 giorni dalla data di ricezione, gli stessi si intendono approvati. In caso contrario, le osservazioni formulate si intenderanno a tutti gli effetti inserite nel testo del regolamento, che dovrà comunque essere trasmesso alla Regione.