Torna al Sommario Indice Sistematico

Bollettino Ufficiale n. 50 del 11 / 12 / 2003

Deliberazione della Giunta Regionale 17 novembre 2003, n. 78-11034

Regolamentazione del servizio famiglie professionali. Individuazione criteri per la sperimentazione

A relazione dell’Assessore Cotto:

La Legge 28 marzo 2001 n. 149 “Diritto del minore ad una famiglia” di modifica della Legge 4 maggio 1983, n. 184 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori ” rafforza sia il diritto del minore a crescere e ad essere educato nell’ambito della propria famiglia, sia il diritto del minore a crescere e ad essere educato nell’ambito di una famiglia.

A garanzia di tale diritto, l’art. 1, comma 3 della legge n. 149/2001, prevede che lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie competenze, sostengano, con idonei interventi, nel rispetto della loro autonomia e nei limiti delle risorse disponibili, i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia.

La Legge 4 Maggio 1983, n. 184, all’art. 80, comma 4, prevede che le Regioni determinino le condizioni e le modalità di sostegno economico alle famiglie, persone e comunità di tipo familiare che hanno minori in affidamento, affinché esso possa fondarsi “sulla disponibilità e l’idoneità all’accoglienza, indipendentemente dalle condizioni economiche”.

La proposta del Servizio famiglie professionali, oggetto della presente Deliberazione, ha origine a partire dalla lettura dei dati e dei risultati del progetto regionale “Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia” (DGR n. 46-3163 del 04.06.2001) e dall’esperienza maturata dagli operatori dei servizi in materia di affidamento familiare.

Diversi minori che non possono vivere nella propria famiglia potrebbero trarre beneficio dall’accoglienza in una famiglia disponibile e adeguatamente preparata, soprattutto se si tratta di casi difficili quali quelli di adolescenti o di bambini che provengono da esperienze familiari traumatizzanti. Molti di loro, collocati utilmente nel momento dell’urgenza e quindi della valutazione, rimangono impropriamente e troppo a lungo nelle comunità.

Dai primi risultati emersi con il monitoraggio previsto dal Progetto regionale “Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia” emerge che mancano famiglie disponibili o che le famiglie che segnalano la loro disponibilità non sono preparate ad affrontare problemi così complessi. In particolare sembra che siano proprio gli adolescenti a non trovare accoglienza familiare, utenza per cui si ravvisa la necessità di una simile esperienza.

I servizi territoriali hanno segnalato, in diverse occasioni, la necessità di individuare un’ulteriore opportunità di scelta per rispondere a quei bisogni che trovano una risposta solo parziale nelle comunità alloggio, o in alternativa raramente nelle famiglie affidatarie.

L’ipotesi del modello di un Servizio di Famiglie Professionali è stata elaborata a partire da una riflessione sulle esperienze pregresse, europee e locali, ed in particolare con riferimento all’esperienza della Provincia di Milano, attraverso un gruppo di lavoro, costituito nell’ambito della Consulta Regionale per le Adozioni e gli Affidamenti familiari, composto da rappresentanti dei Servizi territoriali sociali e sanitari e dai rappresentanti di associazioni di volontariato, di cui si ringraziano tutti i componenti per la fattiva collaborazione. Obiettivo dell’équipe di lavoro è stato, partendo dal già noto, definire, in linea generale, sia gli aspetti metodologici, sia gli aspetti legali e contrattuali,

Dal lavoro di analisi e riflessione, il gruppo, con la collaborazione del Direttore dell’Agenzia regionale per le adozioni internazionali, componente della Consulta regionale per le adozioni e gli affidamenti familiari, incaricato di coordinarne i lavori, ha formulato il progetto delineato nell’Allegato 1), parte integrante della presente Deliberazione, come terzo polo d’offerta di servizi socio-assistenziali all’infanzia e all’adolescenza, coniugando gli elementi fondanti dell’esperienza degli altri due poli: l’affidamento familiare e la comunità.

Le famiglie professionali garantiscono al minore, nell’essere famiglia, una esperienza assimilabile a quella fisiologica e naturale, e offrono, nella professionalizzazione, garanzia di una buona tenuta rispetto a situazioni estremamente complesse, fondata sull’acquisizione di specifiche competenze e su prestazioni regolamentate in un rapporto di lavoro.

Con il presente atto, si definisce la regolamentazione di riferimento entro cui attivare il servizio di famiglie professionali, secondo le seguenti direttrici, sviluppate nel’lAllegato 1) alla presente Deliberazione:

* struttura organizzativa e aspetti legali-contrattuali

* caratteristiche e compiti delle famiglie professionali

* selezione o formazione delle famiglie professionali

* indicazioni per l’intervento e caratteristiche dei minori

Date le caratteristiche innovative, rispetto alla prassi consolidata della maggior parte dei servizi territoriali, si ritiene opportuno prevedere un periodo di sperimentazione del servizio, prima di rendere operativo su tutto il territorio regionale il Servizio famiglie professionali e si intende effettuare un periodo di sperimentazione monitorato, per verificare l’applicabilità del progetto.

Al termine della sperimentazione la Regione disporrà, con la collaborazione degli enti gestori che vi hanno partecipato, le modalità operative e le linee guida del servizio famiglie professionali, che dovranno essere percepite da tutti i servizi, inoltre la Regione manterrà i suoi compiti precipui di coordinamento e valutazione.

La sperimentazione sarà della durata di due anni, da effettuarsi in almeno un Ente gestore singolo o associato per ciascuna delle zone di sperimentazione individuate dall’Amministrazione regionale, onde assicurare la rappresentazione delle peculiarità territoriali più significative.

Le zone di sperimentazione saranno individuate sulla base del criterio del numero di minori, inseriti in strutture residenziali per i quali non è stato possibile reperire una famiglia affidataria (dati provenienti dall’indagine svolta nell’ambito del progetto regionale “Tutti i minori hanno diritto ad una famiglia”).

Nell’ambito di ogni zona, per individuare tra gli enti gestori singoli e associati quelli che parteciperanno alla sperimentazione si possono tenere in considerazione i seguenti criteri:

* disponibilità dell’Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali a individuare un referente del progetto con comprovata esperienza nel settore e di personale sufficiente alla realizzazione dello stesso;

* istituto dell’affidamento familiare attivo da un elevato numero di anni;

* famiglie affidatarie disponibili e presenti sul territorio di riferimento in un numero consistente;

* attivazione di iniziative sperimentali analoghe.

I servizi coinvolti nella sperimentazione dovranno in prima istanza reperire, selezionare e formare le famiglie; successivamente essi seguiranno i progetti di ospitalità dei minori e, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato e con il terzo settore, avranno una funzione di supporto per le famiglie professionali.

Per quanto attiene le modalità specifiche con cui verrà effettuato l’iter sperimentale, si rinvia alle indicazioni di cui all’Allegato 1) alla presente Deliberazione, fermo restando che gli enti locali che aderiscono alla sperimentazione devono prevedere non solo la presenza di famiglie con un componente “professionale” retribuito ma anche la valorizzazione del privato sociale per promuovere la disponibilità e nuclei allo stesso appartenenti.

In questa fase sperimentale del progetto, gli enti locali singoli e associati che aderiscono, possono promuovere anche ulteriori e diverse modalità operative e gestionali non previste specificatamente nell’Allegato 1), e comunque ritenute necessarie e opportune per la riuscita della stessa sperimentazione, previa intesa con la Direzione Politiche Sociali dell’amministrazione regionale.

Agli enti individuati sulla base dei criteri sopracitati aderenti alla sperimentazione sarà assegnato, con apposita Determinazione Dirigenziale, uno specifico contributo, per una somma complessiva di euro 500.000,00, già accantonati con D.G.R. N.19-9867 dell’8.7.2003 (cap. 12105/2003, acc.n. 101157).

Durante la sperimentazione, verrà costituito un gruppo presso la Direzione Politiche Sociali formato dai rappresentanti dei servizi responsabili della sperimentazione che avrà l’obiettivo di verificare l’andamento del Servizio affidamenti professionali.

Tutto ciò premesso,

vista la legge 4 maggio 1983 n. 184,

vista la legge 28 marzo 2001 n. 149;

vista la L.R. 62/95;

vista la L.R. 61/97;

visto l’art. 17 della L.R. 51/97;

vista la D.G.R.n.19-9867 dell’8.7.2003;

visto l’allegato 1), che costituisce parte integrante e sostanziale del presente atto,

visto il parere del CO.RE.SA, espresso in data 8.10.2003;

visto il parere favorevole della Consulta Regionale Affidamenti e Adozioni, espresso in data 13.1.0.2003;

la Giunta Regionale, a voti unanimi, espressi nei modi di legge,

delibera

- di approvare, per le considerazioni in premessa descritte, l’istituzione del Servizio Famiglie Professionali, quale risposta di accoglienza dei minori in alternativa alle esperienze, già consolidate, dell’inserimento presso presidi socio assistenziali per minori;

- di prevedere che il servizio sia attivato, in via sperimentale, per la durata di due anni, da almeno un Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali nelle zone che saranno individuate, con apposita determinazione dirigenziale, sulla base del criterio di un numero di minori superiori a 10 unità inseriti in presidi socio assistenziali per minori e per i quali non è stato possibile reperire una famiglia affidataria (dati provenienti dall’indagine svolta nell’ambito del progetto regionale “Tutti i minori hanno diritto ad una famiglia”);

- di approvare la regolamentazione di riferimento per la sperimentazione da parte degli Enti gestori contenuta nell’Allegato 1), parte integrante alla presente Deliberazione;

- di prevedere l’assegnazione di un apposito contributo per la realizzazione della sperimentazione, da assegnarsi agli enti locali singoli e associati gestori delle funzioni socio assistenziali che saranno individuati con apposita Determinazione Dirigenziale, in base ai criteri approvati con la presente Deliberazione;

- alla spesa complessiva di euro 500.000,00, pari al totale dei contributi da assegnarsi per la sperimentazione del Servizio Famiglie Professionali si fa fronte con i fondi di cui al cap. 12105/2003, che presenta la necessaria disponibilità (acc.n.101157, disposto con D.G.R.n. 19-9867 dell’8.7.2003).

La presente deliberazione sara’ pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 65 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

(omissis)

Allegato


1

2

3

4

5

6

7

8

9

0

1

2