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Bollettino Ufficiale n. 31 del 1 / 08 / 2002

Deliberazione della Giunta Regionale 15 luglio 2002, n. 46-6657

L.R. n. 21/97 e s.m.i. - Capo VI - Artigianato Artistico e Tipico di Qualita’ - Art. 27 - Approvazione del Disciplinare di Produzione per il Settore Tessitura, Arazzi, Ricamo e Abbigliamento

(omissis)

LA GIUNTA REGIONALE

a voti unanimi ...

delibera

di approvare, sentita la Commissione Regionale per l’Artigianato e sentite le Associazioni di Categoria (Confartigianato, C.N.A., CASA), il Disciplinare di Produzione per il Settore Tessitura, Arazzi, Ricamo e Abbigliamento allegato in copia alla presente deliberazione quale parte integrante, predisposto dalla apposita Commissione di Disciplinare di Produzione.

Tale disciplinare rappresenta un importante strumento per il raggiungimento dell’obiettivo della tutela e promozione dell’artigianato artistico, tradizionale e tipico: non si limita a chiudere le lavorazioni del settore individuato in un ambito ristretto, regolato da precise tecniche di intervento e dai materiali impiegati, ma consente di reinterpretare il passato attraverso le tendenze culturali ed estetiche del presente, offrendo così diverse opportunità occupazionali.

(omissis)

Allegato

Tessitura

Disciplinare di Produzione

Fin dai tempi più antichi l’ago e il filo sono stati usati per creare artistici lavori artigianali. Con l’avanzare del progresso, anche la tecnica dei lavori ad ago si perfezionò sempre più, si introdussero motivi diversi, si inventarono nuovi punti, si rinforzarono i filati e si tessero stoffe di ogni genere. Con l’avvento delle macchine, lavorare divenne sempre più facile; non ci fu più bisogno di filare, tessere, ricamare a mano, e non fu più necessario decorare a mano i tessuti, grazie alla possibilità di stamparvi sopra a macchina qualsiasi soggetto decorativo. Ma poco a poco la tessitura a mano ed i lavori con l’ago furono messi in disparte e certe abilità manuali comuni nel passato divennero una rarità. Era quasi andata perduta l’arte di intrecciare i fili variandone il gioco nella tramatura dei tessuti. Erano quasi andate perdute la freschezza e la spontaneità del lavoro manuale. Ma nel Piemonte del Moderno è sopravvissuto un arcipelago di realtà artigianali legate al mondo del tessuto. Mentre nel biellese si è sviluppato uno dei mercati industriali più floridi del Paese, in altre zone sono sopravvissute delle comunità che da generazioni producono un modello, un tipo di manufatto, un tappeto, un certo decoro. E’ sufficiente citare alcune realtà locali e immediatamente si configura una storia artigianale di straordinaria ricchezza. Tra i due mondi, una profonda spaccatura di saperi, conoscenze, tecnologie. Due Piemonti: una con i tempi dei grandi consumi, dei mega-trend, delle campionature, delle cartelle colore, delle sfilate; l’altra, quella dei piccoli laboratori artigiani, dei negozietti “giusti”, delle signore intelligenti che praticano e riconoscono la qualità. Troppe volte l’incontro, lo scambio tra le piccole imprese artigianali e il grosso business industriale non sono avvenuti. L’attività artigianale offre più possibilità creative dell’industria, che invece è interessante per quanto riguarda la vasta diffusione del prodotto e le attrezzature che vengono utilizzate. E mentre Penelope continua a lavorare con il suo telaio in legno, la grande industria cerca strade sempre nuove per fare buoni affari.

L’abito non farà, a detta di un notissimo proverbio, il monaco, ma sicuramente la sua realizzazione, con certosina precisione fa la differenza. Da anni viene tributato onore all’abito sartoriale, che, in un’epoca in cui la produzione seriale ha il potere di cancellare ogni intervento umano nella realizzazione di un capo, riesce a personalizzare, a creare la differenza. Ed è in virtù di questa capacità di far diventare ciascuno un unicum, che il recupero della qualità sartoriale, nonostante la massificazione di gusto e di idee, riesce a tener testa all’uniformità delle forme, alla ripetitività delle sagome. La parola “moda”, spesso vituperata da chi la connota con qualcosa di effimero, si trasforma in un concetto unificante: ovvero l’arte di mostrarsi agli altri. Attraverso una distinzione semantica del termine sartoriale, occorre identificare la differenza tra gli atteggiamenti: mentre “tailleur” e “tailor” evidenziano l’azione del tagliare, l’italiano “sarto”, dal latino sarcire, ovvero rammendare, coglie del lavoro sartoriale soprattutto l’azione restitutiva, suturante, confermando così la necessaria capacità di sintesi che è solo umana. Entrambe le definizioni concorrono a creare qualcosa di unico: l’abito frutto di abilità teorica, capacità tecnica e gusto estetico, come dimostrano le passerelle della moda, perché la creatività, la genialità, passa per la conoscenza approfondita della tecnica. Solo così si può stravolgerla e far trionfare la propria genialità.

Premessa

Questo “Disciplinare di Produzione dei prodotti tessili” si propone come inventario di regole, di caratteristiche, di tecniche di lavorazione, di materiali adottati nella Regione Piemonte e di quant’altro serve ad individuare e specificare le lavorazioni tradizionali, tipiche e di qualità, nonché le artistiche e di creazione nel settore in titolo. Pertanto la stesura del Disciplinare di Produzione si inserisce nel quadro normativo - Titolo II Capo VI della L.R. 9 maggio 1997 n. 21 e s.m.i. L.R. 31 agosto 1999 n. 24 - predisposto dalla Regione Piemonte per la tutela e la valorizzazione delle lavorazioni artigiane che presentano elevati requisiti di carattere artistico, o che esprimono caratteristiche derivanti dalla tradizione locale, o che estrinsecano valori economici e culturali collegati alla tipicità dei materiali impiegati e delle tecniche di lavorazione.

Secondo gli intendimenti della legge, la Regione Piemonte intende perseguire i seguenti obiettivi:

la tutela dei requisiti di professionalità e di origine delle produzioni dell’artigianato artistico, tipico e di qualità;

b. la salvaguardia e riqualificazione delle lavorazioni  tradizionali sotto i profili estetico, stilistico e tecnico;

c. la valorizzazione dei prodotti sia nel mercato interno sia in quello internazionale;

d. la diffusione e la divulgazione della conoscenza delle tecniche tipiche e dei requisiti di manualità insiti nelle lavorazioni artistiche, tipiche e di qualità;

e. l’acquisizione di documentazioni concernenti le origini, lo sviluppo storico - stilistico e i percorsi evolutivi delle lavorazioni;

f. il sostegno alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese tramite progetti di recupero e di rivitalizzazione di attività locali tradizionali e artistiche;

g. gli incentivi alla partecipazione a manifestazioni culturali e fieristiche collettive;

h. la creazione delle condizioni per la trasmissione del “saper fare” e del “saper essere” da parte dei “maestri” artigiani alle nuove generazioni;

Tali obiettivi si raggiungono anche con la creazione delle “Botteghe scuola”, nonché riconoscendo la figura del Restauratore.

Il Disciplinare si rivolge all’impresa che deve saper riconoscere e collocare criticamente la propria attività nel contesto produttivo tipico che l’ha vista nascere, nel pieno rispetto del percorso storico-culturale che l’ha condotta a produrre l’esperienza di artigianato artistico, tradizionale e di qualità.

Pertanto devono essere considerati requisiti peculiari dell’impresa che chiede di aderire al Disciplinare:

• il richiamo alla tradizione

inteso come acquisizione di una cultura specifica, non solo materiale ma anche storica ed estetica, appartenente all’ambito produttivo in cui l’impresa è nata e produce;

• l’innovazione

ovvero la volontà di ricercare e di sperimentare nuovi sistemi di ideazione e nuovi modelli di produzione che contribuiscano al superamento delle obsolete contrapposizioni tra arte, design e manualità;

• l’aggiornamento professionale

vale a dire la disponibilità a recepire stimoli e sollecitazioni provenienti dalle istituzioni preposte, dagli enti che svolgono attività di tutela, ricerca, valorizzazione del patrimonio culturale e più in generale dal mercato del lavoro;

• il legame con le nuove generazioni

necessario alla continuità e alla vitalità dell’impresa artigiana, inteso come disponibilità ad offrire reali opportunità di formazione e di apprendimento.

Art. 1
Definizione del Settore

Il presente Disciplinare riguarda le produzioni del settore tessile (tessitura, arazzi, ricamo e abbigliamento).

1.1 Artigianato tipico, tradizionale e di qualità.

Tipica è la realizzazione di un lavoro che contiene uno o più caratteri tecnici e formali, peculiari e nel tempo divenuti comuni ai lavori della stessa categoria, realizzati nella medesima zona geografica, in modo tale che questo oggetto grazie a questi suoi caratteri propri e costanti sia esso stesso riconoscibile e la sua origine identificabile.

Tradizionale è il prodotto che rispetta e ripropone una tradizione tecnica e formale che si è conformata nel corso del tempo in un particolare contesto storico e culturale.

Di qualità quella che possiede meriti tecnici, estetici o bontà d’ideazione e di fattura, cioè che per essa, da parte dell’artigiano, sia stata adottata un’attenzione particolare nella scelta della forma e dei materiali e nell’applicazione delle tecniche esecutive.

1.2 Artigianato artistico

Con riferimento a quanto espresso nella premessa del presente articolo potrà dirsi artistica, la realizzazione di un esemplare unico o a numero limitato, in qualsivoglia materiale il cui utilizzo è dettato da una esigenza estetica, che sia eccellente da un punto di vista tecnico ed abbia valenza formale innovativa ed autonoma; ovvero comunichi una scelta stilistica e/o esprima il linguaggio proprio del suo creatore, sia un esempio di perfezione esecutiva nel solco della tradizione o proponga, a livello sperimentale, nuove procedure di realizzazione. Il concepimento e il risultato dell’opera può essere attuato da parte di un artigiano, indipendentemente dalla sua educazione all’arte, attraverso una formazione propria scolastica o per propria sensibilità personale, perfezionata da un apprendimento al fianco di esperti maestri d’opera.

Art. 2
Requisiti e soggetti

La domanda per l’ottenimento del riconoscimento e dell’annotazione di cui all’art. 28 Capo VI L.R. 21/97, può essere presentata alla presenza dei seguenti requisiti:

a) Iscrizione all’Albo delle Imprese Artigiane ai sensi della L. 443/85 con almeno 3 anni di attività nello specifico comparto;

b) Per le aziende di nuova iscrizione all’Albo delle Imprese Artigiane: possesso di un periodo, in qualità di lavoratore dipendente o socio o coadiuvante, di almeno 3 anni presso un’impresa già operante e qualificata nell’ambito dello specifico comparto;

Nel caso di Consorzi di impresa, sarà indispensabile che almeno i 4/5 delle aziende che ne fanno parte, siano riconosciute quali imprese dell’artigianato artistico ai sensi della L.R. 21/97 Capo VI.

Art. 3
Denominazione

E’ stata individuata la denominazione “Eccellenza Artigiana”, con D.G.R. n° 30 - 322 del 29.06.2000, da attribuire alle imprese che hanno ottenuto il riconoscimento dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale di ogni settore e conseguente annotazione specifica all’Albo Provinciale delle Imprese Artigiane. A tali Imprese viene attribuito il marchio “Piemonte Eccellenza Artigiana” approvato con D.G.R. n° 3 - 1713 del 14.12. 2000. L’uso, lo sviluppo e la diffusione di tale marchio é disciplinato dal Regolamento approvato con D.G.R. n° 4-1714 del 14.12.2000. Il richiamo all’ “Artigianato Artistico” in mostre, esposizioni, manifestazioni, potrà essere utilizzato solo se il 90% delle imprese partecipanti risulteranno essere in possesso dell’annotazione all’Albo. I concessionari utilizzatori della denominazione in oggetto e dei rispettivi elementi identificativi, si impegnano a proteggere il marchio e la sua immagine e a compiere ogni sforzo per propagandarlo. In ogni caso, proprietario esclusivo del marchio è la Regione Piemonte.

Art. 4
Domanda di riconoscimento

La domanda per l’ottenimento del riconoscimento e dell’annotazione di cui agli articoli precedenti, presentata dai soggetti interessati, dovrà essere corredata da adeguata documentazione curriculare e da eventuale documentazione fotografica di lavorazioni eseguite, da cui sia rilevabile la capacità di operare secondo i principi contenuti nel presente disciplinare.

Si specifica che le tecniche di lavorazione descritte nel presente Disciplinare, devono essere non solo patrimonio della capacità professionale e manuale dell’azienda ma, essere utilizzate correntemente per la produzione nel momento in cui il soggetto fa richiesta del riconoscimento di Eccellenza Artigiana.

4.1 Riconoscimento

Il riconoscimento è effettuato dalle Commissioni Provinciali per l’Artigianato competenti per territorio supportate da esperti, ai sensi della normativa vigente.

La Commissione, esaminate le domande e le documentazioni prodotte, potrà richiedere specificazioni, documentazioni aggiuntive e fare sopralluoghi presso le aziende richiedenti.

4.2 Possesso di licenza di commercio

Potranno essere riconosciute le aziende artigiane, munite di regolare licenza per il commercio a patto che l’attività commerciale sia secondaria e che non possa generare confusione tra il manufatto regolarmente prodotto in azienda e quello commercializzato.

4.3 Titolarità del riconoscimento

Referente per il riconoscimento è il titolare dell’azienda e, in caso di società, almeno uno dei soci deve essere in possesso dei requisiti. Nel caso di scioglimento o di modifica della compagine sociale, decadrà il riconoscimento che potrà comunque essere nuovamente richiesto.

Art. 5
Botteghe Scuola

Ai fini della costituzione delle “botteghe - scuola”, le imprese saranno riconosciute sulla base dei criteri previsti nel presente Disciplinare e di quelli stabiliti dalla Regione Piemonte, sentito il parere della Commissione Regionale per l’Artigianato.

Art. 6
Controlli

La Regione potrà, nell’ambito delle revisioni degli Albi Provinciali delle Imprese Artigiane, attuare procedure al fine di verificare il persistere dei requisiti, come previsto dall’art. 44 della L.R. 21/97. L’impresa s’impegna a dare alla Commissione Provinciale per L’Artigianato designata, ogni facoltà perché essa possa procedere di volta in volta a controlli di accertamento dei requisiti. L’impresa si impegna a dare spiegazione e rilasciare ogni parte giustificativa necessaria dei documenti: fatture, registri, beni ammortizzabili, libro acquisti e vendite, ecc. Le Commissioni Provinciali per l’Artigianato, quindi, in qualsiasi momento lo ritenessero opportuno, potranno svolgere indagini ed ispezioni per assicurarsi sulla validità e continuità di quanto dichiarato nella domanda di iscrizione.

Art. 7
Cancellazione del riconoscimento

Per la cancellazione del riconoscimento valgono le norme della L.R. 21/97, art. 45, così come modificato dalla L.R. 24/99, che pertanto si ritengono estese alle disposizioni dettate dal presente disciplinare.

Art. 8
Ricorsi

I ricorsi dovranno essere presentati con le stesse modalità dei ricorsi su iscrizioni e cancellazioni dall’Albo Provinciale delle Imprese Artigiane, alla Commissione Regionale per l’Artigianato che potrà avvalersi della consulenza della Commissione Regionale per il Disciplinare di Produzione.

Art. 9
Comparti

Dalla più ampia definizione desunta dall’art. 1, si identificano i seguenti comparti di artigianato artistico: tessitura, passamaneria, arazzi, tappeti, sartoria, maglieria, biancheria per la casa, patchwork, trapunto, trine e ricami, restauro.

Tessitura

La tessitura è uno dei metodi più antichi di costruire la stoffa. Nella sua forma più semplice consiste nell’intreccio ad angolo retto di due sistemi di fili distinti. Il telaio da tessitore è costituito essenzialmente da una cornice che tiene tesi e paralleli i fili verticali (ordito), mentre i fili orizzontali (trama) sono intrecciati con movimento avanti e indietro ai fili dell’ordito. Nonostante sia di origine primitiva, il principio del sistema di tessitura a mano è rimasto sostanzialmente inalterato anche dopo l’avvento della meccanizzazione. Oggi con l’alta tecnologia offerta dai telai meccanizzati diventa utopistico parlare di artigianato utilizzando le suddette macchine. Può fare dell’artigianato chi avendo creatività e competenza nel scegliere i telai antichi vuole cimentarsi nel produrre articoli non riproducibili con le attuali macchine. Fino agli inizi del secolo scorso, erano gli artigiani che producevano tessuti di alto pregio su telai primitivi impiegando una manualità specializzata e un tempo lunghissimo nel far fare alla macchina operazioni per le quali non era stata progettata. Resta comunque da tenere in evidenza la creatività dell’artigiano che ispirandosi a disegni particolari visti su dipinti o creati da lui stesso, riusciva a riprodurli anche con dovizia di particolari.

Requisiti

Data la vastità del settore, sia per quanto riguarda le tecniche di tessitura che le modalità di preparazione della macchina, si ritiene opportuno elencare solo alcuni elementi fondamentali della tessitura al fine di non limitare le possibilità per ottenere un prodotto di artigianato eccellente.

• La tessitura può essere fatta esclusivamente su telai (verticali od orizzontali) che utilizzano macchine per la formazione del passo ad azionamento manuale, sia per quanto riguarda la tessitura a licci che quella jacquard.

• Nella tessitura a licci (alti a bassi) sono utilizzabili esclusivamente sistemi per la formazione del passo diretti mediante pedale o utilizzando ratiere con lettura a pioli o a cartoni forati.

• Le macchine a jacquard utilizzate devono avere come sistema di lettura cartoni forati singoli.

• L’inserimento della trama deve essere fatta manualmente al fine di ottenere un tessuto con le cimosse chiuse.

• L’incorsatura deve essere eseguita manualmente.

• I filati utilizzati devono essere preferibilmente composti da fibre naturali, ad eccezione di tessuti che necessitano particolari effetti ottenibili solo con fibre artificiali o sintetiche.

• Per quanto riguarda i velluti, l’inserimento delle bacchette ed il taglio del pelo devono essere eseguite a mano.

• Per i broccati la tessitura deve essere fatta in rovescio senza lancè a tutta altezza negli effetti d’opera.

Passamaneria

Possiamo individuare diverse branche della passamaneria. Riportiamo, come richiamo storico, ma che tuttavia ben sintetizza il comparto, l’ultima suddivisione avvenuta in Francia nel 1775 sotto Luigi XVI, con la composizione di cinque categorie di corporazione.

• Equipaggiamenti militari ed ecclesiastici

• Moda e novità

• Arredamento

• Vetture e livree

• Moda da uomini

Requisiti

La fabbricazione stessa della passamaneria impone che quasi tutte le varie fasi delle lavorazioni, la costruzione e l’assemblaggio dei manufatti per ultimare i vari articoli siano compiuti a mano. Anche la scelta di macchinari per i semilavorati dovrebbe essere vincolata a precisi standard di vetustà dei medesimi che di tipologie tecniche. Non essendo possibile impostare rigidamente tali condizioni di lavorazione, si è ritenuto opportuno applicare solamente alcune metodologie basilari per produrre un manufatto di passamaneria di artigianato eccellente.

• Per galloni tessuti a Jacquard (galloni per tappezzerie, per livree, sovrarizzi ecclesiastici, militari e di arredamento in genere), devono venire utilizzati telai Jacquard tipo Lione da 100 a da 200 arpini totali e/o telai Jacquard tipo  Vincenzi da 440, 880, 1320 arpini totali con lettura a cartoni forati singoli.

• La fabbricazione di passamaneria con telai a bassi licci per frange, molletti, agremani e galloni in genere, deve avvenire con movimentazione a pedali ed inserzione manuale delle trame.

• L’ordito da utilizzare sui suddetti telai (Jacquard e licci) deve essere realizzato a mano su orditoio verticale. La conseguente montatura a telaio, sia che si tratti di  annodatura e della incorsatura, deve essere eseguita a mano.

• Per quanto riguarda i cordoni, fermo restando che la commettitura deve sempre essere eseguita a mano, possiamo distinguere le differenti lavorazioni per produrre i lignoli in relazione alle tipologie del cordone finito. • Perlè e Ritorti, come tutti i cordoni tesi, le torciture che precedono la commettitura devono essere fatti a mano. • Ricoperti, ad esclusione dei soufflè, la ricopertura perpendicolare all’anima deve essere eseguita manualmente dall’artigiano con rastrelliera porta rocchetti. • Polonais, trattandosi di un cordone che somma lignoli perlè alternati a ricoperti o semplicemente ritorti, valgono le precedenti norme esecutive.

• Le frange tessute a mano e per questo di qualità eccellente, devono essere ritorte a mano dopo il tessimento.

• Nella lavorazione al banco si segnala che nella operazione di fascettatura, principalmente dei fiocchi, i capi uscenti devono essere legati e passati sotto di essa.

• La ricopertura delle anime (boschetti) che compongono fiocchi, bracciali, cordoniere e pendagli, deve essere eseguita solamente in due modi: satinatura e rollatura. Entrambe devono essere eseguite a mano come le altre lavorazioni che ne impreziosiscono l’aspetto, quali grigliatura, ricamatura, fascettatura, rigatura, non facendo uso, se non per casi particolarissimi, di collanti.

• Segno distintivo per una esecuzione eccellente di un intreccio (agremano, rosone, placche, trecce e nodi decorativi) è la costruzione simmetrica con regolare evoluzione sopra e sotto.

• Viste le prerogative necessarie per raggiungere l’Eccellenza Artigiana nel campo della passamaneria, si prevede che i manufatti prodotti a mano su telaio, con un numero di trame superiori a quattro, ne possano essere prodotti, in una giornata lavorativa, al massimo otto metri per lavorante.

Arazzi

L’arazzo è comunemente considerato come un tessuto pesante, normalmente in lana, fatto a mano, a macchina, anche ricamato, usato per rivestire mobili o pareti. L’arazzo si differenzia da altre forme di tessuto disegnato per il fatto che le trame non si estendono lungo tutta l’ampiezza del tessuto, eccetto rarissime accidentalità del disegno. Ogni parte del disegno e dello sfondo è tessuta con la trama del giusto colore che viene inserito, avanti e indietro, solo nel punto o nella zona dove questo compare nel disegno. Tipicamente nella tessitura del tessuto liscio, la trama passa alternativamente sopra e sotto i fili d’ordito e nella passata di ritorno, sotto, dove prima era sopra e viceversa. Le trame coprono completamente i fili d’ordito che appaiono nel tessuto solamente come una cordonatura parallela più o meno marcata secondo se sono più grossolani o più fini. Dove il margine della zona colorata è diritto e parallelo ai fili d’ordito, si crea uno stacco che può essere trattato in uno di questi cinque differenti modi:

• Può essere semplicemente lasciato aperto, come negli arazzi di seta, che sono chiamati “cut silk”.

• Lo stacco può essere lasciato aperto sul telaio, ma ricucito in seguito, come negli arazzi europei dal XIV al XVII secolo.

• Il tessuto può inserire le sue trame allacciandole alternativamente da una parte e dall’altra sullo stesso filo di ordito. Ciò può avvenire sia come inserimento a pettine, con singole trame, o a dente di sega, con gruppo di trame. Questo tipo di inserimento ha il doppio vantaggio di rendere il tessuto più spesso in quel punto e di confondere i contorni del disegno.

• L’allacciamento fu introdotto dalla manifattura dei Gobelins nel XVIII secolo. In questo caso le trame nelle zone di colore contigue sono inanellate le une alle altre tra i due fili d’ordito che delimitano rispettivamente i margini di ogni colore. Questo accorgimento consente di ottenere una superficie continua dello stesso spessore e fu apprezzato perché i risultati che si ottenevano si avvicinavano di più al dipinto.

• L’arazzo europeo può essere tessuto in telai ad alto liccio o basso liccio. La versione più evoluta del telaio verticale ha pesanti montanti laterali che sostengono, in alto e in basso, rulli orizzontali sui quali i fili di ordito vengono tesi. Il telaio a basso liccio ha ambedue i rulli situati all’altezza di un tavolo cosicché le catene d’ordito tese tra di loro sono orizzontali ed i licci sono collegati a due assicelle ognuna delle quali è collegata ad un pedale in modo che il tessitore abbassa gli orditi di numero dispari o quelli di numero pari, per formare la passata, con il movimento dei suoi piedi, lasciando le mani libere.

Requisiti

Per la buona riuscita di un’opera tessile, queste sono le componenti determinanti:

• La qualità del cartone. Indirizzare le scelte verso opere di bravi pittori contemporanei e fra questi scegliere quelle più aderenti al mezzo tecnico con cui potranno essere riespresse, le più adatte ad essere utilizzate come cartoni di arazzo.

• La qualità dell’interpretazione. Il linguaggio pittorico, nell’arte figurativa contemporanea, si esprime attraverso le più diverse e spregiudicate innovazioni stilistiche. E’ quindi necessario adottare una tecnica che consenta, pur rimanendo aderente ai canoni classici della tessitura di arazzi, di trasferire nel tessuto tutti quegli elementi suggeriti nel cartone e che concorrono a rendere l’arazzo un’opera d’arte.

• Il telaio. Per l’ambizione di trasformare un prodotto in un’autentica creazione d’arte applicata è indispensabile rispettare scrupolosamente l’osservanza della tecnica antica ad alto liccio.

• La tintura delle lane. L’arazziere deve provvedere alla tintura delle lane, che deve essere effettuata, di volta in volta, secondo la gamma cromatica suggerita dal cartone.

• La campionatura dei colori secondo la tecnica dei colori cangianti o mèlange. Occorre rinunciare al tipo di tessitura più facile e comoda da realizzare e cioè la giustapposizione di parti di tessuto di colore uniforme e che, al massimo si sfumano uno nell’altro mediante il tratteggio e di adottare invece quella molto più difficile e lenta del tessuto cangiante. Questo  risultato si ottiene mescolando nella medesima matassina parecchi filati di colori e tonalità diverse. Se poi, nella tessitura, si impiegano più matassine composte con accoppiamenti di colori diversi si otterrà una gamma cromatica e tonale praticamente illimitata. Questa tecnica consente risultati impossibili ad ottenersi in altro modo e praticamente permette di trasferire in arazzo, senza snaturarle, ma anzi esaltandole, le più svariate forme di linguaggio pittorico con cui si esprime oggi l’arte figurativa. Inoltre questa tecnica riaffida all’arazziere quella larghissima libertà interpretativa che è l’elemento determinante della qualità e del valore artistico del tessuto di arazzo.

• La tracciatura del disegno. Sulle catene d’ordito tese verticalmente tra i due rulli del telaio si provvede a tracciare, con inchiostro indelebile, i contorni del disegno riportato direttamente sull’ordito mediante l’impiego di un proiettore che verrà poi posto tanto più distante dal telaio quanto maggiore sarà l’ingrandimento dell’arazzo rispetto all’opera pittorica prescelta come modello. Questa tecnica consente di evitare l’ingrandimento raggiungendo una maggiore fedeltà grafica nella trasposizione del disegno.

• Operare sul diritto, anziché sul rovescio. E’ questo un accorgimento che permette di effettuare in modo diretto il confronto della parte tessuta con il bozzetto, anziché attraverso la riflessione sullo specchio posto dietro l’arazzo, sul rullo inferiore.

• Le capacità interpretative. Sono indispensabili le capacità tecniche necessarie per trasferire nel tessuto gli orientamenti interpretativi senza l’ausilio di cifre o campioni, eseguendo gli avanzamenti che consentono di costruire di volta in volta il disegno, scegliendo tra le miriadi di colori a disposizione quello che la sensibilità cromatica suggerisce, in un insieme corale. n

Tappeti

Sono tappeti quei manufatti eseguiti con tratti di filo annodati su una trama a telaio per ottenere un tessuto peloso. Le molteplici tecniche di lavorazione implicano comunque l’uso di un canovaccio o di una tela di canapa già pronti, su cui lavorare i filati o le strisce di stoffa. Le tecniche di lavorazione del tappeto variano secondo lo strumento usato per ornare il pelo, che in linea di massima è un ago, oppure un uncino. L’uncino semplice assomiglia ad un uncinetto e serve per ritirare il filo nell’anello attraverso la trama; il punzone è fornito di una cruna per passare il filo attraverso la trama; il chiavistello serve per eseguire nodi speciali con tratti di filo corto, pre-tagliato; l’uncino a locchetto ha un uncino da un lato e una cruna dall’altro; gli aghi sono grossi e smussati. I filati più comunemente usati sono quelli a sei capi, perché particolarmente pesanti, ben ritorti e quindi resistenti. La lana è senza dubbio la fibra migliore, ma si possono utilizzare anche fibre sintetiche e miste per ottenere specifici risultati. I filati disponibili sono sottili, medi e grossi, in gran varietà di colori e tessiture. Le strisce di stoffa possono essere ugualmente utilizzate e lavorate con l’uncino semplice, ma devono essere spesse per resistere all’usura.

Requisiti

• Tappeto a uncino semplice. La tecnica ad uncino semplice è la tecnica più tradiziona- le per la produzione dei tappeti. Il canovaccio di supporto deve essere di tessuto resistente in misto di cotone e lino. La trama deve essere ben visibile.

• Tappeto a chiavistello. Questo tipo di tappeto si ottiene annodando tratti di filo su un canovaccio a trama larga. Il filo deve essere tagliato prima ed il risultato consiste in un pelo lungo e fitto. Si può variare la lunghezza del pelo usando tratti di filo diversi, oppure rasando delle zone particolari a lavoro finito.

• Tappeto ad ago. Questo tappeto a pelo lungo viene lavorato su canovacci con un ago grosso senza punta e con filo continuo e resistente. E’ consigliabile l’uso di un telaio, preferibilmente piccolo, per lasciare libere durante la lavorazione tutte e due le mani. Si lavora a linee diritte o in file diagonali e quindi i disegni semplici riescono meglio. Tener presente che quando si lavora a linee orizzontali i fili si incrociano e quindi tendono a confondere il motivo disegnato: per contorni precisi e ben definiti lavorare in file diagonali.

• Tappeto a punzone. Si lavora con la trama tesa su un telaio e sul rovescio. Gli anelli devono essere spinti dal punzone attraverso la trama verso il lato dritto e la loro lunghezza viene regolata automaticamente dal punzone stesso. La trama deve essere uniforme, in tessuto resistente, in cotone misto lino.

• Tappeto a locchetto. L’uncino a locchetto è un ago grosso e lungo con una cruna ad una estremità e un uncino al posto della punta. Serve per eseguire file di anelli entro i quali scorre un unico filo continuo. Il tappeto ottenuto con l’uncino a locchetto ha un pelo piatto e denso, con il vantaggio che i fili non possono più essere tirati via. Poiché questo metodo è vincolato alle linee dritte degli anelli, è adatto per i disegni geometrici.

• Tappeto Rya. I tappeti Rya hanno il pelo lungo e folto e devono essere lavorati su una trama apposita usando ago e filo continuo. I fili devono essere annodati all’orientale. Conviene attenersi a disegni schematici; per ottenere un pelo uniforme usare una stecca e tagliare gli anelli alla fine di ogni riga.

Sartoria

La qualifica di artigianato artistico è strettamente legata alla creatività del singolo artigiano e alla tipologia di lavorazione nonché perizia tecnica. I relativi prodotti si distinguono e sono riconoscibili per lo stile unico che ogni artigiano/artista è in grado di replicare.

Nella costruzione di un capo definito “sartoriale” si richiedono le seguenti lavorazioni:

• La realizzazione del cartamodello personalizzato (utilizzando le misure del cliente).

• Interpretazione delle esigenze, conciliando le richieste con le tecniche di esecuzione.

• II taglio non “a materasso”.

• L’apposizione manuale delle marche e dei segni per gli appiombi.

• L’imbastitura delle parti e la prova del capo sul cliente.

• Le parti in isbieco devono essere tagliate in senso diagonale perfetto (45°).

• La prestiratura (stiratura preliminare dopo ogni fase di lavorazione) va effettuata con i bordi delle cuciture aperte e rifinite a mano a sopraggitto o punto festone, oppure a macchina con punto zig-zag.

• I bordi delle fodere devono essere rifiniti con punto zig-zag e stirati aperti.

• Gli occhielli devono essere sempre realizzati a mano e possono essere ricamati o profilati.

• Gli orli vanno realizzati a mano oppure a macchina con punti invisibili, anche gli orlini roulé per tessuti leggeri.

• Le fodere vanno sempre applicate rovescio contro rovescio.

• Le maniche devono essere montate seguendo gli appiombi.

• In caso di difetto fisico (fianchi asimmetrici, gambe o spalle diseguali) adattare il capo minimizzando il difetto.

Camicia

Il taglio va eseguito dopo aver segnato con gesso e matita il tessuto, non bisogna dimenticare il taglio del collo e dei polsi in doppio per avere i ricambi.

Si adesivano il collo ed i polsi e si procede alla confezione con cucitura inglese.

I polsi ed il collo vanno rifiniti con una ribattitura di circa cm 0,5 tutto intorno il giro manica ed il carré.

Le asole vanno fatte a mano, così come l’attaccatura dei bottoni.

Per un capo di pregio si possono ricamare le cifre a mano sulla parte sinistra a circa cm 35 dalla spalla.

Gonne e pantaloni

• I cinturini devono essere tagliati sagomati e vanno sempre intelati.

• Gli spacchi devono essere rifiniti e rinforzati a mano.

• Per i pantaloni il taglio deve essere effettuato con il tessuto in dirittofilo.

• Le gonne tagliate in isbieco vanno tagliate in senso diagonale perfetto (45°).

• Le fodere devono essere inserite nel cinturino ed essere fissate agli spacchi e alle cerniere, mai devono essere inserite nelle cuciture dei fianchi.

Capi spalla

• Devono essere apposte a mano le tele e le teline interne che costituiscono l’armatura del capo e sono fondamentali per la sua buona riuscita.

• Il sottocollo ed il rinforzo vanno tagliati in isbieco.

• Le lavorazioni degli orli nei tessuti double devono essere eseguite rigorosamente a mano ed il rovescio rifinito con cura poiché non sarà foderato.

• Nella lavorazione dei tessuti a quadri o disegni geometrici particolare cura deve essere prestata nel far combaciare le righe nelle cuciture e tra le varie parti del modello.

• Le tasche profilate devono essere rifinite a mano.

• Le maniche classiche in due pezzi devono presentare un appiombo perfetto.

• Per la realizzazione di capi in velluto, il tessuto va tagliato contro pelo.

• Le fodere vanno sempre tagliate nella stessa direzione della stoffa, e nel centro dietro si aggiunge una piega di circa 2 cm per la libertà di movimento.

Nella sartoria su taglia (piccola serie) è consentito l’utilizzo di cartamodelli su taglia e di macchinari per l’assemblaggio delle parti e la rifinitura dei capi. Per ciò che riguarda la realizzazione degli accessori tessili (borse, sciarpe, cinture, bijoux) valgono le stesse regole generali relative alla realizzazione di capi di vestiario, con particolare attenzione per la realizzazione delle parti interne e delle rifiniture. Per ciò che riguarda i materiali, potranno essere utilizzati di volta in volta quelli più idonei per la buona riuscita del capo, i tessuti dovranno essere preventivamente decatizzati.

Maglieria

Gli strumenti di base per il lavoro sono i ferri o la macchina per maglieria. Il buon risultato di un lavoro a maglia eseguito a macchina non dipende dalla maggiore o minore abilità nel lavoro eseguito a mano: i principali vantaggi sono la velocità e la facilità nell’eseguire i diversi punti. La velocità di lavoro della macchina è di gran lunga superiore a quella del lavoro a mano, si possono quindi fare molte prove senza una gran perdita di tempo. Quando si vuole preparare un modello o si è incerti sulla scelta di una misura, di una forma, di un punto, fare un campione non costa tempo e fatica perché non è un problema disfarlo e riprovare. Velocità significa anche realizzare in pochi giorni modelli di grande impegno e render assai più vasta la gamma dei lavori che si possono eseguire. Velocità significa anche poter usare filati molto sottili. Un tempo si insegnava allo stilista che in una maglia diminuita l’accostamento verticale o perpendicolare dei colori si poteva fare esclusivamente con il ricamo. Intarsio o links-links (effetti che alternano il diritto ed il rovescio) erano facilmente realizzabili a mano, ma di difficile esecuzione a macchina. Di questi precetti rimane poco grazie all’incredibile fioritura dei macchinari, specialmente elettronici. Acquistare una macchina non è sufficiente, bisogna capirla e saperla utilizzare; alcune impostazioni richiedono lunghe ore di lavoro preparatorio compensato poi dalla produttività. Tutto ciò implica la formazione del personale, che già deve conoscere la tecnica di lavorazione della maglia a “modello” e cioè non tagliata. La macchina rettilinea (sia meccanica che elettrica) gode di una versatilità che molte altre macchine non posseggono. A due fronture permette di realizzare gli aumenti e le diminuzioni in verticale che servono per modellare il telo a seconda delle misure desiderate, produce i bordi a coste, crea disegni all’interno del capo, punzonature, trafori, intrecci, riquadri. La rettilinea viene usata normalmente per la realizzazione dei prototipi, vale a dire il primo campione. E’sempre molto importante il lavoro artigianale anche per impostare una macchina elettronica. Vi sono ditte artigiane che lavorano per grandi aziende, producendo i campioni partendo dal disegno dello stilista. Per produrre un capo su misura è necessario provare il filato facendo un campione per constatarne l’elasticità e la consistenza. Si procede misurando il campione e moltiplicando i centimetri in larghezza ed in lunghezza fino ad ottenere le misure desiderate. Per dare forma al capo si calcolano gli aumenti e le dimensioni, quindi si produce la parte dietro poi il davanti e le maniche ed in ultimo il collo ed i bordi.

Requisiti

Il capo uscito dal telaio acquista una sua fisionomia attraverso le seguenti operazioni:

• La pre-stiratura dei teli su banco da stiro a vapore. In questo modo il telo si distende ed ha il normale rientro. Quindi si procede al primo collaudo.

• L’assemblaggio, cioè il rimaglio su macchina circolare (creata appositamente per la maglieria). Le cuciture consistono in una catenella che permette una leggera estensione e vengono realizzate con lo stesso filo della maglia.

• Il fissaggio dei bordi. I bordi vengono fissati a maglie vive con una cucitura detta a “puntino”. A questo punto si procede al secondo collaudo.

• Il finissaggio. Il capo passa, se necessario, al finissaggio e successivamente alla rifinitura dei fili sospesi, all’esecuzione delle asole a mano ed in fine all’etichettatura della composizione del filato e del marchio.

• La stiratura e l’attaccatura dei bottoni precedono il terzo collaudo che viene fatto su manichino luminoso per accertarsi che il capo sia perfetto ed impeccabile. A questo punto si può procedere al ricamo o all’aggiunta di passamaneria, pizzi, bordi in pelliccia, tessuto particolare come da figurino al fine di rendere il capo unico.

Biancheria per la casa

Se si pensa alla biancheria per la casa siamo portati ad immaginare un mondo femminile di armadi profumati di lavanda file di lenzuola ben lavate e stirate, morbidi tessuti, puri lini, batiste, merletti, ricami, fiandre e sete. L’argomento sembra futile, ma se ci soffermiamo a pensare che dedichiamo circa la metà del nostro tempo alla cura della nostra persona, al proprio mantenimento, al sonno alla pulizia personale e che tutte queste attività sono legate all’impiego di prodotti tessili quali tovaglie, lenzuola e asciugamani ecco che ci si rende conto di quanto essi siano importanti e indiscutibilmente necessari dall’inizio alla fine della nostra vita.

Requisiti

• La qualità del tessuto.

I migliori rispettati in tutto il mondo sono quelli naturali: lino, cotone, seta, misto lino nelle loro infinite specialità, voile di cotone, bisso di lino, batista di lino o di cotone, fiandra di lino o di cotone o tessuti filati con fibre naturali. La scelta del tessuto deve essere idonea alla tipologia del prodotto finale. Per confezionare biancheria di pregio, si deve usare un tessuto che abbia caratteristiche necessarie allo scopo (robustezza, durata, aspetto, versatilità).

• Il prodotto.

La realizzazione del singolo prodotto deve essere eseguita partendo da un progetto o da un modello che ne valorizzi il materiale o la confezione. Una tovaglia di bellissima fiandra di lino non necessita di ulteriori ornamenti dato il valore ornamentale del tessuto stesso, mentre una tovaglia di tela di puro lino può essere arricchita, da tramezzi merletti o rifiniture sartoriali che la rendano più pregiata.

• La confezione.

Per la realizzazione di un prodotto di alta qualità è molto importante che le fasi lavorative siano prevalentemente manuali, anche se alcune cuciture possono essere fatte a macchina al fine di produrre un capo più resistente. Partendo dal taglio è essenziale tagliare in drittofilo e seguire il modello mediante uno scrupoloso lavoro di misurazioni millimetrali, per ottenere capi con cuciture perfette e che mani esperte di lavoratrici qualificate possano valorizzare estro e creatività di un progetto.

• Gli ornamenti.

La validità artistica del prodotto si riconosce oltre che dalla sua perfetta confezione anche e soprattutto dalla raffinatezza degli elementi ornamentali che lo arricchiscono, siano essi ricami, merletti, passanastri o altro. Nel rispetto di quelle regole che nel corso del tempo hanno subito un’evoluzione dettata dalla moda, con caratteristiche ben definite anche a seconda dei ceti sociali e delle regioni geografiche, ma che hanno reso quasi immutabili alcune norme quali misure proporzioni e posizionamenti degli ornamenti.

Patchwork

Il patchwork si realizza cucendo insieme svariati pezzetti di tessuto in modo da ottenere un motivo completo a mosaico. L’accuratezza del lavoro di cucito, la scelta dei tessuti e la disposizione dei ritagli sono i tre fattori determinanti. Tutte le pezze devono essere accuratamente tagliate e piegate in modo che ne risultino forme chiare e ben definite, che si adattino e si combinino. Qualunque tessuto può servire per il patchwork, purché possa essere ritagliato e cucito; comunque i tessuti ideali sono quelli lavabili e a trama molto fine, come il cotone fine shirting e gli stampati lavabili. Anche i lini più fini, le lane sottili, le sete ed i velluti sono adatti: con la seta occorre maggior attenzione perché è soggetta a rimanere segnata dagli spilli e dall’imbastitura. Per evitare che si sciupi, imbastire solo nella carta di sostegno e non nel tessuto. Anche la pelle si presta, perché non sfilaccia e quindi si può lavorare senza la piegatura dell’orlo. E’ essenziale assicurarsi che tutti i ritagli siano di colori solidi. I tessuti dovrebbero essere tutti dello stesso peso perché il lavoro risulti liscio e uniforme. Se non si segue questa regola i tessuti più leggeri si deformeranno, dando al patchwork una superficie diseguale. Nello stesso modo si dovranno scegliere tessuti della stessa trama, altrimenti quelli a trama più robusta deformeranno i ritagli più deboli. Tuttavia, se è assolutamente necessario usare tessuti differenti, si possono eliminare questi inconvenienti foderando i tessuti più deboli o leggeri con una stoffa che li compensi, in modo da raggiungere lo stesso peso e la stessa robustezza degli altri. Infine occorre usare per lo stesso lavoro tessuti che siano tutti egualmente lavabili.

Requisiti

• Produzione esclusivamente artigianale ad esemplare unico.

• Realizzazione con tessuti di buona qualità.

• Colori dei tessuti solidi ed in armonia tra di loro.

• Disegni e tecniche possono essere tradizionali o innovative.

• La trapuntatura deve essere eseguita mano con sei punti regolari al centimetro.

• Importante è altresì il ruolo delle finiture, come il bordo che completa ed esalta l’opera ed il bordino esterno (1-1,5 cm) generalmente di colore contrastante.

• Parametro importante è l’effetto cromatico generale.

• Effetto tridimensionale dell’opera.

• La precisione nella realizzazione delle geometrie volute.

• Ogni quilt deve recare sul retro in basso, con scritta indelebile, data di realizzazione e nome dell’autore.

Trapunto

Vi sono due tipi molto diversi di trapunto: il trapunto ovattato e il trapunto a cordoncino. Il primo è formato da due teli di tessuto separati da uno strato di ovatta per sarti e tutti e tre gli strati sono cuciti insieme. Il trapunto ovattato, è detto anche trapunto inglese ed è quello più antico, nato dal bisogno pratico di procurarsi maggior calore o maggior protezione. Il trapunto era molto usato per copriletti e indumenti, che venivano realizzati di solito con lino bianco e i punti relativi all’esecuzione sono stati tramandati da una generazione all’altra. Nell’altro tipo di trapunto si usano solo due teli di tessuto e si tratta di un lavoro puramente decorativo. I motivi sono spesso pittorici. Quando il motivo è formato da due strette linee di punti, nel canale frapposto si infila un cordoncino per dare rilievo alla superficie lavorata. Questo tipo si chiama trapunto a cordoncino, o trapunto fiorentino. In un’altra variante i contorni del disegno vengono tracciati da cuciture eseguite attraverso entrambi i teli di tessuto; per ottenere il rilievo si inserisce un’imbottitura. Questo tipo è conosciuto come trapunto imbottito.

Requisiti

Il trapunto ovattato, il trapunto a cordoncino ed il trapunto imbottito si lavorano tradizionalmente su lino bianco; il tessuto scelto deve essere morbido, liscio e a trama fitta. E’ consigliabile evitare tessuti pesanti o rigidi o quelli troppo scivolosi, perché è difficile eseguirvi i punti del trapunto. I tessuti più adatti sono il cotone, il popeline, il lino, il raso opaco e il crêpe de chine. I tessuti stampati si prestano al trapunto perché si può trapuntare direttamente attorno ai motivi già esistenti. Tutti i tessuti utilizzati per questo tipo di lavorazione devono essere lavabili e stampati a colori solidi. Se il tessuto non è indeformabile, si deve lavarlo prima di incominciare a tagliare, per evitare che si restringa e che deformi il lavoro finito. Le imbottiture di cotone e di fiocco sintetico sono le più comunemente usate per il trapunto, perché sono a buon mercato e facili da lavorare. Di solito è sufficiente un solo strato di ovatta da sarti, ma se ne possono usare fino a tre strati (un numero maggiore renderebbe difficile il lavoro di cucitura. I vecchi lenzuoli possono servire benissimo come strato intermedio e se ne possono usare più strati a seconda dello spessore che si vuole ottenere. Anche l’ovatta di cotone può essere usata per imbottire. E’ la migliore imbottitura per il trapunto ovattato, che deve essere lavorato con materiale soffice. Per il trapunto a cordoncino, un comune cordoncino di cotone dà i risultati migliori su lino e cotone; si possono usare lo spago per candele o il cordone da tappezziere.

Trine e ricami

Schietta espressione della esuberante vivacità popolare, l’arte delle trine e dei ricami presenta spesso caratteri di uno spiccato e originale regionalismo. Addentrandoci nello spirito dei popoli, scopriamo nell’ombra focolai ancora vivi di antiche tradizioni che l’amore per la terra alimenta di generazione in generazione: li ritroviamo nei dialetti, nei costumi, nelle feste popolari, nell’artigianato, nella tecnica delle trine e dei ricami. Si può dire che in ogni angolo del Piemonte si afferma un diverso modo di lavorare. Come sempre nella storia della cultura figurativa, la fortuna di una formula visiva è una questione incrociata di antiche tradizioni, di saper fare, di innovazione; che offre a supporto il suo gusto e le sue tradizioni estetiche e insieme, diventa crocevia di persone e valenze e trova la sua massima espressione nell’alta moda.

I ricami italiani in Piemonte

L’industria tessile che ha fornito raso e velluto, tele e filati finissime, ha permesso che il ricamo avesse grande rilevanza. I punti di ricamo sono moltissimi, la loro origine è dovuta ad errori nel tramandare il punto da una generazione all’altra. I modelli antichi possono essere di guida, possono servire come ispirazione, spronare chi ha gusto e sensibilità a far bene, rivisitando il ricamo e portandolo al gusto di oggi. Nell’esecuzione del ricamo, oltre ai punti tipici piemontesi, vengono utilizzati molti altri punti che permettono di eseguire autentici capolavori. Tra i più importanti ricordiamo:

Punto Intaglio

Tipico ricamo a traforo i cui motivi di foglie, fiori e figure sono contornati da punti Festone e collegati fra loro da barrette fatte a punto smerlo. Si chiama anche “Richelieu” dal nome del famoso Cardinale Ministro del re Luigi XIII di Francia. E’ il ricamo per eccellenza un’arte divenuta popolare e tutt’oggi di gran moda. Abili ricamatrici veneziane, vennero chiamate dall’aristocrazia francese per ideare questo tipico ricamo simile ai merletti di Venezia. Esistono molte imitazioni a macchina, ma l’originale si riconosce dal rovescio del lavoro: se il ricamo è eseguito a mano il filato utilizzato è più spesso, se è eseguito a macchina il filato è più sottile.

Cifre o Monogrammi

Sono le applicazioni più importanti del punto passato (punti orizzontali e verticali messi l’uno accanto agli altri). Nel museo Egizio di Torino, tra i lavori che risalgono al XVI° secolo a.C. si conserva biancheria ricamata con grosso filo bruno e marcata e segni ed iniziali. La cifra è il complemento di ogni capo di biancheria, anche la forma ed il carattere delle cifre hanno subito nel corso degli anni l’evoluzione della moda ed anche caratteristiche proprie di ogni tempo.

Punti su sfilature

Chiamato comunemente punto a giorno è caratterizzato dal raggruppamento di fili di un tessuto proveniente dalla sfilatura con vari punti. La tecnica si allaccia a quella dei punti norvegesi, ai trafori dei ricami slavi ed ungheresi, agli sfilati siciliani e sardi. Anche in alcuni tipi di merletti si riscontrano gli stessi punti usati nel punto a giorno, per cui questo genere di ricamo sta quasi a segnare il passaggio fra il ricamo e la trina propriamente detta. Usato dalle donne piemontesi come rifinitura in ogni capo inerente il corredo della casa (lenzuola, federe, asciugamani, tovaglie, centri, cuscini, fazzoletti, etc.).

Retini e punti di fondo

Appaiono come fondi traforati, ma non risultano fili tolti, ma solo fili tirati. E’ frutto di una minuziosa e perfetta tecnica, i punti si fondono e si compenetrano tutti in una perfetta armonia. E’ un lavoro non solo di perfetta esecuzione, ma anche di viva intelligenza e di senso artistico. Il filato utilizzato è molto sottile e lucido. Un tempo eseguiti su lini sottili, oggi su lino ad armatura evidente.

I ricami tipici piemontesi

Il ricamo bandera

Il ricamo bandera consiste nella riproduzione di motivi decorativi policromi elaborati, per lo più in stile roccaille e rococò, con una parte centrale a nucleo di soggetto floreale, od anche con figure antropomorfe di vario tipo ed una cornice spessa in figura di nastro a colore sfumato. Il motivo ricamato è eseguito di preferenza con filati piuttosto corposi e poco ritorti, in lana e comprende varie sfumature, con particolare predilezione per le nouances dei rosa, dei blu Savoia e dei verdi per gli ornati geometrici. Ciò che caratterizza il ricamo bandera è la varietà dei punti impiegati, come il punto erba usato per ricamare steli, rametti, nervature di foglie ed anche, se eseguite in file parallele, per riempire i tratti di volute; il punto catenella adoperato in special modo per eseguire i contorni di volute o fregi o, se lavorato a file parallele, per riempire zone più o meno ampie, mentre per i fiori si utilizzano di preferenza il punto lanciato, il punto risparmiato o punto pittura, così da ricoprire zone estese i cui punti lunghi e corti tra loro alternati con diversi colori, creano una sfumatura tanto più ricca quanto più raffinata è la tecnica, infine il punto nodi.

Il ricamo di Lanzo

E’ una variazione geniale del cosiddetto riporto genovese: ma al contrario di questo, la passamaneria o parte applicata è eseguita all’uncinetto con fili di lana di diversi colori che vengono fissati su di un supporto in tela a punti nascosti. Nasce intorno al 1910, dalla signora Elena Albert Mars. La signora, dai gusti squisitamente artistici essendo anche pittrice, spinta dal grande rilancio del ricamo popolare, propagandato in quel periodo dalle riviste del genere, creò questo lavoro con la collaborazione delle ragazze che frequentavano il Circolo “Elsa Usseglio”. Questo lavoro andò via via acquistando grande importanza e si protrasse fino al 1935. Gli anni della II guerra mondiale contribuirono a farlo dimenticare. La tela impiegata, chiamata trògio veniva tessuta a mano su antichi telai funzionanti tra Monastero e Corio. La sig.ra Albert, con grande senso artistico, applicò su questa tela fiori, foglie, stami e volute eseguiti all’uncinetto da ragazze di Lanzo. Con l’aiuto delle più esperte creò grandi arazzi, tappeti, coperte, tovaglie, cuscini, borse, tende e altre cose sempre con lo stesso stile. Una parte dei lavori veniva eseguita su ordinazione del grande negozio dei “Lavori femminili” di piazza San Carlo di Torino. Erano molto ricercati e venivano inviati anche all’estero specialmente in Norvegia, Inghilterra e America. Alcuni lavori vennero portati a Roma, da una delegazione di ragazze che indossavano i costumi folcloristici della nostra valle, e donati ai Principi Umberto e Maria José in occasione delle loro nozze. La tela greggia, tessuta a mano, era pressoché scomparsa. La sig.ra Ester Fornara Borla è riuscita a procurarsi un antico telaio, ha imparato a tessere, contattando la Scuola di Tessitura del Comune di Torino ed ha riproposto il lavoro di Lanzo. Tuttavia è mutato l’intendimento: allontanata l’esigenza per cui era nato (sovvenire a povertà materiali) il discorso si sposta ora sulla tutela dei valori tradizionali, della cultura e dell’identità lanzese nell’ambito di un più vasto e molteplice progetto.

Il ricamo Lampugnani

La signora Teresita Lampugnani con disegni propri ha ideato un genere di lavoro detto Lampugnani a base di punti filza, lavoro che prova come con umili mezzi chi ha ingegno e senso artistico può creare lavori originali e di buon gusto. Tale ricamo può essere eseguito su qualsiasi tessuto e può avere le più varie applicazioni. I disegni vari e fantasiosi, qualche volte geometrici, più spesso a soggetti di farfalle, fiori e soprattutto uccelli, sono resi sempre a tinte vivaci, con magnifici effetto chiaroscuro. Il Fagiano Argentato è uno dei lavori più significativi della Lampugnani. In questo lavoro è ben visibile la sua curiosa, facile e pur difficile tecnica che parte da una semplice filza sapientemente distribuita e interrotta secondo il disegno con un mirabile effetto.

Il punto Bricco di Cherasco

Ritrovato un vecchio camice del ‘700 utilizzato in un laboratorio all’inizio del nostro secolo e poi dimenticato di un piccolo paese del Piemonte, Bricco, si da inizio alla storia. Su quel camice sacerdotale indossato nelle grandi occasioni si intrecciavano preziosi motivi di fiori di pizzo in eleganti volute rococò. Si tratta di un punto festone, in diverse variazioni che compone disegni stilizzati di pavoni, fiori, volute in genere eseguite con filo rosso, talora blu o greggio. La contessa Petiti, del territorio di Roreto, vedova prematura, ha molti figli ancora da allevare, tra cui Tarsilla, la più brillante delle sorelle, sotto il profilo artistico. Tarsilla rinuncerà a sposarsi per seguire le tracce della madre e per stare al suo fianco. Più adulta, Tarsilla ha un’ispirazione per dare vita ad un laboratorio che offre lavoro alle fanciulle povere del paese e così fonda una scuola chiamata “Ricamo di Bricco”. Traduce il punto prezioso ed elaborato del camice in questione che è di battista finissima ricamato con filato di lino intrecciato a filo d’argento, in un esercizio di ago sul tessuto utilizzando punti simili al Bandera. Lei prepara disegni molto belli con la mamma e le sorelle, ricchi di stemmi, fiori stilizzati, pavoni, uccelli vari, ornati e volute decorative, è reso con una grande varietà di punti come il passato, l’erba, la catenella, accostata però con criteri molto diversi dal Bandera; ma soprattutto è impiegato il punto Smerlo fatto spesso e rado che da una leggerezza al ricamo. Generalmente per ogni lavoro viene usato un filato di un solo colore (monocromo), il colore è il Perlè n° 5 nelle diverse tonalità. Su Mani di Fata del 1930 vengono riportati fotografie e schemi di lavoro del punto Bricco. Anche in Ricami d’Italia raccolta a cura della redazione Casabella sui lavori ad ago, il ricamo di Bricco ha un ampio spazio. Più tardi, anche il Bricco tramonta, non per qualità, ma per evenienze storiche. La guerra si avvicina, la salute della fondatrice del laboratorio declina così anche il punto Bricco viene abbandonato.

Il punto Po

E’ un punto molto antico ormai caduto in disuso e scoperto per caso in un baule. A ritrovarlo e a riproporlo ci sono due scuole piemontesi: Giaveno Ricama e Punti di incontro di Alessandria. E’ un ricamo tradizionale di arte povera; un punto senza storia, perché il popolo non avendo cultura non aveva la possibilità di copiare disegni. Si estendeva dal Piemonte fino al Veneto (lungo le rive o del corso del Po). E’ un ricamo tipico torinese che in seguito si è esteso, leggiadro e colorato di rosso. Si utilizzava il filo rosso perché lo si tingeva con il sangue e non vi erano a disposizione altri fili o altri colori. Il colore è esclusivamente il rosso bordeaux nei colori 421 e 398 DMC moulinè, si esegue su tela spessa e robusta, i disegni sono semplici volute, ma di grande effetto, sono quasi sempre fiori ornati e stilizzati. E’ un ricamo che si esegue in un solo passaggio, legando punti inclinati con un filato piuttosto corposo, accavallando un filo su di un altro tutore che traccia un disegno continuo con motivi stilizzati e con due tonalità di rosso per dare maggior profondità.

Il punto Cavandoli

La direttrice della Casa del Sole di Torino, sig.ra Valentina Cavandoli, allo scopo di occupare e distrarre i bambini orfani affidati alle sue cure durante le lunghe ore di sosta in giardino, ha creato un punto che prende il suo nome e che non è altro che una derivazione del Macramè. Si tratta di un tessuto compatto e fitto composto da avvolgimenti di filo in due colori: uno di fondo e l’altro che fa disegno e viene realizzato con filato di cotone morbido e scorrevole. Lavoro divertente, che occupa senza stancare, di caratteristico aspetto e che può avere belle e svariate applicazioni. Infatti il punto Cavandoli si presta per porta libri, borse, borsette, cinture, ecc. I bambini della Casa del Sole, anche quelli in tenera età (5/6 anni di età) e senza differenza di sesso, sotto la guida delle maestre diventano rapidamente esperti in questo lavoro e dalle loro manine escono come per incanto mille oggettini pratici che generalmente sono poi offerti o comprati dai benefattori dell’istituto. Il punto Cavandoli riprende i motivi del punto croce disegni geometrici, foglie, fiori, figure, animali; però tutte le figurazioni vengono leggermente sformate poiché il punto allunga i disegni nel senso dell’altezza per cui bisogna saper scegliere motivi appropriati.

Il tombolo della Val Varaita

Antico merletto piemontese a fuselli che si ispira alle trine ad ago francesi e di fiandra, con un fondo di retini esagonali su cui si stagliano fiorellini sparsi e piccole foglie, con una fitta lavorazione che ricorda la Miniardise. Come l’arte si sia diffusa non lo sappiamo, tanto più che l’origine dei pizzi a fuselli è tuttora incerta. Sembra che alcune Suore Benedettine provenienti da Cluny e da Alencon, importassero per prime il segreto della lavorazione di questo merletto, insegnandolo alle giovinette che frequentavano il chiostro. Ma altri documenti storici smentiscono e sembra che l’Italia abbia per prima usato i fuselli per i pizzi. Mentre le trine ad ago hanno tradizioni aristocratiche, quelli a fuselli hanno tradizioni nettamente popolari.

Il puncetto

Il puncetto è un pizzo fatto ad ago, dal disegno classico e dalla minuta esecuzione, lavorato con filato sottile. Esso per la sua finezza e il suo aspetto artistico, si presta alle più svariate applicazioni, mentre per il modo con cui è lavorato e per la qualità del filo eseguito, offre garanzia della massima durata. E’ una delle molte e gentili tradizioni delle valli piemontesi, tradizioni che tanto contribuirono a comporre quella italica poesia di operosità e di arte, suggerita dall’Alpe al suo umile forte popolo, così cara al nostro cuore e già tanto ammirata oltre i confini. Il nome puncetto deriva da voci dialettali piemontesi e lombarde che dicono “ponc” e “poncit” per dire punto. Il puncetto, detto anche punto valsesiano orna spesso i costumi nazionali femminili del Piemonte e delle regioni alpine. Dal bustino attillatissimo di grosso panno o di velluto, marrone o nero, come la gonna secondo le varie regioni, esce la camicia o camicetta bianca guarnita sul davanti da uno sprone a puncetto e di un colletto dello stesso pizzo. Le ampie maniche attaccate alla camicetta all’altezza delle spalle con un bordo a puncetto alto 5 o 6 cm sono arricciate in basso e fermate ad un polsino pure di merletto chiuso con dei piccoli bottoni. Un grembiule di tela blu scura completa il costume ricamato nei più svariati colori a bordi di puncetto che ne occupa tutta la striscia centrale e la parte superiore. Nell’insieme il costume è pittoresco e viene indossato in occasione di festeggiamenti, processioni. Nel costume di ogni paese domina una tinta che li fa distinguere gli uni dagli altri. Le applicazioni del puncetto sono varie: tovaglie, tovaglioli, lenzuola, federe, asciugamani. Le donne del Valsesia sanno a memoria un’infinità di motivi e li eseguono con una rapidità e una precisione meravigliosa. Non esistono imitazioni a macchina.

Scapin

Le tecniche di lavorazione erano e sono rimaste due: la prima sfrutta l’ausilio di forme in legno ed ha la cucitura esterna, mentre la seconda non usa le forme ed ha la cucitura interna. Calzatura semplice ed umile ma anche sana, calda, comoda e resistente, lo scapin si fa amare per questo e nulla è cambiato nella sua lavorazione completamente manuale; solo i tessuti, chiaramente, sono nuovi e di diverso tipo: panno, velluto, alpaca, cachemire, ecc.

Restauro

Il restauro di prodotti tessili

Requisiti

I prodotti tessili sono facilmente deteriorabili e difficilmente restaurabili. Quando il restauro è giudicato possibile occorre mantenere materiali e lavorazioni strettamente fedeli all’originale. Quando i danni sono giudicati irrimediabili, la sostituzione deve essere realizzata con elementi che rispecchino fedelmente i materiali e le tecniche di lavorazioni originali. I tessuti dovranno essere scrupolosamente realizzati con telai d’epoca. Solo nei tessuti in seta è consentito, quando l’ottenuta maggior rigidità dell’insieme sia giudicata accettabile, l’accoppiamento di un altro tessuto resistente di supporto.  

Il restauro di prodotti sartoriali

Requisiti

Il restauro di prodotti sartoriali deve avvenire nel rispetto delle strutture originali del capo e secondo i seguenti requisiti:

Restauro con tessuti e accessori identici all’originale.

Mantenimento di cuciture fedeli all’originale: filo, distanza punti, colore.

Riconoscimento delle parti strutturali del capo, smontaggio e ricomposizione, sostituzione se necessario.

Interpretazione delle esigenze, conciliando le richieste con le tecniche di esecuzione.

Riconoscimento, in ogni circostanza, del diritto filo per l’aplomb del capo, in particolare nel pantalone evitare il “giro gamba”.

Considerazione delle sfumature di usura (orli e cuciture) per rendere omogenea e armoniosa la struttura generale del capo dopo il restauro.

Partendo da capi con taglie precise, con necessità di riadattamenti di taglia, occorre considerare la struttura fisica della persona che, nella globalità può presentare misure diverse dallo standard.

In caso di difetto fisico (fianchi asimmetrici, gambe o spalle diseguali) adattare il capo minimizzando il difetto.

Se necessario realizzare sostituzioni con un’elaborazione fantasiosa in armonia con l’insieme.

Spiegazione competente al committente del lavoro da eseguire, delle complessità di lavorazione, dei risultati ottenibili.