Bollettino Ufficiale n. 29 del 18 / 07 / 2001

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Deliberazione della Giunta Regionale 2 luglio 2001, n. 37-3396

Attuazione del piano di sorveglianza e monitoraggio della specie Aedes Albopictus nel territorio della Regione Piemonte

(omissis)

LA GIUNTA REGIONALE

a voti unanimi ...

delibera

- di attuare in collaborazione con le ASL piemontesi il piano di sorveglianza e monitoraggio della specie Aedes Albopictus sul territorio della Regione Piemonte, allegato alla presente per farne parte integrante e sostanziale;

quanto disposto con la presente non comporta oneri finanziari a carico dell’Amministrazione regionale.

(omissis)

INDICE

1. Importanza sanitaria della specie Aedes Albopictus

2. Normativa di riferimento: Circolari del Ministero della Sanità

3. Il piano 2001 per la sorveglianza ed il monitoraggio della specie Aedes Albopictus nel territorio della Regione Piemonte

3.1 Obiettivi

3.1.1 Ampliare e potenziare le attività di sorveglianza

3.1.2 Rendere omogenea la gestione delle attività di sorveglianza

3.2 Fase operativa

3.2.1 Mappatura del territorio

3.2.2 Monitoraggio ed identificazione della specie, indirizzi e controllo attività di disinfestazione

3.3 Elaborazione dati e verifica della metodologia di monitoraggio

1. Importanza sanitaria della specie Aedes Albopictus

La zanzara Aedes Albopictus, la cosiddetta “zanzara tigre”, è una zanzara di origine asiatica che, tramite il commercio internazionale di pneumatici usati, si è insediata in Italia nel 1990, colonizzando progressivamente varie regioni centrosettentrionali, tra le quali il Piemonte.

L’importanza sanitaria della specie Aedes albopictus, è correlata essenzialmente al suo ruolo di potenziale vettore per l’uomo di arbovirosi, quali febbre gialla, encefaliti e dengue, patologie endemiche in alcune regioni del mediterraneo e dei tropici: queste patologie si manifestano clinicamente con stati febbrili acuti a volte emorragici ed alcune di esse presentano un decorso breve con alta mortalità.

Dal punto di vista epidemiologico la presenza del vettore è condizione necessaria, ma non sufficiente, per la trasmissione all’uomo di malattie infettive, la seconda condizione indispensabile è la presenza del serbatoio, ovvero dell’ospite infetto, dal quale il vettore preleva l’agente patogeno specifico per inocularlo, all’atto di un nuovo pasto di sangue, in un altro ospite infettandolo a sua volta: in caso di elevata trasmissività del vettore il ciclo dei pasti può provocare delle epidemie.

In Italia ed in Piemonte il rischio sanitario è ancora teorico, in quanto siamo in presenza della prima condizione, ovvero colonizzazione stabile di aree circoscritte da parte della zanzara Aedes Albopictus, ma la prevenzione e la sorveglianza sono oggi più che mai fondamentali soprattutto in considerazione dell’incremento dei viaggi internazionali e della elevata capacità della specie di trasmettere gli arbovirus responsabili delle malattie su citate.

La notevole plasticità etologica delle zanzare ed gli attuali comportamenti sociali dell’uomo potrebbero determinare in futuro il costituirsi di un serbatoio naturale di agenti infettivi, prima non presenti alle nostre latitudini.

La ulteriore diffusione della specie pone un altro problema sanitario, meno rilevante, ma più concreto dovuto alla sua azione di ectoparassita e di amplificazione in aree urbane della trasmissione delle Filarie, parassiti presenti in molte zone rurali e infestanti frequentemente il cane.

L’Aedes Albopictus è infatti in grado di trasmettere dal cane all’uomo le Filarie: in Italia sono stati registrati alcuni casi di filariosi umana, anche se finora accidentali e sporadici.

La diffusione di Aedes Albopictus, comporta , oltre ai rischi sanitari , un impatto sociale ed economico non trascurabile: la specie mostra infatti spiccata antropofilia ed elevata aggressività per cui , una volta insediata stabilmente sul territorio, può procurare alla cittadinanza un tale disagio, da imporre agli Enti Locali l’attuazione di programmi di disinfestazione, soprattutto durante il periodo estivo e nei paesi con attività turistiche e culturali.

Il monitoraggio regionale, condotto nell’anno 2000, ha evidenziato le seguenti aree colonizzate: Acqui Terme ( AL ), S. Mauro T.se ( TO ), Città di Torino ( quartiere Falchera ), Leinì (TO), Castello d’Annone e Rocchetta Tanaro in provincia di Asti .

La contiguità dei territori interessati dalle infestazioni, congiuntamente all’indagine sugli scambi commerciali avvenuti tra Ditte della zona che stoccano e/o riciclano copertoni usati, conferma l’ipotesi che fino al momento attuale la diffusione in ambito regionale della “zanzara tigre” sia avvenuta essenzialmente a causa dei commerci nazionali, attraverso il trasporto passivo di uova deposte nei pneumatici di Ditte, già positive per Aedes Albopictus.

Pertanto, sotto il profilo preventivo, gli elementi critici da tenere sotto controllo continuano ad essere il censimento in tempo reale sul territorio delle Ditte che iniziano le attività sopra richiamate e la rete di commerci che si instaurano tra le Ditte risultate positive e le altre, ad attività sia iniziata che appena avviata. Dal punto di vista strettamente operativo le priorità rimangono le richieste di ordinanze sindacali per il trattamento di disinfestazione delle Ditte infestate o a forte rischio di infestazione, le richieste di ordinanze sindacali per l’adozione di norme preventive a cura di tutti i cittadini.

2. Normativa di riferimento : Circolari del Ministero della Sanità

Il Ministero della Sanità con le Circolari n. 13 e n. 42, rispettivamente del 19/06/1991 e del 25/10/1993, ha richiamato l’attenzione delle Regioni e dei Servizi competenti in materia, sul rischio sanitario correlato alla presenza della Aedes Albopictus in Italia.

Nell’autunno del 1990 fu segnalata per la prima volta in Italia , nella città di Genova, la presenza della specie, detta comunemente “zanzara tigre” per le particolari striature bianco-nere presenti sopra l’ addome e sui tarsi degli arti.

La Circolare n. 13 ha sinteticamente descritto l’origine, l’ecologia, il ciclo biologico della A. Albopictus, le modalità di diffusione ed il suo potenziale ruolo vettore di malattie per l’uomo, delineando alcuni criteri morfologici per la sua distinzione da un’altra specie simile, la Aedes Aegypti, appartenente allo stesso sottogenere e segnalata in passato sporadicamente in Italia.

Ha definito, inoltre, alcuni criteri guida di prevenzione mediante interventi finalizzati :

1. al controllo delle merci in importazione dall’estero

2. al controllo delle operazioni di disinfestazione di aerei e navi in arrivo

3. alla sorveglianza in porti ed aeroporti delle merci stoccate, soprattutto quelle che determinano raccolte di acqua piovana, potenziali focolai di infestazione.

La nota ministeriale raggiunse lo scopo di allertare il controllo nelle cosiddette zone di frontiera “terra - mare”.

Il ritrovamento della specie, due anni dopo, anche nella Regione del Veneto (città di Padova, Treviso e Vicenza) dimostrò che la “zanzara tigre” era riuscita a sopravvivere e a diffondersi, nonostante la stagione invernale, gli interventi di disinfestazione ed i controlli effettuati alle frontiere nazionali.

Il Ministero della Sanità emanò, pertanto, la Circolare n. 42 con la quale veniva ribadita la necessità di intensificare la sorveglianza, avviandola anche nei territori regionali, in modo da limitare il più possibile l’espansione della specie.

Le due Circolari, sinteticamente descritte, hanno avuto il merito di avviare sul territorio nazionale i programmi di sorveglianza, condotti dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, ai quali è stato infatti demandato “il controllo delle operazioni di disinfestazione”.

I limiti evidenti delle Direttive ministeriali sono: il mancato aggiornamento e adeguamento dei criteri proposti alla complessità del fenomeno, così come si è delineato in questo decennio, la assenza di protocolli operativi omogenei da adottare su tutto il territorio nazionale, la non chiara definizione delle competenze da attribuire ai soggetti coinvolti (Regione, Comuni e Dipartimenti di prevenzione delle ASL) e la conseguente vacanza di sanzioni amministrative e/o di poteri sostitutivi con cui l’Ente Regione possa obbligare i Comuni inadempienti a mettere in atto i provvedimenti necessari, quali ordinanze di disinfestazione per le Ditte ed interventi larvicidi sulle tombinature private e pubbliche.

In assenza di direttive nazionali, recenti e puntuali, la Regione Piemonte ha adottato nel 1997 un primo protocollo operativo, inviandolo ai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL con nota n. 3711 del 29/05/97: in allegato alla stessa sono state trasmesse una scheda-tipo per il censimento dei siti a rischio ed una scheda tecnica relativa agli interventi da attivare, in caso di positività rilevata per la presenza di Aedes Albopictus.

Il protocollo adottato è stato redatto dal Centro Agricoltura Ambiente di Bologna, al quale la Regione Piemonte ha affidato, sulla base della pluriennale esperienza acquisita nel settore, le attività di consulenza tecnico-scientifica nell’ambito più generale della lotta ai culicidi in attuazione della L.R. 75/95: “ Contributi agli enti locali per il finanziamento di interventi di lotta alle zanzare”.

I programmi di sorveglianza attivati a partire dal 1997 sulla base delle Circolari ministeriali e del su citato protocollo, sono stati svolti dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL competenti per territorio, mediante il censimento dei siti a rischio, fra cui le ditte di produzione, commercializzazione, deposito e riciclaggio di copertoni, le discariche, le aziende zootecniche, ed il successivo monitoraggio dei siti considerati a maggior rischio per le condizioni di gestione delle attività relative.

Nel 2001 la Regione Piemonte continua a coordinare le azioni di monitoraggio e la verifica della correttezza dell’approccio metodologico utilizzato dai Servizi, avvalendosi anche del supporto tecnico-scientifico del Centro Agricoltura Ambiente Referente regionale per l’attuazione della L.R. 75/95 mediante la stipula del contratto Rep. N. 5303 del 21.12.2000.

Al fine di offrire una maggior capacità di intervento ai Comuni infestati la fase operativa di lotta condotta contro la zanzara Aedes Albopictus rientrerà a partire da questàanno nelle attività previste dalla legge regionale 75/95.

3. Il piano 2001 per la sorveglianza ed il monitoraggio della specie Aedes Albopictus nel territorio della Regione Piemonte

Il progetto mira alla eradicazione totale della specie Aedes Albopictus, in quanto specie non autoctona, che trasportata in Europa mediante traffici internazionali di pneumatici infestati, si è diffusa alle nostre latitudini adattandosi alle variazioni climatiche e ricavandosi una nicchia ecologica artificiale nelle cavità dei copertoni che riproduce quella naturale d’origine delle pozze di acqua piovana nel cavo degli alberi.

L’eliminazione totale della specie, anche se difficile, è necessaria dal punto di vista sanitario in quanto si tratta di un insetto vettore di virus tropicali e/o indigeni, che può nelle condizioni, descritte al paragrafo 1, nuocere gravemente alla salute pubblica; d’altro canto la sua eradicazione è sostenibile anche dal punto di vista ecologico, in quanto il ruolo di specie alloctone è ininfluente sulle catene trofiche presenti alle nostre latitudini.

Gli Arbovirus a diffusione tropicale e subtropicale più rilevanti sotto il profilo sanitario sono i Flaviviridae, agenti eziologici ad alta infettività ed alta trasmissività del Dengue, della Febbre Gialla e della Febbre di St. Louis.

Nello stesso bacino del Mediterraneo risultano presenti altri sette Arbovirus, trasmissibili anch’essi dalla Aedes Albopictus, che causano malattie a sintomatologia simile con febbri, encefaliti, esantemi ed artrite.

Il controllo e la eradicazione, almeno locale, della specie Aedes Albopictus possono essere perseguiti con gli strumenti normativi e tecnici già a disposizione e, se possibile, in futuro con nuove tecnologie messe a punto ad hoc.

Questo richiederà tempo data la complessità dell’intervento, ma le nuove conoscenze sulla biologia e sulla etologia della specie fanno sperare sull’ottenimento di risultati che permettano di limitarne la ulteriore diffusione.

Il piano regionale 2001 si prefigge di continuare a fornire ai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica della Regione il supporto tecnico-scientifico, già prestato negli anni scorsi dal Centro Agricoltura Ambiente e di rafforzare il coordinamento necessario tra le attività dei SISP, competenti alla sorveglianza, e le attività delle Amministrazioni Comunali, cui spettano gli interventi di disinfestazione ( circolare regionale n. 6658 del 14/05/99), sulla base di operatività e tempistiche definite dal Centro sopra richiamato.

3.1 Obiettivi

Assumendo come criterio guida l’ottimizzazione dell’effetto preventivo, gli obiettivi del progetto sono riconducibili a tre esigenze ritenute prioritarie: l’ampliamento e il potenziamento delle attività di sorveglianza sul territorio regionale, la raccolta omogenea dei dati rilevati durante la campagna, l’indirizzo di lotta nelle aree infestate sia su suolo pubblico che privato.

I soggetti preposti all’attuazione del progetto sono i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, supportati operativamente e tecnicamente dal Centro Agricoltura Ambiente, Referente scientifico regionale.

Tenuto conto di tale impostazione, gli obiettivi sono come di seguito definiti:

3.1.1 Ampliare e potenziare le attività di sorveglianza

Si intende continuare a garantire la sorveglianza più ampia possibile del territorio regionale tenendo conto anche dell’eventuale creazione di siti a rischio, quali nuove attività nel commercio e impiego di pneumatici usati, assicurando comunque nel territorio di competenza di ogni singolo Servizio di Igiene e Sanità Pubblica un livello di interventi commisurati alle risorse umane ed alla strumentazione disponibile.

Le strategie di monitoraggio debbono essere migliorate sulla base della conoscenza capillare del territorio e dei focolai larvali presenti, ovvero dei siti a rischio in cui la zanzara Aedes Albopictus può deporre le uova e svilupparsi.

A questo scopo risulta fondamentale ampliare la mappatura del territorio, mediante la identificazione in tempo reale dei focolai potenziali e delle nuove attività a rischio in esso insediate.

Inoltre per quanto riguarda le aree infestate dovrà essere gestita una idonea rete di sorveglianza mediante ovitrappole secondo le indicazioni fornite dal Centro Agricoltura Ambiente, Referente Tecnico regionale.

3.1.2 Rendere omogenea la gestione delle attività di sorveglianza

Al fine di rendere omogenea la interpretazione dei risultati ottenuti dalle attività di sorveglianza svolte da ciascun Servizio è indispensabile la definizione di criteri standard da utilizzare per la redazione delle relazioni finali:

* scheda tipo per la gestione delle trappole (v. allegato 1);

* stesura di relazione conclusiva con una parte descrittiva delle attività svolte ed una parte tecnica contenente: a) elaborati numerici minimi, quali grafici ad istogramma o a torta, che consentano di visualizzare in modo immediato l’andamento temporale e spaziale della eventuale infestazione b) cartina che riporti per ciascun Servizio i siti sorvegliati con una legenda dei dati ottenuti a fine campagna (v. cartina 1).

3.2 Fase operativa

La dinamica con cui la zanzara si diffonde sul territorio inizia con la ovodeposizione nei pneumatici bagnati con acqua piovana, prosegue con la formazione larvale e con lo sfarfallamento ed il volo fino alla colonizzazione delle tombinature e finisce con l’insediamento stabile della specie nelle aree urbane e periurbane.

I focolai di sviluppo larvale da tenere sotto controllo possono essere dunque suddivisi in due gruppi: macrofocolai, quali depositi di copertoni usati, discariche, autodromi, aziende zootecniche, tombinature e microfocolai, generalmente costituiti da recipienti o contenitori di acqua quali innaffiatoi, vasi, secchi, bidoni e vasche.

L’azione da attivare sul territorio deve essere mirata essenzialmente:

* alla circoscrizione e perfetta conoscenza dei macro e microfocolai attivi;

* alla indicazione ai Comuni ed alle Ditte infestate di tecniche di lotta specifiche per ciascuna tipologia di focolai;

* al controllo in campo circa la qualità delle operazioni di lotta;

* alla precoce individuazione dei possibili nuovi focolai;

* alla riduzione della probabilità di diffusione della specie.

3.2.1 Mappatura del territorio

Fin dai primi mesi dell’anno è necessario attuare sul territorio una indagine accurata per mappare i macrofocolai a maggior rischio di infestazione, al fine di conoscere e seguire nel tempo la rete degli scambi commerciali e le modalità di gestione delle attività mediante:

a) censimento mensile dei siti a rischio, condotto sul territorio con ispezioni e sopralluoghi visivi per la verifica di nuove attività a rischio;

b) richiesta alle Ditte, risultate infestate, della “lista clienti” per seguire gli scambi commerciali e tenere sotto controllo il rischio di esportazione di uova in altre zone al fine di poter informare i Servizi territorialmente competenti;

c) controllo incrociato delle informazioni, ottenute sul territorio, con i dati amministrativi richiesti alle autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni per le attività a rischio (Comuni, Camere di Commercio, Arpa) al fine di seguire eventuali ampliamenti e/o trasferimenti delle attività delle stesse;

d) costituzione di un banca - dati locale mediante elenco, formato excel, delle Ditte a rischio, riportante denominazione, ragione sociale, sede, nome del titolare, tipologia dell’attività ed estremi dell’autorizzazione, da aggiornare e modificare sulla base delle informazioni di cui alle lettere a), b) e c);

3.2.2 Monitoraggio ed identificazione della specie

Il monitoraggio sul campo deve svolgersi mediante:

a) attribuzione di un chiaro ed univoco codice alle trappole ed il posizionamento delle stesse sulla base della valutazione delle informazioni acquisite dai sopralluoghi effettuati e dall’elenco Ditte predisposto nella fase di mappatura;

b) gestione settimanale delle ovitrappole dall’inizio di maggio fino a ottobre incluso;

c) lettura al microscopio binoculare delle listelle di masonite, contrassegnate dal numero di codice della trappola e dalla data della settimana di cattura, per la identificazione delle uova di Aedes Albopictus, seguita in caso di dubbio dalla supervisione e convalida da parte del Referente scientifico regionale;

d) conteggio delle uova identificate per ciascuna trappola e per ciascuna settimana di rilevazione;

e) nelle aree infestate conduzione di indagini entomologiche in campo per la individuazione e rimozione dei microfocolai di sviluppo larvale e/o immissione in essi di fili di rame;

f) sensibilizzazione al problema mediante predisposizione di materiale divulgativo (dépliant, pieghevoli ecc.) rivolto sia ai cittadini che alle amministrazioni comunali;

g) in caso di presenza di siti infestati o ad alto rischio di infestazione immediata richiesta di ordinanza sindacale (vedi allegato 2);

h) indirizzo e controllo in campo delle attività di disinfestazione effettuate dalle Ditte e dai Comuni.

3.3 Fase di elaborazione dati e verifica della metodologia di monitoraggio

In questa fase i dati raccolti sul campo dai Servizi debbono essere organizzati in modo sistematico e riportati nella relazione tecnica finale, che deve indicare:

* il comune e la località del sito monitorato;

* il numero e la localizzazione delle trappole;

* il numero percentuale di trappole risultate positive;

* il numero di uova rinvenute per ciascuna di esse;

* l’andamento dei valori medi settimanali del numero di uova deposte;

* l’area della superficie risultata infestata;

* il numero e le date dei trattamenti antilarvali effettuati;

* la tipologia dei focolai individuati;

* il numero dei microfocolai rinvenuti ed i fili di rame immessi.

Ciascun Servizio dovrà al termine della campagna di monitoraggio, predisporre e presentare alla Regione entro il mese di dicembre 2001, una relazione tecnica finale, corredata dalla su citata elaborazione cartografica e statistica.

Le cartografie e le relazioni tecniche finali permetteranno a ciascun Servizio di verificare, sulla base dei risultati ottenuti, la correttezza dell’approccio metodologico adottato ed in caso contrario, forniranno strumenti utili per apportare le opportune modifiche alla strategia di controllo.

Le serie storiche dei dati inviati in Regione consentiranno, infine, di ottenere un quadro generale sulle aree colonizzate dalla specie: il confronto annuale delle percentuali di positività, rilevate dai singoli Servizi, congiuntamente alla comparazione dei rispettivi areali di infestazione, permetterà di seguire, nel tempo e nello spazio, le modalità di espansione o regressione della zanzara Aedes Albopictus sul territorio piemontese.

Allegato