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Comunicati della Giunta Regionale

30 Ottobre 2006 17:55

MONTAGNA

TORNANO I GIOVANI NEGLI ALPEGGI PIEMONTESI

Il Piano Alpeggi della Regione presentato in un convegno al Salone del Gusto 

Negli alpeggi piemontesi si producono 77mila e 500 litri di latte al giorno, che diventano 7,5 tonnellate di formaggio; 22mila sono le vacche in lattazione alpeggiate, a cui si aggiunge un cospicuo patrimonio di ovini e caprini, oltre ai capi bovini non da latte. Gli alpeggi in funzione in tutta la regione, con più di 20 capi bovini adulti o equivalenti, sono poco più di mille e poco più di 300 quelli in cui il numero di animali è inferiore. Sono alcuni dei dati emersi dal convegno che si è svolto lunedì 30 ottobre al Lingotto Fiere, nella cornice del Salone del Gusto per presentare il Piano Alpeggi, nato dai progetti Interreg III A Italia Svizzera ProAlp I-CH utilizzazione e valorizzazione degli alpeggi, e Interreg III A Alcotra ProAlp Alpeggi e formaggi, progetti in cui il soggetto capofila è la Regione Piemonte e che sono seguiti rispettivamente dall’assessorato all’Agricoltura e da quello allo Sviluppo della montagna, che ha visto la partecipazione come relatori di numerosi funzionari della Regione e colleghi francesi e svizzeri e, nel pubblico, amministratori e margari.

Come ha sottolineato l’assessore allo sviluppo della montagna e foreste, opere pubbliche e difesa del suolo, Bruna Sibille, nel suo saluto al convegno “i dati raccolti in questi due progetti e il lavoro già avviato in questo campo sono molto utili per dare concretezza a una politica che mira a valorizzare l’attività di chi lavora in montagna, in un quadro assai più ampio di presidio e di difesa del territorio, in una prospettiva di rilancio delle produzioni tipiche e di sinergia tra attività alpicolturali produttive ed altri settori come quello turistico”. Dai dati raccolti sugli alpeggi piemontesi traspare una situazione mutevole: tendono a diminuire il numero di aziende e gli addetti, ma aumenta il numero dei capi per azienda mentre cambia la tipologia di allevamento verso conduzioni meno faticose. Sicché gli alpeggi dove si munge e si lavora il latte sono circa la metà del totale, ma da questi nascono i grandi formaggi piemontesi. In particolare sono 31 gli alpeggi in cui si produce l’Ossolano, 14 producono il Maccagno, 65 il Nostrale, 15 il Raschera, 8 il Castelmagno, in 244 si fa la Toma e in 119 la ricotta. Tra gli addetti, a fronte di un 10% sopra i sessant’anni, c’è un buon 30% di operatori tra i venti e i quarant’anni che fa ben sperare per il futuro.

I progetti Interreg sono serviti anche per fare una ricognizione sullo stato delle strutture degli alpeggi: le abitazioni, i ricoveri degli animali, i locali per la lavorazione del latte e per la stagionatura dei prodotti e sullo stato delle infrastrutture che li servono: strade, corrente elettrica, acquedotti ecc. E’ stata anche condotta un’indagine sulla qualità delle acque utilizzate, sia per uso umano sia per la produzione casearia, valutando modalità di captazione e di trasporto. Molti di queste informazioni sono raccolte in una banca dati messa a punto da Ipla (Istituto per le piante da legno della Regione Piemonte) e che sarà presto consultabile anche via internet sul sito della Regione Piemonte.
Infine, in particolare nell’ambito del progetto Italia Svizzera, sono state avviate alcune esperienze pilota di inserimento degli alpeggi nell’ambito di un circuito turistico: rete di sentieri e offerta agrituristica che può costituire un’interessante diversificazione dell’attività e un conseguente incremento del reddito. Il convegno è stato anche l’occasione per la presentazione del libro Vita d’alpeggio di Marzia Verona e per una degustazione dei prodotti tipici.

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Alpeggio, lavorazione del latte

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